Iris on Rainy Days: Capitolo 1 Smantellamento Giorno dello Smantellamento

From Baka-Tsuki
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Sento un suono profondo simile ad un ronzio.

Il nastro trasportatore gira con un ritmo fisso.

Completamente nuda, giaccio debolmente a terra.

Sono al settore che si occupa della manutenzione di macchine speciali, nella periferia di Oval City; generalmente conosciuto come settore di lavorazione robot. Nel momento in cui è stato deciso che il mio destino sarà quello di diventare un rottame di metallo, sono stata messa su un camion e portata qui. È lo stesso per gli altri robot, ma sembrano più dei condannati diretti verso il luogo dove li attende l’esecuzione, visto che rimangono tutti in silenzio.

Ondeggiando sulla rastrelliera del camion, distrattamente penso quale sia stata la ragione per cui nessuno ha voluto comprarmi. Forse per il mio tentativo di suicidio è stato scoperto quando hanno fatto la scansione del circuito mentale? O forse perché ho le sembianze della sorella della Professoressa e questo rende più difficile vendermi? O forse il prezzo del nuovo modello è troppo costoso, così nessuno mi ha preso nemmeno in considerazione?

Non lo so.

Solo una cosa so per certo.

Sarò smantellata a breve.

Perché mi ritrovo seduta qui? Dove sono andati a finire i bei giorni felici con la Professoressa? Il fatto che sarò smantellata mi appare ancora come un sogno.

Non posso scappare. Tramite il circuito di sicurezza, il mio circuito mentale è stato scrupolosamente limitato. In aggiunta, la mia batteria finirà presto.

Attendo il momento che lentamente si sta avvicinando sempre di più. Il nastro trasportatore mi spinge senza mai fermarsi. Il livello per lo smantellamento allarga le sue fauci come un diavolo, avvicinandosi sempre di più.

La scatola di sigarette appesa al mio collo emette un rumore metallico, sbattendo violentemente sul mio petto come una creatura vivente. Quando raggiungo lo spiacevole, grigio livello, il braccio della macchina di smantellamento afferra il mio braccio destro. Come quando una persona viene catturata dalla polizia, i miei gomiti vengono piegati all’indietro contro la schiena, producendo un sonoro rumore metallico. L’allarme del sensore di pericolo squilla nella mia mente, ma subito disattivo il programma. Tanto è inutile ormai.

Ci sono alcune centinaia di punti sporgenti sulla macchina, che improvvisamente cominciano a dimenarsi come tentacoli. I punti sporgenti spruzzano una sostanza bianca e appiccicosa che blocca il mio braccio destro. Questo liquido sembra essere una sostanza per estinguere le fiamme utilizzata per prevenire gli incendi. Il caldo, schiumoso liquido assomiglia quasi all’acqua saponata.

La mia mano destra è circondato da bolle bianche, e a questo punto il braccio meccanico spara un raggio laser che inizia a tagliare via il braccio dal resto del corpo. Il dolore è così intenso da farmi urlare. Così istintivamente disattivo le mie funzioni sensoriali. Se non l’avessi fatto, probabilmente sarei impazzita.

Non molto tempo dopo, sento echeggiare il suono dei muscoli artificiali che vengono strappati via. Il tubo che mi fornisce l’olio per motori è stato reciso. Ogni volta che l’olio schizza sul laser emette un rumore sibilante e, allo stesso tempo, emana un fumo dall’ odore disgustoso.

Trentadue secondi dopo che il processo era iniziato, il mio braccio destro è stato completamente tagliato via dal resto del corpo. Dopo aver perso il braccio destro, è il turno del braccio sinistro.

Il braccio della macchina di smantellamento torce il mio braccio sinistro. I centinaia di punti sporgenti improvvisamente spruzzano una sostanza bianca come un bruco durante la metamorfosi, che si diffonde sul mio braccio sinistro. Il fumo comincia a sprigionarsi, e il laser disegna un curva sul mio braccio, per poi rimuoverlo.

E così, il braccio sinistro lascia completamente il mio corpo. L’intero processo dura trentaquattro secondi. Dopo le braccia, tocca alla gamba destra. Dopo un sonoro “crack” la parte da tagliare viene ricoperta con la schiuma, il laser comincia il suo lavoro. Fumo dall’odore disgustoso continua a fuoriuscire.

Dato che la gamba è più spessa del braccio, questa procedura richiede un po’ più di tempo. Un minuto e undici secondi in totale. A questo punto, noto che la gamba che è stata amputata ha un’etichetta sopra. Quella parte non apparterrà più al mio corpo, ma diventerà merce che sarà venduta nei negozi di parti di seconda mano.

La mia gamba destra rotola all’interno del cesto di riciclaggio accanto al nastro trasportatore. Decine di ‘gambe’ provenienti da altri robot sono accatastate nel cesto come un ammasso di pezzi di cadaveri. Alcune gambe si stanno ancora agitando, ed è estremamente disgustoso. La macchina di smantellamento comincia a togliermi anche la gamba sinistra dopo aver finito con la gamba destra.

Posso solo rimanere a fissare il laser blu distrattamente. Non riesco a focalizzare lo sguardo su nessun dettaglio, anche la mia vista è offuscata.

Come vorrei che finisse in fretta. Anche solo di un secondo più veloce mi andrebbe bene.

Cerco di fuggire dalla realtà, pensando alla Professoressa.

Avevamo pianificato di andare ad un parco a tema la prossima settimana. Volevamo andare a vedere un altro film la settimana dopo. Avevamo pianificato di andare a comprare dei vestiti il prossimo mese. E quello dopo ancora…

In quel momento, il laser passa davanti ai miei occhi. Improvvisamente mi viene in mente una cosa: che questo laser sia lo stesso delle pistole laser utilizzate per sopprimere i robot?

Oh già, a proposito di pistole laser… ecco un’altra domanda.

Che cosa è successo al robot che era impazzito alla Fountain Plaza?

Quando sono tornata in me, la mia gamba sinistra non c’era già più. Non sono sicura di quanto sia durato il processo.

Giaccio sdraiata sul nastro trasportatore, senza arti.

Adesso inizia il processo per recidere la mia testa.

Due braccia della macchina di smantellamento afferrano la faccia. Le fredde, rudi e pesanti braccia meccaniche. Sono completamente differenti dalle soffici, calde e gentili braccia della Professoressa.

Il freddo braccio meccanico appoggia un bisturi blu sul mio collo. La calda lama si avvicina sempre di più.

Sfuggo di nuovo alla realtà.

Il posto in cui mi sto rifugiando è ovviamente un ricordo della Professoressa.

“mi ha detto che aveva qualcosa da dirmi dopo il suo ritorno oggi.”

Quella è stata la mia ultima conversazione con la Professoressa.

-È vero Professoressa-

“Cos’è che aveva detto… Ah, già, un regalo? Professoressa. di che regalo stavi parlando?”

Echeggia un suono come di uno strappo, poi la mia testa si stacca dal resto del corpo.

Un paio di tubi simili a vasi sanguigni mi pendono dalla base del collo. Fisso il mio corpo, in basso, attraverso quei tubi. Il mio torso si sta contorcendo senza sosta come un organismo alieno.

La cosa strana è che non c’è alcuna traccia di paura in me.

A differenza di quando è stato tagliato il mio braccio destro, il mio cuore è molto calmo. Adesso, accetterò la morte in pace. Non ho cambiato improvvisamente idea, non sono impazzita perché ho visto tutta la mia vita e morte, non è un’epifania, è solo che il mio cuore si sta infrangendo in mille pezzi.

Finalmente, la mano della macchina di smaltimento si avvicina alla mia testa, ultima parte rimasta. Cominciano a tagliarmi la testa.

Per prima cosa mi strappano i capelli; quei capelli di cui andavo tanto orgogliosa vengono strappati via insieme al mio scalpo. In seguito, uno strumento metallico a forma di palla affonda all’interno della mia cavità oculare, strappandomi l’occhio con un “pop”. Lo sguardo del mio occhio destro strappato via incontra quello dell’occhio sinistro ancora mio. Ma poi anche il l’occhio sinistro fa la sua stessa fine.

La luce scompare dal mio mondo.

Quindi un oggetto simile ad un bastoncino viene inserito all’interno delle mie orecchie. Non ho modo di indentificare l’oggetto, ora che sono stata privata della vista. Quello che credo sia il laser disegna due cerchi sul mio volto, e anche il mio sistema uditivo viene rimosso.

Ogni suono scompare dal mio mondo.

La macchina comincia a scuoiarmi, e lentamente vengo dissezionata come un frutto. Mi strappa via i denti, la lingua, il naso…

Non riesco più a vedere la luce. Non riesco più a sentire alcun rumore. Non riesco più a sentire alcun odore. Non riesco più a percepire il tocco sulla pelle.

Eppure, sto ancora pensando alla Professoressa fino all’ultimo secondo.

Professoressa.

“Dove sei ora, Professoressa?

È in paradiso? È confortevole lì? Sta mangiando bene? Si ricordi di non fumare sul letto.

Professoressa.

Dove andrò ora?

C’è un paradiso anche per i robot? Che posto è? La cucina è attrezzata? Il dell’alimentari è gentile?

Professoressa...

Perché è morta?

È successo perché non sono stata una brava ragazza? È perché non ho guardato il film correttamente? O perché non ho terminato il rapporto seriamente?

Professoressa. Mi sento come se la potessi vedere (vi sto vedendo). Davvero davvero davvero davvero mi sento come se la potessi vedere.

Sono ancora in tempo per vederla? Posso entrare nel paradiso degli umani pur essendo un robot?

Professoressa.

Aaah, Professoressa.

Il paradiso degli umani si trova vicino a quello dei robot?”