Iris on Rainy Days: Capitolo 1 Smantellamento 3 Giorni Prima

From Baka-Tsuki
Jump to navigation Jump to search

Questa mattina è differente dalle altre.

Oggi si è abbattuta sulla città una pioggia cupa e discontinua. È come se il cielo piangesse per l’assenza del sole; la pioggia solitaria fa deprimere anche le persone.

Sveglio la Professoressa e le preparo la colazione. Ma oggi, per qualche motivo, ho bruciato parte dell’uovo, mi domando perché.

In questa insolita mattina, anche la Professoressa ha detto alcune cose insolite

“Iris, erm…..”

Mentre varca l’arcata d’ingresso, la Professoressa si volta e mi guarda dal luogo in cui il cortile si collega con le strade esterne.

“Che cosa c’è, Professoressa?”

“Quando ritorno oggi, devo dirti una cosa importante”

“Qualcosa….di importante?”

La Professoressa annuisce mentre tiene l’ombrello.

La sua espressione sembra molto calma, ma allo stesso tempo anche triste.

Chiedo “A proposito di cosa?” e alzo leggermente l’ombrello, per guardare il volto della Professoressa.

“Te lo dirò quando ritornerò a casa. Certo, dopo cena.”

“Davvero non mi piace quando si comporta in maniera così misteriosa!”

“Eheh. Mmh, non è niente di brutto. Come posso dire… Ah, diciamo che è una sorta di regalo?”

Strillo a gran voce ”È FANTASTICO!” E alzo l’ombrello ancora di più

“Ch- che cosa avete intenzione di regalarmi?! Voglio una richiesta di matrimonio da parte della Professoressa!”

“Non dire cose senza senso. Ah, ma, una richiesta di matrimonio… Significa ‘una felicità eterna’.”

“Huh? Eterna!!? Ch-che cosa c’entra con questo?

“Te lo dirò quando ritorno. Nel frattempo comportati bene.”

“Capito! La sua Iris si comporterà molto, molto bene anche oggi!

“Allora vado.”

La Professoressa comincia a camminare.

“Stia attenta e abbia cura di sé! Ritorni a casa presto!”

Senza girarsi, la Professoressa muove leggermente la mano destra.

L’ombrello blu sembra quasi un delicato dipinto ad acquarelli, i cui contorni sfumano pian piano fino a confondersi tra la pioggia. La Professoressa svanisce proprio in questo modo dopo aver svoltato l’angolo.

La pioggia comincia a essere più forte. Mi sbrigo a rientrare nella soglia d’ingresso. Per qualche ragione, improvvisamente ho la sensazione che qualcuno mi stia tirando i capelli, quindi mi guardo attorno per dare un’occhiata prima di rientrare in casa. Non c’è nessuno vicino all’arcata della porta.


Questo pomeriggio finisco le faccende domestiche e il mio ricaricamento. Dopodiché, comincio a studiare intensamente sul divano.

Questo libro è chiamato ‘Attualità: Teorie di Base dell’Ingegneria Robotica’, l’ho preso in prestito dalla collezione di libri della Professoressa; lei è una bella giovane con un fisico eccezionale, ma i suoi scaffali sono pieni di libri accademici, senza neanche la minima traccia di libri legati alla moda.

A proposito, Sto leggendo il capitolo del libro ‘Emozioni ed espressioni dei robot’.

Il tema del capitolo racconta di come le ‘emozioni’ generate dal circuito mentale di un robot possano generare un ‘espressione’ sulla pelle artificiale del volto del robot.

Gli umani di solito ridono quando sono felici e piangono quando sono tristi.

Invece, per i robot è diverso. Se non venisse costruito uno speciale circuito mentale, il robot non avrebbe emozioni; se i loro muscoli e pelle artificiali non venissero modificati da un tecnico con una considerevole abilità, i robot non sarebbero capaci di comunicare le loro espressioni.

In aggiunta, le espressioni umane sono molto complicate. Prendiamo per l’atto della ‘risata’: c’è la risata he he he, la risata ho ho ho, il sorriso gentile, il sorriso dolce, la risata stupida e così via, e ci sono molte differenze tra le varie espressioni. Le espressioni umane possono essere categorizzate in un paio di centinaia; ed è solo effettuando una piccola modifica al circuito mentale, che i robot possono comunicare le espressioni in modo naturale. Perciò, le espressioni facciali e il software di riconoscimento del linguaggio sono gli accessori migliori e anche i più costosi che ci siano nei negozi per robot. Basti pensare che il prezzo per il software delle espressioni è un paio di volte più alto del prezzo del robot stesso.

Riguardo a me, ho istallata l’ultima versione uscita di software per le espressioni. Sono grata alla Professoressa per avermi permesso di ridere e piangere, di arrabbiarmi, di poter fare i capricci e così via.

Chiudo il libro che stavo leggendo. Adesso sono le cinque e quarantacinque del pomeriggio.

La Professoressa ritornerà presto. Dovrei cominciare a preparare la cena.

In ogni caso.

È passata un’ora, adesso sono le sette e mezza di sera.

— La Professoressa è così lenta…..

La Professoressa non è ancora tornata. È in ritardo di un’ora, tredici minuti e venti secondi. In cucina c’è la cena di stasera: stufato al burro stile Laulyl; ha solo bisogno di essere riscaldato un pochino.

― È così strano.

— La Professoressa mi contatta ogni volta che ritorna a casa. Eppure, non ho ancora ricevuto nessun messaggio.

Sono tentata di chiamarla sul cellulare, ma poi mi sono ricordata che la Professoressa mi ha detto di non chiamarla quando sta a lavoro.

Impazientemente fisso le lancette dell’orologio sul muro.

Tic-tac, tic-tac.

La Professoressa ancora non è tornata.

Tic-tac, tic-tac.

Ho finito tutte le faccende di casa

Tic-tac, tic-tac.

Non è ancora tornata… Possibile non sia ancora tornata?

Con una mano faccio un cerchio, due cerchi, tre cerchi.

Nel momento in cui faccio settimo cerchio: driiiiiin , driiiiin…… Il telefono in corridoio comincia a squillare.

— È la Professoressa!

Mi precipito nel corridoio come una scheggia, gettandomi sul ricevitore del telefono.

“Salve, mi scusi per l’attesa! Qui è la residenza Umbrella!”

Aspetto la risposta dall’altra parte del telefono col cuore in gola.

“Mi perdoni per averla chiamata così tardi. Qui è First Robotics Laboratory Dell’ Oval University.”

È la voce di un uomo quella che proviene dall’altro capo del telefono. Il First Robotics Laboratory è dove lavora la Professoressa.

Dopo aver compreso che non è la Professoressa, non posso fare a meno di sentirmi rattristata, ma continuo rispondendo con voce tranquilla.

“Sono la robot di Wendy Von Umbrella. La mia padrona non è a casa al momento. Perciò, se desiderate contattarla, lasciate un messaggio, per piacere” Rispondo in maniera meccanica.

Dopo un momento di silenzio, l’uomo dice a bassa voce: “Sono l’assistente della Professoressa Umbrella, Ralph Ciel.”

La sensibilità del mio sistema uditivo aumenta improvvisamente.

“Capisco. Vi ringrazio per esservi presi cura della mia padrona per tutto questo tempo.”

“… Riguardo la Professoressa Umbrella.”

“Sì?”

— È strano.

In quel momento mi viene la pelle d’oca.

Perché questa persona ha chiamato proprio qui?

Se stava cercando la Professoressa, avrebbe potuto semplicemente chiamarla al cellulare.

L’ansia e la paura strisciano lentamente sulla mia schiena come insetti.

“E-emh!” non riesco a evitare di chiedere: “È successo qualcosa alla Professoressa!?”

Ralph per un momento esita, ma poi con voce determinata comincia a raccontare.

Una dolorosa verità si fa strada nelle mie orecchie.

“La Professoressa Umbrella è morta in un incidente.”

—?

Che cosa.

È avvenuto —

Che cosa?

Pensa,

Oh mio Dio,

tutto è —

“— Pronto, pronto, c’è ancora!?”


Il suono di qualcuno che sta parlando proviene dal ricevitore

— Un ospite.

MI chiedo quanto tempo sia trascorso.

— Un ospite.

La voce elettronica mi chiama ancora e ancora.

— C’è un ospite alla porta.

In quel momento, ritorno in me.

“… Eh?”

C’è qualcosa che mi tocca la gamba.

Guardo giù solo per vedere il ricevitore che, ondeggiando, mi picchietta leggermente la gamba.

— Ahhh.

Le mie dita cominciano a muoversi.

— È vero.

— La Professoressa…

Gli ultimi ricordi con lei cominciano ad affiorare in superficie dal profondo della mia coscienza.

— A causa di un’incidente……

— C’è stata una chiamata.

Una terribile chiamata.

— Morta.

— C’è un ospite. Per piacere accoglilo immediatamente.

Poiché la voce elettronica mi assilla, comincio a camminare.

Quasi come se stessi fuggendo da qui, comincio a scendere le scale un passo alla volta, aprendo la porta.

Raggiungo l’esterno.


Fuori il paesaggio è già piombato nella completa oscurità della notte.

Cammino verso l’arcata della porta e vedo una macchina nera parcheggiata sulla strada davanti alla casa.

Fuori della postazione del guidatore, sta in piedi un uomo con addosso un completo e con un’espressione addolorata in volto. L’uomo è ancora giovane, ma la sua faccia è piuttosto pallida, e le sue guance sono infossate come quelle di un vecchio.

Lo chiamo, poi, con un po’ di sorpresa, si allontana dalla macchina su cui stava appoggiato fino ad un attimo prima, dichiarando di essere l’assistente, Ralph Ciel.

Lui è la persona che mi ha dato la terribile notizia.

“Voi siete la signorina Iris Rain Umbrella….huh?”

Ralph parla a bassa voce, e io annuisco silenziosamente.

Detto ciò, apre la portiera della macchina silenziosamente. A causa delle esortazioni di Ralph, mi siedo mi siedo sul sedile del passeggero.

Non chiedo dove stiamo andando.


Mentre sto seduta in macchina, guardo distrattamente fuori dal finestrino. Le luci al neon della Strada Commerciale emettono sottili raggi di luce simili a stelle cadenti, allontanandosi da me gradualmente.

Ralph non dice niente. Si potrebbe pensare che non parli perché è preoccupato per me, ma sembra più che non abbia proprio le forze per chicchierare.

Il problema principale è che l’unico argomento che ci lega è la Professoressa, ma se ci mettessimo a parlare di lei, non potremmo evitare di discutere della terribile notizia.

Dopo circa dieci minuti, la macchina raggiunge l’ospedale. Esco fuori dalla macchina, fissando il grande edificio che ci accoglie in questo cielo notturno.

Ralph mi ha portato all’entrata sotterranea dell’ospedale. Durante il tragitto, ci siamo dovuti sottoporre ad alcuni controlli di sicurezza, sia nell’atrio principale che per usare l’ascensore, e i nostri documenti identificativi e altri oggetti sono stati ispezionati. Dopo aver saputo che sono il robot della Professoressa, alcune persone cominciarono a fissarmi con un’espressione incuriosita.

La stanza è alla fine del corridoio, al livello B4.

Aprendo la porta con su scritto “cella frigorifera”, riesco vedere una capsula sferica lunga circa due metri al centro della stanza. Secondo le indicazioni di Ralph, il corpo della Professoressa è conservato in un questo contenitore bianco.

Prima di aprire la capsula, Ralph mi spiega brevemente com’è avvenuto l’incidente.

Questa mattina la Professoressa stava effettuando la settima dissezione nel laboratorio d’analisi del ventesimo piano, eseguendo una “analisi critica”. Di recente il numero di incidenti riguardanti robot andati fuori controllo è diventato piuttosto elevato, e questi robot vengono mandati continuamente al laboratorio. Ricordo subito il robot che è andato fuori controllo alla Venus Fountain Plaza.

“L’incidente è avvenuto circa trenta minuti dopo l’inizio della dissezione.”

Ralph si lecca le labbra secche e continua.

Dopo che il robot è stato portato nella stanza di analisi per la dissezione, la Professoressa e Ralph hanno cominciato ad analizzarlo.

La dissezione è andata bene per un’ora e mezza, ma in quel momento avvenne l’incidente. Il robot improvvisamente si è riavviato, si è messo in piedi ed è andato completamente fuori controllo.

Nonostante la sua batteria fosse piuttosto al limite, si è attivato per ragioni ancora sconosciute. Prima che si riuscisse a gestire la situazione tramite l’utilizzo delle pistole laser d’emergenza, il robot ha fatto crollare la grande parete della stanza di analisi per le dissezioni con una potenza a dir poco inimmaginabile per degli umani in condizioni normali.

“La Professoressa Umbrella era la persona più vicina in quel momento. … Poiché è successo tutto così all’improvviso, la Professoressa non ha avuto il tempo di fuggire, così il robot—”

L’ addome della Professoressa è stato perforato.

La Professoressa è morta.

Subito dopo, il robot è stato sopraffatto con le pistole laser.

E arriviamo a questo momento.

Il bianco coperchio della capsula si apre come un fiore che sboccia, rivelando il corpo della Professoressa davanti ai miei occhi.

“Pro-Professoressa…”

Mi avvicino barcollando verso la Professoressa, che giace all’interno della capsula, come una sonnambula.

Il volto della Professoressa ha perso il suo solito colore, ma sembra molto calma, come se stesse dormendo. Eppure, sulla bocca è ancora visibile una macchia di sangue. Sangue rosso che le macchia petto e addome, e che sembra molto strano in contrasto con il suo volto bianco, così non riesco a smettere di fissarla per un po’ di tempo. Come una rosa congelata nel ghiaccio, la Professoressa irradia una certa fredda bellezza.

Allungo la mano verso la Professoressa, toccando il suo volto pallido.

Così freddo.

Il corpo della Professoressa è talmente freddo che comincio a sospettare di un malfunzionamento dei miei sensori della temperatura. La sua temperatura corporea è molto più bassa rispetto ad una persona vivente.

Comincio a implorare silenziosamente.

— Professoressa. Sono io, la sua Iris.

— Professoressa, è doloroso? Avete perso così tanto sangue, perciò probabilmente è doloroso.

— Professoressa. Perché avete fatto una cosa così pericolosa? Perché non avete lasciato ad altri il compito di gestire il robot impazzito?

— Professoressa. Professoressa, voi che avete aiutato i robot per tutto questo tempo, perché dovete essere uccisa da un robot? Semplicemente non ha senso.

— Professoressa. Sono qui. La sua Iris è qui.

— Così Professoressa. Per piacere aprite gli occhi. Datemi un ordine. Prendetemi in giro, toccate i miei capelli—

Proprio in questo momento.

‘Quello’ sprigionò una tenue luce proprio al limite del mio campo visivo. Dopo aver guardato attentamente, intravedo una scatola porta sigarette che mi è familiare sul tavolino che sorregge anche la capsula contenente il corpo della Professoressa. La Professoressa ama questa scatola chiusa che sembra una collana.

Allungo la mano. Le mie dita stanno ancora tremando.

Il porta-sigarette nel palmo della mia mano è macchiato di sangue, e dopo aver aperto il coperchio ovale si può vedere solo una sigaretta circolare.

“Ahhhh…”

In quel momento noto qualcosa.

Una piccola foto è attaccata all’interno del coperchio. La foto ha come sfondo l’insegna di un film, e c’è una giovane ragazza con un sorriso forzato e una donna con un sorriso diabolico che poggia la sua mano sulla spalla della ragazza.

Questa è la foto che io e la Professoressa ci siamo fatte prima di tutto ciò.

“Quando la Professoressa Umbrella è morta, stava stringendo forte quel porta-sigarette”

Dice Ralph a bassa voce.