Fate/Zero:Prologo 3(ita)

From Baka-Tsuki
Jump to navigation Jump to search

1 anno prima[edit]

Riconobbe immediatamente la donna che stava cercando.

Nel primo pomeriggio di vacanza, si potevano vedere i bambini giocare sul prato all’inglese, inondato dalla pacifica luce del sole dell’autunno appena cominciato, con i genitori intenti a vegliare su di loro, sorridenti. La piazzetta intorno alla fontana del parco era gremita degli abitanti della città, che avevano portato lì le loro famiglie per svagarsi.

Persino in una simile calca, non perse la traccia che stava seguendo.

Non importa quanto il luogo fosse affollato, non importa quanto lontano, era certo che avrebbe potuto trovarla senza sforzo. Anche se non sapeva se poteva incontrarla anche solo una volta al mese; anche se lei aveva già un marito.

Soltanto quando le si avvicinò, allora la donna tra le ombre degli alberi notò il suo arrivo.

“-Hey, è da tanto che non ci vediamo”.

“Oh- Kariya-kun”.

Mostrando un modesto, cortese sorriso, lei alzò gli occhi dal libro che stava leggendo.

Esausta- vedendola così, Kariya si sentì colto da un’impotente inquietudine.

Qualcosa sembrava tormentarla.

Voleva domandare la causa di quella preoccupazione, per sforzarsi di trovare una soluzione a questo “qualcosa”- Ma Kariya non poté sollevare l’argomento, anche se guidato da quell’impulso. Non era così intimo da poterle dedicare una gentilezza così irrispettosa; quello non era il suo posto.

“Sono passati 3 mesi. Questo viaggio è stato piuttosto lungo, stavolta”.

“Ah…eh, sì”. Nei suoi sogni più dolci, sicuramente appariva il sorriso di lei. Ma non aveva il coraggio di guardarla, quando le si trovava effettivamente di fronte. È stato così per gli scorsi 8 anni, e Kariya probabilmente non sarà mai in grado di guardare quel sorriso in assoluto.

Siccome lei lo rende così nervoso, non sa mai di cosa discutere, una volta che si sono salutati, e un sottile spazio vuoto appare tra di loro. Anche questo succede tutte le volte.

Per rompere il silenzio imbarazzante, Kariya cercò l’unica persona a cui poteva parlare facilmente.

- Eccola. Mentre gioca sull’erba in mezzo ad altri bambini, i codini che le danzano intorno allegramente. Sebbene molto giovane, la bambina mostra i segni del bel volto che ha ereditato da sua madre.

“Rin-chan”.

Chiamò Kariya, agitando una mano. Non appena se ne accorse, la bambina, che lui aveva chiamato Rin, si precipitò verso di lui con un sorriso luminoso.

“Bentornato, zio Kariya! Mi hai portato un altro regalo?”.

“Ora, Rin, bada alle tue maniere…”.

La ragazzina sembrò non fare caso al richiamo della sua imbarazzata madre. Gli occhi di Rin brillavano d’aspettativa, e Kariya, rispondendo con lo stesso sorriso, le mostrò uno dei due regali che portava dietro la schiena.

“Waah, che bella…”.

L’elaborata spilla, fatta di perline di vetro di diverse dimensioni, rapisce il cuore della ragazzina alla prima occhiata. Sebbene possa sembrare un po’ troppo per una bambina della sua età, Kariya è ben consapevole del fatto che Rin abbia gusti precoci.

“Zio, grazie come sempre. Ne avrò cura”.

“Ha ha, se ti piace, anche lo zio è felice”.

Accarezzando dolcemente la testa di Rin, Kariya cercò il destinatario designato dell’altro regalo che aveva portato con sè.

Per qualche ragione, non si riesce a trovarla da nessuna parte nel parco.

“Dimmi, allora, dov’è Sakura-chan?”.

Udendo la domanda di Kariya, il sorriso di Rin scomparve immediatamente.

A giudicare dalla sua faccia, sembrava che avesse smesso del tutto di pensare: il volto di un bambino rassegnato, costretto ad accettare la realtà senza fare domande.

“Sakura, lei, se n’è già andata”.

Con un’occhiata vacua, Rin rispose in modo inespressivo; poi, come se volesse evitare le domande di Kariya, tornò indietro dai bambini con cui stava giocando in precedenza.

“…”.

Sconcertato dalle incomprensibili parole di Rin, Kariya guardò verso la madre della bambina con aria interrogativa, folgorato da un’improvvisa consapevolezza. Lei distolse gli occhi per posarli nel vuoto, con aria triste.

“Che cosa significa…?”.

“Sakura non è più né mia figlia, né la sorella di Rin”.

Il suo tono era secco, ma più coraggioso di quello di sua figlia Rin.

“Quella bambina, è andata alla famiglia Matou”.

Ma-to –

Il nome, dal suono profondamente familiare eppure abominevole, lacerò con violenza il cuore di Kariya.

“Non può essere… Che cosa diavolo significa, Aoi-san?!”.

“Non dovresti neppure aver bisogno di chiedere, giusto? Specialmente tu, Kariya-kun”.

Stritolando il cuore di Kariya, la madre di Rin – Tohsaka Aoi, diede un’aspra, fredda risposta, senza mai guardarlo, come se fosse indifferente.

“Di certo tu, tra tutte le persone, dovresti sapere perché i Matou hanno bisogno di un bambino con una discendenza magica che diventi loro successore, non è vero?”.

“Come, hai potuto, accettarlo?”.

“Questo è ciò che lui ha deciso. Questa è la decisione presa dal capo famiglia dei Tohsaka, acconsentendo a una richiesta da parte dei vecchi amici giurati, i Matou… La mia opinione non conta”.

Per questa ragione, madre e figlia, sorella maggiore e sorella minore, sono state separate.

Sicuramente lei non avrebbe mai acconsentito. Ma sia Aoi che la giovane Rin sanno qual è il motivo per cui non possono far altro che accettare. Perché questo è ciò che significa vivere come un mago. Kariya conosceva anche troppo bene quel destino crudele.

“… Ti sta bene così?”.

Aoi replicò con un fievole, amaro sorriso alla durissima voce di Kariya.

“Ero preparata a qualcosa di simile quando ho deciso di imparentarmi con la famiglia Tohsaka, quando ho deciso di diventare la moglie di un mago. Nel momento in cui entri nella linea di sangue di un mago, è un errore cercare la normale felicità di una famiglia”.

E, guardando in faccia Kariya, che tentava di parlare di nuovo, la moglie del mago lo fermò, gentilmente, ma con decisione-

“Questo è un problema tra i Tohsaka e i Matou. Non ha nulla a che fare con te, che hai voltato le spalle al mondo dei maghi”.

Terminò con un lieve cenno.

Dopo questo, Kariya non poté più muoversi. Come se si fosse tramutato in uno degli alberi del parco, il suo petto oppresso dalla debolezza e dall’impotenza.

Da molto tempo, fin da quando era una ragazza, poi quando divenne una moglie, e persino dopo che ebbe due figli, l’atteggiamento di Aoi nei confronti di Kariya non era mai cambiato. Tre anni più grande di lui, amica fin dall’infanzia, si era sempre occupata di Kariya, gentilmente e senza costrizione, come una vera sorella con un fratello.

Questa era la prima volta che lei indicava così chiaramente le loro rispettive posizioni.

“Se tu riuscissi mai ad incontrare Sakura, per favore trattala gentilmente. Ti ha sempre voluto bene, Kariya-kun”.

Con Aoi a vegliare su di lei, Rin stava giocando allegramente, piena di energia, come per scacciare il suo dolore.

Come se lo stesso comportamento di Rin fosse la risposta che spinse definitivamente via da lei un Kariya senza parole, Tosaka Aoi gli mostrò soltanto il profilo di una pacifica madre durante le vacanze.

Ma Kariya ancora non si lasciò ingannare. Era impossibile che lui si sbagliasse.

La decisa, serena Tohsaka Aoi che aveva accettato il suo destino.

Non riusciva neppure a nascondere del tutto le lacrime che si stavano radunando agli angoli dei suoi occhi.


※※※※※


Kariya si affrettò attraverso lo scenario della città natale che pensava non avrebbe più rivisto.

Tutte le volte che ritornava nella città di Fuyuki, non avrebbe mai attraversato il ponte per Miyama.

Devono essere passati 10 anni. A differenza dell’area di Shinto, dove gli affari andavano avanti tutti i giorni, nulla era cambiato in questo quartiere, dove il tempo sembrava essersi fermato.

Strade tranquille, colme di ricordi. Ma neppure uno piacevole gli sarebbe tornato in mente, se solo si fosse fermato a dare un’occhiata. Ignorando una simile, vergognosa nostalgia, Kariya ripensò al dialogo avuto con Aoi un’ora prima.

“…Ti sta bene così?”.

La risposta scortese che Aoi gli aveva scagliato contro, voltando altrove lo sguardo. Lui non usava un tono così tagliente da svariati anni.

Non alzare lo sguardo, non dare fastidio… Ecco come aveva vissuto lui. Rabbia, odio, Kariya aveva lasciato tutto nelle strade desolate di Miyama. Dopo aver rinnegato la sua città natale, Kariya non aveva mai più protestato riguardo a nulla. Persino i più intricati, orribili problemi non erano niente, paragonati a quanto aveva odiato in questa terra.

Ecco perché - sì. Dovevano essere passati 8 anni da quando la sua voce aveva espresso per l’ultima volta simili sentimenti.

Quella volta, non era forse successo con quella stessa donna con cui ora Kariya aveva usato il medesimo tono, e identiche parole?

“Ti sta bene così?”- Aveva sparato la stessa domanda, quella volta. Rivolgendosi alla sua amica d’infanzia più grande di lui, la notte prima che ricevesse il nome di Tohsaka.

Non avrebbe mai dimenticato. L’espressione che lei aveva assunto, quella volta.

Aveva fatto un piccolo cenno, come se fosse dispiaciuta, come se si stesse scusando, eppure arrossendo ancora, con timidezza. Kariya era stato sconfitto da quel sorriso tranquillo.

“… Ero preparata…E’ un errore cercare la normale felicità di una famiglia…”.

Simili parole erano una bugia.

Quel giorno, 8 anni fa, quando lei ricevette la proposta di matrimonio da parte del giovane mago, il suo sorriso mostrava chiaramente la fiducia che riponeva nella felicità.

E così, Kariya accettò totalmente la sua sconfitta, perché si fidò di quel sorriso.

Forse, l’uomo che stava sposando Aoi, quell’uomo era l’unico che potesse renderla felice.

Ma era stato un errore.

Più di chiunque altro, Kariya avrebbe dovuto realizzare che si trattava di uno sbaglio fatale.

Proprio perché si era effettivamente reso conto di quanto spregevole fosse la magia, non aveva forse Kariya rifiutato il proprio destino e lasciato la propria famiglia?

Tuttavia, questo poteva perdonarlo.

Persino avendo davanti agli occhi l’esempio di lui, che aveva voltato le spalle per la paura, ben consapevole di quanto mostruosa fosse la magia… La donna per lui più importante si era arresa, tra tutte le persone, all’uomo che era il più somigliante possibile ad un mago.

Quello che brucia ora nel cuore di Kariya, è rimpianto.

Non per una, ma per ben due volte, aveva scelto le parole sbagliate.

Non avrebbe dovuto chiedere “ti sta bene così?”, ma avrebbe dovuto concludere con “non devi farlo”.

E, 8 anni prima, se avesse trattenuto Aoi - forse ci sarebbe potuto essere un futuro diverso da oggi. Se lei non si fosse legata a Tohsaka quel giorno, sarebbe rimasta al di fuori del destino maledetto che spetta ad un mago, e avrebbe potuto condurre una vita normale.

E oggi, durante questo primo pomeriggio nel parco, se lui avesse reagito diversamente alla decisione tra i Tohsaka e i Matou, - forse, questo avrebbe potuto riscuoterla.

Lei avrebbe potuto rifiutare simili assurdità da parte di un estraneo.

Ma così, non avrebbe biasimato unicamente sé stessa a quel modo. E non avrebbe dovuto sopprimere completamente le sue lacrime.

Era questo che Kariya non poteva assolutamente perdonare. Lui, che aveva ripetuto lo stesso errore per due volte. Per punizione, era ritornato al luogo dei giorni che si era lasciato indietro.

Certamente, esisteva, esiste, qui, un modo per espiare. Il mondo a cui una volta aveva voltato le spalle. Il destino da cui era vigliaccamente scappato.

Ma ora, avrebbe potuto affrontarlo.

Se pensava all’unica donna al mondo per la quale non voleva soffrire-.

Sotto un cielo in cui il crepuscolo era ormai vicino, si fermò davanti ad una torreggiante, barocca dimora in stile occidentale.

Da un varco di 10 anni, Matou Kariya stava nuovamente di fronte al cancello della sua casa.


※※※※※

Cominciando dalla porta principale, la piccola ma accesa discussione proseguì all’interno della residenza dei Matou, dove Kariya si accomodò su un divano del salotto.

“Pensavo di averti detto di non mostrare mai più la tua faccia davanti a me”.

Sedendo di fronte a Kariya, il piccolo, vecchio uomo che aveva sibilato queste parole odiose era Matou Zouken, il capo famiglia. Era così avvizzito che la sua testa calva, e le sue membra, sembravano quelle di una mummia; eppure, la luce che brillava nel profondo dei suoi occhi era colma di spirito: sia il suo aspetto che la sua personalità lo rendevano una persona fuori dal comune, misteriosa.

A dire il vero, neppure Kariya era in grado di determinare l’età esatta del vecchio. L’aberrante iscrizione nei registri di famiglia diceva che era il fratello del padre di Kariya. Ma persino all’epoca del bisnonno, suo antenato di tre generazioni precedenti, c’erano registrazioni della presenza del vecchio chiamato Zouken nell’albero genealogico di famiglia. Non c’era modo di riuscire a capire per quante generazioni quest’uomo fosse giunto a regnare sulla famiglia Matou.

Per parlare di cose ripugnanti, era un mago che poteva essere chiamato immortale a tutti gli effetti, per aver prolungato più e più volte la propria vita. Una persona alla radice della linea di sangue dei Matou, con ben poche connessioni dirette con Kariya. Era un autentico fantasma che sopravviveva nell’era corrente.

“Mi è giunta voce di qualcosa di imperdonabile. Riguardo a come la casa dei Matou si stia procurando un vergognoso disonore ”.

Kariya aveva ammesso più volte che il mago che stava affrontando in quel momento fosse potente, e dotato di una crudeltà ineguagliabile. Un uomo che era la personificazione di tutto ciò che Kariya era giunto ad odiare, disprezzare, sdegnare durante la propria esistenza. Anche se quell’uomo avesse dovuto ucciderlo, Kariya l’avrebbe sicuramente, violentemente odiato fino alla fine. Con lo scontro di 10 anni prima, Kariya aveva affrontato quel forte spirito, ed era fuggito dai Matou, riuscendo a guadagnarsi la libertà.

“Ho sentito che hai deciso di prendere in casa la figlia minore dei Tohsaka. Ci tieni cosi tanto a preservare la discendenza magica dei Matou?”.

Zouken si accigliò davanti al tono provocatorio dell’interrogatorio di Kariya.

“Vuoi parlare di questo? Nient’altro? Chi pensi sia responsabile della caduta dei Matou?.

Alla fine, si è scoperto che il figlio che questo Byakuya ha finalmente avuto è privo di circuiti magici. La linea purosangue dei Matou è collassata con questa generazione. Ma, più di tuo fratello maggiore Byakuya, sei tu che hai gettato le basi necessarie per diventare un mago, Kariya.

Se avessi accolto con obbedienza la tua eredità, e avessi avuto accesso ai segreti dei Matou, non saremmo incalzati dalle circostanze. E la colpa è tutta…”.

Ma Kariya, sbuffando, deviò l’atteggiamento minaccioso del vecchio, che si stava accalorando, la bava alla bocca.

“Piantala con la commedia, vampiro. Cosa sarebbe questa storia di far sì che la linea dei Matou persista? Non farmi ridere. Non c’è nessun problema per te, anche se non viene prodotta nessuna nuova generazione di Matou. La questione è chiusa, dal momento che tu stesso continuerai a vivere per duecento, o forse persino per un migliaio d’anni ancora, eh?”.

Dal momento che Kariya aveva indovinato, Zouken si lasciò scappare un sorriso diffidente, come se la rabbia di prima fosse una finzione. Quello era il sorriso di un mostro che non prendeva minimamente in considerazione le emozioni umane.

“Sei senza cuore, come al solito. Parli e ti comporti con schiettezza”.

“Che diamine, è come tu mi hai educato. Non sono uno che ama tergiversare”.

Un suono umido uscì dalle profondità della gola del vecchio, come se stesse ridendo piacevolmente.

“Giusto. Tu probabilmente potresti sopravvivermi, in un futuro distante, più che il figlio di Byakuya.

Ma anche così, è solo questione di quanto a lungo io possa preservare questo corpo dalla sua decomposizione quotidiana. Anche se non è necessario un erede per i Matou, è richiesto invece un loro mago. Per ottenere il Graal, vale a dire”.

“… Così, alla fine, è questo il tuo obiettivo?”.

Ciò coincideva con la supposizione di Kariya. Era l’immortalità, che questo vecchio mago stava inseguendo con tanta decisione. La macchina dei desideri chiamata “Graal” poteva esaudire una simile richiesta, una volta completata… Ciò che stava soffocando questo mostro, che non sarebbe morto dopo secoli, era la speranza riposta in un miracolo.

“Il ritorno del ciclo di 60 anni è previsto per l’anno prossimo. Ma per la quarta Guerra del Sacro Graal, la quarta Heaven’s feel, non ci sarà alcun partecipante proveniente dalla famiglia Matou.

Byakuya non ha il livello di prana necessario per un Servant. In realtà, non ha neppure gli Incantesimi di Comando.

Ma anche se dobbiamo desistere da questa battaglia, esiste una possibilità per la prossima guerra, tra 60 anni. Non c’è dubbio che un ottimo utente sarà nato, per allora, dalla figlia dei Tohsaka. Ho grandi aspettative in lui, in quanto sarà un buon recipiente”.


La faccia di Tohsaka Sakura fece capolino dietro le palpebre di Kariya.

Un errore tardivo, sempre dietro sua sorella Rin, una ragazzina dall’aria fragile.

Una bambina fin troppo giovane per sopportare il destino crudele di un mago.

Ingoiando la sua collera ribollente, Kariya ostentò un atteggiamento calmo.

In questo preciso momento, è qui per negoziare con Zouken. Non c’è nulla da guadagnare nell’essere emotivi.

“-Se è di questo che si tratta, se vuoi il Graal, allora non c’è bisogno di Tohsaka Sakura, giusto?”.

Gli occhi di Zouken si strinsero, sospettosi riguardo al significato nascosto nelle parole di Kariya.

“Tu, che diavolo hai in mente?”.

“Un patto, Matou Zouken. Io porterò il nome dei Matou alla prossima Heaven’s feel. In cambio, tu rilascerai Tohsaka Sakura”.

Colto alla sprovvista solo per il tempo di un respiro, Zouken ridacchiò poi in modo sprezzante.

“Kha, non essere sciocco. Un fallimento come te, che non ha mai studiato nulla, diventerebbe il Master di un Servant in un solo anno?”.

“Tu possiedi il segreto per rendere possibile tutto questo, non è vero? Con le tue abilità di manipolazione dei vermi di cui vai tanto orgoglioso, vecchio”.

Kariya saltò dritto al punto, guardando fisso negli occhi del vecchio mago, a testa alta.

“Impianta i tuoi " Crest Worm ” dentro di me. Puoi farlo, nella carne e nel sangue dei sudici Matou. La compatibilità dovrebbe essere molto migliore di quella con la discendente di un’altra casa”.

Il volto di Zouken, da cui sparì ogni espressione, passò da quello di un umano a quello di un mago.

“Kariya – Vuoi morire?”.


“Non dirmi che sei preoccupato? ‘Zio’”.

Zouken sembrò realizzare che Kariya fosse serio. Freddamente, il mago valutò Kariya, guardandolo fissamente, e poi prese un grosso respiro.

“Devo dire che preferisco te a Byakuya. Dopo aver espanso i tuoi circuiti magici con i Crest worm, se ti allenassimo a dovere per un anno, forse il Graal finirà per sceglierti.

… Anche così, non riesco a capire. Perché andresti così lontano per una bimbetta?”.

“Lascia soltanto che siano i Matou ad occuparsi delle faccende dei Matou. Non coinvolgere estranei che non c’entrano nulla”.

“Ancora con questa tua ammirevole dedizione”.

Come se si stesse divertendo, Zouken si esibì in un sorriso compiaciuto, colmo della sua indole malvagia.

“Ma, Kariya, se il tuo scopo è di non coinvolgere nessuno, non sei un po’ in ritardo? Non sai quanti giorni sono passati da quando la figlia dei Tohsaka è arrivata nella nostra famiglia?”.

La disperazione, riversandosi dentro di lui, schiantò il cuore di Kariya.

“Vecchio, vuoi dire-“.

“Ci sono state grida terribili i primi tre giorni, ma il quarto, lei era zitta. Oggi, è stata gettata all’alba nel deposito dei vermi per testare quanto sarebbe resistita, ma, ho ho, ha sopportato per mezza giornata e sta ancora respirando. Non c’è che dire, il materiale dei Tohsaka non è difettoso”.


Le spalle di Kariya rabbrividirono per l’intento omicida che provava, ben oltre l’odio.

Voleva afferrare questo mago malvagio per il collo, strangolarlo con tutta la propria forza, farlo a pezzi, adesso-.

- Questo era l’impulso che infuriava dentro Kariya.

Ma Kariya lo accettò. Anche se stava diventando sottile al punto da svanire, Zouken era in ogni caso un mago. Kariya non avrebbe nemmeno potuto tentare di ucciderlo, in quel momento. Non possedeva neppure una briciola del potere richiesto per farlo.


Per salvare Sakura, non c’era altro modo che negoziare.

Notando il conflitto interiore di Kariya, Zouken emise una risatina cupa e soddisfatta.

“Allora, che cosa farai? La bambina è già spezzata, riempita di vermi dalla testa ai piedi. Ma se pensi ancora di volerla salvare, bene, non ci penserò due volte”.

“…Nessuna obiezione. Facciamolo”.

Kariya replicò con voce agghiacciante. Ovviamente, non aveva nessun’altra scelta.

“Ottimo, ottimo. Beh, possiamo sempre allenarti il più possibile. Ma sappi che andrò avanti anche con l’allenamento di Sakura, finché non mostrerai qualche risultato”.

Mentre ridacchiava, il buon umore del vecchio mago si prendeva gioco di Kariya e della sua furia e disperazione.

“Piuttosto che reintegrare un fallimento che ci ha già tradito, la percentuale di successo di ottenere un bambino da tutto ciò è molto più alta. Preferisco tirar fuori il meglio da ciascuna opportunità, una alla volta. Sto rinunciando a questa Heaven’s feel, dal momento che la considero già una battaglia persa.

Ma, se in una possibilità su un milione, tu dovessi ottenere il Graal – Allora accetto. Se ciò accade, naturalmente non avrò più nulla da fare con la figlia dei Tohsaka. Avrò ottenuto l’unica cosa per cui la sto allenando”.

“… Non stai facendo il doppio gioco, vero? Matou Zouken”. “Kariya, prima di parlare, cerca innanzi tutto di sopportare la Crest Worm. Sì, tenta di essere un nido per i vermi almeno per una settimana. Se non sarai morto di pazzia, lo prenderò come prova della tua serietà”.

Appoggiandosi al suo bastone, raddrizzando a fatica la schiena, Zouken si voltò verso Kariya con un sorriso disumano, che mostrava pienamente la sua malvagità.

“Allora, cominciamo senza indugio i preparativi. Finiremo subito il trattamento. Se vuoi ripensarci, fallo ora”.

Limitandosi soltanto ad annuire in silenzio, Kariya gettò via la sua ultima esitazione.

Sarebbe diventato un burattino di Zouken, una volta che avesse lasciato entrare i vermi dentro il proprio corpo. Con questo, non ci sarebbe più stato modo di ribellarsi contro il vecchio mago. Se lui potrà anche solo qualificarsi come mago, Kariya e il suo sangue di Mato riceveranno sicuramente gli Incantesimi di Comando.

La Heaven’s Feel. L’unica possibilità di salvezza per Tohsaka Sakura. La possibilità che non sarebbe mai stato in grado di raggiungere soltanto con questa carne e questo sangue.

Kariya avrebbe potuto perdere la vita, in cambio. Anche se non fosse stato abbattuto dagli altri Master, le carni di Kariya sarebbero state divorate dai vermi, portando i Crest Worm per un periodo più breve di un anno, e la sua aspettativa di vita non sarebbe andata oltre pochi anni.

Ma questo non importa.

La decisione di Kariya era stata troppo lenta. La figlia di Aoi avrebbe vissuto pacificamente con sua madre, se lui avesse avuto la stessa determinazione 10 anni prima. Il destino che aveva rifiutato gli era passato accanto, ed era piombato su una bambina innocente.

Non esiste redenzione per questo. Se ci fosse un sentiero verso l’espiazione, non potrebbe essere nient’altro che il restituire alla bambina la sua vita normale.

In più, se avrebbe dovuto annientare completamente i rimanenti sei Master per raggiungere il Graal…

Tra coloro che avevano causato una simile tragedia alla ragazza chiamata Sakura, c’ era una persona a cui, tutto sommato, poteva dedicare un requiem.

“Tohsaka, Tokiomi…”.

Come capo di una delle 3 famiglie dell’inizio, non c’era dubbio che avrebbe portato su di sé gli Incantesimi di Comando.

Diverso dal suo senso di colpa verso Aoi, e dal suo odio verso Zouken, c’era un odio stagnante, che si era accumulato dentro di lui fino a quel giorno.

Un oscuro sentimento di vendetta aveva cominciato quietamente a bruciare nelle profondità del cuore di Matou Kariya, come un fuoco troppo a lungo rinchiuso.


Indietro a Prologo: 3 anni prima Ritorna a Pagina principale Vai a Atto 1, Parte 1