To Aru Majutsu no Index ~ Italiano (Italian):Volume14 Capitolo 1

From Baka-Tsuki
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Capitolo 1: Cambiamenti Troppo Veloci — In_a_Long_Distance_Country.[edit]

Parte 1[edit]

Il Terzo Distretto della Città Accademia conteneva un certo numero di sale dedicate alle esposizioni internazionali.

C'era una linea ferroviaria passante per l'ingresso della città che le collegava ad altre nazioni, il Ventitreesimo Distretto. C'erano molte strutture per stranieri ed i migliori hotel della Città Accademia. Le strutture per gli ospiti erano posizionate molto lontano dall'aeroporto centrale, così che il rumore degli aerei non creasse problemi.

Nel Terzo Distretto si tenevano sempre diversi eventi.

C'era un motor show con il meglio della tecnologia automobilistica, un robot show che mostrava pezzi di pura ingegneria meccanica, e molti altri. Queste mostre non venivano fatte solo per divertimento; il loro scopo principle era di promuovere la più recente tecnologia della Città Accademia giudicata dal Consiglio di Amministrazione accettabile per l'uso estero. Le esposizioni avvenivano su schermo e veniva scelta la compagnia straniera con la miglior offerta (non era la Città Accademia a "cercarle", venivano semplicemente "scelte"), che ovviamente consisteva in un lauto pagamento.

Quel giorno si teneva una mostra in particolare.

C'erano elicotteri d'attacco auto-pilotati, nuove tute potenziate e un strumento da cecchino a raggi ultra violetti, cioè un'arma ottica ad alta trasmissione che usava un certo tipo di luce per ferire ed uccidere, o per effettuare bombardamenti aerei. L'avevano chiamata "Mostra d'Intercettori", perciò sugli schermi non poteva esserci niente di troppo pericoloso.

«Phhaa.»

Si sentì un respiro profondo.

Apparteneva a Yomikawa Aiho che, da dietro l'angolo della sala a cupola per le esposizioni internazionali, si stava togliendo il casco della tuta potenziata. Solitamente vestiva una casacca fuori moda che faceva risaltare il suo corpo e distraeva i giovani, ma indossare quella tuta ingombrante la faceva stranamente divertire.

«Fa così caldo... Perché fare la presentazione di una tuta potenziata è così estenuante?»

Yomikawa sembrò averne abbastanza di ciò che stava facendo, mentre teneva il casco tra le braccia ed osservava la donna in abito da lavoro vicino a lei. Quella persona faceva parte della squadra di sviluppo della tuta, quindi generalmente indossava un camice da laboratorio bianco. Per questo motivo, vederla con gli abiti da lavoro era strano come vedere i bambini del festival di Shichi-Go-San[1].

«Non preoccuparti. Non vale solo per te. L'intera stanza delle esibizioni è stranamente calda.»

L'ingegnere teneva sul grembo un computer portatile con una card che sembrava un cellulare sottile attaccato su un lato. Lo schermo del portatile mostrava i dettagli della tuta.

«Questo non migliora la situazione.»

«Non ho detto che l'avrebbe fatto.»

«Comunque, perché ci sono così tante maledette persone nel weekend ad uno show come questo? La stanza non è sin troppo piena?»

«Oggi è un giorno feriale e non c'è molta gente. Domani invece sarà aperto al pubblico, quindi sarà un vero e proprio inferno.»

«Questo non migliora la situazione!»

«Non ho detto che l'avrebbe fatto.»

Yomikawa si scoraggiò per le parole dell'ingegnere e poggiò il casco a terra.

Era largo circa 50cm. Sembrava che si potesse mettere in cima ai robot dalla forma di bidone che giravano per la Città Accademia. Il resto della tuta potenziata sembrava una versione leggermente più spessa delle armature occidentali, e per questo faceva sembrare la testa enorme.

«Ahh. Penso proprio che mi leverò tutta questa roba di dosso.»

Detto questo, Yomikawa cominciò a levarsela facendola scivolare attraverso il collo ormai privo di casco. Sotto indossava un completo nero simile a quello delle forze speciali.

Si sedette appoggiandosi alla tuta immobile e si fece vento sul viso con la mano.

«Davvero, perché dobbiamo indossare una tenuta corazzata all'interno di queste cose? Non potete creare un completo che lasci respirare un po' di più?»

«Beh, avresti dovuto accettare il suggerimento del responsabile del progetto e vestirti con un bikini sexy. Ti saresti presa un sacco di applausi dalla stampa.»

L'ingegnere parlò con una voce così monotona che sembrò non gliene importasse niente.

Yomikawa si asciugò il sudore dal viso con un asciugamano.

«Ad ogni modo, perché il responsabile del progetto sembrava così agitato del fatto che fosse una donna a presentare la tuta?»

«Ha un debole per le ragazze che fanno cose del genere. Poveretto.»

«E perché ha pensato che una come me avrebbe l'avrebbe fatto? Sono praticamente la donna più rozza del Giappone. Qualcuno ha commesso un grave errore scegliendo me.»

«Deve essere difficile far parte degli Anti-Skill. Ti tocca fare più lavori strani di quanti non ne faccia un membro delle JSDF[2]

«Siamo obbligati a fare queste cose solo quando non c'è nient'altro da fare. Questo dimostra quanta pace ci sia adesso.»

Yomikawa smise di parlare e si guardò intorno.

Le cabine attorno a lei mostravano diversi attrezzi usati per uccidere le persone.

Prima tutte le esposizioni di questi show lasciavano intendere di esser state create per fermare, senza fare troppi danni, gli esper andati fuori controllo, ma questa volta c'era un carro armato con affianco un'arma da fuoco tanto potente da poterlo perforare uccidendo qualcuno sul retro.

(Posso pensare solo ad una cosa che potrebbe spiegare questo improvviso cambiamento di target...)

Yomikawa diede una scorsa al portatile che stava usando l'ingegnere. Non solo si vedevano i dati di quando aveva addosso la tuta potenziata, ma c'era una piccola finestra che mostrava un programma televisivo.

Era un telegiornale, ed il presentatore stava leggendo le notizie.

«Il sole non è ancora sorto nel sud della Francia, dove, nella città industriale di Tolosa, è scoppiata una protesta religiosa di vasta scala. La gente ha riempito una strada per diversi chilometri camminando lungo il fiume Garonna, che scorre attraverso il centro della città. Il traffico è momentaneamente bloccato, con conseguenti effetti sulle infrastrutture.»

Il filmato registrato mostrava la città buia illuminata dal fuoco delle torce mentre sfilava un grande numero di persone. Potevano essere visti uomini e donne che tenevano dei cartelloni con dichiarazioni in francese piene di rabbia e giovani che appiccavano il fuoco ai manifesti della Città Accademia.

Prendevano parte alla protesta; non erano una massa fuori controllo. Ciononostante, la visione di diecimila persone arrabbiate e marcianti era spaventosa.

«Le loro azioni sono concentrate in un'area dove sono collocate molte compagnie d'auto giapponesi. Presumibilmente è una manifestazione contro la Città Accademia. Circa l'80% dei francesi sono Cattolici Romani, ed è per questo che la stessa cosa sta accadendo anche nelle altre città della Francia.»

In ogni caso, poteva facilmente andare peggio.

Mentre Yomikawa guardava lo schermo, le notizie del mattino rincominciarono.

«Nella città di Dortmund, situata nella Germania centrale, un bulldozer apparentemente rubato è andato a sbattere contro una chiesa Cattolica Romana e nove preti che si trovavano all'interno sono rimasti feriti. Si è pensato fosse una risposta alla serie di proteste, ma finora non ci sono state rivendicazioni. Si comincia a temere un ipotetico peggioramento del conflitto tra la Città Accademia e la Chiesa Cattolica Romana.»

Aveva già visto queste notizie, ma le davano ancora fastidio.

Era come una piccola scintilla che si diffondeva in un mucchio di paglia. Negli ultimi giorni il corso del mondo era cambiato enormemente. Le manifestazioni portate avanti dalla Chiesa Cattolica Romana e le eccessive reazioni contrarie stavano aumentando sempre di più.

E, quasi fosse in risposta a tutto ciò, la Città Accademia stava facendo questo show pieno di armamenti.

A prima vista poteva sembrare come se il Consiglio di Amministrazione stesse ufficialmente dichiarando che non si sarebbero arresi alle manifestazioni.

(Però stanno facendo tutto in modo sin troppo efficiente.)

Sviluppare delle armi non era come creare dei modellini di plastica. Si doveva fare domanda per il lavoro, calcolare più volte una stima del budget, farla esaminare, creare un modello da testare, costruire ogni componente e fare migliaia di simulazioni. Solo dopo aver avuto dei buoni risultati si poteva finalmente distribuire il "prodotto".

La manifestazione aveva cominciato a peggiorare solo un po' di giorni prima.

Troppo poco tempo per avere un processo di sviluppo che normalmente richiedeva anni.

Ciò voleva dire che...

(La Città Accademia era già preparata. Avevano previsto cosa sarebbe accaduto e hanno deciso di prepararsi per prenderne il controllo, piuttosto che fermare tutto sul nascere.)

«Dannazione.» mormorò Yomikawa.

Poteva non essere stata la Città Accademia a premere il grilletto che aveva scatenato la guerra, ma si stavano palesemente approfittando della situazione.

L'ingegnere al quale apparteneva il portatile si asciugò il sudore usando la manica della maglietta e guardò disinteressata le notizie sullo schermo.

«C'è la stessa cosa in tutti i canali. E' in momenti come questo che mi sarebbe piaciuto essermi abbonata anche a qualcuno di sola varietà.»

«...Cosa ne pensi della situazione?»

«Beh...»

L'ingegnere ricercatrice dello sviluppo delle armi prese un respiro profondo.

«Non mi piace avere più lavoro. E dover fare gli straordinari senza essere retribuita è ancora peggio.»

«Questa mostra è davvero così diversa del solito?»

«Sì, il responsabile del progetto ne è davvero entusiasta. Ha detto qualcosa riguardo l'aver bisogno di rovesciare l'idea di come essere un imprenditore militare sia orribile, così da avere un intero nuovo mercato su cui lavorare. E' anche andato avanti dicendo quant'è divertente essere un promotore di armi. Si era agitato al punto che gli ho gettato contro del ghiaccio, in modo da farlo calmare.»

«Chiaramente la tecnologia su questo display non si trova qui per essere venduta a compagnie straniere. Di sicuro si tratta di qualche tipo di esercizio militare. In pratica stiamo mostrando le nostre armi distruttive al "nemico" come oggetto diplomatico.»

«Le compagnie con cui stiamo contrattando non prenderanno le cose come le vedi qui. Proprio come nei negozi si distribuiscono i fucili senza funzioni automatiche, questa roba sarà venduta dopo essere stata scalata di tre o quattro livelli. Le armi finiscono con l'essere a malapena producibili con la tecnologia al di fuori della Città Accademia.»

Yomikawa lanciò un'occhiata ad alcuni uomini in completo d'affari che chiacchieravano vicino ad un palco poco più in là.

«Inoltre, stanno vendendo le licenze per creare le parti fondamentali delle armi a delle organizzazioni sparse per il mondo che collaborano con la Città Accademia. Devono solo informarci di quante ne stanno producendo e di dove saranno usate. Dico sul serio, perché la Città Accademia si spinge a tanto per guadagnare denaro?»

«Con abbastanza fondi, possiamo produrre armi assurde in massa. Il capo del progetto diceva qualcosa riguardo un robot gigante in grado di volare nello spazio. Probabilmente sceglierà un teenager per pilotarlo.[3]»

«...Non mi sembri poi tanto motivata.»

«Infatti non lo sono.»

Parte 2[edit]

Yomikawa Aiho non poteva saperlo, ma al centro di questo grande conflitto c'era un solo ragazzo.

Kamijou Touma.

A parte il suo potere speciale, l'Imagine Breaker, era un normale studente delle superiori. Ma se ciò che dicevano i membri del "Posto alla Destra di Dio" era corretto, era diventato nemico di due miliardi di persone. Non era niente di cui essere sorpresi visto le situazioni in cui era rimasto coinvolto e che aveva a poco a poco risolto nei mesi passati.

Ma dov'era adesso Kamijou Touma, il ragazzo al centro del conflitto?

«Potete spiegarmi perché lo avete fatto?»

Un'insegnante alta lo stava sgridando nella sala docenti.

In realtà, non era l'unica persona che stava venendo rimproverata. Aogami Pierce e Tsuchimikado Motoharu erano messi in fila vicino a lui.

E dietro quei tre c'era Fukiyose Seiri, la cui faccia arrabbiata sembrava chiedere perché fosse lì anche lei.

La sala docenti era piena di tavoli d'ufficio in acciaio ricoperti da vari oggetti. C'era la pausa pranzo e perciò c'erano un sacco insegnanti. Alcuni stavano mangiando i loro bento, alcuni stavano correggendo i compiti, ed altri erano seduti su dei cavalli a dondolo elettronici che avrebbero dovuto aiutarli a perdere peso.

Tra loro c'era un'insegnante che non stava facendo nessuna di quelle cose. Oyafune Suama era infatti seduta su una sedia girevole da quattro soldi con le gambe accavallate e coperte da calze beige, si pettinava i capelli neri che sembravano duri come il metallo e fissava Kamijou e gli altri con uno sguardo tagliente attraverso le sue lenti a triangoli invertiti dall'aspetto costoso.

«Vorrei sapere perché stavate facendo a botte in queso posto di cultura.»

Non ci fu risposta.

Si poteva sentire il giornalista dalla TV a muro.

«Come conseguenza delle ripetute manifestazioni e proteste, il campionato di calcio italiano ha annunciato che la partita di questa mattina è stata annullata per motivi sicurezza.»

«Non potete spiegarlo?»

L'innervosita insegnante di matematica, che non indossava altro che abiti di marca, era conosciuta per l'essere severa quando si parlava di discipina. La classe di Kamijou non faceva lezione con lei quindi non si erano praticamente mai incontrati prima, ma oggi li aveva beccati.

La responsabile della classe di Kamijou era Tsukuyomi Komoe, ma nemmeno lei era riuscita a rendersi conto di cosa stesse accadendo durante la pausa pranzo. Oyafune Suama era passata di lì mentre i ragazzi se le stavano dando e li aveva portati nella sala docenti.

Dopo un po' Kamijou, uno dei tre idioti, cominciò a parlare.

«Ma...»

Il suo guardo era pieno di determinazione.

«Ma io e Aogami Pierce stavamo discutendo su quali ragazze coniglietto fossero meglio tra quelle rosse e quelle nere. E poi Tsuchimikado si è messo in mezzo dicendo che le bianche sono le migliori, quando non è vero!!»

Suama cadde dalla sedia facendo un forte rumore.

Il fracasso fece sussultare Kamijou, ma chi era rimasta realmente sconvolta era l'insegnante con gli occhiali, scioccata da quel commento.

La donna smise di guardare i tre idioti e si concentrò su Fukiyose Seiri, che stava dietro di loro.

«N-Non dirmi che anche tu hai preso parte in quello stupido discorso.»

«Stavo solo cercando di far chiudere la bocca a questi tre idioti!! Perché dovevo essere trascinata qui insieme a loro anche io!?»

Le vene sulle tempie di Fukiyose si rigonfiavano mentre gridava.

Quando Oyafune era entrata nella classe di Kamijou, la ragazza stava tenendo Tsuchimikado in una presa di sottomissione, stava prendendo a calci Aogami Pierce che si trovava a terra, e stava colpendo Kamijou Touma con la fronte, tutto allo stesso tempo. Chiaramente era stata lei la più violenta sulla scena.

Nel frattempo Tsuchimikado, che indossava degli occhiali da sole blu, guardò da entrambe le parti e gridò.

«Nyah! Urrà per le conigliette bianche col seno piatto!»

Aogami Pierce non riuscì a restare in silenzio dopo averlo sentito.

«Perché questa fissazione con le ragazze piatte!? E non ti piacciono per niente le conigliette! Ti va bene qualsiasi cosa sia loli!!»

«E' vero, Aogami Pierce. Che sia un costume da coniglietta, un body da ginnastica o un costume da bagno scolastico, quando è indossato da una meraviglia quale una loli le piccole differenze tra completi sono irrilevanti. Quel che voglio dire è che stanno bene a prescindere da cosa indossino, perciò le loli coniglietto sono le migliori!!»

«Bastardo!! Quindi non stavi parlando di conigliette sin dall'inizio!!»

I tre idioti cominciarono ad arrotolare le maniche per un secondo round quando Oyafune Suama, ancora a terra e con indosso gli occhiali ed un completo formale, portò un fischietto fuori dalla tasca.

Risuonò un fischio acuto e Saigo-sensei, un insegnante d'orientamento che sembrava un gorilla, arrivò dal retro della sala docenti avanzando a passi pesanti verso di loro.

Parte 3[edit]

Alla fine, Kamijou e gli altri vennero costretti a togliere le erbacce dietro la palestra.

Era un'area umida che il sole non raggiungeva praticamente mai, eppure l'erba sembrava crescere abbastanza bene. C'erano così tante erbacce che un solo sguardò fece perdere a Kamijou la voglia di lavorare. Non ci andava mai nessuno là e perciò sembrava una fatica inutile.

Le cose che lo scoraggiavano però non finivano qui.

«Accidenti. Tsuchimikado e Aogami Pierce sono scomparsi.»

Erano rimasti solo due dei quattro ai quali era stato ordinato di togliere le erbacce: Kamijou e Fukiyose.

Kamijou Touma chinò le spalle osservando la zona che si distendeva dietro la palestra. Oltre le mura poteva sentire le voci energiche e felici delle squadre di pallavolo e di basket che si divertivano nelle proprie attività extracurriculari. Ciò sembrò affaticarlo ancora di più.

Tuttavia, lamentarsi della scomparsa di Tsuchimikado e Aogami Pierce non lo avrebbe aiutato.

Kamijou prese una carriola per trasportare le erbacce nella zona di scarico ed indossò dei guanti da lavoro.

«Sai, prima di finire supereremo l'orario entro cui ci è consentito stare a scuola. Potremmo anche strapparle con calma finché non ci buttano fuori.»

«Se solo potessimo avere qualcuno che fa uso pirocinesi ad aiutarci. Finiremmo in men che non si dica.» borbottò ancora Kamijou.

Fukiyose si lamentava dell'esser stata punita insieme agli altri, mentre strappava l'erba in modo più efficiente del ragazzo.

Quando Kamijou si stancò, dopo circa cinque minuti, cercò di iniziare una conversazione con Fukiyose che lavorava piegata in avanti poco più lontano.

«Hey, Fukiyose.»

«Cosa?»

Evidentemente era annoiata anche lei, perché si unì velocemente alla conversazione.

«Gli esami di Ottobre sono stati annullati, però spendi tutto il tuo tempo libero a studiare per conto tuo. Perché?» disse Kamijou senza smettere di lavorare.

«Che razza di domanda è?» rispose Fukiyose. «Senza esami, i nostri voti del secondo trimestre si baseranno sul test finale. Significa che avremo il doppio da studiare per allora e che quindi dobbiamo impegnarci di più.»

«...»

«E prima che tu lo chieda: non ti farò vedere i miei appunti.»

L'annullamento degli esami era stato un felice evento per Kamijou, perciò l'atteggiamento indifferente di Fukiyose fu come una secchiata d'acqua fredda.

Colto alla sprovvista da questa rivelazione, Kamijou decise di doverle rispondere ad ogni costo.

«H-Hmpf. Lo studio non è tutto, sai?»

«Da come lo dici sembra che non sappia far altro che studiare.»

«...Oh, sai fare altre cose?»

«Ovvio che sì!!» urlò Fukiyose dal profondo delle suo cuore. «Potrei non sembrare atletica, ma so lanciare una forkball. Comunque il baseball non m'interessa!!»

«Eh?»

Kamijou fece un suono stupido.

«Probabilmente l'hai appena imparato attraverso un corso per corrispondenza, oppure hai scoperto che le forkball ti mantengono in salute, o qualcosa del genere.»

«N-Non importa come l'ho imparato, importa solo che io la sappia lanciare o meno! Smettila di guardarmi come se non mi credessi e ti farò vedere!!»

«Sì, ma non abbiamo la palla.»

Kamijou aveva detto così perché sospreso dalla risposta inattesa, ma poi Fukiyose Seiri tirò fuori una grande palla dalla tasca della gonna.

«Devi essere più preparato!!»

«...Ehm, su quella palla c'è scritto "Stringi questa palla cento volte al giorno per procurarti delle salutari onde α".»

Kamijou era scioccato, ma a Fukiyose non sembrava importare granché. La ragazza non stava più nella pelle e stava strofinando i piedi sul terreno per renderlo più regolare.

Adesso avevano una palla, ma non un guantone da baseball. Kamijou però non sembrava avere altra scelta, quindi indossò diversi strati di guanti da lavoro e si posizionò a distanza dalla ragazza, come aveva visto fare ai ricevitori.

«Okay, vai pure, Fukiyose.» disse il ragazzo con un tono così monotono che quasi sembrava stesse sospirando.

«Okay, Kamijou. Beccati questo tiro da 150 km/h e vedi di non cadere per terra!!»

«Una forkball da 150 km/h? Al massimo casco dal ridere!!»

Kamijou era agitato.

Fukiyose sembrava fare davvero sul serio mentre stringeva la palla bianca e si metteva in posizione.

Era ormai pronta, quando Kamijou urlò:

«F-Fer-Fermati, Fukiyose!!»

«Che c'è!?» gridò lei, vacillando dopo aver interrotto la posa di lancio.

Kamijou non era sicuro di poter spiegare la situazione, perciò si limito a dire l'essenziale.

«La gonna!!»

«...?»

La ragazza sembrò non capire, sinché non si accorse di dove Kamijou stesse guardando. Diede un'occhiata ai propri fianchi, e vide che la gamba che aveva sollevato le stava alzando la minigonna, rendendo visibili le mutandine dal tenero design.

Fukiyose Seiri fece il suo lancio forte e veloce.

Kamijou sbagliò il tempismo e la morbida palla di gomma lo colpì in pieno stomaco con un forte tonfo.

«...Qu-Quella non era una forkball. Era un lancio rettilineo...» disse Kamijou con voce tremante mentre si contorceva dal dolore.

«Quello lì non contava!!» rispose lei con un tono volontariamente forte così da distrarlo e riprendersi la palla.

«Questa volta sarà una forkball. Porta giù il guantone perché farà uno scatto verso il basso.»

Tornò a mettersi in posa, ma doveva aver preso nota dell'avvertimento riguardo la gonna perché limitò i movimenti delle gambe al minimo indispensabile.

Probabilmente era per questo motivo che non riusciva a mantenere bene l'equilibrio ed era costretta ad oscillare leggermente. Ciononostante, lanciò la palla con incredibile forza. Questa sbattè con un tonfo nel guantone di Kamijou. Non stavano usando una normale palla da baseball, ma una giocattolo, eppure la mano gli bruciava lo stesso. Fukiyose non aveva lanciato dal basso come nel softball, ma dall'alto, come una giocatrice di baseball professionista. Ed anche abbastanza bene.

Kamijou strinse leggermente la palla che aveva afferrato.

«...E' andata giù?»

«Sì!! Dove stavi guardando? Non sei riuscito a vederla abbassarsi di scatto nella zona dove dovrebbe trovarsi il battitore!?»

«Eeh? A me sembrava un lancio normale.»

«K-Kamijou!! Non puoi dirlo perché non stavi battendo!! Se avessi avuto una mazza, sicuramente l'avresti vista!!»

«Oh? Adesso sì che l'hai detto, Fukiyose.»

Kamijou sorrise ed afferrò il manico di plastica lungo 50 cm di una piccola scopa che avevano preparato per ogni eventualità.

«Fammi vedere che sai fare.»

Afferrò la scopa come se fosse una mazza da baseball e dondolò la punta con il movimento del polso, come a cercare il giusto ritmo.

Nel frattempo, Fukiyose prese la palla che Kamijou le aveva tranquillamente rilanciato e sorrise pronta ad accettare la sfida.

«Pensi di poter colpire una palla lanciata da una major-leaguer come me? Ridicolo.»

«Farò un homerun.»

«Allora ti farò sentire cosa si prova nel perdere contro una vera forkbaaaall!!»

«Uscirà fuori dal campoooo!!»

Fukiyose lanciò la palla bianca.

La palla volò per aria.

Se Kamijou avesse aspettato per vedere se si abbassava o meno sarebbe stato troppo tardi per colpirla.

Mentre cercava di capire quali fossero le vere intenzioni e il vero livello della ragazza, cominciò a muoversi.

Forza e tensione attraversarono il suo corpo.

Calcolò il tempo, fece un breve respiro, raccolse la forza nelle gambe, oscillò i fianchi all'unisono con il movimento dei piedi e mosse la scopa che aveva tra le mani più forte che poteva.

E...

Parte 4[edit]

Oyafune Suama era ricoperta di capi firmati dal tailleur alle calze. Era una donna che conosceva i vantaggi della bellezza.

Li conosceva perché aveva vissuto in prima persona le conseguenze del non essere affascinanti.

Ma chiunque può raggiungere un certo fascino se ci prova. La teoria di Suama era che il solo duro lavoro poteva non renderti il "meglio del meglio" o "tra i migliori", ma almeno ti portava ad essere "migliore di tanti". Ed essendo "migliore di tanti", si poteva avere un assaggio dei vantaggi della bellezza.

Essere bella era vantaggioso.

Gli studenti l'ascoltavano durante le lezioni, gli altri insegnanti non la guardavano dall'alto in basso, e le persone le cedevano la loro sedia al ristorante. E tutto ciò era il risultato del perfezionamento del suo corpo dentro e fuori, facendo più bagni al giorno, mettendosi lozioni sul viso prima di andare a dormire, mangiando la colazione tutti i giorni, tenendo sotto controllo il proprio peso così da non avere ripercussioni sulla pelle, trascorrendo più di un'ora al mattino a truccarsi e spendendo grandi somme di denaro per comprare abiti occidentali da internet e da delle riviste.

Quando la giornata scolastica finiva, Oyafune Suama era sempre molto preoccupata che il suo trucco potesse cominciare a togliersi, in special modo che quello sulle sopracciglia si potesse sciogliere per il sudore. Ma l'atteggiamento e l'umore erano una parte importante dell'essere "bella". Se avese mostrato di essere preoccupata, le "benedizioni della bellezza" sarebbero diminuite, perciò non poteva controllarsi di continuo nello specchietto o andare in bagno.

(...)

Suama si guardò intorno lentamente.

Si trovava nella sala professori. A quell'ora la maggior parte degli insegnanti andava via per supervisionare le attività dei club, quindi solitamente non c'erano molte persone in giro. Pensò di controllarsi le sopracciglia nel caso non ci fosse stato nessuno, ma...

«Yawn. Preparare le lezioni è un duro lavoro.»

Gli occhi di Suama si spostarono sull'insegnante seduta quasi affianco a lei che sembrava una bambina delle elementari.

Era Tsukuyomi Komoe.

Guardando la montagna di fogli che aveva attorno, era chiaro che stesse facendo il lavoro di più di un insegnante. Questa piccola docente esaminava sempre i dati per tutti quanti gli studenti e stimava quale fosse la lezione migliore per ognuno di loro, ma adesso si stava occupando di quella di un altro professore.

Al momento, gran parte degli Anti-Skill era fuori per i preparativi alla guerra, e di conseguenza non avevano tempo per organizzare le lezioni. Ciò significava che i semplici insegnanti dovevano aiutarli.

Anche Suama era stata costretta a fare le lezioni di un altro professore, ma la docente che indossava lenti a triangoli invertiti non poteva che essere incuriosita dalle piccole dimensioni di Komoe-sensei.

«Che metodo usi per mantenere la pelle così giovane? I conti non tornano.»

«??? Qual è il problema? Sono abbastanza brava in matematica, se hai bisogno di una mano per quella.»

L'insegnante di 135 cm si avvicinò velocemente dopo aver sentito la voce perplessa di Suama. La donna sapeva che avrebbe dovuto imparare dagli insegnanti più anziani, ma questa sembrava frequentasse le scuole elementari.

Tsukuyomi Komoe prese i documenti che c'erano sulla scrivania di Suama ed annuì controllandoli uno ad uno.

«Comunque, Oyafune-sensei. Ho sentito che dei miei studenti oggi ti hanno causato dei problemi, quindi volevo scusarmi.»

«No, non è niente.»

«Oh, mi ha fatto venire in mente una cosa. Volevo scambiare quattro chiacchiere con Kamijou-chan e gli altri. Sai dove sono? Pare siano andati da qualche parte giusto dopo le lezioni. Pensi siano tornati a casa?»

«Oh-oh.»

Suama diede un'occhiata all'orologio sul muro.

Erano quasi le 18.

Erano passate un paio d'ore da quando aveva detto loro di strappare le erbacce.

«Cavolo... Mi spiace, Tsukuyomi-sensei. Vado subito da loro!!»

«Sigh. Ma dove sono?»

Oyafune Suama diede le spalle all'insegnante più anziana e corse via dalla sala professori. Le attività dei club si sarebbero concluse presto e gli studenti che non ne facevano parte erano andati via da molto tempo. Il corridoio buio era quindi quasi vuoto e questo, mentre si dirigeva verso l'uscita per il personale, le diede l'impressione che fosse ancora più tardi.

(No, dei delinquenti che fanno risse a scuola non saranno rimasti per così tanto. Probabilmente non sono fuori a strappare le erbacce; probabilmente se la sono filata già da un po'.)

Aveva pensato di andare a controllarli dopo mezz'ora e di lasciarli andare dopo averli sgridati, perciò si sentiva in colpa. In ogni caso erano stati puniti, quindi non poteva esattamente scusarsi.

A quel punto raggiunse l'ingresso del personale, si mise le sue ballerine di alta classe e si diresse velocemente dietro la palestra.

E ciò che l'insegnante di matematica vide fu...

Parte 5[edit]

«Hey hey heeey!! Stiamo 13 a 9!! La tua forkball è proprio patetica!!»

Kamijou teneva tra le mani una piccola scopa e la muoveva avanti e indietro mentre stuzzicava Fukiyose.

«Sta' zitto!! Ti ricordo che hai perso 9 volte... E che non ho nemmeno una palla da baseball decente!!»

Dato che avevano introdotto una nuova regola dove il perdente di ogni round doveva trascorrere cinque minuti a strappare le erbacce a tutto spiano, Kamijou e Fukiyose si erano infiammati così tanto che avevano dimenticato che il lavoro sarebbe stato molto più semplice se l'avessero svolto insieme.

Kamijou stava agitando allegramente la mazza avanti e indietro, mentre Fukiyose stringeva la palla bianca e muoveva le spalle su e giù per il fiatone. Ad un certo punto la ragazza controllò l'ora sul suo cellulare.

«Rimangono solo trenta minuti prima di dover andare via... Ma è più che sufficiente per ribaltare la situazione!!»

«Hey, ma i tuoi lanci si stanno davvero abbassando come dovrebbero?»

«Ti ho già detto di sì! Sono sicurissima!! Com'è che non riesci a vedere lo scatto improvviso che la palla fa di fronte a te!?»

«Eeh? A me sembra più che altro una parabola...»

«Fai più attenziooooooooooneeee!!»

Fukiyose urlò più forte che poteva e lanciò.

In risposta alla palla bianca che sfrecciava verso di lui, Kamijou cominciò a prepararsi per un full swing.

(Una forkball...)

Alla fine il ragazzo reagì alle parole di Fukiyose e corresse la traiettoria della scopa, posizionandola leggermente più in basso.

Ma la direzione della palla non cambiò.

Continuò su una linea retta.

«Dannazione... vedi? Non lo fai nel modo giusto!!»

Kamijou cercò di riposizionare la mazza, ma era troppo tardi.

La mosse leggermente verso l'alto, ma non riuscì a raggiungere la giusta traiettoria.

Ciononostante, si accorse che il manico della scopa aveva toccato il bordo della palla.

«Gwohhhhhh!!»

Kamijou urlò, ma tramite il polso capì di non averla colpita bene.

La palla aveva sfiorato il manico della scopa, era stata leggermente deviata verso l'alto ed era volata dietro di lui.

(Dannazione, l'ho mancata!)

In questo gioco non c'erano foul. Se la palla colpiva la mazza e veniva rispedita in avanti, Kamijou vinceva. Qualsiasi altra cosa valeva come vittoria di Fukiyose. Decidevano se si trattava di ball o strike a vista.

La cosa più fastidiosa era che il perdente doveva andare a recuperare la palla. E dato che doveva anche strappare le erbacce per cinque minuti, andare a riprenderne una molto lontano una era davvero una rottura di palle.

Sempre reggendo la scopa usata come mazza, Kamijou cominciò a pensare ad un piano.

(Bah. Era 13 a 9, giusto? Con questa ne ho perse 10. Forse dovrei temporeggiare, così che il tempo scada quando sono ancora in vantaggio.)

All'improvviso sentì uno strano suono provenire da dietro di lui.

«...?»

Kamijou non aveva idea di cosa fosse accaduto, ma cominciò ad impallidire non appena vide l'espressione scioccata di Fukiyose.

(??? Cosa c'è dietro di me?)

Kamijou si voltò.

Vide degli occhiali a triangoli invertiti con sopra appiccicata dell'erba e dell'altra sporcizia.

Dietro di lui c'era Oyafune Suama, che era stata chiaramente presa in piena faccia dalla palla bianca.

L'avrebbe dovuta colpire nello stomaco, ma la mazza di Kamijou ne aveva alterato la traiettoria e le era arrivata in viso.

«...»

Oyafune Suama prese un respiro lungo e profondo, ma chiunque si sarebbe accorto che stava tremando.

Quando Kamijou, preso dalla paura, cominciò ad agitarsi, era già troppo tardi.

Suama corse verso di lui e mosse il pugno per colpirlo. Kamijou si prostrò per scusarsi senza accorgersi di ciò che la donna stesse facendo, e riuscì miracolosamente a schivare la botta. Furiosa per la palla e per aver colpito l'aria, l'insegnante di matematica calpestò la schiena del ragazzo con i tacchi a punta delle sue ballerine.

Parte 6[edit]

Oyafune Suama tornò di corsa nella sala professori.

Komoe-sensei doveva essere andata da qualche parte, dato che non c'era.

Suama cercò di usare un fazzoletto per rimuovere l'erba e il resto della sporcizia.

(Wah!! Sporcizia, sporcizia, SPORCIZIA!! E' sul mio viso, E' SUL MIO VISO! Oh, no! Chissà se ho tolto le sopracciglia con il fazzoletto!! Cosa faccio!? COSA FACCIO!?)

Era ovviamente presa dal panico e dopo aver confermato che nella sala professori non ci fosse nessun altro, tirò fuori il suo specchietto per controllare, dimenticandosi di andare prima in bagno.

Quantomeno le sopracciglia erano a posto.

Ma non era abbastanza per farla calmare.

Essere belle era vantaggioso.

Il che significava che non esserlo era svantaggioso.

(Vediamo. E' sui vestiti. Anche qui. E qui!! Ho i capelli incasinati, sono ricoperta di sudore e l'aver camminato così velocemente mi ha fatto venire una smagliatura sulle calze. Da dove posso cominciare!?)

Cominciò togliendosi la giacca del tailleur e rimuovendo la sporcizia che era arrivata sino alla camicetta bianca. Poi iniziò a sbottonare la blusa così da potersi scrollare di dosso lo sporco che non poteva togliere con una semplice passata di mano. Si levò le calze beige con la smagliatura ed indossò quelle di scorta che aveva in borsa. Per farlo aveva bisogno alzarsi la gonna, ma non aveva tempo di preoccuparsene. Doveva riacquistare la sua solita bellezza perfetta il più velocemente possibile.

Ma...

Tutto ad un tratto, la porta della sala dei professori cominciò ad aprirsi.

Suama stava alzando una delle gambe per mettersi le calze e saltò per lo shock.

«Ah. Aspetta. Fermo!!»

Cercò di fermarlo.

«Eh? Qualcosa non va?»

Le sue parole avevano chiaramente raggiunto chiunque fosse dall'altro lato della porta, che però venne comunque aperta.

Si trattava di Kamijou Touma.

Oyafune Suama al momento aveva la parte anteriore della camicetta aperta, rendendo visibile il reggiseno nero, e la gonna attillata sollevata per mettersi le calze.

«Ky...»

Stava per urlare, ma si sforzò di non farlo.

Anziché gridare allungò la mano fino alla scrivania, prese la squadretta magnetica di 50 cm della classe e la lanciò con tutta la sua forza verso l'entrata della sala dei professori.

Kamijou chiuse la porta e la squadretta la trafisse come uno shuriken, vibrando poi nella parte che non era rimasta conficcata.

La donna sentì Kamijou gridare dal corridoio.

«Waaahhh!! Stava cercando di uccidermi!?»

«Perché hai aperto la porta dopo che ti ho detto di fermarti!?»

Si mise le calze, chiuse la parte frontale della camicetta, indossò la giacca del tailleur che era piegata sullo schienale della sedia e si diresse verso il corridoio.

Sentì però uno strano suono di strappo provenire dalle calze.

«...»

Suama le guardò, per vedere se questo nuovo paio indossato da soli due minuti si fosse già rovinato.

«E-Ehm... Mi scusi...»

Quasi come se avesse calcolato il tempo, Kamijou aprì di nuovo e con cautela la porta della sala professori.

Vide Oyafune Suama con le gambe allargate, la gonna all'insù e piegata a guadarsi all'altezza delle anche.

Non era solo una scena che una bella ragazza avrebbe dovuto nascondere; era una visione che qualsiasi donna non avrebbe dovuto mostrare a nessuno.

«!!»

Questa volta l'insegnante di matematica afferrò silenziosamente un goniometro gigante per la lavagna e lo lanciò verso l'entrata. Altra attrezzatura per l'insegnamento si trovava ora conficcata sulla porta che era stata nuovamente chiusa.

Si sentì una voce tremolante provenire dal corridoio.

«Volevo solo spiegare il motivo per cui ero entrato prima!!»

«Quale razza di motivo avresti avuto per peggiorare ulteriormente la situazione!? Sii più conciso che puoi!!»

«Ehm, è quasi passata l'ora entro cui c'è concesso di rimanere a scuola. Adesso possiamo smettere di strappare le erbacce?»

«E' tutto?»

Le vene sulla fronte di Oyafune Suama si rigonfiarono. Prese il compasso gigante per la lavagna che c'era sulla sua scrivania e corse fuori dalla sala dei professori con l'intenzione mettere quel fastidioso studente K.O.

Ma Kamijou Touma era scomparso.

La donna vide di sfuggita una figura girare l'angolo e dirigersi verso le scale.

«Che sta succedendo...?» borbottò Suama sfinita, senza però nessuno in giro che potesse sentirla.

Parte 7[edit]

«Dannazione... pensavo davvero di essere morto.»

Kamijou lasciò la scuola borbottando tra sé e camminando a fatica lungo la buia via di casa.

Era Ottobre ormai, cominciava a far freddo intorno a quell'ora del giorno. Forse per questo non c'erano così tante persone in giro come in estate. Kamijou sentì il dirigibile nel cielo grigio comunicare l'allarme per gli incendi causati dall'aria secca.

Camminava lentamente lungo il marciapiede, evitando i robot per le pulizie e pensando a cosa preparare per cena. Era preoccupato di non avere abbastanza cibo nel frigo, quindi decise di andare ai grandi magazzini vicino alla stazione. C'era un supermercato più economico poco più lontano, ma se fosse andato lì non sarebbe arrivato a casa in tempo ed Index avrebbe dato di matto per la fame.

Sulla strada per la stazione scorse una ragazza dai capelli castani che indossava l'uniforme della scuola media Tokiwadai. Era Misaka Mikoto.

La ragazza colpì con un high kick un distributore di bevande, per poi inclinare la testa in modo perplesso perché non era uscita nemmeno una lattina.

Vedendo la scena, Kamijou si girò di 180 gradi e si affrettò ad andarsene.

«Meglio evitare i problemi. Come si dice, non svegliare il can che dorme.»

«Cosa vorresti dire?»

L'inattesta risposta al suo commento che venne da dietro le sue spalle gli fece rizzare la schiena per la paura.

Si girò di nuovo di 180 gradi e vide Misaka Mikoto di fronte a lui con un'espressione perplessa in volto.

«Uuh...» Kamijou si lasciò scappare un piccolo sospiro angosciato. «Per favore, perdonami...»

«Ti ho chiesto cosa volevi dire con quello.»

«Il fatto è che strappare le erbacce e le altre cose che sono successe oggi mi hanno veramente sfinito! Perciò, per favore, perdonami e non mi creare ulteriori problemi!!»

«Te lo ripeto. Cosa vorresti dire!?»

Mikoto afferrò Kamijou per la collottola, che cercò di scappare ad una velocità misurabile in Mach, ed urlò così vicino al suo orecchio che il ragazzo pensò glielo stesse per strappare via a morsi.

«Perché cerchi sempre di parlarmi il meno possibile!? Non hai nemmeno risposto all'email che ti ho mandato. Fammi vedere un attimo il tuo cellulare!!»

«Email...? Mi hai mandato un'email?»

«Sì, l'ho fatto!!»

Kamijou ci pensò un secondo, prese il cellulare, aprì la cartella dei messaggi in arrivo per mostrarla a Mikoto ed inclinò la testa su un lato, confuso.

«...L'hai fatto?»

«Ti ho detto di sì!! Cosa? Non c'è niente nella casella di posta in entrata!? Non dirmi che ha considerato il mio indirizzo come spam!!»

Inizialmente Mikoto era scioccata solo per l'email, ma ben presto si aggiunse un'altra ragione.

Gli afferrò la mano per non fargli premere altri bottoni ed iniziò a fissare un certo nome nella cartella delle email ricevute.

«...Perché hai l'indirizzo di mia madre nel telefono?»

«Hah?»

(Adesso che ci penso, effettivamente l'altro giorno mi sono imbattuto in Misaka Misuzu quando era ubriaca.)

Mikoto aggrottò le sopracciglia e cominciò a manovrare il cellulare di Kamijou col pollice. Stava chiamando Misuzu.

«H-Hey, aspetta!»

Il suo telefono non aveva l'opzione per il vivavoce, quindi il volume era abbastanza alto. Per questo, e perché non era molto lontano da Mikoto, riusciva a sentire il cellulare squillare.

«Sì, mamma? Devo chiederti una cosa.»

«Eh? Il mio schermo deve avere qualche problema. Non mi stava mostrando il tuo numero, Mikoto-chan.»

Misuzu sembrava confusa.

Da ciò che Kamijou poteva sentire della loro conversazione, pareva che Mikoto le stesse chiedendo una spiegazione dettagliata su come il suo numero fosse finito nel cellulare del ragazzo.

«Hmm...»

La risposta di Misuzu cominciò lentamente.

«Credo di aver incontrato quel ragazzo una notte nella Città Accademia... ma ero ubriaca, quindi non ricordo i dettagli. Però non ho idea di come il mio numero sia finito nel suo cellulare. Ha ha ha.»

«Capisco. Capisco.» Mikoto annuì leggermente e riagganciò.

Sorrise e restituì elegantemente il cellulare a Kamijou.

«Che diavolo stavi facendo con mia madre mentre era ubriaaaaacaaaa!?»

«Hahhh!? Che tipo razza di deduzioni fai!? Sono piuttosto sicuro che tua madre si ricordi tutto! Dalla risata alla fine si capisce che stava mentendo!!»

Chiunque se ne sarebbe accorto, ma Mikoto doveva aver pensato che si trattasse di una crisi che avrebbe potuto distruggere la sua famiglia, perché la sua faccia, appena persa la pazienza, era diventata rossissima.

«Cambiamo argomento!!» Kamijou decise forzare un'altra conversazione. «A-Ascolta! Quando torno al dormitorio dovrò lavare il riso per la cena e sicuramente si sta avvicinando l'ora del coprifuoco per il tuo dormitorio! Il sole sta già tramontando!»

«Cosa? Coprifuoco? E' una sciocchezza evitarlo.»

Kamijou si sarebbe voluto mettere le mani in faccia per la velocità con cui Mikoto gli aveva risposto.

La ragazza sicuramente non aveva idea di come si sentiva Kamijou, ma almeno era riuscito a cambiare argomento.

«Però è vero che sono diventati più severi nei controlli. Forse è a causa di tutto quello che è successo ultimamente. Persino le persone che non leggevano mai il giornale ora stanno incollate alle tv dei loro cellulari e alle news su Internet.»

«...»

«D'altronde credo che chiunque si preoccuperebbe visto quel che è successo.»

Mikoto probabilmente si stava riferendo a quel che era accaduto il 30 Settembre.

L'evento da cui era partita la scintilla che aveva fatto scoppiare una guerra invisibile.

L'evento in cui era stata distrutta l'entrata della Città Accademia, in cui i tutti i cittadini, sia studenti che insegnanti, erano stati "attaccati", in cui gli Anti-Skill e i Judgement, i mantenitori dell'ordine pubblico, non avevano potuto fare niente, e che aveva originato un cratere con un raggio 100 metri.

Non era stata una sola persona a farlo. Era il risultato dell'intrecciarsi dei piani e delle idee di numerose organizzazioni. Persino Kamijou, che si trovava nel centro di tutto, non conosceva l'intera storia. Dubitava ci fosse una sola persona che comprendesse la situazione nella sua interezza.

E se qualcuno che si trovava al centro del conflitto ne sapeva così poco, figurarsi chi, come Mikoto, aveva vissuto quell'esperienza solo marginalmente.

Forse era proprio perché lei non era al centro della situazione che si sentiva di poter investigare con sicurezza.

E sicuramente Mikoto non aveva completamente creduto alla storia ufficiale secondo cui l'attacco era stato portato avanti da un esper sviluppato scientificamente in segreto da un gruppo religioso straniero.

Mikoto distolse lo sguardo da Kamijou e lo rivolse in lontananza.

A circa 500 metri da lì c'era la zona che era stata distrutta dall'apparizione di un certo "arcangelo". Kamijou pensò che Mikoto stesse ricordando l'incidente del 30 Settembre, ma a dire la verità sembrava che stesse solo guardando un dirigibile volare nel cielo grigio.

Su un grande pannello al lato del dirigibile stavano trasmettendo il notiziario.

«Finora le manifestazioni e le proteste su larga scala tenute dai membri della Chiesa Cattolica Romana si erano limitate all'Europa, ma adesso sono cominciate anche in America.»

La voce dell'annunciatore era calma.

«Al momento si stanno verificando solo nelle città della costa ad ovest, come San Francisco e Los Angeles, ma si pensa incominceranno presto anche nel resto dell'America.»

Mostrarono dei filmati.

Probabilmente erano stati girati a Los Angeles.

Lì doveva essere notte fonda, ma il video era stato registrato in pieno giorno.

(Dannazione. Le proteste si stanno diffondendo molto velocemente...)

L'espressione di Kamijou era quella di qualcuno che guardava un'orribile ferita.

Proprio come negli inizi delle maratone, un lato di un'autostrada a tre corsie era completamente pieno di gente. Stavano bruciando e facendo a pezzi dei manifesti e degli striscioni della Città Accademia.

Riempivano le strade principali per ore per mostrare la loro rabbia. Non andavano in giro a distruggere le cose.

Tuttavia non si poteva dire che fosse tutto sicuro.

Dovevano essere scoppiate delle risse. Il filmato mostrava un uomo al quale scorrevano fiumi di sangue dalla testa poggiato contro un'ambulanza, e una suora con dei lividi scuri sul viso che cercava aiuto e che sorreggeva un prete incapacitato a stare in piedi da solo.

Erano tutti persone normali.

Nessuno di loro sembrava avere delle connessioni col mondo degli esper o dei maghi.

Tecnicamente chi prendeva parte alle manifestazioni era parte della Chiesa Cattolica Romana in quanto credente. Indossavano croci al collo e probabilmente sapevano recitare parti della Bibbia.

Ma era difficile immaginare che potessero avere qualche connessione con le profondità della Chiesa Cattolica Romana o con persone come Vento del Fronte. Andavano a scuola e a lavoro. Durante i fine settimana oziavano e facevano dei barbecue nei grandi cortili delle loro case. Erano persone normale.

«...Che sta succedendo?» mormorò Mikoto mentre osservava lo schermo del dirigibile.

«Non so cosa sia accaduto il 30 Settembre, ma non è questo quello che volevo. Anche se dicono che è stato l'incidente a causare tutto, la Città Accademia non ha ancora fatto niente di aggressivo. Come può una cosa del genere spingere quelle persone a combattersi tra loro? Non è giusto che chi si trova davvero dietro tutto questo se ne stia nascosto mentre loro soffrono.»

«...»

Kamijou ascoltò in silenzio le parole di Mikoto.

La persona che si trovava dietro tutto questo.

Mikoto aveva inconsciamente deciso che ce n'era una. Probabilmente sperava fosse così. Se ci fosse stato un colpevole, sarebbe stato possibile risolvere il problema e ogni cosa sarebbe tornata alla normalità... Dato che la ragazza possedeva un'abilita incredibile conosciuta come "Railgun", per lei quello era il modo più facile di pensare.

Ma non si trattava di una sola persona.

Era vero che l'incidente del 30 Settembre, da cui tutto era iniziato, era nato da delle persone in particolare: Vento del Fronte e Kazakiri Hyouka. E c'era "qualcuno" dietro le loro azioni. Se quel giorno le cose fossero state propriamente rimesse a posto, tutto si sarebbe potuto risolvere nel modo che voleva Mikoto.

Ma la situazione corrente non era la scintilla che aveva originato l'incendio.

Quel che stava accadendo era la conflagrazione che era nata dalla scintilla.

Catturare il colpevole non avrebbe risolto un bel niente.

Le persone che portavano avanti la manifestazione erano tutte normali. E non erano obbligati a farlo sotto il comando di qualcuno. Leggevano il giornale o guardavano il notiziario e decidevano di prendervi parte per l'indignazione. Tutti agivano di propria iniziativa.

Per fermare il colpevole sarebbe stato necessario prendere a cazzotti ogni manifestante.

Non era una vera soluzione.

Ma cos'altro si poteva fare?

«...Che sta succedendo?» ripeté Mikoto, colpendo Kamijou dritto al cuore.

Questo non era un problema che un ragazzino avrebbe potuto risolvere.

Fra le righe[edit]

In Inghilterra la Torre di Londra era una famosa attrazione per turisti.

Tempo addietro era conosciuta come luogo di sangue, tortura ed esecuzione nonché tappa finale per i detenuti. Si diceva che una volta attraversato il cancello non se ne usciva mai vivi. Ciononostante al momento era aperta al pubblico e solo per meno di 14 pound (meno di quanto costi prendere un tè pomeridiano in un ristorante) chiunque poteva entrare e dare un'occhiata. Non erano esposti solo i vecchi attrezzi per le esecuzioni, si potevano vedere anche i tesori della famiglia reale.

Tuttavia, vi era un enorme "punto cieco" in cui la Torre di Londra veniva ancora usata per il suo scopo originale.

Proprio come l'ombra di forte luce, chiunque poteva visitarla da turista eppure al suo interno continuava esistere un labirintico "punto cieco". Lì si rinchiudevano, torturavano o giustiziavano i detenuti senza alcuna esitazione. La Torre di Londra era ben nota per le sue esecuzioni, e quell'oscura pratica era ancora in uso.

Se si entrava dall'entrata normale non c'era modo di raggiungere quelle parti nascoste.

Se si entrava dall'entrata segreta non si potevano evitare.

«...Questo posto è tetro come al solito.» borbottò Stiyl Magnus espirando il fumo della sua sigaretta.

Diversamente dalle zone aperte al turismo, le aree realmente in uso avevano dei corridoi stretti e bui. La fuliggine delle lampade aveva macchiato i muri in pietra, e le macchie sembravano muoversi per via del tremolio del fuoco. Sicuramente non veniva fatto niente per evitare l'umidità, poiché la superficie del pavimento era ricoperta di fredda rugiada.

La ragazza che camminava vicino a Stiyl cominciò a parlare.

Era Agnese Sanctis, ex suora della Chiesa Cattolica Romana.

«Quindi interrogheremo Lidvia Lorenzetti e Biagio Busoni?»

«Vorrei chieder loro qualcosa riguardo "Il posto alla Destra di Dio". Dato che il leader di un'unità come te non lo sa, probabilmente sarà più veloce chiedere a dei VIP.»

«...Pensi che te lo diranno? Sono praticamente dei nobili.»

«Puoi guardare ed imparare qualcosa riguardo a come ci occupiamo di questo genere di cose in Inghilterra. Interrogare tutti i membri della tua unità sarebbe una vera rottura, quindi puoi spiegarglielo più tardi.»

Stiyl si fermò davanti ad una spessa porta di legno divenuta ormai scura per tutta l'umidità che aveva assorbito.

La aprì senza bussare. All'interno vi era una piccola stanza quadrata di soli tre metri per ogni lato. Lì venivano svolti solo gli "interrogatori", non c'erano gli attrezzi di tortura che uno avrebbe associato all'Inquisizione. Vi era un tavolo imbullonato direttamente sul pavimento ed un paio di sedie da due persone similmente saldate al suolo.

La sedia alla destra del tavolo presentava delle leggere imbottiture.

D'altro canto, quella sulla sinistra era fatta solo di legno e sui braccioli aveva delle cinture e degli attrezzi in metallo per immobilizzare le vittime. Vi sedevano due persone.

Erano Lidvia Lorenzetti e Biagio Busoni, entrambe figure importanti che occupavano delle posizioni speciali all'interno della Chiesa Cattolica Romana.

«Sono sicuro che sappiate di cosa voglia parlarvi.» disse Stiyl con tono seccato dopo essersi seduto nella sedia a destra.

Agnese non sapeva se avrebbe dovuto sedersi anche lei e decise di restare in piedi vicino a lui.

Biagio, un vescovo di mezza età, era legato alla sedia da una cintura. Lanciò un'occhiataccia a Stiyl. Il suo sguardo cadde mai direttamente su Agnese, ma lei sussultò ugualmente essendo un ex membro della Chiesa Cattolica Romana. Stiyl rimase comunque impassibile.

Biagio non sembrava star bene, probabilmente perché era stato privato del sonno al punto da sfinirlo mentalmente ma senza ripercussioni sulla salute. La sua pelle ed i suoi capelli avevano perso lucentezza e adesso sembravano essere screpolati e secchi.

«...Quindi vuoi parlare. Se vuoi farmi una lezione sulla Bibbia, risparmiatelo per la Domenica.»

«Ditemi tutto ciò che sapete sul "Posto alla Destra di Dio".»

«Tirate fuori gli strumenti di tortura di cui voi della Chiesa Anglicana andate tanto fieri. Voglio mostrare ad un dilettante come te cos'è la vera pietà.» Biagio era arrogante come al solito.

Nel frattempo, Lidvia non sembrava interessata alla conversazione. Non stava sopprimendo le sue emozioni; non sentiva davvero nulla di abbastanza forte da essere mostrato sul suo viso. La donna aveva più pazienza di Biagio, la quale irritazione era chiaramente mostrata sul suo volto.

Era esattamente questo il motivo per il quale Agnese si aspettava e sapeva che ci sarebbe stato un po'.

«Non guardare Necessarius dall'alto in basso.»

Biagio non era l'unico arrogante: Stiyl Magnus espirò lentamente il fumo della sigaretta e sorrise oltraggiosamente in modo spietato.

«Non ci importa particolarmente se finirete per morire con le torture. Necessarius ha molti modi di estrapolare le informazioni dal cervello di un corpo. Sebbene sia più una domanda a livello di difesa e di danno.»

Quando lo sentì, vennero i brividi anche ad Agnese. Doveva aver capito che Stiyl non stava bluffando perché Biagio assunse un'espressione contrariata. Inoltre, Lidvia sembrava finalmente prendere interesse mentre muoveva gli occhi per guardare il mago.

Stiyl cominciò a parlare in modo irritato che sembrava quello di una persona nell'atto di cominciare un lavoro che non aspettava con impazienza.

«Ciò che chiami "tortura" e ciò che noi chiamiamo "tortura" sono due cose diverse. Diffondete idee ridicole come quella e capirete che "la pace nella morte" non finirà qui. Non m'importa se resisti, ma morirai in vano.»

Pochi secondi di silenzio. Biagio continuò ad osservare Stiyl e Lidvia cominciò a parlare.

«Non ci importa nemmeno di "cose insignificanti come quella".»

Mentre continuava a parlare, creò un contatto visivo con Stiyl.

«Ma c'è una cosa che vorrei sapere. Qual è la situazione "fuori"?»

Sentendo quella domanda, Stiyl rimase perplesso ma poi si ricordò.

(Adesso che ci penso, c'era una relazione a riguardo.)

Lidvia Lorenzetti era un tipo strambo anche all'interno della Chiesa Cattolica Romana che avrebbe dato una mano a persone che la società aveva abbandonato. Per lei, essere imprigionata nella Torre di Londra senza riuscire a sentire cosa stava accadendo "fuori" la faceva preoccupare come guardiana. Tutto ciò che aveva sentito era che il caos si stava espandendo in tutto il mondo. Dopo averlo ricordato, sulle labbra di Stiyl crebbe un mezzo sorriso.

«Sono sicuro che puoi immaginare cosa stia accadendo.»

«...»

L'espressione di Lidvia cominciò a vacillare. Ovviamente i primi ad essere vittima delle rivolte e del caos erano le persone deboli che aiutava.

«...Hmpf.» D'altra parte, Biagio Busoni era molto più di un elitario che credeva che il clero fosse superiore a tutto il resto. Era più interessato agli effetti ed ai risultati del caos piuttosto che ai danni che avrebbe causato.

Lidvia guardò Stiyl in faccia e parlò. «In cambio della mia cooperazione, richiedo che vengano rilasciati i miei "compagni" che sono imprigionati qui. Vorrei che lo faceste in modo che possano aiutare quanto possono per fermare questo caos e per mettersi a disposizione dei deboli coinvolti in tutto quanto.»

Fu Biagio, non Stiyl a reagire a quelle parole. Lidvia era del tutto composta, mentre l'uomo non fece nemmeno un tentativo per nascondere la sua irritazione. Schioccò la lingua così forte che sembrava stesse per venir fuori.

Nel frattempo, Stiyl non ebbe alcuna reazione. «Pensi davvero che saremo d'accordo?»

«Farò in modo che lo siate.»

«Come?»

Dopo che Stiyl pose la domanda, Lidvia smise di respirare per poco. Poi le sue labbra lisce cominciarono a muoversi nonostante fosse legata alla sedia.

«San Pietro elude le trappole dell’imperatore e del mago.[4]»

Stiyl rimase perplesso dalle sue parole. Le avevano prelevato tutti gli oggetti magici e gli amuleti. Non sarebbe stata in grado di eseguire una vera magia facendo un incantesimo.

Brillò una luce, non dalla parte di Lidvia, ma da quella di Stiyl. Veniva precisamente dalla croce appesa al collo di Agnese.

«Tch!!»

Prima che Stiyl potesse reagire, la croce emanò un raggio di luce. Esso si distendeva fino a Lidvia come un paletto e distrusse la cintura e l'impianto di metallo che legavano il suo braccio destro alla sedia.

La donna prese un pezzo di metallo rotto affilato e lo puntò contro Stiyl. Le loro braccia si scontrarono con un fragore che sembrava quello di uno sparo.

«...»

«...»

Stiyl e Lidvia erano silenziosi. Il mago aveva un pezzo di metallo affilato puntato alla gola; la donna aveva lo spigolo di una runa puntato alla gola.

«...! Lidvia!!»

Dopo essersi ripresa dallo shock, Agnese prese velocemente la sua Lotus Wand che era poggiata al muro, ma Stiyl usò l'altra mano per farle cenno di allontanarsi mentre guardava Lidvia.

Il mago si stava chiaramente divertendo. Era come se stesse dicendo che era quello il modo in cui doveva svolgersi un interrogatorio.

«Pensavi davvero di potermi uccidere così facilmente?»

«Se non rilascerete quel numero necessario di persone, non avrò altra scelta.»

Lidvia parlò con una voce indifferente.

«Vi chiedo di rilasciare Oriana Thomson così che possa guidare coloro che sono stati coinvolti dalle rivolte.»

«Perché non pensi di nuovo se sei nella posizione di fare richieste?»

La voce di Stiyl non vacillò.

Oriana era l'abile guida che si era alleata con Lidvia.

«La guida è al corrente della situazione del mondo. E si fece avanti con un accordo affinché "la sua leader Lidvia Lorenzetti riuscisse a proteggere i deboli." La Chiesa Anglicana stipulò un patto secondo il quale avrebbe collaborato temporaneamente con noi. Se volete sollevarla da quell'incarico, non penso che lei stessa sarebbe d'accordo.»

«...»

Lidvia e Oriana condividevano la stessa idea; Oriana agiva più velocemente. Lei rimase silenziosa mentre Stiyl continuò a parlare.

«Non sprecare ciò che ha fatto. Questa situazione è stata causata dalla Chiesa Cattolica Romana... no, dal "Posto alla Destra di Dio". Quindi se verranno sconfitti, la situazione potrebbe essere risolta, no?»

Lidvia non rispose. Biagio schioccò la lingua e distolse lo sguardo come a dire che fosse ridicolo.

Dopo un profondo, lungo silenzio, la donna aprì lentamente la bocca. «...Cosa vuoi?»

«L'obiettivo di Necessarius è chiaro.» Stiyl sembrava annoiato mentre parlava. «Vogliamo salvare le pecorelle smarrite che sono state inghiottite dal potere schiacciante della magia. Il nostro fine è lo stesso di sempre.»

Lidvia guardò Stiyl, ma lui non battè ciglio. Qualsiasi fosse la cosa che la donna stesse osservando del mago, alla fine sospirò e si rilassò.

«...Non li ho mai incontrati direttamente, ma ho avuto occasione di sentire delle informazioni a riguardo.»

Le parole di Lidvia Lorenzetti risuonavano per tutta la buia stanza dell'interrogatorio. Infine, Agnese si sedette vicino a Stiyl e distese un frammento di pergamena per registrare ciò che veniva detto.

«E da ciò che ho sentito, pare che "Il Posto alla Destra di Dio sia...»

Note[edit]

  1. E' una cerimonia giapponese usata per celebrare la crescita dei bambini dai tre ai cinque anni per i maschi e dai tre ai sette per le femmine. I bambini indossano l'hakama mentre le bambinee l'obi, entrambi dei vestiti tradizionali, e vengono trattati da adulti.
  2. Japan Self-Defense Forces (Forze di autodifesa giapponesi).
  3. Riferimento a gran parte delle storie giapponesi incentrate sui robot giganti.
  4. In italiano anche la versione originale.