Suzumiya Haruhi ~ Italian Version:Volume 4 Capitolo 1

From Baka-Tsuki
Jump to navigation Jump to search

La mattina mi svegliai con la solita mossa assassina strappacoperte di mia sorella, assieme al gatto di tre colori che si era appallottolato sulle coperte accanto a me. Mia sorellaera fatta così, una mattiniera piccola killer che eseguiva diligentemente gli ordini di mamma. “Mamma ha detto che dovresti fare colazione in modo decente.” Sorridendo, mia sorella sollevò dal letto il riluttante felino con entrambe le braccia, e si sfregò il naso contro il dorso della sue orecchie. “Anche Shami! E’ l’ora della pappa!” Shamisen, che era diventato il nostro animale domestico in seguito al Festival Culturale, sbadigliò con espressione vacua e si leccò una delle zampe anteriori. L’originariamente loquace gatto tricolore aveva completamente perso la propria voce e aveva fissato il suo status in casa nostra quale semplice bestiola. Era diventato un banale gatto trovabile ovunque, come se, ripensandoci, avessi avuto l’allucinazione che avesse mai parlato nel linguaggio umano. Era un bel gatto, si comportava bene e non dava fastidio: faceva le fusa di rado, quasi mai, come se avesse scordato anche il linguaggio felino oltre a quello umano. In qualche modo aveva fatto di camera mia il proprio letto, e si era rassegnato alle frequenti incursioni di mia sorella, ansiosa di prendersi cura di lui. “Shamiiii, Shamiiii. È l’ora della pappa!” Cantando con parole che non seguivano il ritmo, mia sorella uscì dalla stanza tenendolo stretto in braccio, con evidente fatica. Con la pelle d’oca causata dalla fredda aria del mattino, fissai per un pò il quadrante dell’orologio. Finalmente feci lo sforzo di alzarmi, abbandonando il prolungato attaccamento per il mio caldo letto, che mi faceva indugiare. Poi mi cambiai, mi diedi una lavata, scesi giù in sala da pranzo, ingurgitai la colazione in cinque minuti ed uscii dalla porta d’ingresso molto prima di mia sorella. Quel giorno faceva ancora freddo. Finora, tutto era proceduto normalmente. Stavo camminando su per la solita salita, quando una nuca familiare finì nel mio campo visivo. La figura che stava circa dieci metri avanti a me era Taniguchi, senza possibilità d’errore. Abitualmente, quel tipo saltellava allegramente su per la lunga e ripida salita da escursione di montagna, ma oggi stava indubbiamente camminando con lentezza. Un momento dopo, lo raggiunsi. “Ehi, Taniguchi!”Pensai tra me e me che sarebbe stata una buona cosa prendere di tanto in tanto l’inziativa di dargli una pacca sulla spalla, e feci esattamente così.“...Hmm, Kyon?”La voce era palesemente ovattata. Logico: Taniguchi indossava una mascherina bianca. “Che hai? Un raffreddore?” “Eh...?” Sembrava a pezzi. “Un raffreddore, come puoi vedere. A dir la verità, avrei voluto starmene a casa e fare assenza, ma il mio vecchio non era affatto d’accordo al riguardo.” Ieri era così pieno di energie, ma si era preso un raffreddore.

“Ma che diavolo..? Anche ieri non mi sentivo bene!*Cough cough*” Okay, non rallentarmi il passo perché non sono abituato a vederti tossire e sembrare debole e malato. Ma già ieri era sul punto di ammalarsi? L’avevo trovato il solito idiota senza cervello di sempre. Taniguchi scosse la testa e fece un sorriso astioso.“Hmm... Davvero? Non volevo dar l’impressione di star bene.” “Cinguettavi allegramente riguardo al tuo appuntamento alla Vigilia di Natale, no? Bene, cerca di guarure in fretta, prima dell’appuntamento! Un’opportunità del genere ti capita raramente, sai!” Tuttavia, Taniguchi scosse ancor di più la testa. “Appuntamento? Ma che cavolo dici? Idiota. Non ho nessun programma per la Vigilia di Natale!” domanda avrei dovuto farla io. Che fine aveva fatto la sua ragazza all’Accademia Femminile Kouyouen? Era stato mollato giusto ieri sera? “Hey, Kyon ma di che diavolo stai parlando? Non so niente di tutto questo!” Taniguchi chiuse scontrosamente la bocca e si voltò per continuare a camminare. In lui sembrava essere in azione ogni sintomo del raffreddore, e non pareva stesse fingendo di sentirsi debole e poco in salute. Inoltre, a giudicare dalle sue condizioni, i suoi progetti per l’appuntamento erano di sicuro andati a farsi friggere e altrettanto sicuramente doveva per questo sentirsi esaurito e distrutto.Considerati i suoi tronfi proclami fatti in precedenza, il solo dovermi rivedere faccia a faccia doveva di certo lacerargli il cuore. Capisco, capisco.“Non essere così cupo!”Diedi una pacca sulla schiena di Taniguchi. “Perché non ti unisci al nostro Fonduta Cinese Party? Adesso possiamo ancora considerarti del gruppo!”“Che fonduta? Di che festa stai parlando? Non ricordo di aver mai sentito nulla del genere.” Oh, davvero? Credo che lo shock sia stato talmente grande che, qualunque cosa io dica, per un bel pò non riuscirei a farmi capire. Lasciatemi essere colui che gli tiene la mano consolandolo, allora. Ogni cosà sarà risolta dall’immenso ed eterno scorrere del tempo. Non parlerò più di quest’argomento, lo prometto. Taniguchi continuò a trascinarsi e anch’io prosegui lentamente l’arrampicata al suo fianco.In quel momento era per me ancora impossibile accorgermene.Fui colto alla spovvista: all’interno della Classe 1-5 il raffreddore si era trasfromato in un’epidemia senza che me ne rendessi conto. Entrai in aula appena prima che suonasse la campanella, ma c’erano ancora alcuni posti vuoti e un quinto dell’intera classe aveva adottato la moda di indossare una mascherina bianca.

L’unica spiegazione era che tutti loro si erano già doppiamente prenotati sia per l’incubazione del raffreddore, sia per il suo periodo di degenza. Fui ancora più sopreso nello scoprire che il posto dietro di me era rimasto vuoto fin dalla prima lezione.“E’ incredibile...” Haruhi ha fatto un’assenza per malattia? Il raffreddore è così tremendo e aggressivo quest’anno? Sembra incredibile che esistano agenti patogeni abbastanza temerari da invadere il suo corpo, senza contare quanto fosse inconcepibile che Haruhi potesse essere messa a tappeto da germi o virus. La spiegazione più plausibile è che Haruhi stia architettando qualche nuovo piano che le era appena venuto in mente. Ci sarà forse qualcos’altro oltre ad una fonduta cinese? L’atmosfera nella stanza era gelida, ma non perché non ci fosse il riscaldamento. Notai un’improvviso aumento nel numero di assenti. Sembrava addirittura che la popolazione totale della Classe 1-5 fosse diminuita drasticamenteEra vero che non potevo avvertire l’esuberante e prorompente presenza di Haruhi alle mie spalle, ma al tempo stesso sentivo che l’atmosfera era inspiegabilmente cambiata. Poi cominciarono le lezioni, che ascoltaii pigramente, dopodichè in tutta tranquillità seguì la pausa pranzo. Mentre estraevo dalla cartella la mia scatola per il pranzo, fredda come il marmo, Kunikida si avvicinò col proprio cibo in una mano e si sedette dietro di me.“Sembra che tu ti stia prendendo una pausa. Ti dispiace se mi siedo qui?” disse, mentre disfava il fazzoletto che avvolgeva il suo contenitore Tupperware di plastica. Dopo essere diventati compagni di classe al liceo, era diventata quasi un’abitudine mangiare assieme a quel tipo. Cercai anche l’altro mio compagno di pranzo, Taniguchi, ma non era in classe. Forse era andato nella caffeteria della scuola. Ruotai la mia sedia.“Sembra che in qualche modo il raffreddore sia improvvisamente diventato piuttosto popolare. Grazie al cielo non sono stato contagiato”“Hmm?”Kunikida stava posizionando accuratamente il suo Tupperware sul tavogliolo disteso sul tavolo ed esaminava il suo contenuto, poi mi restituì uno sguardo perplesso e stupito. Muovendo le sue bacchette come farebbe un granchio con le proprie chele, parlò: “Si sapeva già una settimana fa che si sarebbe diffusa l’influenza! Non sembra essere proprio febbre, ma forse sarebbe meglio se lo fosse visto che almeno ci sono medicine efficaci.” “Una settimana fa?”Smisi di tagliare il mio omelette agli spinaci e domandai di nuovo. Non riuscivo a pensare a nessuno che avesse diffuso i germi del raffreddore durante la scorsa settimana. Nessuno era stato assente e nessuno, per quel che ricordo, aveva mai tossito durante le lezioni. Tutti quanti nella Classe 1-5 sembravano essere in salute, ma poteva forse darsi che il Demone dell’Indisposizione stesse segretamente operando al di fuori della mia vista?“Eh? Ci sono state diverse persone assenti. Non te ne sei accorto?” Per niente. Sul serio?“Certo. La situazione è peggiorata sempre più a partire dall’inizio di questa settimana. Ma per favore, non emarginare per questo tutti gli studenti del primo anno, altrimenti scommetto che le vacanze invernali verrebbero rovinate.”Kunikida si infilò dell’altro riso furikake [i furikake sono pezzettini di cibo saporito ed essiccato da spargere sul riso, tipo semi di sesamo e sale, pezzi di salmone salato, tonno secco tagliato sottilmente e saporito ecc] in bocca. “Anche Taniguchi ha avuto una pessima cera ultimamente. Il motto di suo padre è “curare il malore con il vigore” e lui non può restare a casa da scuola, a meno che la sua temperatura superi i 40 gradi. Spero che faccia qualcosa prima che il suo raffreddore peggiori.” Fermai le mie bacchette.“Kunikida. Scusa, ma credo che Taniguchi abbia iniziato a stare male solo da stamattina.” “Oh no, niente affatto. E’ stato così fin dall’inzio della settimana, no? Ieri ha saltato l’ora di educazione fisica.”Stavo iniziando con l’essere sempre più confuso.Aspetta, Kunikida. Di che accidenti stai parlando? Per quel che ricordo, durante l’ora di educazione fisica di ieri, Taniguchi ha partecipato ad una partita di calcio con molta energia, come se fosse sotto l’effetto di steroidi. Non posso sbagliarmi, dato che giocavo nella squadra avversaria ed sono più volte entrato in scivolata su di lui. Non ce l’avevo con Taniguchi per essersi trovato una ragazza, ma se avessi saputo cosa sarebbe successo oggi ci avrei probabilmente pensato su due volte prima di contrastarlo così tanto giocando a pallone. “Ne sei sicuro? Davvero? Strano!” Kunikida scosse la testa mentre tirava fuori le carote dal suo piatto Kinpira Gobou [piatto a base di carote e gambi di lappola abbrustoliti]. “Non è che hai visto male?” disse in tono accomodante.“Hmm, beh lo scopriremo quando Taniguchi sarò di ritorno.” Ma che sta succedendo oggi? Taniguchi e Kunikida parlano come se finora fossero rimasti isolati dal resto del mondo dietro un fitto banco di nebbia e perfino Haruhi è assente! Non ditemi che tutto questo non è che un presagio per qualche evento che porta guai all’intera umanità, eccetto Haruhi. Il mio di solito inesistente sesto senso iniziò a suonare sirene d’allarme, e strani brividi cominciarono improvvisamente a corrermi lungo la schiena.

Avevo ragione.Il mio istinto non si era ingannato. Non c’era alcun dubbio che si trattava di un presagio. Ciò che però il mio intuito non diceva era chi sarebbe finito nei guai. L’intero genere umano eccetto Haruhi …beh, non proprio. Soprendentemente, a quanto sembrava, soltanto una persona si era accorta di questo mutamento nel corso degli eventi ed aveva dei problemi. Fatta eccezione per questo poveraccio, l’intera umanità non era per niente preoccupata, dato che non era per lei possibile che potesse accorgersi dell’inizio stesso di questo incidente.Non c’è modo che qualcuno possa avvertire qualcosa che sta al di fuori della propria percezione sensoriale. Dal punto di vista del resto del genere umano, il mondo non era cambiato affatto.

Chi si trovava quindi nei guai? La risposta era evidente.

Me!

In tutta questa confusione mentale, rimasi come interdetto e finii con l'estraniarmi dalla realtà.Sì, finalmente avevo capito.Avvenne durante la pausa pranzo del 18 Dicembre.Il mio funesto presagio si manifestò in forma fisica, e aprì la porta della classe. Wow! Un paio di ragazze che sedevano nella prima fila esplosero in strilli di gioia. Le grida erano chiaramente dovute al riconoscere la compagna di classe che era appena entrata. Dagli spiragli nel disordinato gruppetto di divise alla marinara, intravidi fugacemente quella persona al centro dell’attenzione generale.Con la cartella che penzolava da una mano, quella persona fece un sorriso agli amici che le si avvicinavano. “Sì, sto bene ora. Mi sono sentita decisamente meglio dopo che ho fatto l’iniezione all’ospedale stamattina. Non avendo nulla da fare a casa, ho deciso di tornare a scuola, anche se solo per le lezioni pomeridiane.” Un sorriso gentile rispose alla domanda se il raffreddore era guarito. Terminando la breve e allegra conversazione, quella persona, con i capelli semi-lunghi che ondeggiavano, gradualmente…avanzò…verso…di noi. “Oops, devo andare!” Kunikida afferrò con la bocca le sue bacchette e si alzò. Per quel che mi riguarda, era come se tutte le mie capacità fonetiche mi fossero state sottratte, o come se avessi dimenticato di inspirare ossigeno tramite la respirazione. Rimasi semplicemente a fissare quella persona. Lo scorrere del tempo sembrava essersi dilatato all’infinito, ma in realtà, lei aveva fatto solo qualche passo. Quando i passi finalmente i fermarono, quella persona se ne stava in piedi proprio accanto a me.“Che c’è che non va?”Mentre mi guardava, pronunciò frasi trite e banali con un tono di voce artificioso:“Sembra che tu abbia visto un fantasma! O per caso ho qualcosa in faccia?” Poi si girò verso Kunikida, che stava cercando di mettere via il suo Tupperware.“Oh, lasciami solo appendere la mia cartella. Prego, continua pure il tuo pranzo. Io ho già mangiato prima di venire qui. Durante la pausa pranzo, ti lascio pure il mio posto.”Proprio come aveva detto, appese la sua borsa al gancio sul lato del banco, e con grazia si voltò verso la cerchia degli amici in sua attesa. “Aspetta.”Credo che la mia voce fosse diventata acuta e pentrante.“Perché sei qui?” Quella persona si girò, e mi trapassò con un’occhiata calma e fredda.“Che intendi? È forse strano che io sia qui? O stai dicendo che sarebbe stato meglio se me ne fossi stata via più a lungo con l’influenza? Esattamente, cosa intendi dire?” “Non quel che hai detto. Non mi importa che tu abbia o meno il raffreddore. Non quel che hai detto…” “Kyon.”Kunikida mi picchiettò sulla spalla, preoccupato.“Sei così strano oggi! E’ tutto il giorno che Kyon sta dicendo cose strane.” “Kunikida, non ti viene in mente nulla quando vedi questa persona?”Incapace di resistere ancora, mi alzai in piedi e puntai il mio dito verso quella persona, che mi stava fissando come se fosse in presenza di un enigma. “Anche tu sai chi è questa, no? Questa persona non dovrebbe essere qui!” “...Kyon, come sei scortese a dimenticarti il viso della tua compagna di classe solo perché ha fatto una breve assenza! Che intendi dire col fatto che non dovrei essere qui? Siamo sempre stati nella stessa classe, non è forse vero?” Non c’è modo che possa dimenticarmelo! Quel tentato omicidio! E anche se dovessi scordarmi la faccia di una persona a cui piacerebbe farmi fuori, sei mesi sarebbero troppo pochi. “Capisco.”Quella persona allargò un sorriso sul suo volto, come se avesse appena pensato ad un super scherzo.“Hai schiacciato un pisolino dopo pranzo, eh? Sei sicuro di non star avendo un incubo? Deve essere così. Dai, su! Svegliati!” “Lo credi anche tu?” Con un ampio sorriso sul suo adorabile viso, quella persona si voltò verso Kunikida in cerca di supporto. Aveva assunto l’aspetto e l’atteggiamento della ragazza le cui immagini erano state indelebilmente impresse nel mio cervello e delle quali non potevo liberarmi. Ci fu un flashback di varie immagini. Un’aula che si crogiolava alla luce del tramonto…ombre che si allungavano sul pavimento….pareti senza finestre….uno spazio distorto… un coltello impugnato…un debole sorriso….cristalli simili a sabbia che precipitavano infrangendosi.Annientata dopo essere stata sconfitta durante il suo scontro con Nagato, era stata l’originaria rappresentante di classe, la quale, in apparenza, si era trasferita in una scuola in Canada. Lì in piedi stava Asakura Ryouko.

“Ti sentiresti meglio se ti dessi una bella sciacquata alla faccia. Hai un fazzoletto con te? Posso prestarti il mio.” Asakura infilò la sua mano nella tasca della gonna e io la bloccai con la mia. Chi può garantire che non possa tirar fuori qualcosa di più di un semplice fazzoletto? “No grazie. Piuttosto, dimmi che sta succedendo. In particolare, spiegami perché stai lasciando la tua cartella sul banco di Haruhi. Questo posto non è tuo, ma di Haruhi.” “Haruhi?”Asakura aggrottò le sopracciglia, e chiese a Kunikida:“Chi è Haruhi? C’è qui qualcuno che ha un soprannome simile?”Kunikida replicò con una risposta che troncava ogni speranza:“Non mi dice niente. Haruhi….con che ideogrammi Kanji si scrive?” “Haruhi è Haruhi!”Mormorai avvertendo una strana sensazione. “Vi siete dimenticati di Suzumiya Haruhui? Come avete fatto anche solo a scordarvi di una persona simile?”“Suzumiya Haruhi... ecco, Kyon." Con un tono di voce confortante, Kunikida con calma mi informò che.. “…Una persona del genere non è in classe nostra! E tra parentesi, sin dalla precedente ridisposizione dei posti, questo banco è sempre stato di Asakura. Ti stai confondendo con un’altra classe? Hmm, non ho mai sentito di una Suzumiya Haruhi prima d’ora. Non deve essere del primo anno.” “Neppure io ne ho idea”Col tono di voce di una gentile e cordiale gatta, Asakura parlò come se avessi bisogno di ricevere cure immediate: “Kunikida, puoi dare un’occhiata sotto il mio banco? In un angolo dovrebbe esserci un registro coi nominativi delle classi.”Strappai via di mano l’agenda che Kunikida aveva estratto. Per prima cosa aprii la pagina della Classe 1-5 del Primo Anno e feci scorrere il mio dito lungo la lista dei nomi delle ragazze. Saeki, Sakanaka, Suzuki, Seno... Non c’era nemmeno un nome tra Suzuki e Seno [l'ordine alfabetico giapponese per la lettera "S" è Sa-, Si-, Su-, Se-, So-]. Il nome di Suzumiya Haruhi era scomparso.Chi stai cercando?Una ragazza del genere non è mai esistita fin dall’inizio! Così la pagina gridava a gran voce, e chiusi sia gli occhi che il registro dei nomi.“...Kunikida, devo chiederti di fare una cosa” “Sì?”“Fammi un pizzicotto sulla guancia. Voglio svegliarmi.”“Sei sicuro?” Ci mise tutta la sua forza nel farlo. Fu doloroso. Ma non mi svegliai.Aprendo gli occhi, potevo ancora vedere Asakura che se ne stava lì in piedi, incurvando le sue labbra a disegnare una forma arcuata.Cos’era successo? Mi accorsi all’improvviso che eravamo al centro dell’attenzione di tutta la classe. Tutti gli occhi erano puntati su di me, come se vedessero un vecchio cane con il cimurro. [malattia infettiva contagiosa da virus filtrabile e spesso letale che colpisce i giovani cani e canidi .I principali sintomi sono inizialmente generici: malessere, anoressia, febbre] Dannazione! Ma perché? Non avevo detto niente di male! “Dannazione!” Feci due domande in sequenza, l’una dopo l’altra, alle persone che mi stavano attorno. Dov’è Suzumiya Haruhi? Asakura Ryoyko non si era trasferita? “Non saprei” “No, non l’ha fatto.” Le risposte che ottenni non suonava per nulla bene, come se stessero recitando tutti un copione. Mi fecero venire un tale senso di nausea che riuscii a reggermi in piedi solo appoggiandomi con le mani ad un banco vicino. Parte della mia sanità mentale sembrava essere andata in frantumi.

Asakura mise la mano sul mio polso e mi scrutò con apprensione. Il dolce profumo dei suoi capelli era per me come un narcotico. “Sembra proprio che dovresti andare in infermeria. Questo genere di cose può capitare quando non ti senti beni. Deve essere così! Hai forse iniziato ad avere l’influenza?” Assolutamente no! Vorrei gridare ad alta voce. Non ero io ad essere la persona strana! Questa situazione stessa è assurda!“Levami le mani di dosso!” Respinsi con forza la mano di Asakura e corsi verso l’uscita della classe. La leggera e sgradevole sensazione che avvertivo sulla pelle iniziava inesorabilmente a penetrare nel mio cervello. L’epidemia di raffreddore che era scoppiata all’improvviso, le discordanze nella conversazione con Taniguchi, la scomparsa del nome di Haruhi dal registro, l’apparizione di Asakura… Che cosa? Haruhi era sparita? Nessuno si ricordava di lei? Non poteva essere! Questo mondo non ruota forse attorno a quella ragazza? E quella ragazza non era forse il Personaggio per Eccellenza sulla Lista Nera dell’Universo? Sul punto di non riuscire a reggermi in piedi, feci forza sulle gambe e cercai di continuare a camminare lungo il corridoio, arrancando quasi a quattro zampe. La prima cosa che mi venne in mente fu la faccia di Nagato. Lei mi avrebbe spiegato di sicuro l’intera situazione. Dopotutto, si trattava di Nagato Yuki, la silenziosa ma onnipotente androide aliena. Ogni singola volta lei era stata in grado di sistemare le cose. Non era un’esagerazione dire che ero ancora vivo grazie a Nagato.Io ho Nagato!E lei avrebbe salvato uno come me da questa situazione! La classe di Nagato era in vista. Senza bisogno di correre, arrivai dopo pochi secondi. Incapace di pensare ad alcunchè, aprii la porta e cercai la minuta figura dai capelli corti. Non era lì.Ma era ancora troppo presto per arrendersi. Durante la pausa pranzo doveva molto probabilmente essere nella stanza del club a leggere libri. Anche se non si trovava in aula, sarebbe stato avventato e poco saggio concludere che anche Nagato era scomparsa.La persona che mi venne in mente subito dopo era Koizumi. L’edificio dove mi trovavo era situato parecchio oltre la classe del secondo anno di Asahina e sarebbe stato più rapido andare alla Classe 1-9, un piano più sotto.Koizumi Itsuki, vedi di esserci! In nessun’altra situazione desidererei maggiormente vedere la sua faccia perennemente sorridente. Corsi rapidamente per il corridoio, schizzai giù dalle scale saltando tre scalini alla volta e mi diressi verso la Classe 1-9, nell’angolo dell’edificio scolastico, mentre pregavo che quel tipo potenziato paranormalmente fosse lì.Oltrepassata la Classe 1-7, oltrepassata la Classe 1-8, la Classe 1-9 dovrebbe essere… “Cosa? Com’è possibile?” Mi fermai, finalmente iniziando a capire, e controllai di nuovo le targhette esposte sul muro. A sinistra della Classe 1-8 c’era la Classe 1-7. A destra della Classe 1-8 c’era… …solamente il pianerottolo che conduceva alle scale d’emergenza. Nient’altro. Nessuna traccia di qualcosa. “Chi avrebbe mai immaginato che…?” Tralasciando il fatto che Koizumi non c’era, l’intera classe 1-9 era scomparsa.

Ora avevo veramente le mani legate.Chi avrebbe potuto immaginare che la classe che esisteva fino a ieri, oggi sarebbe scomparsa?Non era semplicemente sparita una persona, ma era stata del tutto cancellata l’esistenza di una classe intera, come se l’edificio stesso si fosse ristretto di dimensioni. Non importa quanto un tale lavoro possa essere stato svolto in fretta: sarebbe impossibile averlo completato in una sola notte. Dov’era finita la gente della Classe 1-9? Il forte shock aveva mandato in tilt la mia percezione del tempo. Dio solo sa quanto io sia stato là immobile sul posto, prima che riprendessi conoscenza per via di un leggero colpo sulla mia schiena. Udii come se fosse una distante eco la voce dell’insegnante di biologia, che somigliava ad un grosso marshmallow con in braccio alcuni libri di testo. “Che ci fai qui? Le lezioni sono cominciate! Ritorna nella tua classe!” Dovevo essermi perso la campanella che segnalava la fine della pausa. Il corridoio si era già svuotato e vi risuonava solo l’aumentato volume di voce di un docente dalla classe 1-7. Barcollando, iniziai a muovermi. Era giunto il momento di constatare i fatti. Le cose si erano già messe in moto. Chi non avrebbe dovuto esistere aveva fatto la sua apparizione e chi invece avrebbe dovuto esserci era scomparso. Barattare Haruhi, Koizumi e tutti gli studenti della Classe 1-9 contro la sola Asakura non era stato per nulla uno scambio equo! “Che diavolo?” Se non ero stato io ad impazzire, allora era il mondo ad averlo fatto. Chi è stato? Sei stata tu, Haruhi?

Grazie a tutto questo, non ascoltai assolutamente nulla delle lezioni pomeridiane. Tutte le voci e i suoni mi scivolavano direttamente fuori dalla testa, e tutte le nozioni non riuscirono a farsi imprimere nelle mie cellule cerebrali. Prima che me ne accorgessi, anche l’homeroom [in diversi paesi, tra cui il Giappone, l'homeroom è un periodo di tempo della giornata scolastica di variabile collocazione all'interno dell'orario, anche se spesso è la prima ora della giornata, in cui si segnano le presenze, si fanno annunci e comunicazioni, gli insgenanti svolgono alcuni compiti d'amministrazione e gli studenti possono intanto leggere, fare i compiti ecc] era finita e si era entrati nell’orario del dopo-scuola.Ero terrorizzato, non tanto da Asakura, che scarabocchiava alle mie spalle con la sua matita a scatto, ma piuttosto dal fatto che né Haruhi né Koizumi erano a scuola. Anche il cercare conferme da altre persone mi fece infuriare oltre ogni limite sopportabile. “Non mi dice nulla”. Ogni volta che sentivo questa frase, affondavo sempre più in una palude senza fondo. Non mi ero ricaricato con energia sufficiente nemmeno per alzarmi dalla sedia.

Taniguchi se ne andò dritto a casa assieme a Kunikida, che si sentiva un po’in ansia per me. Asakura lasciò la classe ridacchiando allegramente con un paio di ragazze. Mi diede un’occhiata prima di uscire, uno sguardo che mostrava sincera preoccupazione per un compagno di classe depresso, il che mi fece venire un capogiro. Sono sospetti. Tutti quanti loro.Quasi trascinato fuori di peso da alcuni tizi per il turno di pulizie, riuscii finalmente ad andarmene e a dirigermi verso l’atrio, con la mia cartella in una mano.In fondo, quello non era il posto in cui di solito stavo dopo le lezioni. Con un peso sul cuore scesi le scale e raggiunsi il primo piano. Lì, uno spiraglio di luce apparve davanti ai miei occhi, e vi corsi incontro. “Asahina!”Poteva forse esserci una visione più gradita di quella? Camminando verso di me in direzione opposta c’era la mia dea, la mia medicina visiva anti-stress. Ciò che aggiungeva ulteriore felicità era la figura di Tsuruya dietro all’affascinante bellezza dalla faccia da bambina. L’irresistibile e travolgente senso di gioia fece schizzare la mia emotività a mille. Probabilmente avrei dovuto essere un po’ più prudente… Corsi incontro alle due ragazze più grandi con incredibile rapidità, e afferrai con forza la spalla di Asahina, che strabuzzò gli occhi fissandomi. “He-eh!”Sul suo volto lo shock era evidente, ma la mia bocca continuò a parlare.“Haruhi è sparita! La classe di Koizumi si è trasformata nella “Hyouryuu Kyoushitsu”! [citazione del manga horror "Hyouryuu Kyoushitsu", o "The Drifting Classroom",di Kazuo Umezu, in cui la classe di una scuola elementare scompare misteriosamente approdando poi in una misteriosa ed inquietante landa desolata del futuro]. Non ho ancora trovato Nagato, ma Asakura è qui e la scuola stessa è diventata uno strano posto! Tu sei ancora la mia Asahina, vero?”Bang! Era il rumore della cartella di Asahina e del suo kit per il corso di calligrafia che cadevano sul pavimento.“Eh? Ah, he... Eh. Ecco...ma...”“Sei dunque l’Asahina che viene dal futuro?”“...Il futuro? Che intendi? E per favore…lasciami andare.” La mia stretta allo stomaco si fece più intensa. Asahina mi guardò proprio come un impala [specie di antilope] addomesticato che avesse appena visto un giaguaro. I suoi occhi erano chiaramente colmi di paura, ed era quello a spaventarmi maggiormente.Giusto mentre me ne stavo immobile, impalato dallo shock, sentii il mio braccio piegarsi verso l’alto. Dolorosi e fastidiosi “crack” risuonarono dai miei legamenti. Ouch! “Aspetta un secondo, ragazzino!” Tsuruya afferrò il mio braccio usando tecniche di antiche arti marziali. “Smettila di saltare addosso alla gente! Guarda, la mia Mikuru sta tremando dalla testa ai piedi!” La voce era allegra e piena di grinta, ma lo sguardo che proveniva dai suoi occhi era affilato come una spada.Guardai Asahina. Stava indubbiamente arretrando, con occhi lacrimevoli.“Sei uno del primo anno del Mikuru Fan Club? Ci sono delle regole e delle procedure per tutto, bello. Affrettare gli eventi non mi impressiona.”Il brivido mentale che oggi avevo sperimentato così tante volte, mi scese lungo la spina dorsale. “Tsuruya...” Ancora bloccato in una posizione udegarami [mossa di judo consistente in una presa che torce all'indietro il braccio dell'avversario, per provocarne la lussazione o anche la rottura], riuscii ad articolare un suono. Tsuruya mi fissò con fermezza dritto in faccia, come se per lei io fossi un completo estraneo.Tsuruya, anche tu...? “Ehi, come fai a sapere come mi chiamo? A proposito, chi sei? Un conoscente di Mikuru?” Vidi ciò che meno avrei voluto vedere. Piangendo alle spalle di Tsuruya, Asahina mi diede un’occhiata più da vicino e scosse violentemente la testa.“N..N…Non lo conosco affatto. E..Eh.. Deve avermi scambiato per qualcun’altra…” Sentendomi come se avessi ricevuto una pagella che indicava fallimento totale proprio mentre il mio primo anno volgeva al termine, mi si offuscò la vista. Rimarrei zitto e impassibile verso chiunque mi aggredisse verbalmente con delle parole qualsiasi, ma quelle di Asahina erano per me il più grande shock possibile da quando mia cugina, verso la quale avevo una cotta quando ero più piccolo, si era innamorata di un altro ragazzo.Di sicuro chiamandola “Asahina” non l’avevo confusa con un’altra, a meno che questa Asahina non fosse un’Asahina di un'altra epoca…Oh, ma certo, ho capito! Esiste un modo per scoprire se questa Asahina è veramente quella che ho conosciuto, giusto? “Asahina.”Puntai la mano libera verso il mio petto. Posso solo dire che avevo perso la testa e la mia bocca si era mossa da sola, pronunciando la seguente frase:“Dovrebbe esserci una voglia a forma di stella da qualche parte sul tuo seno! Ce l’hai? Se sei d’accordo, lasciami controllare…” Fui colpito da un pugno scagliato con piena forza. Dal pugno di Asahina. Asahina, frastornata dalla frase che avevo appena sputato fuori, divenne immediatamente ancora più rossa. Dai suoi occhi sgorgavano lacrime e, con una lenta mossa da apprendista lottatrice, mi sparò un pugno dritto in faccia. “...Urgh” Un suono singhiozzante e lamentoso uscì dalla sua bocca, mentre scappava via. “Ehi, Mikuru! Ah, non fa niente. E tu, ragazzo, cerca di tenere in riga le tue tendenze da maniaco! Mikuru è piuttosto timida! Se oserai ancora farle qualcosa subirai la mia terribile ira, roba da far rizzare i cappelli!”Dandomi un’ultima sgradevole stretta al polso, Tsuruya raccolse la cartella e il set di calligrafia dal pavimento, li strinse al petto e corse via all’inseguimento di Asahina. “Ehi, aspetta un attimo…Mikuru…” “...” Guardandole, esterefatto, un gelido vento invernale soffiò all’interno della mia testa. Questa è la fine di tutto, non c’è dubbio. Riuscirò a sopravvivere fino a domani? Se la notizia che ho fatto piangere Asahina dovesse spargersi per la scuola, ci sarebbero non pochi ragazzi che verrebbero a sistemarmi. Se non si trattasse di me, farei esattamente lo stesso. Forse dovrei iniziare a preparare il mio testamento. Stavo venendo gradualmente spinto al limite delle mie facoltà intellettive. Chiamai il numero di cellulare di Haruhi, ma solo per sentirmi dire dall'operatore che “il numero chiamato è inesistente”. Non mi ricordavo il suo numero di casa e il suo nome era stato completamente cancellato dall'elenco. Pensai di uscire e andare subito a casa sua, ma pensandoci su mi accorsi che non ero mai stato a casa di Haruhi nè sapevo dove fosse. Era una cosa ingiusta, dato che Haruhi a casa mia c'era invece stata, ma ora era ormai troppo tardi per pensare ad una cosa del genere.Ignorando la scomparsa della Classe 1-9, andai negli uffici della segreteria e chiesi se da qualche parte Koizumi o Haruhi si stavano prendendo un'assenza per malattia. Il risultato fu del tutto negativo. In nessuna classe c'era una studentessa col nome Suzumiya Haruhi. Non c'era nessuno studente trasferito o in procinto di trasferirsi in questa scuola che si chiamasse Koizumi Itsuki. O per lo meno così mi dissero. Ero giunto ad un punto morto. Dov'erano le tracce da seguire? Si trattava per caso di un gioco tipo “Dov'è Haruhi?”? [parodia del celebre gioco illustrato "Dove'è Wally/Waldo?" in cui negli affollati disegni bisognava ogni volta trovare Wally, o Waldo, un omino con la maglia a strisce bianche e rosse] Era forse un gioco con lo scopo di scoprire e poi raggiungere il luogo in cui era finita la scomparsa Haruhi? Ma in tal caso, qual'era lo scopo di una cosa simile?Pensavo camminando. Grazie al pugno di Asahina, la mia mente si era un pò snebbiata. Non c’era nessuna utilità nell’agitarmi come un forsennato. In un momento del genere, dovevo restare calmo. Calmo. “Per favore, ti imploro.” mormorai. C’era solo una destinazione possibile, ora. Era l’ultima delle fondamenta di sostegno, la linea difensiva finale. Se fosse crollata, allora tutto sarebbe stato perduto. Game over. Il club di letteratura, situato nell’ala della scuola destinata ai club e chiamata Vecchio Blocco.Se Nagato non fosse stata lì, che avrei potuto fare? Rallentai volontariamente il mio passo e mi diressi verso la stanza del club, prendendomi tutto il tempo necessario. Dopo alcuni minuti, stando in piedi di fronte alla vecchia e consunta porta di legno, appoggiai le mani sul petto per accertarmi del mio battito cardiaco. Era parecchio lontano dall’essere in condizioni normali, ma era comunque molto meglio rispetto a com’era stato durante la pausa pranzo. Probabilmente le mie percezioni sensoriali dovevano essersi gradualmente intorpidite per i continui impatti con la lunga serie di anormalità. Ero stato messo nell’angolo. Davanti a me non c’era altra strada se non quella di fare un salto nel buio completo, con nella mia mente il peggior scenario possibile.Tralasciai di bussare alla porta e la spalancai direttamente. “...!”E poi la vidi. Una figuretta seduta su una sedia rimediata di fortuna, con un libro spalancato sull’angolo del lungo tavolo che le stava di fronte.Era Nagato Yuki, che mi fissava dritta dritta attraverso i suoi occhiali, con la sorpresa dipinta sul volto e la bocca spalancata.“Sei qui…”Emisi a bassa voce un sospiro per metà di sollievo e per metà di rassegnazione e chiusi la porta dietro di me. Nagato non disse nulla, come al solito, ma non riuscii a rilassarmi né a rallegrarmi. La Nagato che conoscevo non portava gli occhiali, fin dai tempi dall’incidente con Asakura. Eppure, la Nagato che era lì aveva esattamente gli stessi occhiali che indossava diverso tempo falle mie spalle. Ci pensai su per la seconda volta, ma non c’era dubbio che Nagato stesse meglio e fosse più carina senza occhiali. Era così che la preferivo. Inoltre, quell’espressione non corrispondeva affatto alla solita. Cosa significava quella faccia, come se fosse quella di un membro femminile del Club di Letteratura colta di sorpresa da uno studente maschio che aveva fatto irruzione nella stanza, un tipo che lei non riconosceva affatto? Cos’era tutta quello stupore? Non era forse tipico di Nagato l’essere quanto di più estranea possibile rispetto alle emozioni?“Nagato...” Con la lezione appresa da Asahina fresca in mente, riuscii a tenere a bada il cuore, che mi stava esplodendo nel petto, e camminai verso il tavolo. “Cosa..?” replicò Nagato senza nemmeno muovere un dito. “Dimmi, tu mi conosci?” Restrinse le labbra e premette la montatura centrale dei suoi occhiali. Poi seguì un lungo periodo di silenzio. Pensai di lasciar perdere e di trovarmi un monastero in cui ritirarmi in eremitaggio, quando giunse una risposta.“Ti conosco.”Nagato fissò lo sguardo da qualche parte attorno al mio petto. La mia speranza si risollevò.

Questa Nagato doveva essere la Nagato che avevo conosciuto.“Infatti anch’io so qualche piccola cosa sul tuo conto. Mi ascolteresti per un secondo?” “...”“Tu non sei umana, ma un androide organico creato dagli alieni. Hai dato prova di maneggiare parecchie volte straordinari poteri quasi magici, come con la mazza da baseball in “modalità home-run” e l’incursione nello spazio dimensionale del grillo gigante...” Non appena iniziai a raccontare, un senso di rimorso si insinuò in me. Nagato stava chiaramente assumendo un’espressione strana. La sua bocca e i suoi occhi erano erano spalancati, e il suo sguardo si muoveva attorno alle mie spalle. Aveva un’aria che sembrava dire che si sentisse spaventata nel di fissarmi negli occhi. “...e sei tu quella che ha fatto tutto questo, quella che ho sempre conosciuto. E’esatto?”“Mi dispiace.”La risposta di Nagato mi fece dubitare se le mie orecchie ci sentissero bene. Perché scusarsi? Perché Nagato sta dicendo una cosa simile? “Non so nulla di queste cose. Io so che tu sei studente nella Classe 1-5. Ti vedo di tanto in tanto. Ma oltre a questo non so altro. Per quel che mi riguarda, questa è la prima volta che io abbia mai parlato con te.”L’ultima fondamenta si rivelò essere una casa crollata e diroccata, costruita su sabbia non compatta, liberamente esposta alle intemperie.“...Quindi tu non sei un’aliena? Il nome Suzumiya Haruhi non ti dice nulla?” Nagato scosse la testa confusa, provando sulle labbra il sapore della parola “aliena”. “No.” replicò. “Aspetta un momento!”Eccetto Nagato, su chi altro potrei contare? Ero come un pulcino di rondine abbandonato dai propri genitori. La mia unica speranza di restare sano di mente era riposta nel fatto che lei facesse qualcosa. Se tutto dovesse continuare così, diventererò pazzo. “Non è possibile!” Oh no, sto di nuovo perdendo la calma. La mia mente era confusa, invasa da una pioggia di meteore dei tre colori primari che volavano attorno impazzite. Aggirai il tavolo e mi avvicinai accanto a Nagato.Le pallide dita chiusero il libro, che era un grosso e spesso mattone. Non feci in tempo a leggere il titolo: Nagato si alzò dalla sua sedia e indietreggiò di un passo, come se si stesse ritraendo da me. I suoi due occhi, come scintillanti pedine nere di Go [antico gioco da tavolo di origine cinese, giocato su una specie di scacchiera con pietre tondeggianti bianche e nere come pedine], roteavano esitanti. Appoggiai le mani sulle spalle di Nagato. Avevo perso la mia flemma ripensando al recente fallimento con Asahina ed ero concentrato unicamente sull’impedire a Nagato di andarsene. Se non l’avessi afferrata in quel modo, tutti i miei amici mi sarebbero sgusciati tra le dita. Ebbi paura. Non volevo più perdere nessun altro.

Con le mie mani che potevano avvertire il calore del suo corpo attraverso l’uniforme scolastica, mentre lei distoglieva da me il volto mi rivolsi al suo profilo, incorniciato da capelli corti:“Per favore ricorda! Il mondo è cambiato nel momento in cui da ieri si è passati ad oggi. Haruhi è stata rimpiazzata da Asakura! Chi c’è dietro questa sostituzione di giocatore? L’Entità di Dati Integrati? Asakura è risuscitata, quindi tu devi per forza saperne qualcosa! Tu ed Asakura siete fatte della stessa pasta, giusto? Che piano è questo, huh? Anche senza usare paroloni, dovresti ugualmente essere in grado di spiegar-“ “Esattamente come hai sempre fatto” stavo per proseguire, ma avvertii come la sensazione di piombo fuso che si diffondeva all’interno del mio stomaco.Cos’era quella reazione…così simile a quella di una persona normale? Gli occhi di Nagato erano lievemente chiusi e un rosso alone iniziò ad estendersi sulle sue guance pallide come porcellana. Dei gemiti, come tenui lamenti, uscirono dalle sue labbra leggermente dilatate e finalmente notai sotto le mie mani il tremolio delle sue spalle delicate, come un cucciolo esposto all’aria gelida. Una voce tremante giunse alle mie orecchie. “Smettila.... per favore.” Tornai in me. Era da un po’ che la schiena di Nagato si trovava premuta contro al muro. In altre parole, avevo l’avevo spinta a forza contro il muro senza rendermene conto. Cosa avevo fatto? Mi stavo comportando come un delinquente, vero? Se qualcuno avesse assistito alle scena mi sarei immediatamente ritrovato con le mani ammanettate dietro la schiena e sarei stato pubblicamente giudicato. Vedendo la cosa con obiettività, non ero altro che un bastardo che aveva aggredito una dolce e mite ragazza membra del Club di Letteratura, mentre eravamo solo noi due nella stanza. “Mi dispiace.”Sollevando le mani, sentii le forze venirmi risucchiate fuori. “Non avevo intenzione di aggredirti. Volevo solo accertarmi di alcune cose…”Le mie ginocchia si sentirono deboli. Spostai una sedia pieghevole di fianco a me e ci collassai sopra come un mollusco marino spiaggiato. Nagato non si mosse affatto, stando sempre con la schiena contro al muro. Posso solo ritenermi fortunato che non sia scappata di corsa fuori dalla stanza. Feci scorrere lo sguardo attraverso la stanza ancora una volta, e capii subito che questa non era la base segreta della SOS Dan. In quell’aula c’erano file di scaffali e mensole pine di libri, sedie pieghevoli e un computer portatile sopra un lungo tavolo improvvisato. Il computer non era l'ultimo modello sottratto da Haruhi mediante ricatto, bensì un esemplare più vecchio di almeno tre generazioni. In termini di confronto, la differenza nella potenza di calcolo dei due era come il divario che c'è tra una carrozza trainata da due cavalli ed un treno a levitazione magnetica.La scrivania del Comandante, sulla quale c’era una piramide con la parola “Comandante” scritta sopra, non si vedeva da nessuna parte, come immaginavo. Anche il frigorifero e la rastrelliera appendiabiti coi vari costumi erano assenti. Non c’erano i giochi da tavolo portati da Koizumi. Non c’era la cameriera. Non c’era la nipotina di Babbo Natale. Non c’era assolutamente nulla.“Maledizione!”Mi strinsi la testa tra le mani. Game over! Se questo è un attacco di guerra psicologica da parte di qualcuno, congratulazioni per il suo sfolgorante successo! Gli porgerei tutti gli onori, nonché i miei complimenti. Dunque, chi c’era dietro quest’esperimento? Haruhi? L’Entità di Dati Integrati? Qualche nuovo non identificato nemico appartenente a questo mondo?… Tutto ciò durò per cinque minuti. Lottando per risollevarmi l’umore, sollevai stancamente la testa.Nagato, ancora appiccicata alla parete, teneva fissi su di me i suoi occhi color ebano. I suoi occhiali ora erano leggermente storti. La mia unica gratitudine era che lo sguardo di Nagato non mostrava orrore o paura, bensì brillava come quello di una sorella che avesse ritrovato per caso, in una strada del centro, il fratello dato per morto. Perlomeno non sembrava aver intenzione di andare a riferire l’accaduto a qualcuno. Nel mezzo di tanto panico, questa era solo una piccola fonte di sollievo. “Perché non ti siedi?” esordii, ma mi accorsi subito di aver occupato la sedia di Nagato. Dovrei cederle il posto o prendere un’altra sedia? Oh, e lei potrebbe anche non voler sedersi vicino a me.“Scusa.” Scusandomi ancora una volta, mi alzai. Spostando una sedia pieghevole che se ne stava lì appoggiata, mi mossi al centro della stanza. Stabilendo un’ampia distanza da Nagato, aprii la sedia e mi ci sedetti, continuando a tenermi la testa tra le mani. Questo non era altro che un piccolo club di Letteratura. Un giorno di Maggio, Haruhi mi trascinò qui come un robot industriale impazzito, e qui incontrammo Nagato per la prima volta. La stanza che vidi al nostro primo incontro era esattamente così. A quel tempo quest’aula era dotata solo di tavoli, di sedie, di scaffali di libri e di Nagato. Da quella volta iniziarono poi ad apparire vari oggetti e tutto solo perché Haruhi aveva annunciato “D’ora in poi questa sarà la stanza del nostro club!”. Tra i diversi accessori c’erano un fornelletto portatile, un bricco, un vaso d’argilla, un frigorifero, un pc portatile… “Aspetta.” Allontanai le mani dalla mia testa. Un momento. Era per caso ancora qui? Un attaccapanni scorrevole, un bollitore d’acqua, una teiera, delle tazze da te, una vecchio mangianastri a cassette… “Non questi…”Cerca gli oggetti che in questa stanza non esistevano prima che fosse convertita nel covo della SOS Dan, sono esistiti in seguito ed esistono attualmente!“Il portatile!” Il modello era indubbiamente diverso. Solo il cavo dell’alimentazione si stendeva sul pavimento, quindi molto probabilmente non era connesso ad internet. Tuttavia quello fu l’unico oggetto che catturò la mia attenzione. Era l’unica soluzione e risposta a questa sorta di gioco “trova le differenze”. Nagato se ne stava ancora lì in piedi. I suoi occhi erano rimasti a lungo fissi su di me, come se fossi un tale pericolo da meritare l’allerta totale. Ma quando voltai la faccia verso di lei, il suo sguardo cadde immediatamente a guardare il pavimento. Osservando meglio, potevo in effetti notare un certo rossore attorno alle sue guance. Ehi…Nagato. Quella non sei tu! Non hai mai lasciato che i tuoi occhi si smarrissero o che il tuo volto arrossisse confuso! Forse era del tutto inutile, ma finsi di essere calmo ed impassibile mentre mi alzavo nel tentativo di non allarmarla. “Nagato,”Indicai il retro del computer.. “Posso usarlo per un attimo?”L’espressione di Nagato fu dapprima scossa, poi si tramutò lentamente in perplessità, mentre i suoi occhi saettarono alcune volte da me al portatile.Fece un respiro profondo. “Solo per un momento”Goffamente piazzò la sua sedia di fronte al computer, accese l’interruttore dell’unità principale e si sedette. Perché il sistema operativo di avviasse ci volle tanto tempo quanto ne serve per raffreddare una tazza bollente di caffè, appena ordinato, ad una temperatura alla quale i gatti possano berlo. Dopo che un rumore simile a quello di uno scoiattolo intento a rosicchiare le radici di una pianta cessò, Nagato mosse prontamente il mouse, il che credo fosse stato fatto per spostare o cancellare dei files. Forse c’era qualcosa che lei non voleva che altri vedessero. La capisco. Anch’io non vorrei che nessun altro vedesse la cartella denominata MIKURU. “A te.” disse Nagato con una voce esile, senza guardarmi, poi mi lasciò il suo posto e si mise contro il muro a tenermi d’occhio. “Scusa per il disturbo.”Seduto sulla sedia, diedi una rapida occhiata allo schermo e usai tutti i mezzi a cui potevo ricorrere per trovare la cartella MIKURU e i file del sito della SOS Dan.Il senso di inutilità dei miei sforzi mi pesava sulle spalle. “...Qui non ci sono." Nonostante tutto quello che avevo fatto, non ero stato in grado di scoprire il collegamento con la realtà a cui appartenevo. La prova dell’esistenza di Haruhi non si trovava da nessuno parte. Mi chiedevo che genere di files Nagato avesse nascosto prima, ma potei avvertire, emanato alle mie spalle, uno sguardo di attenta sorveglianza. L’atmosfera dava l’impressione che lei avrebbe immeditamante staccato la spina non appena i dati che-non-dovevano-essere-visti fossero stati sul punto di venir scoperti. Mi alzai dalla sedia. Il computer probabilmente non conteneva nessun indizio. Ciò che volevo realmente vedere non erano né le foto di Asahina né il sito internet della SOS Dan. Speravo di veder apparire un’indicazione di Nagato, proprio come la volta in cui io e Haruhi eravamo imprigionati all’interno di uno Spazio Chiuso.La mia speranza era stata infranta senza alcuna pietà. “Scusa per il casino.” dissi con voce stanca e mi voltai verso la porta.Me ne vado a casa. Poi mi infilerò a letto.Poi accadde qualcosa. “Aspetta.”Nagato estrasse un grezzo foglio di carta dallo spazio vuoto tra due libri su uno scaffale e stette in piedi davanti a me esitante. Con lo sguardo fisso attorno al nodo della mia cravatta, disse: “Se ti va…” Allungò una mano. “…prendi questo”Il foglio datomi era un modulo in bianco di iscrizione al club. Bene. Avrei perlomeno dovuto essere grato di aver già incontrato ogni sorta di assurdità, altrimenti, senza dubbio, sarei corso in giro in cerca di uno psichiatra. Esaminando la situazione, delle due l’una: o io ero diventato più fuori fuori di un balcone oppure il mondo intero era completamente uscito dai suoi binari, ma in questo momento mi sento ancora in grado di escludere la prima possibilità. Sono sempre io quello lucido e sobrio, e mi considero un equilibrato osservatore tsukkomi [nel genere giapponese della commedia Manzai, due personaggi scambiano rapidamente divertenti battute tra loro. Uno dei due è rappresenta lo "tsukkomi", un uomo serio, razionale e di sani pirncipi mentre l'altro è rappresenta il "boke", un uomo divertente, spiritoso e poco ortodosso] nei confronti di ogni cosa sotto il Sole. Ehi, sono in grado di esprimere commenti anche in questo incomprensibile mondo in cui mi trovo, come questo: Nandeyanen?” / “Ma che cavolo..?” [Parte dello tsukkomi]“...”Divenni taciturno, in pieno stile Nagato. Per vari motivi, la faccenda si era fatta seria e dava un pò i brividi. Del resto c’era un limite anche al mio simulato coraggio.Nagato era diventata una ragazza quattrocchi amante dei libri, Asahina si era trasformata in un studentessa più grande a me del tutto estranea, Koizumi non si era mai trasferito alla North High e probabilmente starà ancora studiando da qualche altra parte. Che diavolo sta succedendo? Significa che devo ricominciare tutto da capo? Se è così, non siamo del tutto nel periodo sbagliato? Se ci fosse stato un reset, tutto avrebbe dovuto tornare all’inizio vero e proprio….il che significherebbe il ritorno al primo giorno di liceo, no? Non ho idea di chi abbia premuto il pulsante, ma l’aver cambiato solo le condizioni e le situazioni del mio ambiente scolastico, mantenendo al contempo immutato il flusso temporale, è, come potete immaginare, del tutto spiazzante! Guardatemi ora, completamente confuso e disorientato! Credevo che questo ruolo fosse riservato solo ad Asahina!E dov’era ora quell’altra ragazza? Dov’era ora quella scema, che continuava a trascorrere la sua comoda e tranquilla esistenza mentre io, in questo posto, ero come se fossi stato sbattuto fuori al freddo? Dov’è Haruhi?Dove sei?Fatti vedere! Mi vuoi far spaventare o cosa?“...Dannazione. Perché ho bisogno di cercarti?” Oppure.. .non è che qui tu non esisti affatto, Haruhi? La farai finita con questo scherzo, vero?Non so perché cavolo io la pensi così, ma di certo la storia non può proseguire senza che tu salti fuori! E’ del tutto assurdo lanciare solo contro di me tutte queste emozioni deprimenti e tristi! Che ti è preso? Con la prolungata immagine mentale di una serie di schiavi ben addestrati, che trasportavano su per una salita giganteschi massi per costruire un mausoleo, guardai in alto, dal corridoio di collegamento tra gli edifici, verso il gelido cielo leggermente velato di nubi.Il modulo di iscrizione al club di letteratura frusciò nella mia tasca. Quando tornai in camera mia, furono Shamisen e mia sorella ad accogliermi. Quest’ultima, con innocenti risatine, teneva in mano un bastoncino con attaccato in punta uno scompigliato ciuffo di peli. Il gatto, sdraiato sul letto, veniva ripetutamente colpito sulla testa con l’asticella. Stringeva gli occhi come se fosse infastidito e a volte sollevava le zampe contro gli attacchi della bambina. “Oh, bentornato…”Mia sorella guardò in su verso la mia faccia, con un sorriso.“La cena è quasi pronta. Cena-da-nya, Shami~”Anche Shamisen alzò la testa, ma ben presto fece un grosso sbadiglio e pigramente rispose ai continui assalti di mia sorella col bastoncino.Ah, c’era ancora un’ultima speranza.“Ehi.”Agguantai l'asticella setolosa e con quella colpii lievemente mia sorella sulla fronte.“Ti ricordi di Haruhi? E di Asahina? Nagato? Koizumi? Non abbiamo partecipato tutti assieme alla partita di baseball e siamo apparsi nel film?”“Uh, Kyon? Non ho idea di cosa stai dicendo.” Allora sollevai Shamisen tra le mie braccia. “Da quando questo gatto si trova in questa casa? Chi l’ha portato qui?” Gli occhi tondi di mia sorella divennero ancora più simile a due grossi cerchi. “Humm... dal mese scorso. L’hai riportato qui tu, Kyon, ricordi? L’hai avuto da un amico che si è poi trasferito all’estero. Vero, Shami?” Afferrando il gatto tricolore dalle mie mani, mia sorella si sfregò affettuosamente le guance contro di lui. Shamisen, che chiudeva assonnato gli occhi, mi fissò da lontano con un’espressione arrendevole. “Passamelo.”Afferrai la schiena del gatto. I suoi baffi tremolavano, evidentemente irritato dall’essere trattato come un pacco. Mi spiace, più tardi ti ricompenserò con delle crocchette.“Devo scambiare due parole con lui. Da solo. Quindi, fuori dalla mia stanza. Ora!” “Ehi, anch’io ci voglio parlare. Non è giusto, Kyon! Eh…parlerai con Shamisen? Sul serio?”

Senza rispondere ulteriormente, sollevai mia sorella per la vita e la deposi fuori da camera mia. “Non aprire la porta! Per nessun motivo!”. Dopo il severo avvertimento, chiusi la porta. Si poteva udire mia sorella che camminava giù dalle scale, dicendo una cosa che potrebbe anche risultare essere vera:“Mamma, il cervello di Kyon è andato in pappa!” “Allora, Shamisen…”Mi sedetti a gambe incrociate e iniziai a parlare al prezioso gatto colorato seduto sul pavimento.“Okay, in precedenza ti dissi di smettere di parlare, per qualsiasi motivo. Ma ora, non fa nulla. Piuttosto, in questo momento, mi conforterebbe se tu parlassi. Perciò, Shamisen, dì qualcosa. Qualunque cosa andrà bene. Filosofia, scienze naturali, a tua libera scelta. Anche se fosse difficile da capire. Per favore, parla!” Shamisen fissò in alto verso di me con espressione annoiata. Come se si fosse rotto le scatole, iniziò a leccarsi il pelo. “...Hai capito qual che ho detto? Significa che non puoi parlare, ma che puoi ancora ascoltare e capire? Perché non mi dai la tua zampa destra se è “Sì” e la tua sinistra se è “No”?” Col palmo in su, toccai il suo naso con la mano. Shamisen per un attimo annusò la punta delle mie dita ma, come c’era da aspettarsi, tornò a leccarsi il pelo senza dire una parola o mostrare qualsiasi segno di aver capito. Del tutto normale, credo. Questo gatto parlò solo quando girammo il film, e fu comunque solo per poco tempo. Nello stesso momento che finimmo di filmare, ritornò ad essere un gatto normale. Un comune gatto come lo si può trovare ovunque, e che può essere associato unicamente a verbi come “mangiare”, “dormire” e “giocare”.Una cosa la sapevo. In questo mondo, nessun gatto parla.“Non è forse normale?”Esausto, mi sdraiai sulla schiena e stirai braccia e gambe. I gatti non parlano, quindi il fatto strano ci fu quando Shamisen aveva parlato, non certo ora. Non era stato così? Vorrei solo essere un gatto, così potrei smetterla di pensare e vivere la mia vita basandomi solo su istinti primari. Rimasi in quella posizione finchè mia sorella non tornò a dirmi che era pronta la cena.