Suzumiya Haruhi ~ Italian Version:Volume 6 Colpo di Fulmine LOVER

From Baka-Tsuki
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Tutto cominciò con una fastidiosa telefonata.

Ogni anno è sempre così: non appena Natale è passato, il clima di festa svanisce semplicemente senza lasciar traccia.

Mentre si contava alla rovescia verso la fine dell’anno, quando Haruhi avrebbe iniziato con le attività che aveva programmato, ebbi a disposizione un breve periodo di vacanza in cui avrei potuto avere un pò di tempo per tirare finalmente il fiato.

In quel momento, ero alle prese con le pulizie di fine anno e mi trovavo nella mia stanza intento a lottare con Shamisen.

“Stai fermo e fai il bravo, finirà presto.”

“Meow~”

Ignorai le sue proteste e sollevai quella palla di pelo, che tra l'altro gli era cresciuto per l'inverno, che si contorceva tutta, tenendolo sotto la mia ascella.

Il ricordo della volta in cui aveva ridotto il mio adorato giubbotto di jeans ad un ammasso di stracci serviva come doloroso promemoria per tagliargli regolarmente le unghie.

Shamisen sembrava inoltre possedere una buona memoria, pur essendo un gatto, dato che ogni volta che mi vedeva avvicinarmi a lui con un taglia-unghie tentava sempre di scappare il più velocemente possibile.

Provare di catturarlo era un vero incubo, considerando che dovevo tener fermo un gatto che avrebbe graffiato, scalciato e morso senza tregua, mentre tentavo di allungare le sue zampe per tagliargli le unghie ad una lunghezza ragionevole, una per una. Al termine del lavoro, le mie mani ogni volta erano ricoperte di graffi, ma, mentre le ferite potevano sempre essere guarite, non si sarebbe mai potuto rimediare alla speciale opera di ricamo sulla mia giacca, per cui non osavo abbassare la guardia nemmeno per un attimo. Come mi mancano i giorni in cui poteva misteriosamente parlare e capire il linguaggio umano! Che fine ha fatto la tua capacità di parlare?

Lasciamo perdere, se iniziasse nuovamente a parlare significherebbe che è accaduto di nuovo qualcosa di serio.

Un gatto dovrebbe comportarsi come tale, miagolando e basta.

Mentre limavo gli artigli della zampa anteriore destra e stavo per passare a quella sinistra….

“Kyon-kun! C’è una telefonata per te!”

Era mia sorella, piombata in camera mia senza bussare, tenendo in mano il telefono cordless.

Quando vide Shamisen impegnato in una feroce lotta gatto contro uomo per la propria dignità e supremazia, sorrise:

“Ah, Shami, hai bisogno di aiuto per tagliare le unghie? Lascia che ti aiuti!”

Shamisen distolse lo sguardo, quasi fosse un’inopportuna guastafeste, e sbuffò come un essere umano. Una volta avevo chiesto a mia sorella di aiutarmi a tagliargli le unghie. Ci eravamo divisi i compiti: io mi occupavo di tenere ferme le zampe mentre lei era l’addetta al taglio.


Sfortunatamente quella ragazzina undicenne di quinta elementare non aveva minimamente il senso della misura e di capire quando esagera, di conseguenza non aveva neppure le capacità necessarie per

tagliare le unghie. Era così finita col tagliargli le unghie fin troppo a fondo e lui per protesta aveva fatto lo

sciopero della fame per una settimana.

Rispetto alla sua, la mia abilità nel taglio era palesemente maggiore, ma come al solito ogni volta se ne sarebbe scappato via graffiando ovunque. Che i cervelli dei gatti siano grossi quanto la loro fronte?

“Chi è?”

Deposi il taglia-unghie ed afferrai il ricevitore del telefono.

Vedendo l’opportunità di poter fuggire, Shamisen mi si scrollò rapidamente di dosso scalciando contro le mie ginocchia, prima di riuscire finalmente a scappare di corsa fuori dalla stanza.

Mia sorella raccolse felice il taglia-unghie e disse:

“Um... è un ragazzo. Non lo conosco, ma dice si essere un tuo amico!”

Poi corse via all’inseguimento e scomparve nel corridoio fuori.

Fissai il telefono pensai:

Chi può essere? Se è un ragazzo, allora non possono essere né Haruhi, nè Asahina. Se fosse Koizumi, mia sorella l’avrebbe comunque riconosciuto. Taniguchi, Kunikida e altri miei amici mi avrebbero come sempre chiamato al cellulare, non al telefono di casa.

Se si tratta di un qualche noioso sondaggio telefonico o di un venditore, allora possono anche andare all’inferno…così pensai, mentre premevo il pulsante di accettazione chiamata.

“Pronto?”

“Kyon? Ciao, sono io. E’ da un pò che non ci si sente.”

Non appena quella voce aspra e rude ebbe pronunciato la prima frase, la mia fronte si corrugò.

Chi diavolo è questo tipo? Non ho mai sentito questa voce prima d’ora.

“Sono io! Eravamo nella stessa classe alle medie, ricordi? Hai idea di quanto io abbia sospirato negli scorsi sei mesi mentre pensavo a te?”

Ma che…!? E' terribile!

“Identificati. Chi sei?”

“Sono Nakagawa. Eravamo compagni classe fino all’anno scorso, hai già dimenticato dopo così poco tempo? O hai fatto nuove amicizie al liceo e adesso ti stai scordando di tutti i tuoi compagni delle medie? Che cosa da persona senza cuore!”

La voce al telefono sembrava molto triste, tuttavia..

“Certo che no..”

Aprii gli archivi della mia memoria e rintracciai i ricordi del mio terzo anno di scuola media.

Nakagawa, huh…credo di ricordarmi che ci fosse una persona del genere in classe mia.

Era un tipo robusto d’aspetto atletico, con ampie spalle ed una testa larga.

Mi pare che fosse nel Club di rugby.

Ma... ancora una volta mi misi a fissare il ricevitore.

Eravamo stati compagni solo al terzo anno e non eravamo particolarmente legati l’uno all’altro.

Eravamo in gruppi della classe diversi. Anche se ci salutavamo occasionalmente ogni volta che ci incontravamo, non ricordavo però di aver mai avuto una vera conversazione con lui.

Dopo il diploma, il nome e l’aspetto di Nakagawa non erano più stati registrati dalla mia memoria neppure una volta.

Raccolsi i frammenti di artigli che Shamisen aveva lasciato per terra e dissi:

“Nakagawa, vero? E così sei Nakagawa, è veramente passato parecchio. Dunque, come te la passi?

Ricordo che ti sei iscritto ad una scuola maschile. Allora? Perché mi chiami adesso? Sei diventato il segretario dell’Associazione Ex-Alunni?”

“Quel ruolo è già stato occupato da Sudou, che ora frequenta la Municipal High, ma questo non ha importanza. Ovviamente ti sto chiamando per un preciso motivo. Perciò ascoltami con attenzione, perché parlerò seriamente.”

Hai chiamato all’improvviso solo per dirmi che hai intenzione di parlare con tono serio?

Dopo aver udito una frase tanto ambigua e sospetta, non sapevo a che altro pensare se non tentare di immaginare cosa stesse cercando di dire.

“Kyon, devi veramente ascoltarmi. L’unica persona a cui posso raccontarlo sei tu. Sei la mia ancora di salvezza.”

Non starai esagerando, ora? Ormai va bene, avanti, dì ciò che devi.

Ascolterò quel che hai da dire ad un compagno di classe con cui non avevi molta confidenza a scuola e che da dopo il diploma non ha ricordo di te.

“Penso di essere innamorato.”

“...”

“Dico sul serio. La cosa mi sta sconvolgendo. In questi ultimi mesi non riuscivo a pensare ad altro, sia nel sonno, che da sveglio.”

“...”

“Sono arrivato al punto che non riesco più a concentrarmi o a fare nient’altro. No, non è del tutto vero. Riesco ancora a dedicarmi ai miei studi e alle attività del Club. Grazie a ciò, i miei voti sono in effetti migliorati e mi ci è voluto meno di un anno per diventare un membro fisso della mia squadra.”

“...”

“Tutto questo è stato alimentato dal mio amore. Capisci Kyon? Sono profondamente molto turbato. Dopo aver cercato il tuo numero di casa sull’annuario delle medie, hai idea di quanto io abbia esitato prima di chiamarti? Anche adesso, sto tremando. Questo è amore. E’ l’incredibile potere dell’amore che mi ha costretto a chiamarti. Spero che tu capisca.”

“Ma, Nakagawa...”

Mi inumidii le labbra. Un sudore freddo colava giù per la mia fronte.

Oddio, non avrei mai dovuto rispondere al telefono…

“Mi dispiace, ma dubito di poter accettare il tuo amore…Tutto quel che posso dire è che mi dispiace. Sul serio, non ti posso promettere nulla.”

Penso possiate pure tranquillamente dire che un vero e proprio brivido gelido mi era sceso lungo la spina dorsale.

Ora, lasciate che vi dica esattamente come stanno le cose: io sono un normalissimo maschio eterosessuale. Il mio interesse per quelli “della stessa sponda” ha lo stesso peso di un colibrì, ossia, in altre parole, non esiste affatto. Anche subcoscientemente o in stato d’incoscienza il mio orientamento è sempre stato “etero”. Capito? Non ho forse ragione? Il mio corpo andrebbe in escandescenze soltanto se pensassi ad Asahina. Se Koizumi mi avesse telefonato dicendomi cose del genere, a quest’ora avrei già riagganciato. A proposito, non sono nemmeno bisessuale. Mi sono spiegato bene?

Mentre la mia mente era piena di frasi intrise di retorica che non sapevo bene a chi riferire, continuai a parlare al cordless:

“Quindi, Nakagawa, possiamo comunque rimanere amici, ma...”

Nonostante in realtà non ci fosse nulla tra noi che potesse definirci esattamente come “amici”.

“Non penso di poter essere capace di impegnarmi in una relazione sentimentale, scusami. Questo è tutto. Se cerchi una storia d’amore, prova invece alla scuola maschile in cui stai studiando perché io intendo vivere una normale vita da liceale. Mi ha fatto piacere risentire la tua voce dopo tanto tempo. Se dovessimo di nuovo incontrarci ad un raduno dei compagni delle medie, fingerò di non ricordarmi di questa conversazione e continuerò a trattarti con rispetto. E neppure dirò a nessuno di questa storia, quindi ciao ed arrivederci...”

“Aspetta un attimo, Kyon!” disse Nakagawa parendo stupito,

“Di che stai parlando? Non fraintendermi, non sei tu la persona di cui sono innamorato. Comunque, da dove l’hai tirata fuori un’idea del genere? E' terribile!”

E allora per quale motivo hai menzionato tutte quelle cose romantiche? Se non le hai dette per me, allora a chi erano rivolte?

“A dir la verità non conosco il suo nome. So solo che è una ragazza della North High…”

Sebbene non avessi del tutto capito cosa stesse dicendo, tirai un sospiro di sollievo, come un soldato in trincea sul campo di battaglia sollevato nell’udire che era stata stipulata una tregua. Non c’era niente di più terrificante che ascoltare una confessione amorosa da parte di un ragazzo…o almeno, per me è così.

“Potresti per favore essere più preciso? Di chi sei innamorato?”

C’è un limite anche al parlare così confusamente. Sto quasi per includerti nella lista dei numeri da ignorare automaticamente, sai? Tra l’altro, che aveva questo tipo per la testa? Parlare di amare qualcuno già al primo anno di liceo… Anche se fosse vero amore, sarebbe comunque piuttosto imbarazzante dire in giro chi ti piace.

“E stato in primavera…un qualche giorno di Maggio.”

Nakagawa iniziò a richiamare i propri ricordi, parendo al tempo stesso parecchio nostalgico:

“Quella ragazza stava passeggiando con te. Basta solo che io chiuda gli occhi perché la sua immagine appaia nella mia mente. Ah…il suo aspetto è semplicemente adorabile, assolutamente splendido. Ma non c’è solo questo, ho anche visto un’aura luminosa dietro alla sua schiena. Non è stata un’illusione ottica, in realtà era qualcosa di così sacro e puro come i cieli che risplendono sopra la Terra...”

I suoi ricordi suonavano come certe pericolose allucinazioni dovute a delle droghe.

“Rimasi completamente stordito. Era un sentimento che non avevo mai provato in tutta la mia vita, come se una corrente elettrica avesse appena attraversato il mio intero corpo…No! Fu come se fossi rimasto folgorato da un potentissimo fulmine. Poi rimasi lì immobile per ore, come se avessi del tutto perso la cognizione del tempo. Ora che tornai in me, si era già fatto buio. E fu allora che capii: questo è amore!”

Mettiamoci un attimo a riordinare in modo logico i deliri di Nakagawa, causati dal “ceppo d’Andromeda”. [citazione del romanzo bestseller “Il ceppo d’Andromeda” di Michael Crichton, da cui nel 1971 fu tratto un film, dove si parla di un morbo letale di origine extraterrestre che provoca la morte creando rapidamente trombosi del sangue, causando inoltre comportamenti folli nelle vittime infettate].

Stando a ciò che mi ha raccontato, mi aveva visto lo scorso Maggio camminare assieme a qualcuno, che risultava essere una ragazza della North High….in tal caso il numero dei sospettabili si riduceva drasticamente. Il numero di ragazze che avevano mai passeggiato lungo le strade con me e Haruhi era molto esiguo, e non sto bluffando. Se la ricerca era limitata alle sole ragazze della North High, allora mia sorella era da escludere dall’elenco e questo faceva sì che rimanessero solo le tre ragazze della SOS Dan.

Questo significa che...

“Tutto questo è stato stabilito dal destino.”

Nakagawa continuava a crogiolarsi nel suo momento di gloria:

“Sai, Kyon? Non avevo mai creduto a cose fantasiose come l’amore a prima vista. Io stesso mi consideravo essere una persona materialista. Eppure, è arrivato così all’improvviso e mi ha spalancato gli occhi. Questo è veramente amore a prima vista, Kyon!”

Perché dovrei starmene ad ascoltare i tuoi deliri?Amore a prima vista? Penso che tu abbia avuto uno strato di prosciutto sugli occhi…

“N, no... non è vero!”

Sembrava che quel tipo fosse piuttosto sicuro del fatto suo.

“Non sono il genere di persona che si fa incantare dal solo aspetto di una ragazza, perché quel che conta maggiormente è il suo carattere, quel che ha dentro. Sono riuscito a vedere fin nel suo animo con un unico sguardo, e mi è bastato. Quella straordinaria esperienza mi ha fatto un’impressione talmente grande e profonda che sarà impossibile riuscire mai a rimpiazzare. Purtroppo, non riesco ad esprimere tutto ciò tramite parole e tutto ciò che posso dire è che mi sono innamorato. No, mi sto ancora innamorando….lo capisci Kyon?”

Era proprio quello che non capivo.

“Lascia perdere e passiamo oltre..”

Decisi di porre fine alle interminabili farneticazioni di Nakagawa:

“Hai detto di essere stato colpito dal fulmine scagliato da quella ragazza quando era ancora Maggio, giusto? Ora è già inverno e sono passati sei mesi. Mi spieghi allora cosa hai fatto in tutto questo tempo?”

“E’ questo il punto, Kyon, ed ora che l’hai menzionato mi sento ancora più depresso. Nei mesi scorsi mi sono sentito perduto, senza sapere esattamente cosa fare. La mia mente non ha più trovato pace da allora, dato che i miei sentimenti non riuscivano a trovare un modo per placare il mio stato d’animo. Ho pensato per tutto il tempo se potessi essere un buon compagno per quella ragazza. Ad essere sincero, Kyon, è solo di recente che ho pensato di contattarti. E’ solo perché stavi camminando accanto a lei che mi sono ricordato di te e ho deciso di cercare sull’annuario delle medie il tuo numero di telefono. La sua bellezza era talmente abbagliante che nessuna ragazza mi ha mai fatto impazzire così tanto!”

Per perdere del tutto la ragione per una ragazza di cui non sai neanche il nome e rimanerci completamente sconvolto per quasi metà anno, non ti sembra che la tua ossessione sia francamente un tantino preoccupante?

Asahina, Haruhi, Nagato…ciascuna delle loro facce iniziò ad apparirmi nella mente. Decisi di andar dritto al punto. A dir la verità avevo già avuto da parecchio l’impulso di riattaccare, ma a giudicare da quanto Nakagawa sembrasse gravemente intossicato d’amore, se avessi riagganciato avrei poi dovuto fronteggiare una massiccia controffensiva di continue sue altre chiamate.

“Descrivimi l’aspetto della ragazza per cui ti sei preso una cotta.”

Nakagawa divenne silenzioso per un pò...

“Aveva i capelli corti.” disse, come se stesse frugando attentamente trai suoi ricordi.

“E portava gli occhiali.”

Ah.

“L’uniforme della North High sembrava fosse stata fatta apposta per lei. Era splendida con indosso quella.”

Uh-huh.

“Ed era completamente avvolta in quell’aura scintillante.”

Bhé, al riguardo non ne so molto, ma…

“Intendi Nagato?”

Era stata veramente una sorpresa.

All’inizio credevo che la persona che aveva fatto impazzire Nakagawa potesse essere Haruhi oppure Asahina-san, ma non avrei mai pensato che potesse trattarsi di Nagato.

Indubbiamente Taniguchi ha parecchio occhio nel valutare le ragazze che gli piacciono.

La prima volta che la vidi pensai che fosse solo una strana e muta bambola antica seduta nella stanza del Club di Letteratura, e non avrei mai immaginato che potessero esistere così tante persone con gusti talmente raffinati in fatto di ragazze.

Ovviamente, le mie opinioni su Nagato erano enormemente cambiate da allora, specialmente negli ultimi mesi.

“Dunque il suo nome è Nagato, eh?”

La voce di Nakagawa iniziava a sembrare elettrizzata:

“Come lo si scrive? Puoi per favore dirmi il suo nome completo?”

Nagato Yuki. Nagato proprio come è scritto sulla corazzata omonima [la corazzata Nagato fu una celebre nave da guerra della Marina Imperiale Giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale, nota soprattutto per essere stata la nave-comando dell’ammiraglio Isoroku Yamamoto durante l’attacco a Pearl Harbour] e Yuki come in “avendo speranza”.

“...E’ un bel nome. Col suo cognome uno pensa subito alla maestosa corazzata Nagato, mentre il nome Yuki simbolizza che c’è speranza…Nagato Yuki…come pensavo, un nome semplice e chiaro, pieno di significato. Elegante, ma senza essere pomposo o di maniera. E’ proprio come avevo immaginato che fosse!”

Scusa, come credevi che fosse? Che idea ti puoi far di una persona con una sola, semplice occhiata? Hai detto che dai importanza solo al carattere, posso allora chiederti che relazione c’è tra l’animo di una persona e il concetto di amore a prima vista? Come puoi sapere com’è veramente una persona giudicando, con un solo sguardo?

“Lo so e basta, tutto qui.” disse come se fosse una cosa ovvia. Il suo senso di sicurezza iniziava a dare sui nervi….

“Non è una semplice impressione. Non importa quale sia il suo aspetto o che genere di personalità abbia: lei comunque possiede una sorta di bellezza razionale, di questo sono assolutamente certo. Ho visto in lei la sapienza, la saggezza e la logica che si potrebbero attribuire ad una divinità. Lei è il genere di ragazza intellettuale che uno potrebbe non riuscire mai ad incontrare nell’intero arco della propria vita.”

Penso proprio che dopo controllerò sul dizionario la definizione esatta della parola “intellettuale”, ma le domande che avevo nella mente erano ancora rimaste senza risposta:

“E’ questo che non capisco. Come puoi sapere se lei abbia uno spirito nobile, avendola guardata soltanto una volta? Non ci hai neppure parlato, l’hai solo vista standotene lontano!”

“Semplicemente lo so. Ecco perché sono così disperatamente innamorato di lei!”

Perché dovrei starti a sentire mentre straparli ad alta voce!?

“Ringrazio veramente Dio per quella volta. Mi vergogno di non averci mai creduto, prima. Da allora ogni settimana vado regolarmente ad un vicino tempio a pregare e a volte vado anche in qualche chiesa, sia protestanti che cattoliche.”

Pregare ovunque e ad ogni cosa così alla cieca denota ancora meno fede che il non credere affatto.

Inoltre, non è detto che tu ottenga dei risultati ogni singola volta che preghi. Scegliti una divinità e pregala costantemente, piuttosto.

“Sì, hai ragione.” replicò Nakagawa distrattamente.

“Ti ringrazio Kyon. Grazie a te ora mi sento ancora più determinato. Da ora in avanti pregherò solo una dea: la Dea Nagato Yuki. Sarà la mia sola dea, alla quale darò devotamente tutto il mio amore, senza nessuna riserva…”

“Nakagawa…”

Dato che sarebbe andato avanti ancora ed ancora, lo interruppi velocemente.

Un po’ perché tutto mi sembrava fin troppo esagerato, e un pó perché per vari motivi stavo iniziando ad irritarmi…

“Dunque, che vuoi? Ho capito perché mi hai chiamato, ma poi? Che altro c’è? No perché, sai, non c’è nessuna utilità nel venire a raccontare a me del tuo amore per Nagato…”

“Ho bisogno di te per consegnare un messaggio.” disse Nakagawa.

“Spero che tu possa darle un mio messaggio. Ti prego, tu sei il solo che possa aiutarmi. Dato che camminavi accanto a lei, devi esserle piuttosto legato, no?”

In un certo senso ha ragione. Siamo entrambi membri della SOS Dan, ed ancora adesso ce ne stiamo felicemente a ruotare come satelliti attorno al centro di gravità di Haruhi.

Inoltre, tra parentesi, la Nagato che Nakagawa aveva visto passeggiare con me lo scorso Maggio era la sua vecchia versione occhialuta. Capisco…quindi quell’episodio si riferiva alla prima Caccia ai Misteri della SOS Dan, della volta in cui andai alla biblioteca assieme a Nagato. Che nostalgia…rispetto ad allora, la mia conoscenza di lei era aumentata di centinaia di volte, così tanto che cominciavo a chiedermi se non fossi arrivato a saperne fin troppo sul suo conto.

Con questi ricordi per la testa, chiesi a Nakagawa: “Ecco, hai appena ricordato di avermi visto camminare assieme a Nagato…”

A dire la verità, mi sentivo a disagio nel fare questa domanda:

“…ma perché hai semplicemente ritenuto che fossi solo un suo conoscente, un amico? Non hai pensato che forse stavo uscendo con lei ad un appuntamento?”

“Assolutamente no.”

Nakagawa non fece una piega:

“Tu sei il tipo che ha un debole per ragazze più strane, più…eccentriche. Come quella là durante il nostro terzo anno alle medie…come è che si chiamava? Non uscivi mica con quella tipa misteriosa?”

Tu, in qualità di amante di Nagato, sei la persona meno qualificata per fare commenti sulle mie preferenze. Mi sentii improvvisamente come se avessi perso l’equilibrio, ma era del tutto ovvio che aveva del tutto frainteso la faccenda. Ah sì, anche Kunikida aveva capito male: io con quella ragazza ero solo amico e, ora che ci penso, non ci siamo più incontrati da quando abbiamo preso il diploma.

Qualche volta, ogni pochi giorni, mi capita di ripensare a lei e mi chiedo se per caso dovrei mandarle un biglietto d’auguri di Buon Anno…

Per qualche strano motivo, mi sentivo come se mi stessi scavando la fossa con le mie stesse mani.

Forse era meglio cambiare argomento: “Allora, cosa vuoi che le consegni? Un invito ad un appuntamento? O vuoi che chieda il suo numero di telefono? Sono sicuro che questo per me sarebbe un favore da poco…”

“No.”

La risposta di Nakagawa non accettava repliche: “Ora come ora, io non sono nessuno. Come posso presentarmi davanti a lei in queste condizioni? Non sono semplicemente all’altezza, ecco perché…” Si interruppe per una frazione di secondo: “Per favore, puoi dirle…di aspettarmi.”

“Fino a quando?” chiesi.

“Di aspettare che io mi dichiari. Funzionerà? Perché io ora non sono che un liceale del primo anno con nessuna esperienza sociale o lavorativa.”

Bhe, io non sono certo molto diverso da te.

“Così non va bene. Ascoltami, Kyon. D’ora in poi ho intenzione di impegnarmi molto seriamente. No, la verità è che lo sto già facendo. Di questo passo coi miei voti potrò essere abbastanza qualificato per potermi iscrivermi ad un’università statale.”

Bene, è una buona cosa avere degli obiettivi a lungo termine.

“Ho intenzione di fare una specializzazione in Economia. Una volta che sarò all’università continuerò a studiare con impegno e cercherò di essere il migliore trai diplomati alla North High . Una volta finiti gli studi, non mi farò assumere da qualche grossa compagnia, ma cercherò un lavoro in una piccola o media impresa.”

Di certo sa parlare bene e sembra quasi che tutto quel che ha detto possa accadere realmente. Se qualche spirito dovesse sentirlo dire cose del genere, riderebbe talmente tanto da farsi venire un’ulcera allo stomaco.

“Ma non mi accontenterò di essere una persona qualunque. Dammi tre anni…no, me ne basteranno solo due, e acquisirò le conoscenze necessarie per iniziare un mio business.”

Non ho alcuna intenzione di fermarti, quindi continua pure coi tuoi progetti e prova a realizzarli. Se per allora dovessi avere dei problemi con la mia carriera, ti dispiacerebbe se venissi a lavorare per te?

“Dopo di che, alla compagnia che avrò creato serviranno cinque anni…no, cercherò di sistemare tutto in tre anni, e a quel punto l’azienda verrà elencata nella Seconda Sezione di Topix [acronimo con cui è generalmente noto il “Tokyo stock Price IndeX, il più importante indice delle imprese quotate sul mercato azionario giapponese].

Il tasso annuo di crescita previsto sarà almeno del 10%, e ci sarà un margine di profitti netti.”

Faticavo a cercare di seguire lo schema di ragionamento di Nakagawa, ma lui sembrava essere sempre più eccitato man mano che proseguiva:

“Per allora, sarò anche in grado di prendermi una pausa, perché tutti i preparativi saranno ormai completati.”

“Preparativi per cosa?”

“Per dichiararmi a Nagato.”

Mi ammutolii come se io fossi un mollusco oceanico e le parole di Nakagawa fossero invece una corrente impetuosa di grosse onde dirette ad infrangersi verso di me.

“Ho ancora due anni prima di riuscire a prendere il diploma, e quattro per laurearmi all’università. Il mio tirocinio lavorativo durerà una paio di anni, mentre ce ne vorranno altri tre per fondare una compagnia e farla fruttare. Il tutto dà un totale di undici anni, anzi no, arrotondiamo per difetto a dieci. Ecco, in dieci anni io diventerò un grande imprenditore…”

“Ma sei fuori?”

Credo che voi tutti possiate capire perché divenni improvvisamente così sgarbato. Quale ragazza sana di mente lo avrebbe aspettato per dieci anni? Senza contare che la ragazza in questione non l’aveva incontrato neppure una volta. Ritrovandosi con un tipo che le chiedeva di attenderlo per dieci anni, se lei veramente dovesse accettare senza neanche stare a pensarci, di sicuro non sarebbe una ragazza di questo mondo. Il che, sfortunatamente, nel caso di Nagato vale proprio alla lettera.

Mi morsi la lingua e aspettai.

“Dico davvero.”

Quel che è peggio è che sembrava davvero parlare sul serio:

“Ho intenzione di scommettere la mia intera vita su questo progetto, perché intendo veramente realizzarlo.”

Se i suoni fossero lame, allora la sua voce sarebbe suonata come se avesse potuto tagliare diverse sbarre di metallo con un colpo solo.

E ora cosa dovrei fare per chiudere questa faccenda?

“Ecco…Nakagawa…”

Mi apparve nella mente l’immagine di Nagato che leggeva silenziosamente i suoi libri.

“Questa è solo la mia opinione personale, ma Nagato ha parecchi ammiratori segreti. Così tanti che lei ne è già esasperata. Mi congratulo con te per il tuo buon gusto nell’aver scelto Nagato, ma per il momento lei ha intenzione di rimanere single e le probabilità che lei possa aspettarti per dieci anni sono prossime allo zero.”

In realtà mi stavo inventando tutto, perché come facevo a sapere cosa sarebbe successo nell’arco di dieci anni? Non ero sicuro nemmeno riguardo al mio stesso futuro.

“Inoltre, una cosa così importante andrebbe detta di persona a Nagato stessa. Per quanto io sia riluttante a farlo, posso comunque aiutarti ad organizzare un incontro con lei. Siamo nelle vacanze invernali ora, quindi non dovrebbero esserci problemi nel chiederle di trovare un’ora da dedicare a far la tua conoscenza.”

“Non posso farlo.”

Il tono di voce di Nakagawa si affievolì improvvisamente:

“Ora come ora, non credo di essere capace di incontrarla. Se vedessi il suo viso, sverrei all’istante. A dirla tutta, di recente mi è capitato di vederla in lontananza, stavolta appena fuori dal supermercato della stazione….sebbene fosse buio ero riuscito a riconoscere la sua sagoma ed ero rimasto istantaneamente folgorato, rimanendo immobile in piedi finché il supermercato non chiuse. Se dovessi incontrarla direttamente…le conseguenze potrebbero essere imprevedibili!”

Oh cavolo, Nakagawa era rimasto completamente infettato dal virus dell’amore.

Aveva addirittura programmato tutto per i suoi prossimi dieci anni, tanto per dare l’idea di quanto la sua malattia fosse grave.

Anche se esistesse una cura, sarebbe applicabile solo dopo che lui dovesse restare scioccato incontrando direttamente la ragazza aliena, per poi sentirsi rifiutare e vederla andare via.

Inoltre, era già andato tanto a fondo nella faccenda al punto da chiamare un persona che conosceva a malapena e commiserare la propria agonia.

Cosa ancora più inquietante, era impossibile prevedere la prossima cosa che avrebbe detto.

Dovevo già sopportare Haruhi, ed ora Nagato mi aveva appena portato un’altra persona seccante con cui avere a che fare!

Sigh.

Sospirai volutamente ad alta voce, in modo che Nakagawa potesse sentire.

“Bene, più o meno ho già capito. Ora ripetimi solo cosa vuoi che io dica a Nagato.”

“Grazie, Kyon.”

Nakagawa pareva essermi estremamente grato:

“Ti inviteremo di sicuro al nostro matrimonio. Ti chiederò di scrive un discorso per noi e sarai il primo ad avere la parola. Non ti dimenticherò mai per tutto il resto della mia vita. Se mai te la sentissi di costruirti una fama assieme a me, farò in modo che ci sia sempre un posto per te nella mia azienda.”

“No grazie, ora sbrigati e basta!”

Ascoltai l’irritante voce carica d’ansia di Nakagawa, mentre appoggiavo il telefono sulla spalla e al tempo stesso afferravo un pezzo di carta vuoto.


Il pomeriggio del giorno seguente, mi inerpicai tranquillamente su per la salita che dava alla North High.

Man mano che l’altitudine aumentava, il bianco vapore che fuoriusciva dalla mia bocca diventava sempre più visibile.

Il motivo per cui stavo andando a scuola nel bel mezzo delle vacanze invernali era che quel giorno l’SOS Dan teneva la sua abituale riunione.

Oggi era inoltre la giornata in cui avremmo dovuto fare un pò d'ordine e di pulizie nella stanza del nostro Club.

Asahina ogni tanto puliva il pavimento, ma la seconda legge della termodinamica [principio della termodinamica classica che si fonda sull'introduzione di una nuova funzione di stato, l'entropia e di due postulati che ne regolano le caratteristiche, enunciati uno da Clausius e l’altro da Kelvin.], secondo la quale l’entropia totale di un sistema termodinamico isolato tende ad aumentare nel corso del tempo, si applicava anche al nostro caso.

Nella stanza del Club era stato portato, a poco a poco, ogni genere di roba e di cose inutili, creando una specie di caos organizzato, e la colpevole responsabile di tutto questo altri non era che Haruhi, che avrebbe preso con sé qualunque cosa le fosse in qualche modo piaciuta.

Per non parlare di Koizumi che portava un gioco da tavolo dietro l’altro; di Nagato che portava nell’aula un numero sempre maggiore di spessi libroni che poi leggeva alla stessa velocità di una freccia saettante nell’aria, e anche di Asahina, che ogni giorno tentava di preparare il thè perfetto….

In altre parole, tutti quanti, eccetto me, erano colpevoli.

Se avessimo lasciato le cose così, l’ambiente sarebbe diventato troppo caotico, e così avevo suggerito che fosse ora che ciascuno riportasse a casa la propria roba, ad eccezione, al massimo, del guardaroba da cosplayer di Asahina.

“Che seccatura!.”

Non riuscivo assolutamente a camminare con passo calmo per via di un pezzetto di foglio d’appunti che eccezionalmente si trovava nella mia tasca.

Quel foglio conteneva la dichiarazione d’amore per Nagato, dettata parola per parola da Nakagawa.

Era così ridicola e da cerebrolesi che dovetti trattenermi più volte dal gettare via la penna mentre scrivevo.

Le uniche persone che ritengo siano in grado dire cose così imbarazzanti senza provare il minimo imbarazzo, sarebbero dei truffatori professionisti; e non riesco proprio ad immaginarmi nessun altro. Aspettare per dieci anni?…Ma per favore!

Avanzando nel freddo vento di montagna, arrivai al familiare complesso scolastico.


Quando arrivai all’edificio dove erano situate tutte le aule dei club, ero in anticipo di un’ora per l’incontro.

Non l’avevo fatto per la regola secondo cui l’ultimo arrivato avrebbe dovuto pagare le consumazioni a tutti, perché tale regola si applicava solo durante le nostre attività all’aperto.

La sera prima al telefono Nakagawa, prima di buttare giù, aveva detto:

“Non scrivere giù quello che ti ho detto per poi darglielo semplicemente da leggere, perché a quel punto ne saresti un sostituto autore. Chissà, potrebbe anche non volerlo leggere, per questo devi recitarle interamente la cosa di persona, usando lo stesso tono pieno di passione che ho appena usato…”

Quella era stata la richiesta più ridicola che avessi mai udito.

Non c’era nessun motivo per cui io debba farmi prendere in giro da quell’idiota, né ero così ingenuo da permettergli di farlo. Tuttavia l’avermi sinceramente implorato, unito al fatto che di solito sono una brava persona, avevano fatto sì che non ero riuscito a dirgli di no rifiutandogli il mio aiuto.

Se fossi andato un’ora prima, gli altri membri della Brigata in teoria non avrebbero ancora dovuto esserci, eccetto per la solita, onnipresente e sempre affidabile Interfaccia Umanoide Vivente: Nagato Yuki.

Dopo aver bussato educatamente ed aver udito una silenziosa risposta, aprii la porta.

“Ehilà ciao!”

Mi domandai se per caso così non sembrassi troppo innaturale.

Il mio cervello mi costrinse a riformulare la frase:

“Ehi, Nagato. Sapevo che ti avrei trovato qui.”

All’interno della stanza, riempita dal gelo invernale, Nagato sembrava una bambola a grandezza naturale, dalla quale nessuno sarebbe riuscito a rilevare alcun calore o segno di vita, che se ne stava tranquillamente seduta e leggeva uno grosso mattone su una qualche sorta di malattia.

“...”

La sua faccia da poker mi fissò vacua.

Alzò leggermente un braccio, come se volesse toccarsi la fronte, ma poi lo riabbassò di nuovo.

Quel movimento dava l’impressione che intendesse sistemarsi gli occhiali, sebbene Nagato ora non li indossasse più.

Ero stato io a dirle che stava meglio così, e da allora aveva deciso di rimanere senza senza.

Quindi, perché quel gesto? Le era per caso tornata l’abitudine che aveva sei mesi prima?

“Gli altri non sono ancora arrivati?”

“No.”

Nagato rispose concisamente poi fece tornare subito lo sguardo fisso sulla pagina, scritta così fittamente che quasi non c’era nessuno spazio tra una parola e l’altra. Era il tipo di persona che considerava un gran spreco di tempo il restarsene senza fare qualcosa?

Camminai rigidamente fino alla finestra e diedi un’occhiata al cortile centrale sottostante, visibile da lì. Dato che oggi era vacanza, la scuola era quasi deserta. Attraverso il vetro si potevano sentire in lontananza le voci di alcuni dei membri più resistenti al freddo dei vari club sportivi.

Mi misi in piedi di fronte a Nagato. Era la solita Nagato, con la sua pelle candida e il suo viso inespressivo, proprio come sempre.

Ora che ci penso, era da un bel pò di tempo che non abbiamo tra noi una quattrocchi.

Chi può dire se per caso Haruhi non pensi di sequestrarne un’altra solo per operare una ricollocazione dell’intero organico?

Pensai a questi discorsi inutili, mentre estraevo dalla tasca il foglietto, piegato con cura:

“Nagato, c’è qualcosa che ti devo dire.”

“Che cosa?”

Nagato voltò una pagina con le punte delle dita, io feci un bel respiro e dissi:

“Uno tipo idiota mi ha detto che tu gli piaci e ho deciso di sostenerlo, aiutandolo a fare la sua confessione d’amore. Bhè? Vuoi sentirla?”

Secondo il mio piano, nel momento stesso in cui ora Nagato dirà “no”, inizierò a fare a pezzi il pezzo di carta.

Eppure, Nagato continuava semplicemente a fissarmi senza dire una parola.

Improvvisamente i suoi occhi di ghiaccio mi sembrarono pieni di calore, come se si fossero appena sciolti diventando acqua… l’inizio del mio discorso era stato così d’effetto?

“...”

Nagato strinse le sue labbra sottili e mi guardò come farebbe un chirurgo che stesse esaminando un suo paziente: “Ah, è così?”

Mormorò lentamente queste tre parole, continuando a fissarmi senza nemmeno sbattere le palpebre.

Siccome mi sembrava che lei stesse aspettando che io proseguissi, non ebbi altra scelta che aprire il foglietto ed incominciare a recitare la confessione amorosa di Nakagawa:

“Oh mia Somma Dea Nagato, in veste di Vostro più devoto e sincero seguace, sono così ricolmo d’angoscia che posso esprime la mia adorazione per Voi soltanto in questo modo. Possa la Dea perdonare la mia insolenza. Infatti, fin dal momento che ho posato gli occhi su Vostra Santità…”

Nagato continuava a fissarmi rimanendo muta.

Ma dei due ero io quello a sentirsi sempre più a disagio.

Mentre leggevo la sconcertante dichiarazione di Nakagawa, l’intera cosa mi sembrava semplicemente sempre più stupida.

Ma che diavolo stavo facendo? Mi ero bevuto il cervello?

Il racconto di Nakagawa terminava con lui che aveva comprato un’enorme casa in periferia e conduceva una vita idilliaca e felice con due bambini e un cane bianco.

Mentre leggevo questa specie di diario del futuro, notai che Nagato mi fissava silenziosamente. Tutto ad un tratto, ebbi la sensazione di star facendo qualcosa di dannatamente idiota.

Perché mai ho accettato di fare una cosa simile?

Smisi di declamare.

Se continuassi a leggere questi deliri, finirei col diventare pazzo anch’io.

E’ poco probabile che io e Nakagawa potremmo diventare grandi amici, dato che non andrei mai in giro con qualcuno anche solo lontanamente capace di concepire delle frasi tanto sdolcinate.

Ora capisco anche perché alle medie ci conoscevamo appena…

Dopo un colpo di fulmine, ha covato i suoi sentimenti per quasi sei mesi, prima di chiedermi improvvisamente di essere il suo messaggero e come se non bastasse il messaggio che mi ha affidato è una dichiarazione d’amore totalmente ridicola.

Sigh, era proprio un caso senza speranze.

“Lasciamo stare. Comunque, il tono generale della lettera è pressapoco questo. Credo che tu abbia più o meno afferrato l’idea, no?”

Nagato disse semplicemente:

“Ho capito.”

Poi annuì.

L’ha capito sul serio?

La fissai e lei fissò me di rimando.

Il tempo si mise lentamente a scorrere senza che succedesse nulla, come se i suoni del silenzio avessero messo le ali e si fossero messi a svolazzare tutt’intorno a noi...

“...”

Nagato piegò lentamente il collo, ma a parte quello non fece altro, sebbene continuasse a guardarmi.

Um….e adesso?

Dovrei mettermi a parlare, eh?

Mentre passavo mentalmente in rassegna tutto il mio vocabolario per decidere che cosa dire…

“Ho recepito il messaggio che mi hai trasmesso.”

Il suo sguardo non si mosse di un millimetro.

“Ma non posso esaudire la sua richiesta.” disse col suo abituale modo di fare calmo e controllato.

“Non posso garantire che il mio meccanismo di autoregolamentazione possa continuare a rimanere stabile per i prossimi dieci anni.”

Una volta terminata la frase, strinse nuovamente le labbra.

Non aveva cambiato espressione o distolto lo sguardo da me neanche per un solo istante.

“No...”

Fui io il primo a muovermi, fingendo di scuotere la testa solo perché potessi smettere di fissare quegli occhi scuri che parevano fossero sul punto di risucchiarmi al loro interno…

“Hai ragione. Dieci anni è un periodo fin troppo lungo.”

Nonostante in quella confessione d’amore il problema non riguardasse solamente l’eccessiva durata del tempo d’attesa richiesto, tirai ugualmente un sospiro di sollievo.

Per spiegare in parole povere da dove mi venisse una tale sensazione, semplicemente non volevo vedere Nagato diventare intima con Nakagawa o con qualche altro scemo dello stesso stampo. E non nego che ho ancora per la testa certe ricordi di quell’altra Nagato che avevo avuto modo di vedere quando Haruhi era scomparsa. Nakagawa non era poi così male, anzi poteva addirittura essere classificato come un bravo ragazzo, ma non riuscivo assolutamente a liberarmi dell’immagine di quella Nagato che, con aria preoccupata, mi tirava delicatamente per la manica.

“Mi dispiace, Nagato.”

Accartocciai il pezzo di carta, facendone una palla bitorzoluta:

“E’ colpa mia. Non avrei dovuto farmela dettare parola per parola e avrei dovuto anche rifiutare la sua richiesta riattaccando il telefono. Per favore, fa finta che non sia successo niente. Io dirò due paroline a quell’idiota. Ah, non ti preoccupare, non credo proprio che sia quel genere di maniaco che potrebbe iniziare a spiarti in continuazione.”

Però, se Asahina-san all’improvviso si mettesse assieme ad un ragazzo, probabilmente lo pedinerei tutto il giorno…

Huh? Capisco, dunque era così che stavano le cose…

Ora finalmente avevo capito quale fosse quella sensazione sgradevole che avvertivo nel cuore.

Sia nel caso di Asahina-san che di Nagato, non riuscivo affatto a sopportare l’idea di un qualche ragazzo che si mettesse tra me e loro! Era tutto così semplice. Ecco perché prima mi sentivo così sollevato. Credo proprio di essere un tipo facile da capire…

Eh? Mi chiedete cosa penso invece riguardo ad Haruhi? Ah bhè, se si tratta di quella ragazza, allora non sono per nulla preoccupato: normalmente Haruhi ignorerebbe del tutto qualsiasi ragazzo osasse venirle dietro. E anche nell’ipotesi remota che un giorno il cielo dovesse cadere e Haruhi iniziasse a frequentare qualcuno, a quel punto lei non sarebbe più impegnata a cercare alieni e viaggiatori del tempo. Il che sarebbe di sicuro una gran notizia per l’intero pianeta e sono sicuro che Koizumi sarebbe entusiasta nel veder drasticamente diminuire il suo carico di lavoro.

Dopo di che, la parte turbolenta e surreale della mia vita potrebbe definitivamente dirsi conclusa.

Forse quel giorno arriverà veramente, ma di sicuro non sarà ora.

Aprii la finestra dell’aula.

La brezza invernale, che era così fredda e tagliente che avrebbe potuto aprirmi una piccola ferita sul dito, si scontrò con l’aria calda proveniente dall’interno, che era riscaldata dalla nostra temperatura corporea.

Sporsi il braccio e lanciai il foglio appallottolato, che tenevo in mano, più lontano che potei.

Il pezzo di carta volò lentamente seguendo il vento e atterrò in silenzio sulla larga collinetta erbosa adiacente il passaggio che collegava il complesso scolastico principale con quello dove erano situate le sedi dei club.

Credevo che presto sarebbe finito sospinto in uno dei canali di scolo e che si sarebbe poi decomposto assieme alle foglie cadute, ritornando a far parte del ciclo naturale…

Ma immaginavo male!

“Oh cavolo!”

C’era una persona che stava passando proprio lungo quella strada e che aveva improvvisamente cambiato direzione dirigendosi verso la collinetta.

Quella ragazza si voltò e mi fissò come se avessi appena gettato giù una cicca di sigaretta e si mise a raccogliere da terra il pezzo di carta.

“Ehi! Non raccoglierlo! E neppure leggilo!”

Ignorando le mie vane proteste, raccolse il rifiuto, cosa che nessuno le aveva chiesto di fare, poi si mise ad lisciare il foglio spiegazzato e malconcio ed infine iniziò silenziosamente a leggerlo.

“...”

Nagato continuò a fissarmi senza dire una parola.

Prendiamoci ora una piccola pausa per esaminare i seguenti interrogativi:

 D1. Cosa c’era scritto su quel pezzo di carta?
 R1. Una dichiarazione d’amore per Nagato.


 D2. Di chi era la calligrafia su quel foglio?
 R2. Era la mia.


 D3. Cosa penserebbe un estraneo se leggesse quella roba?
 R3. Probabilmente fraintenderebbe.


 D4. E allora, cosa penserebbe Haruhi se dovesse leggerlo?
 R4. Non voglio nemmeno saperlo…


E così, Haruhi lesse a fondo il foglio per qualche minuto, poi sollevò la testa e mi rivolse uno sguardo tagliente, rivelando nel contempo un sorrisetto malvagio che appariva decisamente sinistro, come se stesse tramando qualcosa di molto spiacevole.

...come pensavo, questa non è proprio la mia giornata!


Dieci secondi dopo, era già entrata nella stanza alla più folle velocità di cui fosse capace e mi stava afferrando per il colletto.

“MA A COSA CAVOLO STAVI PENSANDO!? Sei idiota? Sto per buttarti giù dalla finestra solo per inculcarti in testa un pò di buon senso!” gridò mostrando un sorriso…solo che quel sorriso appariva rigido e un pò forzato.

Se la forza che usò per trascinarmi verso la finestra fosse convertita in pura energia, basterebbe a compensare pienamente il costo giornaliero di un impianto di riscaldamento interno.

Nemmeno i miei convulsi tentativi di darle spiegazioni riuscivano a ridurre l’intensità di quella forza.

“No, aspetta posso spiegare! Stavo aiutando un mio vecchio compagno di classe di nome Nakagawa…”

“Che!? Stai tentando di addossare la colpa a qualcun altro!? Non è forse la tua scrittura, questa?” disse Haruhi minacciosamente, mentre mi trascinava all’indietro, poi iniziò a fissarmi coi suoi occhi grandi quanto delle campane ad una distanza di appena dieci centimetri.

“Prima mi devi lasciar andare, non posso spiegarti nulla in modo decente se continui a tirarmi così..”

Mentre lottavo e mi dibattevo con Haruhi, una quarta persona era arrivata al momento sbagliato.

“EEH!?”

Gli occhi di Asahina-san, mentre se ne stava in piedi fuori dalla porta, erano spalancati e grandi quanto un vassoio da thè.

Coprì con un elegante gesto la propria bocca e disse: “...Um... ho interrotto qualcosa? Mi chiedo se per caso dovrei tornare più tardi…”

In effetti siamo piuttosto impegnati, ma non si trattava di nulla di importante.

Inoltre non c’è niente di divertente nel lottare e divincolarmi con Haruhi, ma sarebbe ben diverso se ci fosse Asahina-san al suo posto…

Ad ogni modo, entra pure. In passato non ho negato neppure una volta ad Asahina-san il permesso di entrare e nemmeno intendo mai farlo.

Senza contare che Nagato se ne sta lì seduta nella stanza come se non stesse succedendo assolutamente nulla, per cui non vedo nessun motivo per cui Asahina-san non possa entrare a sua volta. Se potesse poi darmi una mano a risolvere questo pasticcio, sarebbe addirittura più che benvenuta.

Mentre contemporaneamente sorridevo ad Asahina-san e lottavo con Haruhi…

“Oh!”

…era arrivato l’ultimo membro della Brigata, sporgendo la testa da dietro le spalle di Asahina-san.

“Sono forse arrivato in anticipo?”

Quel tipo fece un caloroso sorriso e si sistemò la scriminatura dei capelli:

“Asahina-san, sembra proprio che siamo arrivati in un momento poco opportuno. Forse dovremmo tornare più tardi quando avranno risolto alcune loro piccole faccende. Ti offrirò anche un caffè al distributore automatico.”

Aspetta un attimo, Koizumi.

Se consideri questa nostra lotta alla stessa stregua di qualche abituale lite domestica tra una coppia sposata, ti suggerisco decisamente di andare a farti decisamente esaminare la vista.

Oh, e non azzardarti a sfruttare questa situazione per avere la possibilità di rapire Asahina-san.

Asahina-san, sul serio…tutto questo non significa niente, quindi non c’è bisogno che ti preoccupi e annuisci dandogli ragione.

Al momento Haruhi stava afferrando la mia maglietta tenendola stretta con tutta la forza di cui disponeva, mentre io le afferravo i polsi.

Di quel passo avrei finito col soffrire di distorsioni ai legamenti, così decisi rapidamente di chiamare rinforzi:

“Ehi! Koizumi! Dove credi di andare? Vieni qui e aiutami!”

“Hmm, e adesso? A favore di chi dovrei schierarmi?”

Koizumi decise di fare il finto tonto, mentre Asahina-san se ne stava paralizzata sbattendo gli occhi in continuazione come un coniglietto terrorizzato e non aveva neppure notato che lui le aveva appoggiato con aria noncurante una mano sulla spalla, tentando di recitare la parte del cavaliere dalla scintillante armatura pronto a salvare la damigella in pericolo.

E cosa stava facendo Nagato?

Diedi un’occhiata e la notai intenta a fare esattamente quel che pensavo stesse facendo: non pareva minimamente turbata e continuava a leggere il suo libro.

Oh, andiamo! E’ solo per causa tua se mi trovo in questo guaio…non potresti almeno dire qualcosa?!

Poi, la presa di Haruhi si fece ancora più stretta e violenta.

“Devo proprio essere cieca come un pipistrello! Non posso credere che ho realmente reclutato nella mia Brigata qualcuno così scemo da scrivere una lettera d’amore tanto stupida! Ora questa cosa mi fa proprio andare in bestia! Ti devi ritirare immediatamente dal Club! Cavolo, mi sento malissimo come se avessi infilato un piede nudo dentro una scarpa piena di scarafaggi!”

Sebbene fosse piena di rabbia, Haruhi riusciva comunque a mostrare un enigmatico sorriso come se non avesse idea di che genere di espressione assumere in una situazione simile:

“Prima di arrivare in questa stanza, avevo già pensato a tredici tipi diversi di punizione! Per prima cosa, dato che a quanto pare ti piace comportarti da gatto in calore, dovrai saltare in cima ad un muro con un pesce essiccato sotto sale in bocca e lottare con altri felini randagi per difendere il tuo territorio! E dovrai indossare un paio di orecchie da gatto mentre lo farai”


Se dovesse essere Asahina-san a doverlo farle, con indosso il suo abito da domestica, sono abbastanza sicuro che sarebbe un vero spettacolo da ammirare; ma se toccasse a me, la cosa che vedreste subito dopo sarei io mentre vengo portato via in ambulanza…

“Anche se, orecchie da gatto finte al momento non le abbiamo…”

Mi voltai verso la finestra e sospirai.

Perdonami Nakagawa, ma se non spiffero tutto io diventerò il prossimo oggetto, dopo quel pezzo di carta, ad essere gettato fuori dalla finestra.

Se fosse possibile, non vorrei rivelare nulla sul tuo conto, ma se i fraintendimenti di Haruhi dovessero continuare, anche Madre Natura finirebbe con venir sconvolta.

Lanciai un’occhiata agli occhi spalancati della Regina della Brigata, usando lo stesso tranquillizzante tono di voce che adotto per tentare di calmare Shamisen quando gli taglio le unghie, e dissi:

“Ascoltatemi bene tutti, si tratta di….uhm, per prima cosa faresti meglio a lasciarmi, Haruhi.

Spiegherò ogni cosa finchè anche la tua testaccia dura non avrà capito tutto.”


Dieci minuti più tardi, Haruhi sedeva a gambe incrociate su una sedia di metallo mentre sorseggiava il suo tè verde:

“Il tuo amico è proprio strano. Anche considerando che il suo è un caso di amore a prima vista, la sua ossessione sta esagerando fin troppo la cosa. Che razza di idiota.”

L’amore non solo rende le persone cieche, ma causa anche danni al cervello, sai?

Ah, in realtà non è che non sia d’accordo con la tua ultima affermazione…

Haruhi sventolò il pezzo di carta tutto stracciato:

“All’inizio avevo pensato che ti fossi accordato con quel deficiente di Taniguchi per prendervi gioco di Yuki, dato che fare una cosa del genere sembrerebbe proprio farina del suo sacco…senza contare che Yuki è il classico tipo di ragazza tranquilla ed ubbidiente, quindi è destinata a venir ingannata e presa in giro.”

Non credo che tu possa trovare nell’intera galassia una persona più difficile da imbrogliare di Nagato.

Ma non volli interrompere e ascoltai standomene zitto e buono.

Probabilmente percependo che mi trattenevo apposta dal controbattere, Haruhi mi scoccò una veloce occhiata minacciosa prima di ritornare a mostrare un’espressione calma e rilassata:

“Lasciamo stare, probabilmente non osereste nemmeno fare una cosa del genere, del resto non avete né l’intelligenza, nè l’astuzia necessarie.”

Non ero sicuro se mi stesse facendo un complimento o meno, ma di sicuro non avrei mai fatto una cosa degna solo di uno stupido ragazzino delle elementari.

E per quanto Taniguchi faccia pena nel comportarsi da persona seria, di sicuro neanche lui si sarebbe comportato in modo così infantile.

“Ma...”

Colei che aveva appena innescato la miccia era nientemeno che la fatina e l’angelo privato della SOS Dan:

“…Io trovo che sia romantico.” disse Asahina-san con tono indulgente.

“Se qualcuno perdesse in quella maniera la testa per me, io credo che ne sarei felice…Dieci anni, no? Io vorrei incontrare volentieri qualcuno che affermasse di essere disposto ad aspettare dieci anni per me. E’ una cosa così romantica…”

Strinse assieme le dita mentre i suoi occhi scintillavano.

Non ero certo se la concezione del termine “romantico” che aveva Asahina-san corrispondesse con la mia, ma avevo la sensazione che avessero due definizioni diverse.

Magari nel futuro il vocabolario e il significato delle parole erano cambiati.

Dopo tutto, lei era il genere di persona che non riusciva nemmeno a capire come una barca potesse galleggiare sull’acqua senza che qualcuno glielo spiegasse.

Ah già, l’abito odierno di Asahina-san era una normale, semplice uniforme alla marinara.

Questo perché il suo costume da cameriera, quello da infermiera e tutti gli altri erano stati mandati in lavanderia, compresa la tuta da rana.

Quando Haruhi ed io avevamo portato in lavanderia l’intero set di cosplay, saturi delle fragranze corporee di Asahina-san, il gestore continuava a fissarci in un modo che mi ha lasciato un trauma psicologico.

“Nakagawa e ‘romanticismo’ sono due concetti che essenzialmente non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.”

Ingurgitai il thè rimanente, ormai freddo, e continuai:

“Anche ammettendo che questa volta si sia reincarnato nel corpo sbagliato, Nakagawa è comunque il tipo di ragazzo grosso e robusto che è destinato a non avere nessuna chance di poter mai diventare il protagonista maschile in un manga shoujo. Il suo oroscopo animale [altrimenti detto dōbutsu uranai , è una recente moda divinatoria giapponese che, in base alla propria data di nascita, associa a ciascun individuo un animale, a cui corrispondono determinate caratteristiche della personalità] corrisponderebbe all’orso nero asiatico, quello con una chiazza di pelo bianco a mo’di falce sul petto [in realtà l’orso nero asiatico non fa parte dell’oroscopo animale giapponese, ma viene qui ironicamente citato proprio perché questa specie di orso è notoriamente forte, piuttosto robusta e aggressiva].

Mentre lo dicevo, cominciai a formarmi mentalmente un suo possibile ritratto attuale che fosse in qualche modo compatibile all’aspetto che aveva alle scuole medie.

“Davvero? A me sembra che sia una persona forte e gentile.”

Sebbene questa concezione fosse molto diversa dalla mia, le impressioni che entrambe le immagini evocavano era simili, dato che Nakagawa ha un fisico molto ben definito.

Tuttavia il mio giudizio su di lui era comunque differente da quello di Asahina-san.

Avrei dovuto veramente scusarmi con lui per averlo descritto in quella maniera.

Prima che potessi distruggere ogni traccia della sua confessione d’amore, Haruhi l’aveva già appassionatamente letta a tutti i presenti: penso proprio che dovrò scusarmi con Nakagawa anche per questo, ma non avevo più la forza per lottare con lei ed impedirglielo.

Dopo averla ascoltata, la reazione di Koizumi fu diversa da quella di Asahina:

“Ah, è stato veramente un discorso straordinario.”

Continuò col suo solito sorriso presuntuoso:

“La lettera suscita nel lettore una generale buona impressione sull’autore. Nonostante come tono sia leggermente fin troppo idealista, il fatto che lui nei suoi progetti sia strettamente ancorato alla realtà è piuttosto ammirevole. Sebbene l’autore si senta in un certo senso sperduto e disorientato per via di un’improvviso delirio sentimentale, dalle sue parole uno può chiaramente percepire la sua passione ed ambizione. Se questo Nakagawa sarà veramente in grado di lavorare tanto duramente e con impegno come dice, è sicuramente destinato in futuro a diventare una persona importante.”

Questa sorta di analisi psicologica sembra il genere di cose che direbbe qualche psicologo dilettante con poca esperienza.

Puoi veramente fare considerazioni sulla vita delle persone così alla leggera?

Se tu sei in grado di fare commenti in modo tanto irresponsabile, allora ne sono capace anch’io.

Chi credi di imbrogliare?

“Tuttavia…”

Koizumi mi indirizzò un altro sorriso:

“…Usare un linguaggio simile in una dichiarazione d’amore richiede una gran dose di coraggio.

E tu hai dimostrato di essere una persona veramente gentile nell’accettare di fartela dettare e trascriverla. Se fossi stato al tuo posto, le mie dita avrebbero tremato troppo per permettermi di scrivere qualcosa.”

E questo cosa dovrebbe significare? Mi stai forse velatamente rivolgendo una critica?

Al contrario di te, io do valore all’amicizia: sarei ancora disposto a sopportare il fastidio di recitare la parte di Cupido, anche sapendo che sarebbe solo una perdita di tempo.

Scrollai le spalle e dissi a Koizumi cos’era successo prima:

“Nagato mi ha già dato la sua risposta molto prima che voi arrivaste.”

Parlai a nome di Nagato, che stava prestando la medesima quantità di attenzione sia ad Haruhi che a Koizumi:

“Ha detto che dieci anni sono troppi. Bhè è del tutto comprensibile, dato che anch’io la penso allo stesso modo.”

A quel punto Nagato, che fino a quel momento era rimasta in silenziò, finalmente aprì bocca:

“Fatemi vedere.”

Allungò le sue piccole dita sottili:

Il gesto mi aveva stupito, così come aveva sorpreso anche Haruhi.

“Penso che tu sia curiosa di darci un’occhiata.” disse Haruhi come se stesse decifrando l’espressione, nascosta sotto la frangia dei capelli, dell’unico membro del Club di Letteratura. “Anche se Kyon è solo responsabile della trascrizione di questa lettera d’amore, puoi sempre portarla a casa come ricordo. Dopo tutto, questa lettera la si può considerare o troppo artificiosa oppure, al contrario, troppo schietta, ma è comunque raro, di questi tempi, riuscire a trovare dichiarazioni del genere.”

“Ecco, a te.”

Koizumi ricevette da Haruhi lo spiegazzato pezzo di carta e poi lo passò a Nagato.

“...”

Nagato abbassò lo sguardo e iniziò a leggere la mia scrittura. A volte i suoi occhi sembravano concentrarsi sullo stesso punto, come se stessero tentando di capire il senso di quelle righe.

“Non posso aspettare così tanto.”

Beh, c’era da immaginarselo.

Poi però aggiunse…

“Ma posso incontrarlo.”

Un’affermazione che costrinse tutti quanti nella stanza ad ammutolire, poi aggiunse un’altra frase che quasi mi fece quasi cadere al suolo la mascella:

“Sono curiosa.”

Dopo aver terminato, mi fissò col suo solito sguardo.

Era lo sguardo che conoscevo bene: un’aria forte e determinata, tanto limpida e pura quanto un oggetto di vetro soffiato.


L’opera di pulizie non finì esattamente come avviene di solito in situazioni del genere.

Quando suggerii di occuparci dei libri sullo scaffale, Nagato non rispose né con un sì né con un no, ma continuò a guardarmi in silenzio.

Vedendo quegli occhi che a malapena nascondevano una tristezza indescrivibile, non ebbi il cuore di rimuoverli.

L’unico gioco da tavolo della collezione di Koizumi a finire nella spazzatura fu una plancia in cartone da backgammon proveniente da una rivista e che era stata usata una sola volta.

La collezione personale di Asahina consisteva solamente nelle sue varie varietà di foglie di tè.

Dall’altro lato invece, per ciascuna cosa che Haruhi aveva portato in quella stanza, lei rispondeva con un sonoro “Non puoi buttarla via!”.

“Ora ascoltami, Kyon. E’ un vero peccato buttar via qualcosa senza neanche averla usata. Non mi comporterei mai così. Se certe cose possono ancora essere usate, allora vanno adoperate di nuovo, ancora ed ancora. Finchè sono in buono stato e mantengono la loro qualità, non le getterei mai. Questa è l’essenza dello spirito ambientalista.”

Col tempo questa stanza potrebbe finire col diventare una vera discarica, a causa di questa ragazza.

Se ti importa sul serio dell’ambiente, allora non dovresti farti troppi problemi riguardo a tutto ciò che non è un essere vivente, o almeno è così che la penso io.

Haruhi si legò in testa un fazzoletto triangolare, poi passò una scopa e uno spazzolone a Nagato ed Asahina, poi diede a me e a Koizumi un secchio e degli stracci e ci comandò di pulire i vetri delle finestre:

“Questa sarà l’ultima volta che quest’anno visiteremo quest’aula, perciò dobbiamo far sì che questo posto risplenda da cima a fondo, prima di andarcene a casa. Soltanto allora potremo essere sicuri di poterci trovare a nostro agio quando torneremo dopo Capodanno.”

Dopo aver ricevuto gli ordini, Koizumi ed io iniziammo a pulire le finestre.

Ogni tanto gettavo un’occhiata al trio di studentesse della North High, chiedendomi se stessero veramente pulendo la stanza o se stessero invece solo spargendo ulteriormente la polvere.

Poi il mio compagno di fatiche mi parlò a bassa voce:

“Resti tra noi, ma oltre all’ “Organizzazione” esistono vari altri gruppi che desiderano da tempo avvicinare Nagato. Questo perché lei ora è importante proprio quanto Suzumiya-san e te. Tra tutte le Entità di Dati Integrati, Nagato è particolarmente unica, soprattutto di recente.”

Mi sedetti sul davanzale della finestra e alitai un pò di aria calda sulle mie mani, tentando di contrastare il vento gelido che, mentre continuavo a pulire i vetri con uno panno inumidito, stava rapidamente abbassando la mia temperatura corporea.

“Che diavolo stai dicendo?”

Era abbastanza facile fingere di cadere dalle nuvole.

Ultimamente però, assieme a Nagato e ad Asahina avevo sperimentato cose che non avevano nulla a che fare con Koizumi o Haruhi, e l’attuale me stesso esiste come loro diretta conseguenza.

Nelle attuali circostanze non potevo restarmene seduto a fare il finto tonto.

“Penserò io a qualcosa.” continuai, mentre guardavo fuori dalla finestra con fare rilassato.

Avevo causato io questa situazione, quindi avrei dovuto occuparmene di persona.

Koizumi strofinò l’interno dei vetri, mentre sorrideva: “In effetti, questa volta conto su di te.

Solo il dover organizzare l’escursione di fine anno della SOS Dan è abbastanza da tenermi completamente impegnato. Inoltre, tu ora hai ancora la possibilità di ridurre il tuo livello di stress spassandotela un pò con Suzumiya-san. Sfortunatamente, questo è un lusso che attualmente non mi posso più permettere.”

“Chi di noi due allora è il gatto in calore, ora?”

L’affascinante sorriso dipinto sul volto di Koizumi si contorse in una smorfia:

“Non credi sia ora che io mi levi questa maschera da persona innocua e cambi l’immagine fittizia che ho creato di me, ormai non ricordo più quando? E’ veramente stancante cercare di parlare tutto il tempo in modo pacato e gentile con un proprio compagno di classe.”

Se sei così stanco, allora dacci un taglio.

Non me la sentivo affatto di controllare che espressione avesse in quel momento dipinta sul volto.

“Non sarebbe una buona idea. La mia immagine attuale combacia perfettamente con il modo in cui Suzumiya-san si aspetta che io sia veramente. Dopo tutto, sono quasi un esperto nella comprensione del suo stato mentale.”

Koizumi sospirò esageratamente: “Sotto questo punto di vista, davvero invidio Asahina-san. Lei non ha neppure bisogno di fingere: le basta essere sè stessa.”

“Una volta non hai mica detto che anche la personalità e il modo di fare di Asahina-san potrebbero essere solo una messinscena?”

“Oh, hai creduto veramente a quel che ti avevo detto? Se ho potuto guadagnarmi la tua fiducia, allora tutto il mio duro lavoro ha dato qualche frutto, in fin dei conti.”

Presuntuoso proprio come sempre…

E’ ormai passato quasi un anno, ma il suo elaborato modo di parlare non è cambiato di una virgola.

Perfino l’animo di Nagato aveva affrontato alcuni cambiamenti, ma tu sei ancora falso ed artificioso esattamente come al solito. Asahina-san non ha bisogno di cambiare, e per ora sarebbe meglio che rimanesse la stessa.

Questo lo dico perché ho incontrato l’altra Asahina-san e so già che è del tutto predeterminato che in futuro lei maturi sia fisicamente che come persona.

“Se dovessi iniziare ad adottare un immagine di me diversa da quella che ho costruito fino ad ora, una nuova maschera…”

Koizumi iniziò a strofinare più velocemente:

“…Quello non sarebbe un buon segno. Il mio compito è mantenere l’attuale status-quo. E sono sicuro che non vorresti vedere la mia versione completamente seria..”

“Già, sicuramente non è una cosa che vorrei. Dato che passi tutto il tempo a sorridere come un idiota, sei tagliato apposta per startene strettamente appiccicato ad Haruhi ed aiutarla a sistemare i suoi casini o ad organizzare cose per lei. E stavolta aspetto veramente con ansia la recita dell’evento misterioso sulla montagna innevata. Mi sembra più che abbastanza come apprezzamento, non credi?”

“Questo ha l’aria di essere il più bel complimento che abbia mai ricevuto, perciò permettimi di accettarlo nella sua interezza.”

Non sapevo se fosse sincero o meno, dato che ogni cosa che Koizumi potesse dire, sarebbe risultata reale e consistente quanto un bianco alone di vapore sul vetro.


Più tardi, quella sera...

Fissavo il muso addormentato di Shamisen che si era acciambellato sul mio letto, sentendomi appagato da una piacevole sensazione di tepore.

Mentre mi interrogavo a fondo da dove provenisse quel calore, avrei potuto anche approfittarne per domandarmi dove inizia e finisce la linea di confine tra amore e lussuria.

Proprio in quel momento un pensiero folgorante balenò all’interno della mia mentre, gridando a gran voce: Ecco, è così!…

“Kyon-kun! Il telefono…è una chiamata dalla stessa persona di ieri…”

Ancora una volta mia sorella aveva aperto la porta della mi stanza e teneva in mano il ricevitore.

Dopo avermi passato il cordless, che squillava riproducendo la melodia di una canzone pop, mia sorella si sedette accanto al letto ed iniziò a tirare i baffi di Shamisen.

“Shami, Shami~ Shami ha un pelo folto che è un amore, fa le fusa che sembra un trattore~" [qua dovrebbe fare rima, se ne trovate di migliori, bene xD]

Prima diedi un’occhiata a mia sorella, tutta contenta, poi fissai Shamisen, che sembrava indifferente, e infine, mente accostavo l’orecchio alla cornetta, guardai nuovamente lo sguardo di mia sorella, che canticchiava.

Uhm..a cos’è che stavo pensando, prima?

“Pronto?”

“Sono io.”

Nakagawa, il mio compagno delle medie, non riusciva a mascherare l’ansia che provava e mi chiese direttamente:

“Come è andata? Che ha detto la Dea Nagato? Ti prego dimmelo, non importa di che risposta si tratta, sono già preparato psicologicamente. Avanti, Kyon…!”

Sembrava un candidato che alle elezioni stesse lottando per ottenere un seggio in parlamento ed era ansioso di conoscere gli ultimi exit poll.

“Mi dispiace, ma le cose non sono andate esattamente come previsto…”

Mentre tentavo di sembrare dispiaciuto, con la mano feci cenno a mia sorella di uscire dalla stanza.

“Ha detto che non ti aspetterà. Non può né sapere né garantire cosa ne sarà di lei tra dieci anni da ora…questa è la sua risposta.”

Con la mia bocca riferì disinvoltamente i fatti.

“Ma posso incontrarlo”…Pensai intensamente a come Nakagawa avrebbe reagito a quest’insolita frase di Nagato...

“Dunque, è andata così?”

La voce di Nakagawa suonava sorprendentemente calma:

“Me lo aspettavo, in fondo. Non avrebbe di certo accettato così facilmente.”

Continuavo a scuotere per aria la mano e mia sorella, che stava intonando una stupida canzoncina, non ebbe altra scelta che andarsene dalla stanza, afferrando di peso un lamentoso Shamisen.

Probabilmente aveva intenzione di farlo dormire con lei in camera sua. Tra un’ora, fuggirà tornandosene da me con la coda tra le gambe. E’ tipico dei gatti nutrire una certa avversione per gli umani che li soffocano di attenzioni e premure.

Non appena mia sorella se ne fu andata, afferrai di nuovo il telefono e cominciai il mio

interrogatorio:

“Ehi! E’ tutto qui quello che hai da dire dopo che ho letto per conto tuo una dichiarazione d’amore tanto imbarazzante?”

Se sapevi già che avresti fallito, allora non chiedermi di farti da messaggero!

“Ogni cosa deve seguire certe procedure.”

Sei la persona meno indicata a darmi lezioni in merito, quando tu stesso hai saltato del tutto gli stadi preliminari e sei andato direttamente alla fase della dichiarazione. Hai ignorato tutte le regole basilari dello Shogi [la più popolare variante del gioco degli scacchi diffusa in Giappone], e comunque, chi al mondo penserebbe di poter fare uno scacco matto alla prima mossa?

“Capisco che ricevere una confessione amorosa da parte di un completo sconosciuto debba turbare non poco…”

Se lo sapevi fin dall’inizio, tanto per cominciare avresti dovuto startene buono.

Le uniche persone che consapevolmente metterebbero piede in un campo minato sarebbero i membri della squadra artificieri o persone in cerca di emozioni forti.

“…Ma ritengo che, facendo così, la Dea Nagato possa almeno diventare vagamente interessata a me.”

In pratica tutto questo faceva parte del piano criminale ordito da Nakagawa.

E in effetti lui era l’unica persona di cui Nagato sia mai stata “curiosa”, tale era la devastante efficacia dei suoi loschi schemi.

Posso tranquillamente garantire che la sua faccia tosta è al momento senza rivali sull’intera faccia della Terra…

“Ecco perché, Kyon, ho bisogno di chiederti un altro favore.”

Di che si tratta stavolta? In questo momento il mio spirito di solidarietà si sta incrinando al punto di poter andare completamente a pezzi.

“Sapevi che al liceo mi sono unito alla Squadra di Football Americano?”

No, questa è la prima volta che ne sento parlare.

“Davvero? Bhè, è proprio di questo che si tratta, poi non avrò più altre richieste da farti. Stavolta dovremo disputare una partita amichevole con la squadra di football di un’altra scuola maschile. Per favore, porta la Dea Nagato alla partita. Ovviamente, io sono nella formazione titolare.”

“Quando?”

“Domani”

Non l’avevo forse detto anche prima?

E’ per già abbastanza dover gestire un essere complicato e difficile come la sola Haruhi, figuriamoci un altro. Ma perché i programmi di questa gente avevano sempre così poco margine di preavviso?

“Non c’è niente che io possa fare se la Dea Nagato non ha intenzione di aspettarmi per dieci anni. Tuttavia, spero almeno di poterla convincere con le mie eroiche gesta atletiche.”

Una conclusione di ragionamento che non ammetteva repliche. Ma dovresti perlomeno considerare la situazione in cui mi trovo. E anche se non ti importasse di me, dovresti comunque tener conto di quanto il resto del mio gruppo sarà impegnato per i preparativi di Capodanno.

“E’ un problema per te?”

Non è esattamente un problema.

Domani sono libero come una farfalla, e molto probabilmente lo sarà anche Nagato. Quindi non c'è assolutamente nessun inconveniente. Ragionando di questo passo, alla fine sarò praticamente costretto a venire ad assistere alle tue mirabolanti imprese.

“Grandioso, venite pure. Anche se si tratta di una partita amichevole, sarà una vera e propria sfida mortale: l’incontro di domani costituirà l’annuale gara tra le squadre di football americano della mia scuola e del vicino istituto maschile. Il risultato di questa sfida determinerà come passeremo la fine dell’anno. Nel caso dovessimo perdere, saremo ricompensati con delle vacanze invernali veramente da incubo, perché per noi non ci sarebbe riposo né la sera dell'Ultimo dell’Anno, né a Capodanno perché ogni giorno, oltre agli allenamenti abituali, faremmo esercitazioni extra.”

Nakagawa sembrava davvero serio, forse addirittura tragico.

C’era una montagna di cose complicate e fastidiose di cui avrei dovuto occuparmi prima della fine dell’anno, e mancavano solo pochi giorni prima della partenza per la nostra escursione alla villa in montagna.

“Kyon, non c’è problema se sei occupato. Tutto ciò che devi fare è accompagnare Nagato.

E’ tutto qui quello che ti chiedo. Se lei dovesse rifiutare di venire, allora getterei definitivamente la spugna. Ma finchè esiste una probabilità su mille, sono deciso a tentare. Se nemmeno ci provassi, il sogno resterebbe solamente tale.”

Uh, di certo sai fare gran bei discorsi.

La mia debolezza però restava sempre la mia incapacità di rispondere con cattiveria agli altri.

“Ok, va bene.”

Mi sdraiai sul letto e tirai un sospiro che, per qualche ragione, non accennava ad uscirmi di bocca:

“Chiamerò Nagato più tardi.”

Avevo la sensazione che Nagato avrebbe rifiutato.

“Dove si trova il tuo liceo? Se Nagato accetta e dice che per lei va bene, allora ce la porterò.”

Forse porterò anche qualcun altro…non c’è nessun problema se porto alcune altre persone, vero?

“Grazie Kyon. Mi ricorderò che ti devo questo favore.”

Nakagawa poi mi spiegò allegramente come raggiungere la sua scuola e a che ora ci sarebbe stato il calcio d’inizio della partita.

“Hai un vero talento naturale per combinare matrimoni! Ti ingaggerò come organizzatore per le nostre nozze! Anzi no, dovrei chiamare il mio primo figlio col tuo nome e…”

“Ciao”

Dopo un freddo saluto di congedo, riattaccai il telefono.

Se avessi lasciato Nakagawa proseguire coi suoi vaneggiamenti, temo proprio che a quest’ora mi ritroverei con la testa crivellata da mille buchi.

Appoggiai il ricevitore del telefono di caso sul letto e presi il mio cellulare, tentando di trovare il numero di Nagato nella mia rubrica.


E così, il giorno seguente arrivò molto in fretta.

“Sei troppo lento! Come può la persona che ha fissato l’appuntamento essere anche l’ultima ad arrivare? Sei veramente sicuro di voler andare!?”

Haruhi mi puntò contro il dito, con un sorriso stampato in faccia.

In luogo in cui ci trovavamo era di fronte alla familiare stazione che era diventata il punto d’incontro ufficiale per la SOS Dan. Anche gli altri tre - Nagato, Koizumi e Asahina-san - mi stavano aspettando.

All’inizio pensavo semplicemente di andare da solo con la silenziosa Interfaccia Umanoide Vivente, ma, come ho già detto, non ci era stato possibile andare a vedere la partita senza la presenza degli altri.

Per quanto le maglie di una rete possano essere strette, avranno sempre dei buchi: se il Comandante avesse dovuto scoprire che l’avevamo esclusa, Dio sola sa con chissà quale folle punizione se ne sarebbe venuta fuori.

Soltanto il pensiero di una simile eventualità era sufficiente per farmi venire i brividi.

Avrei fatto bene a trascinare nella faccenda anche gli altri, così dopo aver chiamato Nagato, provvedetti ad avvertire i tre membri restanti.

Sul perché avessero accettato tutti, c’erano due spiegazioni possibili: o per puro caso si erano tutti quanti trovati ad avere un po’ di tempo libero a disposizione, oppure erano semplicemente curiosi di vedere quel tipo che si era innamorato di Nagato a prima vista.

Dato che eravamo nel bel mezzo di un inverno gelido, tutti quanti eravamo venuti all’appuntamento indossando abiti pesanti.

La tenuta di Asahina-san era particolarmente degna di nota: indossando quel capotto bianco di pelliccia sintetica, era davvero carina, come se fosse stata un innocente coniglietta bianca.

Se proprio qualcuno dovesse innamorarsi per un colpo di fulmine, l’oggetto di tale passione dovrebbe essere Asahina-san.

Per quanto riguarda Nagato, indossava semplicemente, sopra la sua uniforme scolastica, un capotto col cappuccio, che si era calata sulla testa.

Come c’era da aspettarsi da parte di quella bambola creata da entità aliene, era perfettamente capace di resistere a temperature terrestri tanto fredde.

“...”

Nonostante fosse sul punto di poter vedere la persona che le si era dichiarata, rimaneva inespressiva come al solito.

“Ok allora, andiamo. Non vedo l’ora di poter vedere che faccia ha quel tipo. Inoltre, questa è la prima volta che vado a seguire una partita di football americano.”

Haruhi non era l’unica ad essere di buon umore come se stesse andando ad un picnic, dato che anche Asahina-san sorrideva contenta.

Koizumi manteneva sempre il suo ghigno diabolico, io ero piuttosto indifferente, mentre la nostra eroina Nagato non aveva atteggiamenti di nessun genere.

“Ho già controllato i percorsi degli autobus attorno al parco e ci vorrà circa mezz'ora per andare da qui al liceo maschile. Possiamo prendere l’autobus là avanti.”

Mentre le mie parole stavano ancora scemando, Koizumi si mise ad aprire la strada, atteggiandosi come se fosse la guida di un giro turistico.

Finchè la gente si diverte, allora va tutto bene, sia che si tratti di questo tipo, di Haruhi o di Asahina-san.

Intanto che Koizumi camminava, gradualmente mi si avvicinò e sussurrò malignamente al mio orecchio:

“Ad essere sinceri, hai indubbiamente un sacco di amici fuori dal comune.”

Attesi che continuasse il discorso, ma Koizumi mi fece solo un sorriso e se ne tornò ai suoi compiti di guida del nostro piccolo tour.

Nakagawa era una persona fuori dal comune? Chissà, forse è vero.

Per sentirsi come se fosse stato colpito da un fulmine avendo semplicemente dato una sola occhiata a Nagato, di sicuro, avendo un simile speciale sesto sesto, doveva essere un tipo ben più eccezionale della norma.

Camminando verso la fermata dell’autobus, sentii come se ci fosse qualcosa che non quadrava.

Per qualche ragione, non riuscivo ad essere felice.

Dopo essere stati in viaggio per circa mezzora sull’autobus, gestito da una società privata, camminammo per alcuni minuti prima di raggiungere la scuola maschile.

La partita era già iniziata.

Dato che avevo dormito troppo quella mattina, avevamo già perso due autobus, perciò, quando finalmente arrivammo là, l'amichevole era incominciata da circa un quarto d’ora.

Non sembrava che si potesse entrare all’interno del complesso scolastico, così camminammo lungo il perimetro e ben presto ci imbattemmo in una campo da gioco circondato da una recinzione reticolata.

“Wow~ un campo scolastico da gioco così grande!”

Ero assolutamente d’accordo col meravigliato commento di Asahina-san.

A differenza di quello della North High, che era essenzialmente un pezzo di terreno pianeggiante creato livellando una collina, sembrava che per costruire il grosso campo da gioco di quel liceo maschile privato fosse stata investita una grossa somma di denaro.

Inoltre, il punto in cui ci trovavamo era più in alto di circa un piano rispetto al terreno di gioco, dandoci un grosso vantaggio nel permetterci di seguire la partita. A parte noi cinque, c’erano alcuni vecchi, che ogni tanto passavano di lì avanti e indietro, e un sacco di ragazze liceali, che sospettavo essere tifose e sostenitrici di entrambe le squadre, intente a premere le loro facce contro il reticolato e ad incoraggiare a gran voce alta ciascuna delle due scuole maschili.

Ascoltando il suono della collisione tra le tute imbottite e gli elmetti delle due squadre, una bianca e l’altra blu, noi cinque trovammo infine un punto da cui potevamo starcene in piedi in fila l’uno accanto all’altro.

Nagato restava muta e non accennò alcun tipo di reazione.

Era ancora in silenzio…


Non sapevo assolutamente nulla di football americano.

Mi ricordai che, dopo aver vinto la nostra partita al torneo di baseball, Haruhi ci aveva mostrato i moduli di iscrizione per i tornei di football americano e di calcio.

Alla fine non abbiamo partecipato a nessuno dei due (ovviamente si era arrivati a questo risultato solo dopo molte fatiche e sofferenze), ma per sicurezza andai lo stesso a dare un’occhiata alle regole di gioco.

Quelle di football sembravano semplici, ma erano in realtà piuttosto complicate.

Nonostante non fosse uno sport difficile da praticare, non era comunque uno di quelli a cui potevamo partecipare alla leggera, solo perché ci andava di farlo.

Infatti solo l’osservare quella specie di corrida, in atto al di là della recinzione, mi dimostrò che la mia scelta di non partecipare a quei tornei era stata decisamente saggia.

Il reparto d’attacco usava un pallone ovale simile a quello da rugby, ma non proprio uguale.

Per riuscire ad avanzare anche di un solo centimetro, i giocatori dovevano contemporaneamente lanciare la palla, passarsela, tenerla e caricare in avanti.

E per impedire che quella palla penetrasse anche di un solo centimetro nella loro zona di campo, la difesa della squadra avversaria doveva attaccare all’improvviso il giocatore che aveva con sé il pallone, lottare per toglierglielo ed ostacolare il resto della loro formazione d’attacco.

Il rumore prodotto dallo scontro tra le imbottiture delle loro divise era cessato nemmeno per un attimo.

Insomma, era uno sport spiccatamente americano.

“Hmm...”

Haruhi si strinse alla recinzione e fissò attentamente i giocatori, in quel momento tutti raggruppati.

“Allora, Nakagawa qual è?”

“Quello col numero 82 sulla schiena, nella squadra bianca.” dissi, basandomi sulla descrizione che mi aveva fornito lo stesso Nakagawa .

Era un Tight End [un ruolo del football americano facente parte della linea d'attacco, tradotto letteralmente "estremo stretto" ed abbreviato TE], un ruolo per cui era collocato a lato del gruppo d’attacco ed era responsabile sia di ostacolare la difesa avversaria durante gli attacchi della propria squadra sia di afferrare i passaggi. Nonostante Nakagawa sia di grossa corporatura, è anche agile e veloce. Hmmm, di sicuro quella è la posizione adatta per lui.

“Huh? Sembra che i giocatori possano cambiare le loro posizioni…perché fanno così?”

“Perché i giocatori si dividono in due schieramenti: attaccanti e difensori. Nakagawa è nel gruppo d’attacco.”

“Dato che indossano tutti degli elmetti, possano usarli per attaccare gli altri? Fin quanto duramente possano lanciarsi a scontrarsi a vicenda? Usano mosse di atterramento Judo o possono usare qualsiasi altra tecnica di combattimento?”

“Nessuna delle due. Non è permesso niente del genere, e non possono nemmeno usare i loro elmetti.”

“Uh~?”

Haruhi adocchiava intensamente il campo da gioco.

Non c’era una squadra di football americano alla North High ma, se ci fosse stata, quella ragazza avrebbe sicuramente trovato la maniera di intrufolarvisi, seminando devastazione.

Chissà, magari sarebbe anche riuscita ad ottenere qualche buon risultato, utilizzando la sua capacità istantanea di movimento e la sua energia esplosiva.

“E’ uno sport davvero entusiasmante! E’ anche molto adatto all’inverno!”

Ascoltai i commenti di Haruhi rivolgendo una fugace sguardo a Nagato.

Continuava a mantenere la sua espressione vuota, limitandosi semplicemente a seguire i movimenti del pallone.

A me sembrava che non prestasse affatto particolare attenzione a Nakagawa, ma stesse piuttosto sognando ad occhi aperti…

Noi cinque rimanemmo lì in piedi passando il tempo ad osservare i ragazzi delle scuole maschili scontrarsi a vicenda.

“Um... vuoi un pò di thè?”

Asahina-san estrasse dalla sua borsa un thermos e alcuni bicchieri di carta.

“Immaginavo che avrebbe fatto freddo, così ho preparato delle bevande calde.”

La sorridente Asahina-san è come un angelo! Le sono davvero grato! In effetti, standocene fermi a vedere la partita, sto un pò iniziando ad avvertire il gelo.

E così, sorseggiammo l’eccellente thè, preparato da Asahina-san in persona, guardando i giocatori di football americano, mentre gareggiavano con grande foga nel bel mezzo del gelido vento del mattino.


Proprio quando eravamo intenti a gustare il nostro thè, osservando la partita, il secondo quarto di tempo finì ed iniziò l’intervallo.

Vestiti di bianco, i giocatori della squadra di Nakagawa si riunirono sul lato opposto del campo.

Lì se ne stava seduto un uomo muscoloso che aveva l’aria di essere l’allenatore e che urlava loro qualcosa.

Nonostante non potessimo vedere bene, riuscimmo a notare, trai membri della squadra, una persona che indossava una casacca col numero 82.

Per quando riguarda la partita, se volete veramente la mia opinione, penso che fosse piuttosto noiosa. Non c’erano stati dei bei passaggi lunghi o corse impetuose dei Running Back [è il giocatore il cui compito consiste principalmente nel ricevere la palla grazie ad un passaggio ravvicinato e nel cercare di portarla di corsa in meta] verso la linea delle 30 yard seguendo la traiettoria dei lanci. Entrambe le squadre erano riuscite ad effettuare le loro prime mete e da allora avevano sempre segnato con regolarità, quindi il punteggio continuava ad essere più o meno pari, senza che nessuno dei due schieramenti riuscisse ad aggiudicarsi un discreto vantaggio sugli avversari.

Il punto è che io conosco una certa persona che detesta qualunque cosa sia monotona o noiosa, e il suo nome è Suzumiya Haruhi.

“Tutto questo non ha senso.”

In piedi sempre nello stesso punto, Haruhi iniziò a mormorare.

Non era l’unica a respirare emettendo nuvolette di vapore bianco, dato che tutti quanti stavamo facendo lo stesso.

“Quei giocatori se la passano meglio, almeno corrono su e giù per il campo.” disse Haruhi mentre stringeva a sé le braccia per cercare di stare al caldo.

“Per noi che ce ne stiamo semplicemente qui immobili fa invece troppo freddo. C’è per caso un coffee shop nelle vicinanze?”

L’atmosfera da allegra scampagnata sembrava essere stata spazzata via dal freddo vento, dato che il thè di Asahina-san non poteva esserci servito in eterno e così ne eravamo privi già da un bel pezzo.

E ancora prima che finisse, metà del Caldo Thè dell’Amore di Asahina-san si era raffreddato per via dell’aria gelida che spirava, quindi non era servito poi a molto per riscaldarci.

Senza contare che quel giorno aveva visto l’arrivo della prima ondata di un fronte d’aria fredda da quando era cominciato l’inverno.

Haruhi quindi non era l’unica che stava tremando, dato che anch’io ed Asahina-san eravamo completamente congelati.

Nagato era probabilmente l’unica a non avere problemi, considerando che non temeva né il caldo né il gelo.

“Come pensavo, le persone non possono provare nessun senso di divertimento se fanno solo da spettatori. Forse dovrei partecipare pure io e divertirmi un pò. Credo che potrei farmi assegnare il compito di lanciare il pallone.”

A causa delle folate di vento in grado di prosciugare la temperatura corporea, gli enormi occhioni di Haruhi erano ora ridotti a due strette fessure.

“Sul serio, finirò col morire assiderata se dovessi smettere di muovermi. Kyon, non hai portato niente di utile? Tipo una coperta termica?”

Se l’avessi avuta, credi forse che non l’avrei già usata? Se proprio ti devi riscaldare, perché non ti fai una maratona attorno alla scuola o qualche flessione? Sarebbe al tempo stesso economico e salutare.

“Hmph! Non importa, dato che ne ho già qui una, ed è anche piuttosto grossa.”

Haruhi avvolse lentamente le braccia attorno ad Asahina-san, girata di spalle, e le strinse sul piccolo ed esile collo di quest’ultima, che sembrava tanto delicato da essere sul punto di spezzarsi.

“Kyaa! Wah! Che...che stai facendo?”

Ovviamente la voce proveniva da un’imbarazzatissima Asahina-san.

“Mikuru-chan, sei proprio calda. E soffice, anche.”

Affondando il mento nella nivea pelliccia artificiale del cappotto di Asahina-san, Haruhi si incollò alla schiena e strinse forte la figura minuta, ben sviluppata in un unico punto, della ragazza con un anno in più di età.

“Lasciami fare per un attimo. Hee hee, Kyon, ti senti geloso?”

Certo che lo sono. E se volessi abbracciare qualcosa di così morbido e caldo, lo farei anche da davanti.

“Hmm?”

Haruhi mi rivolse un’occhiata scherzosa:

“Questo significa…”

Sembrava volesse dire qualcosa, ma poi chiuse di colpo la bocca ed inspirò lievemente:

“…Che ti piacerebbe fare questa cosa con Mikuru-chan.”

Fissai l’espressione maliziosa di Haruhi e il viso, dagli gli occhi spalancati, di Asahina-san, che stava venendo strettamente avvolta nella presa d’acciaio di Haruhi.

Iniziai a pensare ad una risposta adatta e mentre iniziavo a preoccuparmi per il fatto che le mie meditazioni fossero interminabili, la salvezza mi giunse alle spalle:

“Se a voi non dispiace, perché non ci abbracciamo tutti a vicenda?”

Volendo forse unirsi alla nostra discussione, Koizumi esibì un sorriso malizioso e diede il suo indecente suggerimento.

“Sapete, non ho nessun problema con l’idea due maschi che si abbracciano tra loro giusto per starsene un pò al caldo, sebbene andrebbe bene anche fare una lunga corsa.”

Di problemi ne ho io, invece. Ormai l’ho già detto più e più volte: non sono interessato all’“altra sponda”. Koizumi, tutto ciò che devi fare è startene buono, continuando a fare da commentatore alla partita. Tutta questo è una faccenda solamente tra me, Nagato e Nakagawa. La tua presenza è praticamente irrilevante. Forse dovrei pure ammettere che anche la presenza di Haruhi e di Asahina-san è praticamente inutile.

Diedi un’occhiata al lato opposto.

“Non è importante…”

La persona presente che invece contava veramente qualcosa - Nagato - rimaneva come sempre silenziosa, e si limitava a fissare attentamente il campo. Non muoveva neppure un muscolo.

Avevo l’impressione che i suoi occhi stessero cercando Nakagawa, ma neppure io ero certo del punto su cui era focalizzato il suo sguardo.

D’altro canto, per Nakagawa valeva esattamente lo stesso: facendo parte del gruppo d’attacco, sia quando era in azione che quando si riposava stando in posizione arretrata sulle fasce, non aveva mai guardato neppure una volta da questa parte.

Mi era costata tanta fatica e tanti problemi portare lì Nagato e lui ci ignorava completamente. Anche in quel momento, durante l’intervallo, si era riunito in cerchio assieme agli altri giocatori per discutere schemi di gioco.

La sua passione per quello sport e il suo desiderio di vincere avevano forse superato l’importanza del suo amore.

O forse lo stava facendo apposta?

Se quel che Nakagawa aveva detto era vero, se solo avesse dato un’occhiata fugace a Nagato avrebbe rapidamente perso il controllo.

Ritenevo ancora che avesse esagerato le cose, ma, se avesse avuto ragione, allora un’eventualità simile sarebbe sicuramente stata una brutta cosa per la sua performance nella partita.

“Bah, sia come sia.” mormorai, poi fissai nuovamente la nuca di Nagato, i cui corti capelli si agitavano nel vento.

Per fargli incontrare Nagato, penso che aspetterò fino al termine della partita, quando Nakagawa uscirà da scuola.

Di questo passo, se durante il secondo tempo tutto filerà liscio e la sua squadra dovesse vincere, allora si ritroverebbe poi libero come una farfalla.

Ieri Nagato aveva detto “Lo posso incontrare”, quindi non dovrebbero esserci problemi nel riuscire a farli riunire assieme.

Sebbene io non voglia affatto che si vedano, non voglio però neppure essere una persona senza cuore che rifiuta senza pietà di acconsentire alle richieste e alle aspettative degli altri.

In questo modo se non altro potrò garantire un pò di pace alle mie orecchie…

Tuttavia...!

Sfortunatamente, le cose non vanno mai come ci si aspetta.

Non erano trascorsi nemmeno cinque minuti dall’inizio del terzo quarto di gioco, dopo che il fischietto dell’arbitro aveva segnalato la ripresa della partita, quando…


Nakagawa fu portato via in ambulanza.


Lasciate che vi spieghi come quel tipo sia riuscito a farsi male.

Ecco quel che era successo:

Il secondo tempo era cominciato col turno d’attacco degli avversari.

I loro Running Back erano riusciti solo a guadagnare 20 yard di terreno e avevano poi perso il possesso della palla.

Ora toccava alla squadra di Nakagawa attaccare.

Lui era posizionato lungo il bordo del campo vicino alla linea iniziale di mischia, che era attentamente tenuta d’occhio da entrambi gli schieramenti.

In piedi dietro al centro del gruppo della squadra bianca, i Quarterback [il Quarterback, definito anche"capo dell'attacco", ha il compito di far applicare gli schemi che gli vengono suggeriti dall’allenatore, leggere la difesa avversaria e guidare l’azione offensiva] sembravano intenti a fare qualche specie di segnale ai loro compagni. All’improvviso, Nakagawa era scattato dalle prime linee dello schieramento correndo lungo la fascia del campo, mentre nello stesso momento il quarterback, tenendo in mano il pallone, arretrava di due o tre passi.

I Defensive Guards, Cornerbacks e Linebackers [sono tutti ruoli che costituiscono le varie linee difensive di una squadra] avversari scattarono subito in avanti come animali selvaggi.

Lui accelerò il proprio passo e si diresse verso le linee degli Hashmark [gli Hashmark sono quelle linee poste ad 1 yard di distanza l'una dall'altra e che vanno da un estremo all'altro del campo. Vengono utilizzate dagli arbitri per sistemare la palla dell'inizio di una nuova azione], si girò su sé stesso e fece una finta come se stesse tentando di ricevere un passaggio.

Allora il Quarterback lanciò prontamente la palla oltre Nakagawa verso il Wide Receiver, che si trovava in posizione più avanzata.

“Ah.”

Non ero sicuro su chi fosse stata a gridare, se Haruhi oppure Asahina-san.

Simile ad un proiettile roteante, la palla non seguì esattamente la traiettoria voluta.

Uno dei Linebackers avversari balzò in avanti, ma per poco non riuscì ad intercettarla.

Si evitò a malapena un capovolgimento del fronte d’attacco perché il giocatore era riuscito a toccare il pallone solo con la punta delle dita, ma la palla, dopo essere stata forzatamente rallentata, aveva cambiato direzione cadendo verso un punto che nessuno aveva previsto.

Fu in quel momento!

Vidi Nagato, praticamente immobile come una statua buddhista vivente, iniziare a fare la sua mossa.

“...”

Mise le proprie dita sull’orlo del cappuccio e se lo tirò su, coprendosi il volto.

Ma non riusciva a nasconderle la bocca, e così la vista delle sue labbra che bisbigliavano rapidamente non sfuggì alla mia osservazione.

“...”

Stava senza dubbio pronunciando qualcosa molto velocemente.

La vidi solo con la coda dell’occhio, dato che la mia attenzione era perlopiù concentrata sull’intensa battaglia che si stava in quel momento svolgendo sul campo.

“Whoa!”

Istintivamente mi sporsi in avanti, strabuzzando gli occhi.

Questo perché mi ero accorto che la palla aveva cambiato direzione e stava ora cadendo nel punto verso cui Nakagawa stava correndo ad incredibile velocità.

Al centro del mio sguardo, Nakagawa effettuò uno splendido salto, afferrò il pallone al volo, quindi tentò di fare un atterraggio sicuro…

...e non ci riuscì.

Nello stesso momento in cui era saltato, anche il Cornerback [giocatore che deve placcare corridori molto più grossi di lui e possedere anche abbastanza velocità per marcare i ricevitori più rapidi] avversario aveva effettuato un balzo veramente notevole.

Questi aveva un unico obiettivo, ed era proprio quel pallone che tutti in quel campo consideravano di secondaria importanza unicamente alla propria vita.

Esattamente come un atleta di salto in lungo, quel Cornerback saltò in aria dopo aver preso una rapida rincorsa, proprio mentre Nakagawa stava per afferrare la palla.

Siccome gli esseri umani non hanno le ali, non erano in grado di potersi muovere in aria tanto liberamente quanto avrebbero voluto e così, dopo che il Cornerback ebbe saltato con tutta l’energia che poteva, andò poi in caduto libera, scontrandosi proprio contro Nakagawa.

L’ammontare di energia cinetica si azzerò improvvisamente.

Vedendo come entrambi i giocatori stavano cadendo all’indietro, si poteva capire bene quanto l’impatto fosse stato veramente violento.

Il Cornerback ruotò di 90 gradi e cadde sul campo di schiena; l’impotente Nakagawa invece finì col capovolgersi in avanti e atterrò di testa.

“Wah?”

Quest’esclamazione proveniva da Asahina-san, che sembrava scioccata.

Anch’io gridai, perché Nakagawa aveva raggiunto il suolo nella peggior maniera possibile per un essere umano: proprio come le vittime della Tombstone Piledriver[mossa di Wrestling resa celebre dal lottatore The Undertaker, dove il wrestler fronteggia l'avversario, lo prende per la vita e lo gira alla rovescia mettendolo sopra una spalla, poi piano lo fa scendere tenendolo premuto contro il proprio addome, schiantandogli la testa sul ring] o del clan Inumami [citazione della serie di romanzi polizieschi del detective Kindaichi Kosuke, dell’autore Yokomizo Seishi. In una delle storie di Kindaichi dal titolo appunto “Il Clan Inugami”, la vittima viene rinvenuta con la testa sepolta in una palude], era atterrato per prima cosa con la testa.

Con la differenza che nel caso dei wrestler c’è sotto un ring e la vittima del Clan Inugami era perlomeno atterrato in una palude, mentre ad accogliere Nakagawa non c’era altro che il freddo e duro terreno.

Il suono che temevo di udire arrivò alle nostre orecchie giusto un istante dopo che l’immagine venisse trasmessa alla nostra vista:

“Thud!”

Era stata una fortuna che indossasse il casco, altrimenti, a giudicare dal secco e rumoroso tonfo, sarei pronto a scommettere che il suo cranio sarebbe andato in pezzi.

L’arbitro fischiò e interruppe la partita. Nakagawa giaceva immobile. Aveva agguantato la palla come se avesse tentato di afferrare al volo qualche prezioso ricordo di famiglia e poi aveva cessato di muoversi…o per meglio dire, da allora non aveva più mosso nemmeno un dito. L’atmosfera era così tesa da non essere per nulla divertente.

“Sta bene?” domandò Haruhi con un’aria grave dipinta sul volto, che si sporgeva sopra la recinzione.

“Wah~~”

Come se stesse assistendo ad una scena particolarmente truculenta di un qualche film dell’orrore, Asahina-san si nascose dietro alle spalle di Haruhi.

“Ah, ecco che arriva la barella.” disse con un tono di voce allarmato.

Circondato dai suoi compagni di squadra, Nakagawa ora era stato caricato sulla barella per le emergenze ed era stato portato fuori dal campo.

Nonostante tutto, le sue dita stringevano ancora il pallone: la sua costanza era indubbiamente ammirevole.

Se quella valorosa perdita sul campo di battaglia non dovesse essere sufficiente ad instillare nei suoi compagni la voglia di vincere, allora credo proprio che non possa riuscirci nient’altro.

Giacendo sulla barella con l’elmetto rimosso, la situazione di Nakagawa non era tanto brutta come si era immaginato.

Aveva risposto alle grida attorno a lui e aveva annuito a tutte le domande che gli erano state rivolte. Anche se aveva tentato di mettersi seduto ed era poi collassato di nuovo, perlomeno respirava ancora.

“Credo che si tratti di una lieve commozione cerebrale.”

Koizumi tentò di spiegare la situazione: “Non penso che dovremmo preoccuparci tanto, dato che incidenti simili sono piuttosto comuni in questo genere di sport.”

Non sei un dottore e hai visto la scena solo da molto lontano, quindi vedi di non darti arie da dannato specialista in materia. Se fosse come dici sarebbe sicuramente una cosa positiva, ma sai bene che la testa è una parte del corpo molto fragile.

L’allenatore e l’insegnante di consulenza medica sembravano preoccupati quanto me. Pochi attimi dopo, si sentirono avvicinare le sirene dell’ambulanza.

“Il tuo amico è davvero sfortunato.” disse Haruhi con un sospiro. “Ha voluto far bella figura davanti a Yuki, ma è finito col farsi male. Penso che sia stato talmente avventato da non pensare che le cose potessero andare storte.”

Sembri essere piuttosto comprensiva nei confronti di Nakagawa. Vuoi sul serio fare in modo che Nagato e Nakagawa si mettano assieme? E allora perché non ci hai pensato su neppure un secondo nel rifiutare la richiesta del Presidente del Gruppo di Ricerca dei Computer, quando voleva farsi prestare Nagato per le loro attività?

Dopo avermi sentito dire tutto questo, Haruhi replicò: “Kyon, nonostante io personalmente ritenga che l’amore sia una specie di malattia, non sono il tipo che intralcia le storie sentimentali delle altre persone per il puro gusto di farlo. In fin dei conti, ognuno ha una propria concezione della felicità e di come raggiungerla.”

Mi chiedo se Nagato sia da considerare fortunata ad essere amata da Nakagawa…

“Sebbene io possa considerare una persona come estremamente sfortunata, finchè quest’ultima continua comunque a ritenersi felice, allora lo sarebbe di sicuro.”

Scrollai le spalle e lasciai che la concezione filosofica di Haruhi in materia sentimentale mi entrasse da un orecchio ed uscisse dall’altro.

Mi dispiace, ma se l’ipotetico ragazzo di Asahina-san dovesse rivelarsi un completo idiota, anche se lei fosse felice così, io non riuscirei lo stesso ad augurare loro le migliori fortune. Potrei addirittura tentare di impedire che la loro relazione si sviluppi ulteriormente. Ma anche se fosse, sono certo che nessuno me ne farebbe una colpa.

“Spero proprio che il tuo amico stia bene.” disse Asahina-san e giunse i palmi della mani davanti al suo cappotto di pelliccia. Le sue preghiere sembravano sincere e decisamente poco o per nulla di pura circostanza. Questo tanto per rendere l’idea di quanto fosse una persona amabile.

Con le sue preghiere, anche qualcuno con tutte le ossa fratturate guarirebbe di sicuro in meno di trenta minuti, quindi era praticamente certo che per Nakagawa sarebbe andato tutto bene.

Finalmente arrivarono i paramedici e lo deposero sull’ambulanza. Erano così cauti nel maneggiare la barella, da sembrare che stessero portando uno scatolone con su stampata la scritta

“Fragile- Maneggiare con cura”.

Dopo aver messo Nakagawa sull’ambulanza e aver chiuse le porte, le sirene iniziarono nuovamente a suonare. L’ambulanza andò via, con i segnali luminosi rossi sul tetto che lentamente sparivano man mano che si allontanava.

Nagato, che quel giorno era cinque volte più silenziosa del solito, osservava coi suoi occhi simili ad ossidiana l’ambulanza in movimento, come se stesse tentando di dimostrare l’esistenza dello spostamento verso il rosso con l’uso della semplice vista. [in inglese Redshift, è il fenomeno per cui la frequenza della luce quando osservata in certe circostanze, è più bassa della frequenza che aveva quando è stata emessa. Ciò accade in genere quando la sorgente di luce si muove allontanandosi dall'osservatore o viceversa.]

E adesso?

Lo show di Nakagawa per provare il suo amore era stato rinviato per via dell’imprevista uscita di scena della star principale, e noi ormai avevamo perso ogni interesse nel continuare a seguire fino alla fine la partita, che nel frattempo era ripresa.

Dato che faceva freddissimo e lo scopo originale della nostra presenza lì era divenuto inesistente, per noi non c’era più alcun motivo per restare ancora, dato che l'obiettivo primario era stato spedito all’ospedale.

“Potremmo andare all’ospedale.”

Haruhi avanzò la proposta: “Se il nostro bersaglio è finito all’ospedale, allora se lo seguissimo potremmo far continuare questa storia d’amore. D’altra parte, sarebbe perfettamente logico per Yuki essere preoccupata e andare a fargli una visita. Il tuo amico ne sarebbe a sua volta contento.

E poi, all’interno dell’ospedale c’è il riscaldamento, vero? Allora, che ne pensate di quest’idea?”

Ad essere sinceri, l’improvvisa pensata di Haruhi non è affatto male, ma non me la sento di andare nuovamente in un ospedale. Da quando ho conosciuto Haruhi, i miei traumi psicologici non hanno fatto altro che aumentare.

“Non ti importa del tuo amico? Lascia che te lo dica: quando sei stato portato via dall’ambulanza, io ero preoccupata da morire. Ma, ovviamente, è stato solo perché siamo amici.”

Haruhi mi afferrò di forza la mano e disse bruscamente: “Inoltre, stavolta sei stato tu ad iniziare tutto questo trambusto.”

Allontanandosi dal campo assieme a me, Haruhi poi si fermò nuovamente:

“Ah sì, a che ospedale era diretta l’ambulanza?”

Come diavolo faccio a saperlo?


“Lasciatemi controllare.”

Alzando la mano, Koizumi sorrise ed accettò di assumersi questo compito: “Per favore aspettate un momento, ci vorrà un minuto o poco più.”

Dopo averci girato le spalle e fatto alcuni passi, premette alcuni tasti sul suo cellulare e parlò con tono lieve e pacato, poi ascoltò cosa gli dicevano dall’altro capo della linea. Circa un minuto dopo, riattaccò e venne verso di noi sorridendo:

“Ho scoperto in che ospedale è stato mandato.”

Non ho la più pallida idea di che numero abbia composto per indagare, ma sono abbastanza sicuro che non si tratta del 119.[in Asia e in Jamaica è il numero telefonico per le emergenze]

“E’ un ospedale che ci è familiare. Sono sicuro che tutti voi sappiate come raggiungerlo senza bisogno che ve lo dica.”

Un’ondata di ricordi mi raggiunse e la mia mente fu subito attraversata dai pensieri del noioso dialogo, della mela rossa e del sorriso che Koizumi mi aveva rivolto una volta.

“Esatto, si tratta proprio di quello. L’ospedale in cui sei già stato in precedenza.”

Quello il cui direttore è un amico di tuo zio?

Fissai Koizumi.

Doveva trattarsi di una coincidenza, perché altrimenti…

“E’ una coincidenza.”

Notando il mio sguardo da alligatore feroce, iniziò a ridacchiare:

“No, sul serio, è veramente una coincidenza. Ne sono rimasto sorpreso anch’io.”

Non è necessario che tu sorrida in modo tanto amichevole, perché non cambia minimamente il fatto che non mi fidi di te.

“Allora è deciso, andiamo tutti all’ospedale! Potremmo anche chiamare un taxi! Dato che siamo in cinque, se dividessimo la somma tra di noi, verrebbe a costare abbastanza poco.”

Haruhi aveva rapidamente preso in mano la situazione.

“Suzumiya-san, penso che sia ora di fare una piccola riunione e discutere della nostra imminente escursione in montagna. Loro due possono tranquillamente occuparsi di andare a fare la visita, mentre io, te ed Asahina-san andremo da qualche parte ad organizzare tutto per il viaggio, che ne dici? Dobbiamo ancora decidere la data di partenza, che bagagli portare e altri piccoli dettagli del genere. Se non ce ne occupassimo al più presto, poi non avremmo più tempo sufficiente per poterlo fare.”

Dopo aver ascoltato la proposta di Koizumi, Haruhi esitava ancora: “Uh? Sul serio?”

“Sì.”

Koizumi continuò la sua opera di persuasione: “E’ quasi l’Ultimo dell’Anno. Organizzare una qualche attività per Capodanno in una villa in montagna è un affare complicato e che richiede impegno. Avrei voluto riunire oggi stesso la SOS Dan per discutere dell’escursione invernale, ma nei nostri programmi non mi aspettavo questo evento imprevisto.”

Ah bhè , scusa allora se ti abbiamo rovinato i piani!

“Oh no, non intendevo affatto incolparvi. Al contrario, dovrei essere io a porgervi le mie scuse. Affido Nagato nelle tue mani, quindi affrettatevi e andate a trovare Nakagawa all’ospedale. Per quanto riguarda cosa fare una volta lì, lascio a te la piena decisione su come sia meglio agire. Io aspetterò al solito coffee shop assieme a Suzumiya ed Asahina-san, voi potrete raggiungerci dopo, se vorrete…A te sta bene, Suzumiya-san?”

Haruhi rimase in silenzio per un pò, poi disse accigliata:

“Hmm, hai ragione. Dopotutto anche se andassi all’ospedale non sarei poi di grande aiuto. E comunque all’amico di Kyon interessa solamente Yuki.”

Sembrava estremamente riluttante:

“Va bene , Kyon, puoi andare a trovare il tuo amico assieme a Yuki. Se è stato capace di scrivere una lettera simile, probabilmente si metterà a ballare dalla gioia se avrà modo di vederla anche per cinque secondi.”

Dopo aver detto questo, mi puntò contro l’indice e disse, con un’aria imbronciata: “Ma ricordati di farmi un rapporto dettagliato, dopo! Hai capito?”


E così, salimmo tutti su un autobus per tornare al nostro precedente punto di raduno.

Da lì, ci dividemmo in due gruppi: Nagato ed io prendemmo un altro autobus per raggiungere la clinica privata, mentre gli altri tre tornarono ad essere clienti abituali del vicino coffee shop.

Da quando ci separammo dal resto del gruppo, Nagato non si voltò mai, ma io sentii l’improvviso bisogno di guardare indietro.

Vidi che pure Haruhi e gli altri che a loro si voltarono a fissarci, e mi accorsi anche, mentre diventavano sempre più piccoli e lontani, che Haruhi stava facendo strani gesti con entrambe le braccia.

Mentre mi voltavo verso la mia compagna di viaggio, che si era imbacuccata nel suo spesso capotto dotato di cappuccio, non indagai oltre il senso di quel che Haruhi stava cercando di dire con quel suo strano linguaggio corporeo.

Come potrei spiegarlo...

Per dirlo in due parole, gli interrogativi che mi affollavano la mente erano ora strettamente avvinghiati attorno al mio cuore, se fossero cirripedi. [piccoli crostacei marini che vivono appiccicati ai corpi sommersi]

La prima domanda riguardava Nakagawa, che si era innamorato di Nagato a prima vista.

Come e perché era capitato che si facesse male durante la partita?

La seconda era invece in relazione con quello che Koizumi mi aveva detto al momento del nostro raduno quella mattina: “Hai indubbiamente un sacco di amici fuori dal comune”.

Ero rimasto particolarmente colpito dal termine “fuori dal comune”.

Avrei potuto prontamente replicare che non ho nessun amico che possiede strane o insolite caratteristiche e se anche ne dovessi avere uno del genere, quello sarebbe proprio Koizumi.

Cosa intendeva esattamente quando aveva detto che Nakagawa era “fuori dal comune”?

Un altro fatto che non poteva essere ignorato era la misteriosa formula recitata da Nagato.

L’incidente di Nakagawa era capitato esattamente dopo che aveva terminato di pronunciare il suo incantesimo.

Anche un tardo di mente, finchè avesse mantenuto il ricordo di tali eventi, sarebbe stato capace di vedere il nesso che legava le due cose. In quanto persona capace di farmi effettuare tre home run consecutivi quando a baseball era il mio turno di battuta, era in perfettamente in grado di fare una cosa del genere.

“...”

Nagato nascose il volto seppellendolo sotto il cappuccio del suo cappotto e non disse nulla, ma ben presto la risposta a tutte le domande sarebbe stata svelata.


Chiedendo alla reception della clinica, scoprimmo che Nakagawa aveva terminato il suo intervento ed era stato trasferito nel reparto assegnatogli.

Sebbene le sue lesioni fossero lievi, doveva comunque essere trattenuto in osservazione per ulteriori controlli.

Camminai assieme a Nagato, che mi seguiva come un fantasma seguirebbe una persona posseduta, ed entrai nel corridoio che conduceva alla sezione indicatami dai responsabili della reception.

Dopo pochi passi, arrivammo al reparto. Nakagawa stava in una stanza da sei posti letto.

“Nakagawa, stai bene?”

“Hey Kyon!”

Il mio vecchio compagno di classe indossava un camice da ospedale azzurro chiaro e giaceva disteso sul letto. Il suo viso continuava ad essermi vagamente familiare e portava ancora i capelli a spazzola, come un tempo. Immediatamente si tirò su mettendosi seduto, come un panda che si fosse appena svegliato da un pisolino.

“Sei arrivato giusto in tempo, ho appena terminato le mie cure. Il dottore ha detto che dovrò stare qui per la notte, giusto per essere sicuri. Probabilmente devo essermi fatto male al collo quando sono caduto, per questo ho come un forte senso di nausea. Per fortuna secondo il dottore si tratta solo di una leggera commozione cerebrale. Ho fatto anche una chiamata al mio allenatore, dicendogli che sarò dimesso domani e che non c’è bisogno che vengano qui a trovarmi…”

Mentre sembrava totalmente impegnato nel parlare a raffica, improvvisamente notò la figura spettrale che si trovava alle mie spalle, e i suoi occhi si spalancarono di conseguenza:

“Le-lei è…si-si tratta forse..?”

Non forse, indubbiamente.

“Questa Nagato, Nagato Yuki. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere e tirato su il morale, così l’ho portata con me.”

“Ahhhh...! Io sono Nakagawa!”

Ruggì presentandosi:

“Naka come in Nakahara Chuya, [poeta giapponese vissuto tra il 1907 e il 1937] e Gawa come in Kawamura! [ la “k” in Kawa- è pronunciata come una “g” quando è preceduta da un altra parola] Il mio nome è Nakagawa! Mi piacerebbe che potessimo fare amicizia!” disse con tono reverenziale, come un daimyo [la più importante carica feudataria giapponese tra il XII e il XIX secolo] che incontrasse per la prima volta il proprio shogun.[anticamente titolo che denotava la più alta carica militare ma che in seguito designò il capo supremo di alcuni governi militari che di fatto, facendo salva la carica più che altro formale dell’imperatore, ressero alternativamente il Giappone feudale fino al 1868.]

“Nagato Yuki.”

Senza alcuna nota di allegria o trasporto nella sua voce, lei si limitò semplicemente a riferire il proprio nome.

Non si era tolta il cappotto e addirittura non aveva nemmeno abbassato il cappuccio, che le copriva la faccia.

Non potevo sopportarlo un secondo di più e così con un leggero strattone glielo feci ricadere sulle spalle.

Dopo aver fatto tutta quella strada per vederlo, sarebbe stato un vero peccato se lei se ne fosse andata senza neppure mostrare il proprio volto.

Nagato rimase in silenzio e si mise semplicemente a fissare Nakagawa, che sembrava sconcertato. Dopo circa dieci secondi...

“Uh? ...Ah~”

Fu il primo a cambiare espressione, assumendo un aspetto stupito:

“Tu sei… Nagato-san, vero?”

“Sì.” rispose Nagato.

“Eri te la persona con cui Kyon camminava questa primavera…?”

“Esatto.”

“La stessa che si recava spesso al supermercato di fronte alla stazione…?”

“Esatto.”

“Quindi… le cose stanno veramente così…”

Il viso di Nakagawa si fece all’improvviso cupo.

Pensavo che avrebbe pianto per la gioia o si sarebbe commosso al punto da svenire, ma non accadde nulla di tutto ciò.

L’atmosfera si era invece fatta inspiegabilmente rigida.

Nagato stava ora fissando Nakagawa con occhi che parevano stessero osservando una sogliola immobile sul fondo di un acquario.

E al tempo stesso notai che Nakagawa stava fissando Nagato come se stesse in realtà guardando per strada il coperchio di un tombino.

Quei due avevano improvvisamente intrapreso una sorta di battaglia tra sguardi.

Ben presto, uno di loro avrebbe mostrato segni di cedimento e, come c’era da aspettarsi, fu Nakagawa il primo a distogliere gli occhi:

“...Kyon..”

Anche se parlò a voce bassa, penso che gli altri pazienti della stanza potessero comunque riuscire distintamente a sentire quel che diceva, ma solo io potei notarlo muovere le dita con discrezione, facendomi cenno di avvicinarmi.

“Che c’è?”

“C’è qualcosa di cui…ecco, ho bisogno di parlarti da solo. Perciò…potresti per favore..chiedere…”

Osservando la maniera in cui continuava a fissare Nagato, capii subito cosa intendeva dire.

Desiderava dirmi qualcosa ma non voleva lei lo sentisse.

Mi voltai verso di lei...

“E’ così?”

Era impossibile che loro due comunicassero telepaticamente, eppure , senza che io dicessi nulla, si voltò con grazia ed uscì dalla stanza alla velocità di un nastro trasportatore di bagagli dell’aeroporto.

Non appena la porta si chiuse, Nakagawa tirò un sospiro di sollievo:

“Quella ragazza…è veramente Nagato-san? E’ proprio lei?”

Non credo di aver ancora avuto la ventura di incontrare una sosia o un'impostora di Nagato. Anche se in effetti mi è in precedenza capitato di vederla comportarsi in modi completamente diversi dal solito, ma sono faccende che appartengono al passato.

“Dovresti essere felice.” dissi: “Quella che tra dieci anni sarà tua futura sposa è appena venuta a farti una visita, non potresti almeno fingere che te ne importi qualcosa?”

“Umm... hmmmm.” mormorò scuotendo la testa: “Quella è Nagato-san…certo. Non c’è alcun dubbio. Non nè una sorella gemella né un doppelganger.” [letteralmente in tedesco “doppio che cammina”, termine che indica la copia spettrale di una persona vivente o una sua proiezione, a volte considerata maligna. Secondo certe tradizioni, vedere od incontrare il doppelganger di un amico o parente preannuncia malattie o pericoli, mentre osservare il proprio è considerato un presagio di morte imminente]

Che cavolo stai cercando di dire? Non dirmi che quella non è Nagato solo perchè non porta gli occhiali. Non hai forse detto di averla vista di recente?

Quando è successo, Nagato aveva già da tempo dato retta al mio consiglio e smesso di indossarli.

Ti avverto, non sarò disposto ad accettare nessuna stupida scusa del tipo che sei un feticista degli occhiali e che quindi non puoi accettarla così come è ora.

“No, non è questo il punto!”

Sollevò la testa, la sua espressione sembrava preoccupata: “Non so come spiegarlo…per favore Kyon, lasciami pensare un attimo. Mi dispiace…”

Nakagawa allora si sedette sul letto e iniziò a gemere.

Non è dopo tutto quel che è successo il cervello gli è schizzato fuori sul serio?

Le sue reazioni erano totalmente inaspettate e non c’era alcuna utilità nel parlare con lui: qualunque cosa dicessi lui si limitava a rispondere con un “hmm”, come se stesse riflettendo seriamente su qualcosa. Alla fine si strinse perfino la testa tra le mani, come se avesse un’emicrania. Non avevo la pazienza di assecondarlo all’infinito, così decisi di andarmene: “Nakagawa, ti chiederò più tardi di spiegarmi bene la faccenda. Ora come ora, a discuterne così, non riuscirei poi a fornirle nessuna spiegazione plausibile per quel che è successo qui…”

E anche il rapporto ad Haruhi dovrà aspettare. Se le raccontassi quel che è accaduto, si metterebbe solo a guardarmi male.

Uscendo dalla stanza, trovai Nagato appoggiata alla parete di fronte.


I suoi scuri occhi di perla spostarono lo sguardo verso di me, poi si misero a fissare il pavimento.

“Andiamo.”

Con un lieve cenno d’assenso, Nagato assunse di nuovo il ruolo di mio fantasma personale e si mise ubbidientemente a seguirmi.

Ma che sta succedendo, esattamente?

Camminai davanti a lei, che rimase muta per tutta il tempo, muovendomi come un Coleottero Tigre [ tipo di coleottero predatore molto feroci, attivi ed irrequieti, in perenne rapido movimento] e mi affrettai a raggiungere la fermata dell’autobus.


Al coffee shop, ciò che avvenne in seguito corrispondeva ad uno scenario ormai del tutto familiare alla maggior parte di voi.

Haruhi espose i suoi programmi per la vacanza invernale e parlò a lungo, Koizumi annuì sempre con meccanica efficienza, Asahina-san sorseggiò lentamente il suo tè Darjeeling [un tipo di tè indiano], io avevo l’aria di uno che non sapesse più cosa fare e Nagato, dall'inizio alla fine, recitò la parte dell’ascoltatrice silenziosa, senza mai esprimere nemmeno un’opinione.

Alla fine il conto venne diviso equamente tra noi e le attività quotidiane della SOS Dan giunsero al termine.

Quando arrivai a casa, ciò che mi attendeva fu…

“Kyon-kun! Sei tornato appena in tempo, c’è una telefonata per te…”

Mi sorella teneva in una mano il telefono cordless e mi sorrideva, mentre con l’altro braccio stringeva Shamisen. Ricevetti sia la cornetta che il gatto ed entrai poi nella mia stanza.

Come immaginavo, la chiamata era da parte di Nakagawa.


“Non so davvero come dirlo…”

Tanto per la cronaca, quella chiamata venne effettuata col telefono a pagamento dell’ospedale.

Il suo tono di voce lasciava in effetti trasparire che si trattava di qualcosa piuttosto difficile da spiegare.

“Per cortesia, puoi riferire che vorrei annullare la mia promessa di matrimonio?”

Sembrava uno di quei presidenti di una piccola-media impresa che stesse implorando una proroga per il pagamento del sempre maggior ammontare dei propri debiti.

“Ti dispiacerebbe spiegarmi almeno perché?”

Io invece somigliavo ad un creditore di pessimo umore che si stesse rivolgendo ad uno sventurato titolare di una qualche attività: “Tu stesso sei partito in quarta col descrivere il tuo sogno di vivere assieme con lei come una coppia felice ed ora vuoi rinunciare a tutto dopo solo un giorno? E allora che senso ha avuto il tuo impegnarmi ardentemente nei mesi scorsi? Dici di aver cambiato idea dopo aver incontrato Nagato? Se non sei in grado di fornirmi una buona ragione, allora puoi anche scordarti che io riferisca il tuo messaggio.”

“Mi dispiace. Nemmeno io sono sicuro di riuscire a capirmi…”

Le scuse di Nakagawa sembravano sincere…

“Quando si è precipitata all’ospedale per vedermi, sono stato veramente felice e grato che l’avesse fatto. Ma a differenza del passato, stavolta non possedeva attorno a sé l’aura o i cerchi luminosi che avevo notato in precedenza. Sembrava semplicemente una ragazza normale, come se ne potrebbero trovare ovunque per strada. Anzi, per quanto potessi sforzarmi di osservarla, decisamente lo era. Sul perché sia sia diventata così, io stesso trovo difficile spiegarlo.”

La mia mente fu attraversata da un’immagine di Nagato con un’espressione che recitava: “la vita è imprevedibile”.

“Kyon, da quel momento ci ho pensato su seriamente e sono giunto ad una conclusione. In precedenza sono stato profondamente innamorato di Nagato, ma adesso non provo più niente per lei. Il che significa che sono stato proprio io, fin dall’inizio, a fraintendere la situazione.”

Cosa significa che hai capito male?

“Ho fatto uno sbaglio. Non era amore a prima vista. Ora che ci penso, non esiste nulla del genere. Eppure ho commesso un errore, pensando che ciò che sentivo corrispondesse proprio ad un fenomeno simile.”

Okay. E allora come la mettiamo con il fatto che hai visto Nagato circondata da un’aureola di luce bianca, o con l’esserti sentito come se fossi stato folgorato da un fulmine? Come spieghi l’incredibile fatto di essere rimasto totalmente paralizzato alla sua vista?

“Sul serio, non lo so.”

La sua voce suonava così dispiaciuta da sembrare che stesse supplicando per conoscere le previsioni del tempo dei successivi cent’anni: “Non ne ho assolutamente idea, L’unica spiegazione che mi viene in mente è che si sia trattato solo di un’allucinazione…”

“Oh, ma davvero?”

Nonostante sembrassi scortese, non avevo affatto intenzione di prendermela con Nakagawa. Infatti non ero per niente sorpreso, perché le cose non erano andate oltre quanto fossi in grado di immaginare. Fin dalla prima volta che lo avevo sentito straparlare circa le sue ossessioni, avevo già intuito a cosa fosse dovuto tutto quanto.

“Va bene, Nakagawa. Le riferirò questo messaggio. Sono sicuro che non ne sarà troppo delusa, dato che fin dall’inizio non ti ha mai veramente considerato. Si dimenticherà di te nel giro di un secondo.”

Riuscii a percepire un sospiro di sollievo, attraverso il ricevitore.

“Sul serio? Se questo è vero, allora grazie al cielo è tutto a posto. Altrimenti, non saprei proprio come scusarmi con lei. Le mie percezioni nervose dovevano essere impazzite quelle volte.”

Dev’essere andata così. Non c’è alcun dubbio in merito: i suoi sensi non funzionavano correttamente. Però adesso sono completamente tornati alla normalità. Che qualcuno abbia lanciato su di lui un incantesimo di ripristino?

Feci poi una breve chiacchierata con Nakagawa finchè la sua carta telefonica non stette per esaurire il credito, e ci salutammo con un arrivederci.

Fu giusto congedarci così, perché può darsi che avremmo avuto modo di incontrarci nuovamente.

Dopo aver riattaccato, composi rapidamente un altro numero:

“In questo momento sei libera di uscire?”

Fissai un'ora e un punto di ritrovo per la persona all’altro capo del telefono, poi presi scarpa e cappotto.

Shamisen, che se ne stava spaparanzato sul mio giaccone, rotolò sul tappeto e mi lanciò un’occhiataccia.

Dopo la dura giornata di ieri, anche quella di oggi, che è stata altrettanto stressante, sta finalmente per volgere al termine.


Pedalai con la mia bicicletta verso il terreno sacro della gente “particolare”, il parco pubblico di fronte alla stazione presso il complesso di appartamenti in cui abita Nagato.

Proprio lei il Maggio precedente mi aveva chiesto di andare ad incontrarla lì.

Quando viaggiai indietro nel tempo fino al Tanabata di tre anni fa con Asahina, mi ero risvegliato in quel luogo.

E più recentemente, quando avevo viaggiato nel tempo per la seconda volta, era stato assieme alla sua versione adulta.

Tutti questi ricordi del passato tornarono in massa ad affollarmi la mente.

Proseguii fino all’entrata e posteggiai lì la bici, poi camminai attraverso il parco.

Seduta su una panchina, per me piena di ricordi, stava una sagoma avvolta in un cappotto con cappuccio come quelli dei Jawa [nell’universo di Guerre Stellari, piccoli alieni perennemente incappucciati]. Sotto la debole luce dei lampioni, sembrava quasi che fosse improvvisamente sbucata dal buio stesso.

“Nagato.” dissi alla figura minuta che stava ora guardando verso di me: “Scusami per averti chiamato così all’improvviso. E’ proprio come ti ho detto al telefono: Nakagawa ha cambiato idea.”

Si alzò con naturalezza e annuì leggermente con le testa, poi disse: “Capisco.”

Fissai i suoi occhi, neri come la pece: “Non è ora che tu mi dica tutta la verità?”

Siccome ero venuto pedalando di corsa il più velocemente possibile, ero ancora piuttosto accaldato, perciò ero in grado di starmene lì in piedi nel bel mezzo di una serata gelida ancora per un pò.

“Avrei potuto capire il fatto che Nakagawa si sia innamorato di te a prima vista, dato che ognuno ha i suoi gusti. Ma il modo in cui oggi ha cambiato radicalmente opinione è stato decisamente troppo innaturale. Senza contare che è stato dopo la partita di oggi, dopo che Nakagawa si è fatto male ed è stato mandato all’ospedale, che tutta l’attrazione che aveva per te è sparita. Quindi ne deduco che il suo incidente non sia stato una semplice coincidenza.”

“...”

“Hai agito segretamente per far sì che accadesse? So che hai fatto qualcosa durante la partita. Sei stata tu a far in modo che si facesse male,vero?”

“Sì.”

Dopo aver rapidamente risposto, Nagato chinò il capo, poi disse: “Non era di me che si era innamorato.”

Il suo tono era così piatto da parere che stesse recitando un tema a memoria: “Ciò che aveva visto non ero io, bensì l’Entità Senziente di Dati Integrati.”

Ascoltai in silenzio, mentre proseguiva con tono inespressivo: “Lui possedeva l’abilità extra-sensoriale di interagire con l’Entità Senziente di Dati Integrati usando me come interfaccia.”

Sentivo il vento freddo mordermi le orecchie.

“Tuttavia, non riusciva a capire quello che aveva avuto modo di vedere. Dopotutto, gli esseri umani sono forme di vita organica e, di conseguenza, sono ad un livello di conoscenza e di percezione totalmente diverso da quello dell'Entità Senziente di Dati Integrati.”

... “Un’ aura luminosa dietro alla sua schiena…qualcosa di così sacro e puro come i cieli che risplendono sopra la Terra...” E' quel che mi aveva detto Nakagawa.

Nagato continuò a spiegare senza mostrare la minima emozione: “Deve aver visto il risultato ultimo di interi eoni di una conoscenza che ha trasceso lo spazio e il tempo. Anche se la quantità di informazioni estratta tramite l’interfaccia è stata assolutamente insignificante, è stata comunque sufficiente a sopraffarlo.”

E' quindi questo il motivo per cui ha frainteso tutto…vero?

Lanciai un’occhiata ai capelli scompigliati di Nagato e sospirai.

L’“animo interiore” che Nakagawa credeva di aver percepito non era altro che una parte dell’Entità Senziente di Dati Integrati.

Sebbene non avessi perfettamente capito tutta la faccenda, avevo chiaro il fatto che il “capo” di Nagato era una potente entità in possesso di un’enorme mole di storia e di sapere, che stava ben al di là della comprensione umana.

Appariva ora chiaro perché Nakagawa, che si era imbattuto in questa conoscenza suprema, fosse rimasto così confuso.

E’ esattamente come aprire ignari un allegato di posta elettronica che contiene un programma dannoso: alla fine il vostro computer verrà violato e non potrete più farci niente.

“Dunque è per questo che ha pensato erroneamente di essere innamorato?”

“Esatto.”

“Quindi …hai poi deciso di correggere i suoi sentimenti durante la partita di Football?”

Anzichè rispondere verbalmente, la testolina tonda dai capelli arruffati annuì e disse: “Ho analizzato i poteri di cui disponeva e ho fatto in modo che venissero cancellati.”

Nagato proseguì: “La capacità di un cervello umano è troppo ridotta per collegarsi pienamente con l'Entità Senziente di Dati Integrati. Ho previsto che avrebbe continuato a comportarsi in quella maniera se l’avessi lasciato fare.”

E' comprensibile.

Tralasciando che Nakagawa aveva reagito entrando in uno stato di completa trance quando l'aveva vista per la prima volta, solo il fatto che avesse aspettato per sei mesi prima di raccontarmi i suoi piani per i successivi dieci anni era prova sufficiente per affermare che il suo cervello era andato in tilt. Se gli fosse stato permesso di continuare a comportarsi in quel modo, nessuno sa quanto esattamente sarebbe potuto diventare pazzo.

Rabbrividii al solo pensiero.

Ma c’era ancora qualcosa che non riuscivo a capire.

“Perché Nakagawa dispone di poteri del genere? E’ forse direttamente nato con la capacità di vedere, attraverso di te, l’ Entità Senziente di Dati Integrati?”

“Probabilmente ha iniziato a possedere tale facoltà tre anni fa.”

Tre anni fa, di nuovo? Il motivo per cui Nagato, Asahina-san e Koizumi si trovano qui é unicamente per via di ciò che é successo tre anni fa.

O meglio, per via di qualcosa che Haruhi ha fatto succedere…

A quel punto, compresi una cosa.

L’abilità paranormale accennata ora da Nagato…se si trattava veramente di una cosa del genere, credo proprio di aver capito.

Chi lo sa, Nakagawa sarebbe probabilmente potuto essere un sostituto-esper per Koizumi.

Nella primavera di tre anni fa, Haruhi di certo l’ha combinata grossa.

Ha causato una frattura temporale, creato un’esplosione di dati e dato origine ad esper in giro per tutto il mondo.

In un’ottica del genere, non sarebbe poi così sorprendente se Nakagawa avesse dovuto rimpiazzare Koizumi al fianco di Haruhi, in qualità di esper.

Ora l’enigmatica frase pronunciata da Koizumi aveva perfettamente senso.

O perché già lo sapeva, oppure perché era riuscito a scoprirlo negli scorsi due giorni, quel tipo era riuscito a capire che Nakagawa disponeva di poteri simili a quelli di un esper.

Ecco perché aveva implicato che possedevo parecchi amici “fuori dal comune”.

“E’ possibile” disse Nagato.

O forse…

Avvertii improvvisamente un brivido che non aveva nulla a che fare col clima freddo di quel giorno.

Non é detto che tutto debba necessariamente venir ricollegato a quel singolo episodio di tre anni fa: Haruhi potrebbe possedere ancora adesso la capacità di influenzare le altre persone in modo sovrannaturale.

Proprio come aveva permesso ai ciliegi di fiorire in autunno e cambiato, nell’arco di una notte, il colore di tutte le piume dei piccioni del tempio in bianco.

Ancora oggi sta estendendo la propria influenza sulla gente che la circonda…

“...”

Nagato stette lì immobile senza rispondermi, o forse aveva detto tutto ciò che aveva intenzione di dire, poi iniziò ad andarsene.

Lentamente, mentre stavo altrettanto immobile, mi passò oltre e cominciò ad allontanarsi tornarsene nell’oscurità, come uno spettro vagante che stava per ascendere definitivamente all’altro mondo...

“Aspetta, posso farti solo un’altra domanda?”

La sagoma di Nagato mi comunicava una sensazione complessa da descrivere.

Istintivamente, la fermai chiamandola.

Proclamando di essersi innamorato a prima vista di Nagato ed uscendosene fuori con un’imbarazzante lettera d’amore, Nakagawa, per quel che ne so, è stata la prima persona ad averle mai dichiarato i propri sentimenti.

Dopo avermi sentito recitare ieri la sua proposta di matrimonio, lei cosa avrà pensato?

Qualcuno era venuto a dichiararti il proprio sincero amore per te, dicendoti “Ti amo, costruiamo assieme un futuro felice”, ma dopo un giorno intero si era poi scoperto che lui si era semplicemente sbagliato.

Come ti senti al riguardo?

La domanda che aleggiava nel mio cuore si tradusse in parole compiute e mi uscì automaticamente dalle labbra: “Non pensi sia stato un vero peccato?”

Nei pochi mesi trascorsi da quando ci eravamo conosciuti, avevo condiviso molti ricordi con Nagato.

Nonostante avessi fatto lo stesso anche con Haruhi, Asahina-san e Koizumi, mi accorsi che avevo vissuto più esperienze proprio con lei.

Infatti, ogni situazione sembrava in qualche modo coinvolgerla.

Potrei anche menzionare il fatto che era lei la persona che che riusciva a far squillare il mio campanello d’allarme interiore più violentemente di chiunque altro.

Infatti qualunque cosa fosse accaduta, Haruhi sarebbe sempre riuscita a trovare una via d’uscita, Asahina-san avrebbe dovuto solamente riuscire a rimanere se stessa mentre Koizumi, per quel che me ne importava, avrebbe potuto anche andarsene al diavolo, però lei…

Alla fine non potei resistere a domandare una cosa che morivo dalla voglia di chiederle: “Quando hai capito che la sua dichiarazione d’amore era solo frutto di uno sbaglio, ci sei rimasta male?”

“...”

Nagato si fermò e si voltò leggermente verso di me.

Ci fu un’improvvisa folata di vento che le coprì il viso coi suoi stessi capelli.

La brezza della sera era così gelida da sembrare potesse tranciarmi via la orecchie di netto.

Dopo aver aspettato per un attimo, mi giunse il suono di un’esile voce portata dal vento:

“...Un pochetto .”