To Aru Majutsu no Index ~ Italiano (Italian):Volume1 Capitolo2

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Capitolo 2: L'Illusionista Dona la Morte — The_7th-Egde.[edit]

Parte 1[edit]

Era notte. Le sirene dei camion dei vigili del fuoco e delle ambulanze risuonarono nella strada principale, e infine la oltrepassarono.

Il dormitorio generalmente sembrava deserto, ma l'attivazione dell'allarme antincendio e degli sprinkler aveva capovolto la situazione. In men che non si dica si era riempito di guardoni e di camion dei pompieri.

Kamijou, prima di portarlo con sé, aveva usato la sua mano destra per distruggere la funzione di rintracciamento del velo che era rimasto nella sua stanza. Se non lo avesse fatto, e se lo avesse buttato da qualche parte, avrebbe potuto ingannare quelli che stavano inseguendo Index, ma la ragazza aveva insistito per tenerlo.

Schioccò la lingua in una stradina posteriore. Aveva il corpo insaguinato di Index tra le braccia, in modo da evitare che la ferita toccasse il suolo sporco.

Non poteva affidarla ad un'ambulanza.

Fondamentalmente alla Città Accademia non piacevano gli estranei. Non a caso era circondata da mura e veniva continuamente monitorata da tre satelliti. Persino i camionisti che rifornivano i minimarket avevano bisogno di un ID esclusivo per poter entrare.

Per questo motivo se una senza ID come Index fosse stata ricoverata chiunque ne sarebbe venuto a conoscenza.

Ed il suo nemico faceva parte di un'Organizzazione.

Se fosse stata attaccata lì ci avrebbero rimesso le persone che le stavano vicino, e non si sarebbe potuta difendere se lo avessero fatto mentre si trovava ancora in riabilitazione o durante un intervento chirurgico.

«Ma non posso lasciarla così.»

«Starò... bene. Se puoi... solo fermare l'emorragia...»

La voce di Index era debole e non mostrava alcun accenno al tono meccanico che aveva usato mentre dava spiegazioni sulle rune.

Fu proprio grazie a questo che Kamijou capì che quello che aveva detto non era vero. Non la si poteva curare col bendaggio di un dilettante. Il ragazzo era solito combattere, quindi si prestava da solo i primi soccorsi per la maggior parte delle ferite che voleva tenere segrete. Ma quella che aveva lei sulla schiena era abbastanza brutta da spaventarlo.

Era rimasta solo una cosa su cui potevano fare affidamento.

Ancora non ci credeva, ma non gli restava altro da fare.

«Hey, hey! Riesci a sentirmi?» Kamijou schiaffeggiò leggermente una guancia di Index. «Nei tuoi 103.000 grimori, c'è qualcosa che possa curare le tue ferite?»

Kamijou era convinto che la magia non servisse ad altro che ad attaccare e a guarire nei GDR.

Index aveva spiegato che per natura non era capace di gestire da sé il potere magico e che quindi non poteva usare la magia, ma Kamijou sapeva controllare il soprannaturale, dunque, se lei gli avesse detto cosa fare...

Il respiro della ragazza era debole, ma era dovuto più alla perdita di sangue che al dolore. Le sue pallide labbra tremavano.

«C'è... ma...»

Il viso di Kamijou si illuminò per un istante, prima di sentire quel "ma".

«Non... puoi farlo...» Index esalò un piccolo respiro. «Anche se... ti insegnassi l'incantesimo... il tuo potere sicuramente... interferirebbe... ah... anche se lo imiti... alla perfezione.»

Kamijou guardò sconcertato la sua mano destra.

Imagine Breaker. Il potere che vi risiedeva aveva indubbiamente cancellato le fiamme di Stiyl. C'era quindi la possibilità che avrebbe fatto lo stesso con la magia curativa di Index.

«Merda! Non di nuovo... perché è sempre colpa di questa mano destra!?»

Ma ciò significava solo che aveva bisogno di chiamare qualcuno. Come Aogami Pierce o quella Biribiri Misaka Mikoto. Gli venivano in mente solo le facce delle persone che, per quanto toste, non avrebbe voluto coinvolgere.

«...?» Index si zittì per un po'. «No... Non è quello che volevo dire.»

«?»

«Non la tua mano destra... Il problema è... che tu sei un esper.» In quella torrida notte tremava come se si fosse trovata su una montagna innevata in pieno inverno. «La magia non è... qualcosa che può essere usata da "persone di talento" come voi esper. Le "persone senza talento" volevano... fare ciò che potevano fare le "persone di talento"... per questo motivo crearono particolari formule magiche e rituali... che sono conosciute come magia.»

Kamijou quasi le urlò che non era quello il momento di perdersi in chiacchere.

«Non lo capisci...? Le "persone di talento" e le "persone senza talento" sono fondamentalmente diverse... Le "persone di talento" non possono usare i sistemi creati... per le "persone senza talento"...»

«Cos...?»

Il ragazzo si ammutolì. Per espandere la struttura dei cervelli degli esper venivano utilizzate droghe ed elettrodi, e alla fine si andavano a creare delle differenze rispetto ai normali esseri umani. I loro corpi differivano davvero da quelli degli altri.

Ma non poteva crederci. No, non voleva crederci.

Nella Città Accademia vivevano 2.3 milioni di studenti. Ed ognuno di loro era stato sottoposto al programma di sviluppo dei poteri. Anche se non era evidente, anche se non riuscivano a piegare un cucchiaio pur impegnandosi così tanto da farsi esplodere le vene del cervello, ed anche se erano i più deboli tra gli esper, erano assolutamente diversi da una persona normale.

In altre parole, le persone che vivevano in quella città non potevano usare la magia, l'unica cosa che poteva salvare quella ragazza.

C'era un modo per poter salvare la persona che era stesa di fronte a lui, eppure, nessuno poteva farlo.

«Maledizione...» Kamijou scoprì i canini come una bestia. «Com'è potuto accadere? Com'è potuto accadere!? Che diavolo significa!? Come può essere giusto!?»

Il tremolio di Index peggiorò.

Ciò che Kamijou trovava più difficile da sopportare, era che lei stesse ricevendo una punizione a causa della sua stessa incapacità.

«"Di talento", col cazzo.» sputò fuori. «Non posso nemmeno salvare una ragazza che soffre davanti ai miei occhi.»

Tuttavia non poteva avanzare altri modi per risolvere la situazione. Il fatto che i 2.3 milioni di studenti che vivevano nella città non potevano usare la magia era la regola che aveva bisogno di aggirare.

«...?»

Kamijou improvvisamente si accorse che in quel che aveva pensato qualcosa non andava.

Studenti?

«Hey, qualsiasi persona normale "senza talento" può usare la magia, giusto?»

«...Eh? Sì...»

«E quindi anche se quella persona non ha capacità magiche funzionerà, giusto?»

«Non devi... preoccupartene... Finché riescono a prepararlo correttamente ed ad eseguirlo correttamente... anche uno studente di scuola media riuscirebbe a farlo.» Index pensò per un po'. «Però, se faranno un passo falso, le loro reti e i loro circuiti neurali potrebbero distruggersi... Ma con la conoscenza dei miei 103,000 grimori andrà tutto bene. Non preoccuparti.»

Kamijou sorrise.

Senza pensare, alzò lo sguardo come per ululare alla luna nel cielo notturno.

Era vero che nella Città Accademia vivevano 2.3 milioni di studenti che erano stati modificati per avere un certo tipo di potere psichico.

Ma gli insegnanti che se ne occupavano erano normali esseri umani.

«Spero non si sia già addormentata.»

La faccia di una certa insegnante affiorò nella mente di Kamijou.

Era la faccia di Tsukuyomi Komoe, la responsabile della sua classe alta 135 cm, a cui sarebbe stato bene uno zainetto rosso delle elementari, nonostante fosse un'insegnante.


Kamijou usò un telefono pubblico per farsi dare l'indirizzo di Komoe-sensei da Aogami Pierce. (La mattina aveva pestato e rotto il suo cellulare. Come Aogami Pierce conoscesse l'indirizzo della Sensei era un mistero. Sospettava fosse uno stalker.) Quindi cominciò a camminare con una debole Index sulle sue spalle.

«Il posto è questo...»

Arrivò quindici minuti dopo essersi incamminato dalla stradina posteriore.

Totalmente inadatto all'aspetto da dodicenne di Komoe-sensei, era un appartamento di due piani in legno che sembrava così vecchio e decadente che Kamijou pensava fosse stato segnato dal Bombardamento di Tokyo. Dato che la lavatrice era posta direttamente sul corridoio, all'interno non dovevano esserci cose come un bagno.

Normalmente il ragazzo ci avrebbe fatto delle battute per dieci minuti, ma in quel momento non sorrideva nemmeno.

Dopo aver controllato le targhette delle porte del primo piano, salì delle scale malandate e arrugginite e controllò quelle del secondo. Quando poi raggiunse la porta sul retro più lontana finalmente trovò "Tsukuyomi Komoe" scritto in hiragana.

Kamijou suonò il campanello due volte e calciò l'uscio con tutta la sua forza.

Il piede che colpì la porta fece un suono tremendo.

Ad ogni modo, questa non si spostò di molto. Come sempre Kamijou ebbe la sfortuna di pensare di aver sentito uno spiacevole crack provenire dal suo alluce.

«~ ~ ~!!»

«Sì, sì, siiì! La porta anti-venditore di giornali è l'unica cosa robusta che c'è qui. Adesso apro, okay?»

(Perché non ho semplicemente aspettato?)

Con questo pensiero da far venire le lacrimucce agli occhi, la porta si aprì appena e, attraverso lo spiraglio, si affacciò la testa di Komoe-sensei con addosso un pigiama. La sua espressione rilassata diceva chiaramente che, da quella posizione, non riusciva a vedere la ferita sulla schiena di Index.

«Wah, Kamijou-chan. Hai cominciato a lavorare part-time come venditore di giornali?»

«Quale giornale ha degli impiegati che adescano persone con una suora sulla schiena?» disse Kamijou con disappunto. «Sono piuttosto nei guai, quindi entro. Permesso.»

«A-Aspetta, aspetta, aspetta!» Komoe-sensei cercò freneticamente di bloccare Kamijou mentre questo la spingeva da una parte. «I-Io non posso farti entrare così su due piedi nella mia stanza. E non è solo perché è in un terribile disordine con le lattine di birra che ricoprono il pavimento e i mozziconi di sigaretta accumulati nel portacenere!»

«Sensei.»

«Sì?»

Index v01 127.jpg

«...Veda se può fare la stessa battuta dopo aver visto ciò che sto portando sulle spalle.»

«N-Non stavo scherzando! ...Gyahhh!?»

«Quindi finalmente se n'è accorta!»

«Non avevo visto che aveva una ferita così brutta sulla schiena, Kamijou-chan!»

Komoe-sensei fu presa dal panico all'improvvisa visione del sangue, e Kamijou riuscì finalmente a spostarla e ad entrare.

"La stanza sembrava appartenere ad un uomo di mezza età amante delle scommesse sui cavalli. C'erano dei tatami molto consumati con sopra sparse innumerevoli lattine di birra, insieme ad una vera e propria montagna di mozziconi di sigaretta dentro ad un posacenere argenteo. Al centro della stanza, quasi fosse una barzelletta, c'era pure un tavolo da té, di quelli che un padre testardo avrebbe rovesciato per la frustrazione."

«...Capisco. Quindi non stava scherzando.»

«Suppongo non sia il momento giusto, ma hai qualche problema con le ragazze che fumano?»

Kamijou, mentre fissava la sua insegnante che sembrava avere dodici anni, pensò che difficilmente fosse quello il problema, e contemporaneamente calciò via delle lattine di birra per aprirsi un passaggio. Era restio a sedersi su un tatami consumato come quello, ma non c'era tempo per preoccuparsi di preparare un futon.

Distese Index a faccia in giù sul pavimento per assicurarsi che la ferita non lo toccasse.

I suoi vestiti erano lacerati in un modo che non rendeva visibile il taglio, ma un liquido rosso scuro stava scorrendo verso il basso come se fosse gasolio.

«N-Non dovresti chiamare un'ambulanza? I-Il telefono è lì.»

Komoe-sensei puntò la mano tremolante verso un angolo della stanza. Per qualche ragione, il suo telefono era uno nero di quelli con la ruota.

«Sto perdendo sangue, e così anche il mana vi si trova all'interno.»

Kamijou e Komoe-sensei si voltarono istintivamente verso Index.

Era ancora distesa senza vita sul pavimento, ma i suoi occhi erano silenziosamente aperti, anche se la sua testa stava su un lato come una bambola rotta.

I suoi occhi erano più freddi del pallido chiaro di luna e più precisi degli ingranaggi di un orologio.

Erano così perfettamente sereni da non sembrare appartenere ad un essere umano.

«Pericolo. Capitolo Due, Versetto Sei. La perdita di forza vitale conosciuta come mana, dovuta all'emorragia, ha oltrepassato una certa quantità, di conseguenza sta per essere forzato il risveglio della Penna di John... Se la situazione attuale persiste, il mio corpo perderà il minimo di forza vitale necessaria e morirà in circa 15 minuti, secondo il Tempo Standard Internazionale definito dall'orologio della torre di Londra. Sarebbe meglio se voi seguiste le istruzioni che sto per darvi, al fine di eseguire il trattamento più efficace.»

Komoe-sensei fissò Index sconvolta.

Kamijou a stento poteva biasimarla. Sebbene l'avesse già sentita una volta, non riusciva proprio ad abituarsi a quella voce.

«Allora...»

Il ragazzo guardò Komoe-sensei e cominciò a riflettere.

Se le avesse davvero chiesto di usare la magia, gli avrebbe sicuramente detto che non era il tempo di giocare a fare la maghetta e che comunque era troppo grande per quel genere di cose.

Quindi, come doveva convincerla?

«Hmm. Sensei, Sensei. Questa è un'emergenza, perciò sarò breve. Ho bisogno di svelarle un segreto, venga qui.»

«Cosa?»

Kamijou mosse la sua mano come se stesse chiamando un cagnolino, e Komoe-sensei gli si avvicinò con nonchalance.

Mi spiace, si scusò il ragazzo sussurrando a Index.

Sollevò senza indugio i vestiti strappati, rivelando così la ferita che questi nascondevano.

«Eeh!?»

A mala pena poteva biasimarla per essere rimasta tanto sconvolta.

La ferita era così brutta da scioccare persino lui. Si estendeva dritta in una linea orizzontale attraverso la schiena, come una scatola di cartone sulla quale qualcuno aveva usato un righello ed un taglierino. Dietro al sangue rosso, si potevano vedere il rosa dei muscoli, il giallo del grasso, ed anche qualcosa di duro e bianco che sembrava essere la colonna vertebrale.

Immaginandola come una bocca rossa, le labbra attorno ad essa erano pallidissime, alla stregua di qualcuno che era stato in piscina.

«Ghh...» Kamijou represse delle vertigini ed abbassò con cura i vestiti zuppi di sangue.

Gli occhi gelidi di Index non si muovevano di una virgola, neppure quando gli abiti le toccavano la ferita.

«Sensei.»

«Eh? Sì!?»

«Sto per chiamare un'ambulanza. Nel frattempo, ascolti questa ragazza e faccia qualsiasi cosa le dica... Si assicuri che non perda conoscenza. Come può vedere dai suoi vestiti è una religiosa. Grazie.»

Perché Komoe-sensei continuasse a non credere alla magia, le sarebbe bastato vedere le richieste di Index come una semplice consolazione. Per questo motivo, Kamijou aveva fatto in modo che smettesse di pensare al curare la ferita e che piuttosto si concentrasse sul parlarle ad ogni costo.

La sensei annuì con un'espressione estremamente seria ed un viso pallido.

L'unico problema era che nel frattempo Kamijou sarebbe dovuto stare fuori a non fare niente.

Se fosse arrivata un'ambulanza prima del completamente della magia, la "consolazione" sarebbe dovuta finire. Ciò significava che non poteva davvero chiamarne una.

Ma questo non voleva dire che Kamijou doveva andarsene. Dopotutto poteva usare il telefono nero che c'era nella stanza per chiamare il 117, fingendo poi di richiedere un'ambulanza mentre in realtà parlava con una registrazione.

Il vero problema era un'altro.

«Hey, Index.» le disse Kamijou con delicatezza mentre questa restava stramazzata al suolo. «C'è qualcosa che posso fare?»

«No. L'opzione migliore per te sarebbe quella di andartene.»

Quelle parole così eccessivamente chiare e dirette fecero sì che Kamijou stringesse il pugno così forte da farsi male.

Non c'era niente che poteva fare.

Ed era tutto a causa della sua mano destra, che solo trovandosi nella stessa stanza avrebbe cancellato la magia curativa.

«...Allora, sensei. Sto andando a cercare un telefono pubblico.»

«Aspetta... eh? Kamijou-chan, ho un telefono, ec...»

Il ragazzo ignorò le sue parole, aprì la porta e lasciò la stanza.

Strinse i denti, non poteva far altro che andarsene.

Kamijou corse per la città notturna.

Mentre lo faceva, stringeva la mano destra in grado di distruggere persino i sistemi di Dio, ma incapace di proteggere una sola persona.


Non appena Kamijou Touma lasciò la stanza, Index mosse le sue pallide labbra.

«Qual è l'attuale ora solare in Giappone? E la data?»

«Sono le 8:30 PM del 20 luglio...»

«Pare tu non stia guardando un orologio. Quella è l'ora esatta?»

«Non ne ho uno in stanza, ma il mio orologio interno spacca il secondo, quindi non preoccuparti.»

«...»

«Credimi. Ho sentito che alcuni fantini hanno un orologio interno così preciso da spaccare il millesimo di secondo. Lo si può regolare con alcune abitudini alimentari e seguendo un certo ritmo nelle proprie attività.» rispose Komoe-sensei con fare perplesso.

Poteva non essere un esper, ma era pur sempre un'abitante della Città Accademia. Chi ci viveva in genere aveva un livello di conoscenza medica e scientifica completamente diverso da quello delle altre persone.

Ancora con la faccia all'ingiù, Index guardò fuori dalla finestra muovendo solo gli occhi.

«Dalla posizione delle stelle e dall'angolazione della Luna... si ha un riscontro con la direzione di Sirio, con un margine di errore di 0.038. Giusto per verificarlo ancora una volta. L'attuale ora solare in Giappone è 20 luglio, 8:30 PM, giusto?»

«Sì. Beh, tecnicamente adesso sono passati 53 secondi, ma... Ah, no!! Non ti alzare!!»

Komoe-sensei provò disperatamente a spingerla indietro mentre Index cercava di sedersi, perché così facendo si sarebbe ferita ulteriormente, ma lo sguardo della ragazza non vacillò minimamente.

Questo non era né spaventoso né pungente.

Semplicemente non c'erano più emozioni nei suoi occhi, come se avessero spento una luce con un interruttore.

Non contenevano più una vera presenza.

Era come se la sua anima fosse scomparsa.

«E' vicino alla fine del Cancro. L'ora è tra le 8 e le 12 di notte. La direzione è ovest. Sotto la protezione di Ondina, il ruolo dell'angelo è il cherub...»

Si poteva sentire il suono di Komoe-sensei che tratteneva il respiro.

Inavvertitamente Index, con una delle sue dita insanguinate, aveva cominciato a disegnare un certo tipo di figura in cima al piccolo tavolino da tè. Anche chi non conosceva i cerchi magici avrebbe capito che si trattava di qualcosa di religioso. Komoe-sensei era già un po' scossa, ma adesso qualcosa la travolgeva a tal punto da impedirle di parlare.

Dopo aver disegnato un cerchio di sangue che riempiva l'intero tavolino, Index tracciò un simbolo a forma di stella, un pentagramma.

Tutto attorno vi erano delle scritte in qualche strana lingua. Probabilmente quelle parole erano le stesse che Index stava mormorando. Aveva fatto delle domande sulle costellazioni e sull'ora perché le parole che scriveva cambiavano in base al tempo e alla stagione.

Metteva in pratica la magia senza mostrare la debolezza tipica delle persone ferite.

La sua estrema concentrazione dava l'impressione che non stesse provando alcun dolore.

Quando sentì il suono del sangue gocciolante provenire dalla schiena della ragazza, un brivido silenzioso attraversò Komoe-sensei.

«C-C-C-Cos'è quello?»

«Magia.» Detta questa sola parola Index fece una pausa. «Da adesso in poi avrò bisogno del tuo aiuto e del tuo corpo. Se farai come dico, non ci saranno fatalità e nessuno porterà rancore verso di te.»

«C-Come puoi parlare così tranquillamente!? Stenditi ed aspetta l'ambulanza! Ehm... bende, bende. Con una ferita così brutta, dovrei fasciare la zona attorno all'arteria per fermare l'emorragia...»

«Quel livello di trattamento non potrà curarmi completamente. Non so cosa sia un'ambulanza, ma sarà capace di chiudere questa ferita nei prossimi 15 minuti e di rifornirmi del livello di mana di cui necessito?»

«...»

Un'ambulanza avrebbe impiegato dieci minuti ad arrivare, anche se l'avessero chiamata subito. E ci avrebbero messo altrettanto tempo per portarla in ospedale, senza contare che il trattamento non sarebbe iniziato immediatamente. Komoe-sensei non riusciva proprio a capire cosa potesse significare un termine occulto come "mana", ma era vero che la sola chiusura della ferita non l'avrebbe rimessa in sesto.

Se in quel momento gliel'avessero ricucita con ago e filo, questa pallida ragazza sarebbe stata abbastanza forte da riprendersi?

«Per favore.» disse Index senza il minimo cambio d'espressione.

Una miscela di sangue e saliva le stava gocciolando da un lato della bocca.

In lei non c'era energia. Non c'era nemmeno nulla di spaventoso. Ma quella calma e quell'autocontrollo erano più terrificanti di qualsiasi altra cosa. Tutto quel che faceva sembrava farle allargare la ferita, e ciò le dava l'aspetto di una macchina rotta che continuava a funzionare senza accorgersi che c'era qualcosa che non andava.

(Se facessi qualcosa che la facesse insistere, la situazione potrebbe anche peggiorare.)

Komoe-sensei sospirò. Ovviamente non credeva nella magia. Tuttavia, Kamijou le aveva detto di mantenere viva la conversazione per assicurarsi che la ragazza non perdesse conoscenza.

Tutto ciò che poteva fare era cercare di non provocare quella persona seduta di fronte a lei, sperare che Kamijou chiamasse un ambulanza al più presto possibile e fidarsi dell'eccellente pronto soccorso dei tecnici di emergenza sanitaria dell'ambulanza.

«Allora, cosa dovrei fare? Non sono una maghetta.»

«Ti ringrazio per la cooperazione. Per prima cosa... prendi... prendi quella... quella... cos'è quella cosa nera?»

«? Oh, è una memory card per i giochi.»

«??? ...Beh, va bene. Ad ogni modo, prendi quella cosa nera e ponila al centro del tavolo.»

«Tecnicamente, è un tavolo da tè...»

Komoe-sensei fece come le era stato detto e mise la memory card al centro del tavolo da tè. Poi prese una custodia per matite meccaniche, una scatola di cioccolatini vuota, due libri tascabili e ci mise anche quelli. Prese anche due piccoli modellini che si trovavano nelle confezioni di cibo, e li allineò l'uno vicino all'altro.

La sensei si chiedeva quale fosse il fine, ma Index era ancora del tutto seria nonostante sembrasse sul punto di collassare.

Ogni lamentela di Komoe-sensei spariva di fronte allo sguardo simile ad una spada giapponese che proveniva da quel viso pallido.

«Cos'è questo? L'hai chiamata magia, ma non è solo giocare con le bambole?»

Di fatto, il tutto sembrava la versione in miniatura della stanza. La memory card era il tavolo da tè, i due libri in piedi erano la libreria e l'armadio, ed i due modellini erano negli stessi posti delle due persone nella stanza. Quando delle perline di vetro vennero sparse sul tavolo da tè sembrarono fermarsi nei posti che replicavano esattamente le lattine di birra sul pavimento.

«La sostanza non importa. E' uguale al funzionamento di una lente d'ingrandimento, a prescindere che questa sia fatta di vetro o di plastica... Sinché la forma ed il ruolo sono gli stessi, la cerimonia è eseguibile.» mormorò Index sudando. «Tutto ciò di cui ho bisogno è che tu porti accuratamente a termine le mie istruzioni. In caso di errore il tuo cervello ed i tuoi neuroni si consumeranno.»

«???»

«Sto dicendo che in caso di fallimento il tuo corpo sarà fatto a pezzi e tu morirai. Per favore, sii prudente.»

«Bh!?» Komoe respirava a fatica, ma Index continuava non prestandole alcuna attenzione.

«Adesso creeremo un tempio per l'angelo che vi discenderà. Segui la mia voce e canta.»

Quel che Index fece dopo non fu parlare, ma emettere un vero e proprio suono.

Senza pensare a cosa potesse significare, Komoe-sensei cercò di copiarne giusto il ritmo, intonandolo e provando a cantarlo.

E...

«Kyahh!?»

Ad un tratto, anche i modellini in cima al tavolo da tè cominciarono a "cantare". Uno dei due urlò "Kyahh!?" in contemporanea. Vibravano. Proprio come la vibrazione trasmessa attraverso i fili del telefono risultava in una voce nel bicchiere di carta all'altra estremità, il modellino vibrava e riproduceva la voce di Komoe-sensei.

La ragione per cui l'insegnante non si fece prendere dal panico e non fuggì dalla stanza era probabilmente perché viveva in una città con 2.3 milioni di esper. Una persona normale avrebbe pensato che fossero fuori di testa.

«Collegamento completo.» la voce di Index e quella proveniente dal tavolo da tè risuonarono doppie. «Il tempio creato sul tavolo è stato collegato con la stanza. In parole povere, ogni cosa che accadrà in questa stanza accadrà sul tavolo, e ogni cosa che accadrà sul tavolo accadrà in questa stanza.»

Index spinse leggermente il tavolo da tè con il piede.

In quell'istante, l'intero appartamento vibrò sotto i piedi di Komoe-sensei come per un forte impatto.

La sensei sentiva l'aria soffocante della stanza divenire limpida come quella di una foresta al primo mattino.

Ad ogni modo, non apparve niente di simile ad un angelo. C'era solo qualcosa che poteva essere descritto come una presenza invisibile. Komoe-sensei fu assalita dalla sensazione di essere osservata da migliaia di occhi in ogni direzione.

E poi, ad un tratto, Index gridò.

«Immagina! Immagina un angelo dorato con il corpo di un bambino! Immagina un bellissimo angelo con due ali!»

Per compiere la magia era essenziale stabilire il proprio territorio.

Per esempio, se si lanciasse un sassolino nell'oceano le increspature sarebbero piccole. Tuttavia, se si gettasse un sassolino in un secchio d'acqua le increspature sarebbero grandi. Era la stessa cosa. Per alterare il mondo con la magia andava definito il luogo dove sarebbe avvenuto il cambiamento.

Il protettore era il dio temporaneo di un piccolo spazio.

Se una persona immaginava un protettore, definiva la sua forma e riusciva a controllarlo liberamente poteva far accadere cose misteriose in una zona limitata.

Komoe-sensei non aveva ricevuto alcuna spiegazione e aveva alcune difficoltà ad immaginarne uno. Il termine "angelo dorato" le faceva pensare solo a quella cosa del singolo d'oro o dei cinque d'argento[1].

Come l'immagine nella mente della sensei si confuse sempre più, anche la presenza che li circondava perse la propria forma. Una sensazione sgradevole le percorse schiena, come se fosse stata avvolta in della melma putrefatta ai piedi di una palude.

«Immaginalo! Non verrà effettivamente evocato un angelo. E' solo una raccolta di mana invisibile. Prenderà forma secondo il tuo volere da utilizzatrice di magia!»

Doveva essere davvero disperata, perché anche la voce di quella fredda e meccanica Index era diventata affilata come una stalattite.

Dinanzi a quell'improvviso cambiamento Komoe-sensei spalancò gli occhi e si affrettò a sussurrare.

(...Un angelo carino, un angelo carino, un angelo carino...)

Confusa, rievocò disperatamente l'immagine di una ragazza dalle sembianze di angelo che aveva visto in uno shoujo manga molto tempo prima.

Quella cosa che sembrava melma invisibile sospesa nell'aria della stanza aveva preso forma, come se fosse stata spinta all'interno di una nuvoletta di forma umana... o almeno così sembrava a Komoe-sensei.

Aprì timidamente gli occhi per controllare.

(...Eh? Non verrà effettivamente evocato un angelo?)

Proprio quando le cominciarono a venire i primi dubbi, la nuvoletta d'acqua dalla forma umana esplose e la melma invisibile schizzò per tutta la stanza.

«Kyahh!!»

«...Il fissaggio della forma è fallito.» Index guardò intorno con lo sguardo tagliente. «Sarà sufficiente che il tempio sia protetto da un'Ondina blu... Continuiamo.»

Le parole di Index erano piuttosto positive, ma i suoi occhi non mostravano alcuna felicità.

Komoe-sensei batté le ciglia come un bambino i cui genitori avevano visto la verifica insufficiente che aveva cercato di nascondere.

«Canta. Solo un altro po' e sarà finita.»

Sebbene fosse vittima di una crescente confusione e di pensieri sempre meno chiari, quell'ordine tagliente non riuscì a farle perdere la calma.

Index, la sensei ed i due modellini sul tavolo da tè cantarono.

La schiena del modellino di Index cominciò a sciogliersi.

Era come una gomma tenuta su un accendino. Si sciolse, la superficie perse la sua irregolarità, diventò liscia, si raffreddò e si indurì ancora una volta, quindi recuperò la forma originale.

Komoe-sensei si sentiva il cuore congelare.

Al momento Index era seduta dall'altra parte del tavolo da tè, di fronte a lei.

Non aveva il coraggio di alzarsi ed andare a controllare la sua schiena.

Il pallido viso della ragazza era ricoperto di sudore.

I suoi occhi di ghiaccio ancora non mostravano alcun segno di dolore o sofferenza.

«Rifornimento di mana e stabilizzazione della condizione confermato. Ritorno alla modalità riposo della Penna di John.»

Come se fosse stato premuto un pulsante, tornò una leggera luce negli occhi di Index.

Il calore riempì l'atmosfera della stanza, sembrava fosse stato riacceso un fuoco in un caminetto freddo.

Lo sguardo negli occhi di Index era così caldo e gentile che era per Komoe-sensei era impossibile non sentirlo. Era lo sguardo di una ragazza normale.

«Quindi, se il protettore che è disceso è tornato indietro ed il tempio è stato distrutto, è finita.» Index sorrise dolorante. «Questa è la magia. Proprio come apple e ringo[2] che significano la stessa cosa. Non hai bisogno di una bacchetta magica di vetro quando hai un ombrello di plastica della stessa chiarezza. Vale anche per le carte dei tarocchi. Finché i disegni ed i numeri corrispondono, puoi eseguire delle divinazioni con i ritagli di uno shoujo manga.»

Il sudore di Index non si fermò.

Komoe-sensei cominciò a pensare che ciò che aveva fatto aveva solo peggiorato le sue condizioni.

«Non preoccuparti.» Persino allora Index sembrò sul punto di svenire. «E' lo stesso del raffreddore. Si guarisce da soli. La ferita in sé è stata chiusa, quindi starò bene.»

Non appena ebbe finito di parlare, il suo corpo collassò. Cadde anche il modellino. Il tavolo da tè vibrò leggermente e la stanza che vi era collegata venne assalita da un terribile tremolio.

Komoe-sensei stava per andare a soccorrerla, ma Index iniziò a cantare.

Quando anche la sensei iniziò a cantare l'ultima canzone l'aria tornò alla sua solita pesantezza. Komoe-sensei scosse con cautela il tavolo da tè, ma non accadde nulla.

(Grazie a Dio.)

Non appena Komoe-sensei chiuse gli occhi per il sollievo Index parlò.

L'insegnante pensava che chiunque sarebbe stato felice di constatare che la propria ferita era guarita, ma la suora disse qualcos'altro.

«Sono felice di non essere stata un peso per nessuno.»

Komoe-sensei la fissò con un'espressione sorpresa.

«...Se fossi morta qui, forse lui sarebbe rimasto con questo peso sulle spalle.»

Index chiuse gli occhi, come se stesse sognando, e non disse nient'altro. Quando quella ragazza era stata colpita alla schiena ed era svenuta, e quando aveva eseguito quello strano rituale, non aveva pensato nemmeno una volta a se stessa. Aveva pensato alla persona che l'aveva portata sin lì.

Komoe-sensei non riusciva ad avere gli stessi pensieri. Non aveva nessuno a cui rivolgerli.

Fu questo a spingerla a chiedere una cosa.

Era certa che Index si fosse già addormentata e che non l'avrebbe sentita, proprio per questo lo chiese.

Eppure, la ragazza rispose con gli occhi ancora chiusi.

«Non lo so.»

Non si era mai sentita a quel modo per nessuno prima, e non sapeva che sensazione fosse. Ma quando si era così incautamente arrabbiato per lei davanti a quel mago, aveva voluto che scappasse, anche a costo di costringerlo. E quando era stato costretto a scappare da Innocentius per poi tornare indietro, aveva pensato di essere sul punto di piangere.

Non lo capiva, ma quando era con lui, niente andava mai come voleva e si sentiva sotto pressione.

Eppure, quelle cose inaspettate erano molto divertenti e la rendevano davvero felice.

Ad ogni modo, non sapeva che sentimento fosse.

Questa volta, Index cadde in un sonno profondo con il sorriso sulle labbra, come se stesse facendo un sogno piacevole.

Parte 2[edit]

Poco dopo l'alba i suoi sintomi erano molto simili a quelli di un raffreddore.

Index era costretta a letto con febbre alta e mal di testa. Non aveva il naso gocciolante o il mal di gola, perché non aveva contratto nessun virus. Tutto quel che doveva fare era riprendersi, perciò non importava quante medicine per l'influenza prendesse, non avrebbe risolto nulla.

«...Quindi, perché indossi solo delle mutandine lì sotto?»

Sicuramente Index non riusciva a sopportare l'afoso caldo del futon, perché aveva un asciugamano bagnato sulla fronte e teneva una gamba fuori in direzione di Kamijou. Indossava la parte superiore di un pigiama verde pallido, e ciononostante la sua coscia dal colore abbagliante era scoperta quasi per intero. La sua pelle era leggermente rosata per via della febbre.

L'asciugamano era diventato tiepido, quindi Komoe-sensei lo immerse in un catino pieno d'acqua e lo strizzò, lanciando un'occhiataccia a Kamijou.

«...Kamijou-chan. Penso che quei vestiti fossero un po' eccessivi.»

"Quei vestiti" probabilmente era riferito all'abito da suora ricoperto di spille da balia.

Kamijou era d'accordo al 100% ma Index, visto che le era portato via la solita tunica, aveva l'aspetto di un gatto infastidito.

«La vera domanda è come il pigiama di un'adulta amante della birra e fumatrice accanita come lei stia così bene ad Index. Qual è la differenza d'età tra di voi?»

«Cos...!»

Komoe-sensei (età sconosciuta) si ammutolì, ma Index proseguì dandole il colpo di grazia.

«Per favore, non guardarmi così dall'alto in basso. Per la verità questo pigiama è un po' stretto attorno al petto.»

«Cosa... impossibile! Non può essere vero, mi stai prendendo in giro!» protestò Komoe-sensei.

«Piuttosto, com'è possibile che ti senta stringere se non hai nulla sul petto!?» chiese Kamijou.

«...»

«...»

Le due ragazze lo guardarono male e l'anima di Kamijou entrò automaticamente in modalità prostrazione.

«Giusto, giusto. Ad ogni modo, Kamijou-chan, chi è esattamente questa ragazza?»

«Mia sorella minore.»

«Che razza di scusa. Con quei capelli argentati e quegli occhi verdi, è chiaramente una straniera!»

«E' la mia sorellastra.»

«...Sei un pervertito?»

«Sto scherzando! So bene che con una sorellastra non sarebbe l'ideale, ma con una vera sorella sarebbe contro le regole!»

«Kamijou-chan.» disse lei, cambiando tutto ad un tratto il tono della sua voce in quello da professoressa.

Kamijou si ammutolì. Non era poi così strano che Komoe-sensei volesse sapere cosa stesse accadendo. Non solo lui le aveva portato in casa una singolare straniera, ma la ragazza aveva avuto una ferita da spada sul dorso della schiena che chiaramente puzzava di cattive notizie, e la sensei era persino stata costretta a partecipare a qualche strano rituale magico.

Sarebbe stato difficile chiederle di chiudere un occhio.

«Sensei, posso sapere una cosa?»

«Cosa?»

«Me lo sta chiedendo per comunicarlo alla polizia o al Consiglio di Amministrazione della Città Accademia?»

«Sì.» disse immediatamente Komoe-sensei annuendo. Senza esitazione, aveva detto al suo allievo che stava per tradirlo. «Non so in che tipo di situazione vi troviate voi due.» Komoe-sensei sorrise. «Ma se accade qui, nella Città Accademia, risolverlo è il nostro dovere di insegnanti. Prendersi cura dei bambini è compito degli adulti. Adesso che so che siete in pericolo, non posso stare con le mani in mano.»

Questo era ciò che aveva detto Tsukuyomi Komoe.

Eppure, non aveva alcun potere, alcuna forza, ed alcun dovere di agire così.

Tutto quel che aveva fatto era stato dirlo con la schiettezza di una famosa katana capace di colpire il punto giusto al momento giusto.

«Io...» cominciò Kamijou prima di finire col sussurrare: «...non sono alla sua altezza.»

Kamijou aveva vissuto ben 15 anni o giù di lì, eppure, non aveva mai visto nessun altro come quella professoressa, una di quelle che si vedevano nei drama e che non apparivano più nemmeno nei film.

E così...

«Se fosse una completa estranea non esiterei a coinvolgerla, ma le devo un favore per quella magia, quindi non posso permettermelo.»

La risposta di Kamijou fu immediata.

Komoe-sensei rimase in silenzio per un po'.

«Mhh. Non ho intenzione di farmi giocare da qualche frase figa.»

«...? Sensei, perché si è alzata ed è andata alla porta?»

«Per ora sarà una sospensione di trattative. Ho bisogno di andare al supermercato per fare delle compere. Kamijou-chan, vedi di capire cosa mi dovrai dire nel frattempo. E...»

«E?»

«Potrei sentirmi così presa dalla spesa dal finire col dimenticarmene. Nessun imbroglio quando sarò di ritorno. Accertati di dirmelo, okay?»

Kamijou ebbe la sensazione che Komoe-sensei avesse sorriso.

Sì sentì il suono della porta dell'appartamento che si apriva e poi si chiudeva, lasciando Kamijou e Index da soli in quella stanza.

(Sta cercando di essere gentile.)

Kamijou, visto il sorriso da bambina birbante di Komoe-sensei, aveva avuto la sensazione che questa, una volta tornata dal supermercato, avrebbe "dimenticato tutto".

Se in seguito avesse deciso di parlargliene sarebbe sicuramente andata su tutte le furie e avrebbe inveito con: "Perché non me l'hai detto prima!? Me ne sono totalmente dimenticata!", per poi accettare con gioia di aiutarlo.

Con un sospiro Kamijou si voltò verso Index, che stava all'interno del futon.

«...Mi dispiace. So che non è il momento giusto per preoccuparsi dell'aspetto.»

«Non preoccuparti. E' meglio così.» Index scosse la testa. «Sarebbe sbagliato continuare a coinvolgerla... E non può usare più la magia.»

«?»

Kamijou aggrottò le sopracciglia.

«I grimori sono pericolosi. Vi si trovano informazioni strane ed aberranti, così come leggi assurde in grado di alterare la realtà. Che siano buone o cattive, quelle cose sono tossiche per questo mondo. Il solo imparare qualcosa di un "mondo diverso" ti distruggerebbe cervello.» spiegò Index.

Kamijou cercò di interpretarlo in modo che potesse capire.

(Quindi è come forzare l'avvio di un programma che non è compatibile con il sistema operativo del computer?)

«Il mio cervello ed il mio spirito sono protetti da barriere religiose, e inoltre i maghi che provano ad andare oltre l'essere umani devono superare i limiti delle loro stesse conoscenze per arrivare alla condizione psichica desiderata, che per certi versi è simile all'insanità mentale. Ad ogni modo, per una persona normale proveniente da un paese così debolmente religioso come il Giappone, un'altra magia potrebbe essere fatale.»

«C-Capisco...» Kamijou riuscì in qualche modo a nascondere il proprio stupore. «Beh, è un peccato. Speravo fosse in grado di eseguire qualche alchimia per me. Conosci l'alchimia, no? Può tramutare il piombo in oro.»

Ovviamente aveva omesso di aver conosciuto questo argomento tramite un gioco di ruolo dove si combinavano gli oggetti e con una giovane alchimista come protagonista.

«Beh, per quello c'è una tecnica che si chiama Ars Magna, ma preparare gli attrezzi con materiali moderni costerebbe... uhm... sette trilioni di yen, secondo la valuta di questo paese.»

«………………………………………………………. Bene, decisamente non ne vale la pena.» mormorò Kamijou privo di qualsiasi sentimento.

Index sorrise debolmente e disse: «...Sì. Far diventare oro il piombo non serve a niente se non a far felici i nobili.»

«Ma... aspetta. Adesso che ci penso, cosa si fa? Come funziona? Se fai diventare oro il piombo, significa che modifichi gli atomi Pb in Au?»

«Non lo so esattamente, ma è solo una tecnica del quattordicesimo secolo.»

«Aspetta, stai dicendo quello che penso? E' davvero il cambiamento della disposizione atomica!? Vuoi dire che potresti causare il decadimento dei protoni senza un acceleratore di particelle ed una fusione nucleare senza un reattore!? Aspetta un secondo. Forse nemmeno i sette Level 5 della Città Accademia ne sarebbero capaci!»

«???»

«Aspetta, non fare una faccia così confusa! Ehm... ehm... Ah. Per farti capire quanto sarebbe figo: con una cosa del genere potresti facilmente creare robot atomici o mobile suit[3]

«Che cosa sono?»

Con quelle tre parole distrusse tutti i sogni degli uomini.

Vedendo la testa di Kamijou penzolare senza vita, Index sembrò capire di aver detto qualcosa di sbagliato.

«C-Comunque, le spade ed i bastoni magici usati nelle cerimonie possono essere rimpiazzati con dei materiali moderni, ma c'è un limite... In particolar modo per gli oggetti magici che hanno a che vedere con Dio come la Lancia di Longino, il Santo Graal di Giuseppe o il Crocifisso. Anche dopo 1000 anni, pare che non si possano costruire delle sostituzioni... ah...»

Ad un certo punto, mentre parlava con entusiasmo, Index iniziò a tenersi le tempie come se stesse soffrendo i postumi di una sbornia.

Kamijou Touma guardò la faccia della ragazza distesa sul futon.

All'interno della sua testa possedeva 103.000 grimori. Leggerne solo uno avrebbe potuto far impazzire chiunque, eppure, ne aveva memorizzato ogni singola lettera. Quanto aveva sofferto?

E nonostante ciò, Index non si era mai lamentata del proprio dolore.

«Vuoi saperlo?» chiese lei come per scusarsi con Kamijou, mentre ignorava il suo stesso malessere.

Il solito tono allegro di Index aveva creato un'atmosfera dove il parlare a bassa voce era più enfatizzato e trasmetteva più determinazione.

(Idiota di una sensei.)

A Kamijou non importava molto della situazione di Index. In qualsiasi condizione si fosse trovata, non l'avrebbe mai abbandonata. Finché fosse riuscito a sconfiggere i suoi nemici e a proteggerla, non aveva motivo di scavare nel suo doloroso passato.

«Vuoi conoscere le circostanze in cui mi trovo?» ripetè la ragazza che chiamava se stessa Index.

Kamijou si decise e rispose: «Mi fai sentire come un prete, sai?»

In un certo senso, era vero. Si sentiva come un prete che ascoltava le confessioni di un peccatore.

«Sai perché?» chiese Index. «La Chiesa Cristiana originariamente era una singola organizzazione, ma adesso ci sono i Cattolici, i Protestanti, i Cattolici Romani, gli Ortodossi Russi, gli Anglicani, i Nestoriani, gli Atanesiani, gli Gnostici ed altri. Sai perché è accaduta questa scissione?»

«Beh...»

Kamijou aveva almeno sfogliato il libro di storia, quindi aveva un'idea di quale fosse la risposta. Tuttavia, esitava a menzionarla difronte al "vero" Indice.

«Va bene così.» la ragazza sorrise. «E'successo perché la politica si è mischiata con la Chiesa. Le sette si scissero, opposte l'una all'altra, e combatterono. Alla fine, anche le persone che credevano nello stesso Dio erano tra loro nemiche. Anche se credevamo nello stesso Dio, camminavamo tutti su strade diverse.»

Ovviamente, c'erano modi diversi di pensare. Alcuni volevano far soldi tramite la parola di Dio, mentre altri non lo permettevano. Alcuni sentivano di essere amati da Dio più di chiunque altro al mondo, mentre altri si rifiutavano di accettarlo.

«Dopo che le sette finirono di interagire le une con le altre, tutte, compresa la mia, vennero sottoposte ad un personale sviluppo che portò alla formazione di caratteristiche individuali. Cambiavamo secondo la situazione e la cultura delle nostre nazioni.» Index prese un piccolo respiro. «La Chiesa Cattolica Romana gestisce e controlla il mondo, la Chiesa Ortodossa Russa scova ed elimina l'occulto, e la Chiesa Anglicana, alla quale appartengo io...»

Per un secondo, le venne un nodo alla gola.

«L'Inghilterra è il paese della magia.» disse come se fosse un ricordo doloroso. «Quindi la Chiesa Anglicana è fortemente specializzata nella cultura anti-mago e nelle tecniche come quelle della caccia alle streghe o dell'Inquisizione.»

Solo a Londra c'era un numero di gruppi pubblici che si erano auto-proclamati associazioni magiche, e quelli realmente esistenti erano dieci volte più di quelli sulla carta. Il loro modo di fare, cominciato come un mezzo per proteggere i cittadini dai "maghi cattivi che si aggiravano nella città", si era spinto troppo verso un'unica direzione e ad un certo punto era diventato una cultura di massacri ed esecuzioni.

«La Chiesa Anglicana ha una divisione speciale.» disse Index come se stesse confessando i propri peccati. «Investiga la magia e sviluppa cotromisure con le quali sconfigge i maghi. E' conosciuta come Necessarius.» Sembravano proprio le parole di una suora. «Se non conosci il tuo nemico, non ti puoi difendere dai suoi attacchi. Però, comprendere un nemico impuro, renderà impuro il tuo cuore e, toccare un nemico impuro, renderà impuro il tuo corpo. Ecco perché Necessarius, la Chiesa dei mali necessari, fu creata per convogliare in un posto solo tutte quelle impurità. Ed il caso più estremo sono...»

«I 103.000 grimori.»

«Sì.» Index annuì leggermente. «La magia è come un'equazione. Se risolvi bene i calcoli puoi contrattaccare il tuo avversario. E' per questo che i 103.000 grimori sono stati impiantati dentro di me... Se conosci la magia che c'è in tutto il mondo, puoi neutralizzare la magia di tutto il mondo.»

Kamijou guardò la sua mano destra.

Aveva pensato che non servisse a niente. Il suo potere non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente, non avrebbe alzato i suoi voti nei test e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze, perciò l'aveva perlopiù ignorato.

Ma quella ragazza aveva attraversato l'Inferno per avere la stessa cosa.

«Però, se questi grimori sono così pericolosi e sai dove si trovano, perché non li bruci senza leggerli? Finché ci saranno persone che possono leggerli ed imparare, i maghi continueranno ad apparire, no?»

«I libri in sé sono meno importanti dei contenuti. Anche se ti disfacessi di un Originale, i maghi che ne conoscono gli insegnamenti li trasmetterebbero ai loro discepoli, quindi non avrebbe senso. Anche se chi compie atti del genere è conosciuto più come stregone che come mago.» spiegò Index.

(E' come per i dati postati su internet? Anche cancellando gli originali continueranno ad esistere delle copie.)

«Inoltre, un grimorio non è niente di più che un manuale.» Index parlava come se stesse soffrendo. «Leggerne uno solo non ti rende un mago. I maghi li interpretano in modo che gli si addicano, e creano un nuovo tipo di magia.»

Più che a dei dati assomigliavano ad un virus in continuo cambiamento.

Per eliminarlo del tutto lo si doveva analizzare costantemente e ogni volta creare un nuovo antivirus.

«Come ho detto prima, i grimori sono pericolosi.» Index socchiuse gli occhi. «Quando ci si vuole sbarazzare di una copia, un Inquisitore esperto deve tenere gli occhi cuciti per prevenire la corruzione del proprio cervello, ed anche in quel caso, deve spendere cinque anni di battesimo per liberarsi completamente dal veleno. La mente umana non riesce a sostenere un Originale. Il massimo che si può fare ai 103.000 Originali sparsi per il mondo è sigillarli.»

Sembrava stesse discutendo cosa fare di un vasto insieme di scorie di armi nucleari.

A dire la verità, le due cose erano abbastanza simili. Probabilmente non se lo sarebbero aspettato nemmeno le persone che li avevano scritti.

«Tsk. Ma la magia non può essere usata da persone normali, escludendo noi esper? Allora non si dovrebbe espandere in tutto il mondo in pochissimo tempo?»

Kamijou ricordò le fiamme di Stiyl. Cosa sarebbe accaduto se tutti nel pianeta avessero avuto quel potere? Il sapere comune di quel mondo fondato sulla scienza sarebbe andato in pezzi.

«Non... devi preoccupartene. Le associazioni magiche non sono così imprudenti da lasciar trapelare i grimori al pubblico.»

«? Perché no? Per loro non sarebbe meglio avere più compagni che combattano al loro seguito?»

«Il motivo è esattamente questo. Se ogni persona che possiede una pistola fosse un amico, non ci sarebbero guerre.»

«...»

Solo perché due persone conoscevano la magia, non per forza stavano dalla stessa parte.

Proprio perché conoscevano la forza dei propri poteri volevano evitare di farsi nemici altri maghi.

I grimori venivano trattati come progetti per una nuova arma.

«Hmm. Penso di aver capito.» Kamijou sembrava essere immerso nella discussione. «Quindi, fondamentalmente, vogliono mettere le mani sulla bomba che c'è nella tua testa.»

Index era una libreria che conteneva nella propria memoria le copie perfette dei 103.000 grimori Originali. Ottenere lei significava ottenere tutta la magia del mondo.

«...Giusto.» Dalla sua voce, sembrava che stesse per morire. «Con i 103.000 grimori saresti in grado di distorcere a tuo piacere qualsiasi cosa nel mondo, senza alcuna eccezione. Quello è ciò che noi chiamiamo Majin.»

Non inteso come divinità del mondo demoniaco, ma come persona che aveva imparato a dominare la magia a tal punto da entrare a far parte del regno di Dio.

Un Majin.

(...Col cazzo.)

Kamijou aveva cominciato a stringere i denti senza rendersene conto.

Da come si stava comportando Index, poteva dedurre che quei 103.000 grimori non le erano stati impiantati in testa consenzientemente. Kamijou ricordava le fiamme di Stiyl. La sola ragione che la spingeva a fare una una vita simile era prevenire più vittime possibili.

Kamijou non poteva sopportare come i maghi se ne stessero approfittando, né poteva sopportare come la Chiesa la chiamasse "impura". Tutti loro stavano trattando un essere umano come un oggetto, e Index doveva aver conosciuto solo persone così. Il fatto che, nonostante tutto, continuasse a mettere se stessa in secondo piano, era ciò che più infastidiva Kamijou.

«...Scusa.»

Kamijou non sapeva cosa lo facesse arrabbiare tanto.

Ma quella sola parola bastò a fargli perdere il controllo.

Diede un leggero colpetto sulla fronte di Index.

«...Oh, ma per favore. Perché non mi hai detto prima qualcosa di così importante?»

Index gelò nel vedere che Kamijou la fissava con i canini scoperti. I suoi occhi si spalancarono come se avesse fatto qualcosa di terribilmente sbagliato e le sue labbra si mossero affannosamente come se stesse cercando di dire qualcosa.

«Ma non pensavo mi avresti creduto e non volevo spaventarti. E... uhm...»

Index sembrava stare per scoppiare a piangere, e mentre parlava, la sua voce diventava sempre più bassa. Alla fine, Kamijou riusciva ad udirla a malapena.

E ciononostante il ragazzo la sentì: «Non volevo che tu mi odiassi.».

«No, col cazzo!!» Kamijou udì letteralmente il suono di uno schiocco. «Non guardare le persone dall'alto in basso e non spuntartene con dei tuoi giudizi su di loro! Segreti della chiesa? 103.000 grimori? Sì, quelle cose sono strepitose ed incredibili. E sì, sembra tutto così assurdo che ancora non ci credo davvero. Ma...» Kamijou si fermò per un po'. «E' tutto qui?»

Index spalancò gli occhi.

Le sue piccole labbra si mossero affannosamente come se stesse cercando di dire qualcosa, ma non le uscì niente.

«Non guardarmi in quel modo. Pensi davvero che ti considererei spaventosa o disgustosa, o qualcosa del genere, solo perché hai memorizzato 103.000 grimori!? Pensi che ti avrei abbandonata e me la sarei data a gambe dai maghi che ci sono comparsi davanti? Col cazzo. Se quello era tutto ciò di cui ero capace, non ti avrei proprio presa con me!»

Mentre parlava, Kamijou finalmente capì cosa lo agitasse tanto.

Tutto ciò che aveva voluto era essere d'aiuto ad Index. Non voleva più vederla soffrire. Solo questo. Eppure, lei non aveva lasciato che la proteggesse, mentre si era messa in pericolo per salvarlo. Kamijou l'aveva voluta sentir chiedere aiuto almeno una volta.

Era stato frustante per lui.

Veramente tanto, tanto frustrante.

«...Abbi un po' fiducia in me. Non giudicare le persone.»

Tutto qui. Anche se non avesse avuto la sua mano destra e fosse stato una persona normale, Kamijou non avrebbe mai lasciato perdere.

Mai e poi mai.

Index, stupefatta, fissò per un po' la faccia di Kamijou.

Quando poi delle lacrime sgorgarono dai suoi occhi.

Come se fossero fatti di ghiaccio e stessero cominciando a sciogliersi.

Index serrò le labbra per soffocare i singhiozzi, ma tremavano come se non potesse contenersi ancora per molto. Si portò il futon fin sulla bocca e lo morse. Le lacrime diventarono così grandi che, se non fosse stato per la coperta, sembrava avrebbe strillato come un bambino dell'asilo.

Con ogni probabilità, quelle lacrime non erano solo una risposta a ciò che il ragazzo aveva detto sino a quel momento.

Kamijou non era abbastanza presuntuoso da pensare fosse così. Dubitò che sue parole avessero avuto tanto effetto. Più che altro, pensò che quel che aveva detto fosse stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Index v01 157.jpg

Kamijou sentì il proprio cuore rompersi al pensiero che nessun altro le avesse mai detto cose del genere e contemporaneamente capì di aver finalmente visto la "debolezza" di Index, il che lo rendeva un po' felice.

Comunque non era un pervertito che si divertiva a guardare le ragazze piangere.

Infatti, era una situazione molto strana.

Se Komoe-sensei, senza sapere nulla, fosse entrata in quel momento, era sicuro che gli avrebbe prontamente detto di morire.

«E-Ehm... Ecco. Con la mia mano destra, i maghi non hanno alcuna speranza!»

«...Ma... sob... hai detto che hai le lezioni di recupero durante le vacanze estive.»

«...L'ho detto?»

«L'hai decisamente detto.»

Sembrava proprio che la ragazza che aveva memorizzato 103.000 libri alla perfezione possedesse una memoria eccellente.

«Stravolgere la routine di una persona per una cosa del genere non è poi un gran problema. Le mie lezioni di recupero non sono così importanti. Se possono evitarlo non mi bocceranno, è proprio per questo che se salto la scuola posso andare alle lezioni di recupero delle lezioni di recupero. Posso procrastinare sinché ne ho bisogno.»

Se Komoe-sensei lo avesse sentito quella stanza sarebbe praticamente diventata un campo di battaglia, ma Kamijou se ne infischiò.

«...»

Index lo guardò con le lacrime agli occhi.

«...Allora perché eri così di fretta per andarci?»

«…………………………………..Oh.»

Kamijou se ne ricordò. Di fatto, dopo che l'aveva denudata distruggendo la sua Chiesa Ambulante con l'Imagine Breaker, e dopo quel silenzioso momento da ascensore dove non parlava nessuno, aveva...

«Perché avevi roba da fare e perché avevi una vita normale da vivere, avevo avuto la sensazione di non doverti disturbare...»

«O-oh. Sì...»

«Sono stata d'intralcio...»

«...»

«Sono stata d'intralcio...»

Dopo che Index si ripeté con le lacrime agli occhi, fu palesemente impossibile trovare una scappatoia.

«Mi dishpiashe!» Kamijou si scusò mentre entrava velocemente in modalità prostrazione.

Index si sedette lentamente sul futon come una persona malata, gli afferrò le orecchie e morse la punta della sua testa come se fosse un onigiri gigante.


Circa seicento metri più lontano, sulla cima di un edificio multi-tenant, Stiyl scostò gli occhi dal binocolo.

«Ho fatto delle ricerche sull'identità del ragazzo che è con Index... Come sta lei?»

Stiyl rispose senza voltarsi alla ragazza che gli aveva appena parlato.

«E' viva. Ma ciò significa che devono avere dalla loro parte qualcuno che sa usare la magia.»

La ragazza non rispose, ma sembrava che fosse più sollevata dal fatto che nessuno fosse morto, piuttosto che essere preoccupata per la presenza di un nuovo nemico.

Aveva diciotto anni, ma era poco più bassa di Stiyl che ne aveva solo quattordici.

D'altro canto, Stiyl era alto più di due metri, quindi la ragazza era abbastanza alta in confronto alla media giapponese.

I suoi lunghi capelli neri erano raccolti in una coda di cavallo che le raggiungeva la vita. Sul fianco aveva una spada giapponese più lunga di due metri, riposta nel suo fodero. Era del tipo conosciuto come "Spada d'Ordinanza" che veniva usata nelle cerimonie shintoiste per evocare la pioggia.

Ad ogni modo, difficilmente qualcuno l'avrebbe definita una bellezza giapponese.

Indossava dei jeans usati ed una maglietta bianca. Per qualche ragione, la parte sinistra dei jeans era tagliata dalla coscia in giù; il tessuto extra della maglietta era legato su un fianco, lasciandole scoperto l'ombelico; indossava degli stivali che le raggiungevano quasi le ginocchia, e la sua spada giapponese era appesa ad una fondina di pelle, come se fosse una pistola.

Sembrava simile ad uno sceriffo di un film western che aveva scambiato la sua pistola per una spada giapponese.

Proprio come Stiyl, il prete che odorava di profumo, aveva un abbigliamento decisamente insolito.

«Quindi, chi è esattamente questo tizio, Kanzaki?»

«Il fatto è che... Non sono riuscita a raccogliere molte informazioni su di lui. Perlomeno, pare non sia un mago né abbia altri tipi di poteri soprannaturali.»

«Cosa? Stai cercando di dire che è un normale studente delle superiori?» Stiyl accese la sigaretta che aveva tirato fuori, guardandone solo la punta. «Smettila. Potrebbe non sembrare, ma sono un mago che ha analizzato a pieno le 24 rune esistenti e ne ha sviluppate sei nuove e potenti. Questo mondo non è abbastanza gentile da lasciare che un pivello senza poteri respinga le fiamme del giudizio di Innocentius.»

Era stato assistito da Index, ma era riuscito a pensare ad un piano sfruttando quell'aiuto quasi immediatamente. In più, c'era quella sua strana mano destra. Se fosse stata una cosa normale per i giapponesi, allora il Giappone sarebbe davvero stato un paese pieno di misteri.

«Hai ragione.» Kanzaki Kaori socchiuse gli occhi. «Il vero problema, è che qualcuno con le sue capacità di combattimento è classificato come niente più che uno studente fallito tendente a fare a botte.»

La Città Accademia aveva un lato nascosto dove diventava un'istituzione che produceva esper in massa.

Anche se l'organizzazione per la quale lavoravano Stiyl e Kanzaki aveva omesso la presenza di Index, tutti e due avevano contattato in anticipo il gruppo conosciuto come Istituzione dei Cinque Elementi per avere il permesso di entrare in città. Persino l'associazione magica avente la fama di essere la più grandiosa al mondo non poteva restare nascosta all'interno del campo nemico.

«Forse stanno intenzionalmente bloccando certe informazioni. E poi, le ferite di Index sono state guarite con la magia. Kanzaki, esiste qualche altra associazione magica nell'estremo Oriente?»

Quelle due persone pensavano che, a parte l'Istituzione dei Cinque Elementi, quel ragazzo avesse il supporto di un'altra organizzazione.

Avevano erroneamente creduto che quest'altra stesse minuziosamente eliminando tutte le informazioni su Kamijou.

«Se stanno combinando qualcosa in questa città, gli informatori dell'Istituzione dei Cinque Elementi devono essersi riallacciati a loro.» Kanzaki chiuse gli occhi. «Abbiamo un numero sconociuto di nemici e nessuna possibilità di rinforzo. Le cose si complicano.»

Era tutto un fraintendimento. A meno che non venisse usato su poteri soprannaturali, l'Imagine Breaker di Kamijou non serviva a niente. In altre parole, il Sistema di Scansione della Città Accademia non riusciva a misurare il suo potere perché era una macchina a farlo. E così il ragazzo aveva la sfortuna di essere trattato come un Level 0, nonostante possedesse una mano destra d'élite.

«Nel peggiore dei casi, potrebbe scatenarsi una battaglia magica contro un'organizzazione. Stiyl, ho saputo che le tue rune hanno un difetto non indifferente quando si parla di impermeabilizzazione.»

«Ci ho già pensato. Ho laminato le rune. Lo stesso trucco non funzionerà un'altra volta.» Come un mago su un palcoscenico, tirò fuori le rune che adesso sembravano quasi delle carte da collezione. «Questa volta erigerò la barriera per due chilometri tutt'attorno, piuttosto che solo sull'edificio. Avrò bisogno di 164.000 carte ed i preparativi richiederanno 60 ore per essere completi.»

Al contrario dei videogiochi, la vera magia non consisteva solo nel recitare un incantesimo.

A prima vista poteva sembrare che fosse sufficiente, ma in realtà c'era un bel po' di lavoro dietro. Le sue fiamme venivano create seguendo istruzioni simili a "Prendi una zanna di lupo grigio illuminata da dieci anni di luce lunare e poi..."

Quindi, a dire il vero, Stiyl aveva la velocità di un'esperto.

In breve, il succo delle battaglie magiche era prevedere cosa sarebbe accaduto. All'inizio eri essenzialmente catturato nella trappola che si rivelava essere la barriera del nemico. Quando difendevi, dovevi determinare quale fosse l'incantesimo dell'avversario e trovare un modo per contrattaccarlo. Quando attaccavi, dovevi prevedere che tipo di contrattacchi sarebbero arrivati e riorganizzare la magia di conseguenza. Al contrario delle semplici arti marziali dovevi pensare 100-200 mosse in anticipo, con un campo di battaglia in continuo cambiamento. Venivano usate terminologie selvagge come "combattere", ma in realtà era più una sfida intellettuale.

Per quella ragione, un numero sconosciuto di avversari metteva un mago in serio svantaggio.

«...Sembra così felice.» disse tutto ad un tratto il mago di rune mentre guardava seicento metri di fronte a sé senza usare il binocolo. «Sembra veramente tanto, tanto felice. Vive sempre una vita così felice.» Sembrava che avesse un groppo in gola. «Per quanto dobbiamo continuare distruggergliela?»

Da dietro Stiyl, Kanzaki guardava avanti di seicento metri.

Anche senza usare il binocolo o la magia, poteva distinguere chiaramente grazie alla sua acuità visiva di 8.0. Attraverso la finestra poteva vedere la ragazza mordere la testa del ragazzo mentre questo si sbracciava e si agitava.

«Deve essere un sentimento complicato...» disse Kanzaki come una macchina. «Per qualcuno come te che una volta si trovava in quella stessa posizione.»

«...Ci sono abituato.» rispose il mago delle fiamme.

Aveva già sperimentato quel sentimento molte volte.

Parte 3[edit]

«E' l'ora del bagno ♪ E' l'ora del bagno ♪» cantava Index camminando vicino a Kamijou e tenendo con entrambe le mani un catino.

Come se avesse voluto far capire che non era più malata, aveva tolto il pigiama ed aveva messo nuovamente il suo abito da suora ricoperto da spille da balia.

Kamijou non sapeva che razza di trucco magico avesse usato, ma il vestito sporco di sangue era perfettamente pulito. Pensava che se la ragazza lo avesse messo in lavatrice si sarebbe ridotto in poltiglia, quindi si chiedeva se lo avesse disfatto e lo avesse lavato a pezzi.

«Ti dà tanto fastidio? A me sinceramente non importa dell'odore.»

«Ti piace il puzzo di sudore?»

«Non volevo dire quello!!»

Dopo tre giorni Index stava abbastanza bene da uscire, e la sua prima richiesta era stata quella di fare un bagno.

L'appartamento di Komoe-sensei non aveva niente che somigliasse neanche lontanamente ad un bagno, perciò la loro unica alternativa era di prendere in prestito quello della stanza dell'amministratore o di dirigersi ai bagni pubblici che c'erano nelle vicinanze.

E quindi il giovane ragazzo e la ragazza stavano camminando sul marciapiede di notte, con un catino in mano.

«In quale epoca della cultura giapponese viviamo?» aveva commentato Komoe-sensei con un sorriso, mentre spiegava come funzionavano i bagni pubblici. Aveva lasciato stare Kamijou ed Index nel suo appartamento senza chiedere i dettagli della situazione. Il ragazzo era d'accordo con lo scroccare da lei perché non voleva tornare al suo dormitorio che, senza alcun dubbio, era controllato dal nemico.

«Touma, Touma.» disse Index con voce smorzata perché stava mordendo leggermente la parte superiore della sua maglietta.

Alla fine quella sua abitudine di mordere le persone non era niente più che un gesto simile all'afferrare i vestiti di qualcuno per attirarne l'attenzione.

«...Cosa?» rispose Kamijou esasperato.

Quella mattina Index aveva realizzato di non conoscere il suo nome, così Kamijou le si era presentato. Da quel momento in poi, lo aveva chiamato circa seimila volte.

«Niente. Mi piace dire il tuo nome anche senza una ragione.»

L'espressione di Index era quella di un bambino che andava al parco dei divertimenti per la prima volta.

Sembrava essergli molto attaccata.

Probabilmente era a causa di ciò che era accaduto tre giorni prima, eppure Kamijou non era felice, piuttosto non sapeva come doversi sentire riguardo al fatto che nessuno le aveva mai detto niente di così semplice.

«Komoe ha detto che c'è il caffellatte nei bagni pubblici giapponesi. Cos'è il caffellatte? E' come il cappuccino?»

«Non troverai niente di tanto raffinato in un bagno pubblico. Non ti aspettare così tanto.» disse Kamijou. «Hmm, ma la vasca gigante potrebbe essere un po' shockante per te. In Inghilterra i bagni piccoli come quelli degli alberghi sono più comuni, giusto?»

«Hm? ...Non lo so.» Index inclinò la testa su un lato, come se non lo sapesse davvero. «La prima cosa che ricordo è che ero qui in Giappone. Non so proprio come siano le cose in Inghilterra.»

«...Hmm. Quindi è per questo che parli così correttamente la nostra lingua. Se sei qui sin da quando eri piccola, sei praticamente una giapponese.»

Questo però era in contrasto con il suo essere tanto sicura di trovare salvezza nella Chiesa Anglicana. Kamijou aveva pensato che sarebbe tornata a casa, ma a conti fatti sarebbe andata in un paese che non aveva mai visto prima.

«No, no. Non è ciò che intendo.» Index scosse la testa, scuotendo i suoi lunghi capelli argentati avanti e indietro. «Apparentemente, sono nata e cresciuta alla Cattedrale di St. George a Londra. Apparentemente sono venuta qui solo circa un anno fa.»

«Apparentemente?»

Kamijou aggrottò le sopracciglia nel sentire quel termine vago.

«Sì. Non ho ricordi precedenti a quando sono arrivata qui un anno fa.»

Index sorrise.

Proprio come un bambino che si dirigeva al parco dei divertimenti per la prima volta in vita sua.

Fu la perfezione di quel sorriso a mostrare a Kamijou la paura ed il dolore che vi eranno dietro.

«Quando mi sono svegliata per la prima volta in un vicolo, non avevo idea di chi fossi. Tutto ciò che sapevo era che dovevo scappare. Non riuscivo a ricordare cos'avevo mangiato la sera precedente per cena, ma conoscevo cose come la magia, l'Index Librorum Prohibitorum e Necessarius. Era così spaventoso...»

«Allora non sai nemmeno perché hai perso la memoria?»

«Esatto.» rispose lei.

Kamijou non ne sapeva niente di psicologia, ma sapeva dai videogiochi e dai drama che c'erano due cause maggiori di amnesia: il ricevere un grande shock alla testa, o la soppressione dei ricordi che il cuore non poteva sopportare.

«Maledizione...» mormorò Kamijou mentre alzava lo sguardo al cielo notturno.

Anche se provava rabbia verso i maghi che avevano fatto una cosa del genere a quella ragazza, era sopraffatto da un senso di impotenza.

Adesso sapeva perché Index lo aveva protetto e gli si era attaccata in modo così strano. Semplicemente, Kamijou si era per caso ritrovato ad essere la prima persona con cui aveva familiarizzato dopo aver trascorso un anno sola al mondo, senza conoscere niente.

Non gli piaceva.

Non aveva idea del perché, ma per qualche ragione, quella risposta lo faceva arrabbiare.

«Mh? Touma, sei arrabbiato?»

«No, non lo sono.»

La domanda l'aveva colto di sorpresa, ma Kamijou riuscì a far finta di niente.

«Se ti ho irritato in qualche modo, ti chiedo scusa. Touma, perché sei così arrabbiato? E' la pubertà?»

«Non voglio sentirti parlare di pubertà con quel corpo da bambina che ti ritrovi.»

«Mh. Che hai? Penso proprio tu sia arrabbiato. O stai solo fingendo di esserlo per farmi preoccupare? Non mi piace quella parte di te, Touma.»

«Hey, non parlare così quando sin dall'inizio non ti sono mai piaciuto. Non mi aspetto un risvolto con eventi meravigliosi in stile commedia da te.»

«...»

«Eh? ...Perché mi stai fissando in quel modo, principessa?»

«...»

Persino dopo aver provato a cambiare la conversazione in una gag, Index non rispose.

(Strano. E' strano. Perché Index sta piegando le braccia e mi guarda con le lacrime agli occhi ed un'espressione ferita in viso mordendosi leggermente il labbro inferiore?)

«Touma.»

«Sì?» rispose Kamijou, decidendo di poter rispondere dato che era stato chiamato per nome.

Il ragazzo percepì l'arrivo di un'incombente sfortuna.

«Ti odio.»

In quel preciso istante, Kamijou guadagnò un bel po' di punti esperienza per aver vissuto il raro momento in cui una ragazza gli mordeva l'intera parte superiore della testa.

Parte 4[edit]

Index si stava dirigendo ai bagni pubblici per proprio conto.

Nel frattempo Kamijou faticava a fare lo stesso. All'inizio aveva cercato di starle dietro, ma, ogni volta che lo vedeva, l'arrabbiata suora vestita di bianco correva via come un gatto randagio. Ciononostante, dopo un po', il ragazzo riusciva sempre a raggiungerla a tal punto da vederne la schiena, come se lei lo stesse aspettando. Infine però il ciclo si ripeteva. Index era davvero come un gatto capriccioso.

(Beh, stiamo andando nello stesso posto, quindi alla fine ci incontreremo di nuovo.)

Convinto di ciò, Kamijou smise di correrle dietro.

Aveva anche una brutta sensazione. Pensava che l'avrebbero arrestato se qualcuno l'avesse visto (apparentemente) rincorrere di notte una debole ed impotente suora inglese in un sentiero oscuro come un Namahage[4].

«Una suora inglese, eh?» sussurrò Kamijou, mentre proseguiva da solo lungo la strada buia.

Sapeva che se l'avesse consegnata ad una delle loro chiese in Giappone, Index sarebbe stata portata alla sede centrale della Chiesa Anglicana di Londra. Non gli restava molto da fare. Tutto si sarebbe sicuramente concluso con roba tipo: "Può anche esser stato poco tempo, ma grazie. Non ti dimenticherò mai perché ho una memoria perfetta."

Improvvisamente Kamijou sentì qualcosa trafiggergli il cuore, ma non aveva idea di cosa potesse essere. Se Index non fosse stata affidata alla protezione della Chiesa, i maghi avrebbero continuato a darle la caccia. Senza contare che cercare di seguirla sino in Inghilterra era utopistico.

Vivevano in mondi diversi, stavano in posti diversi, ed esistevano in dimensioni diverse.

Kamijou viveva nel mondo degli ESP della scienza, e Index viveva nel mondo della magia occulta.

Come terra e mare, i loro due mondi non avrebbero mai incrociato il proprio cammino.

Tutto lì.

Tutto lì, ma lo irritava ancora come una spina di pesce rimastagli in gola.

«Eh?»

Ad un tratto, i suoi vani pensieri si interruppero.

Qualcosa non andava. Kamijou controllò l'ora nel pannello elettrico dei grandi magazzini. Erano esattamente le 8:00 PM. Rimaneva ancora del tempo prima che la maggior parte delle persone andasse a dormire, eppure quella zona era circondata da un orribile silenzio, come una foresta di notte. Era avvolta in una strana ed innaturale atmosfera.

(Adesso che ci penso, non ho visto nessuno da quando stavo camminando con Index...)

Con un'espressione sconcertata, Kamijou continuò a proseguire.

Raggiunse una strada principale con tre corsie in ogni direzione, e quell'innaturale sensazione si concretizzò in qualcosa che decisamente non andava.

Non c'era nessuno.

Nessuno stava entrando o uscendo dai grandi magazzini che si allineavano sulla strada come bevande sullo scaffale di un minimarket. Il marciapiede che solitamete sembrava eccessivamente stretto, adesso pareva orribilmente ampio. Nessuna macchina stava attraversando quella strada.

Tutte le automobili parcheggiate a bordo via erano vuote, come se fossero state abbandonate.

Era come guardare la strada di una fattoria lontana dalla città.

«E' tutto merito della runa Opila che Stiyl ha inciso per sgombrare la zona.»

All'improvviso, una voce femminile entrò nella sua testa come una spada giapponese che lo pugnalava al centro della faccia.

Non se n'era minimamente accorto.

La ragazza non si stava nascondendo dietro nulla e non si era nemmeno avvicinata a lui di soppiatto. Gli stava di fronte, al centro dell'ampia strada, gli bloccava il passaggio e si trovava a 10 metri di distanza.

Non che non l'avesse vista o notata a causa del buio, si era trattato di ben altro. Ad ogni modo, nel tempo di un battito di ciglia, la ragazza era apparsa lì davanti.

«L'attenzione di tutte le persone che erano attorno a questo luogo è stata spostata in modo che non pensino di avvicinarsi. La maggior parte di loro è all'interno dei palazzi, perciò non hai di che preoccupartene.»

Il suo corpo reagì prima che potesse farlo sua testa. Tutto il sangue che aveva dentro di sé sembrò concentarsi nella sua mano destra. Con un dolore simile a quello causato da una corda stretta al polso, Kamijou avvertì quanto quella ragazza fosse pericolosa.

Indossava una maglietta e dei jeans con una parte tagliata in modo deciso, quindi i suoi vestiti ancora potevano essere considerati "normali".

Tuttavia, la spada giapponese lunga più di due metri che aveva appesa alla vita come una pistola emetteva un intento omicida. La lama era nascosta all'interno di un fodero nero, ma questo sembrava avere una grande storia alle spalle, pari a quella del pilastro di un'antica costruzione giapponese, quindi era chiaro che fosse autentica.

«Colui che purifica Dio e sopprime il Diavolo[5]. Davvero un bel nome.»

Index v01 173.jpg

Eppure, la ragazza stessa non mostrò alcun segno di nervosismo. Parlava con la tranquillità di una normale chiacchierata, rendendo il tutto ancora più spaventoso.

«...Chi sei?»

«Sono Kanzaki Kaori... Preferirei non dirti altri nomi, se possibile.»

«Altri nomi?»

«Il mio nome magico.»

Si era più o meno aspettato una cosa del genere, ma Kamijou fece comunque un passo indietro.

«Quindi... cosa? Fai parte di quell'associazione magica o simili, come Stiyl?»

«...?» Per una frazione di secondo, Kanzaki aggrottò le sopracciglia, dubbiosa. «Oh, te l'ha detto Index?»

Kamijou non rispose.

Un'organizzazione magica. Quella che inseguiva Index per acquisire i suoi 103.000 grimori. Un gruppo che si impegnava a diventare Majin, persone che avevano padroneggiato così a fondo la magia da poter contorcere qualsiasi cosa al mondo a proprio piacimento.

«Ad essere sincera...» Kanzaki chiuse un occhio. «Preferirei prenderla in custodia senza dover dire il mio nome magico.»

Kamijou rabbrividì.

Il ragazzo aveva la sua mano destra come asso nella manica, eppure il nemico che lo fronteggiava gli dava i brividi.

«...E se rifiutassi?» disse Kamijou nonostante tutto. Non aveva motivo di arrendersi.

«Allora non avrò scelta.» Kanzaki chiuse anche l'altro occhio. «Dovrò dire il mio nome sinché non riuscirò ad averla in custodia.»

Uno shock simile ad un terremoto fece tremare il terreno sotto i piedi del ragazzo.

Era come se fosse esplosa una bomba. Il cielo notturno, che Kamijou poteva appena intravedere, sarebbe dovuto essere tinto di un blu scuro ed invece era colorato di un arancione acceso come quello del tramonto. Enormi fiamme si stavano espandendo poche centinaia di metri più avanti.

«Index...!!»

Il nemico era un'organizzazione e Kamijou conosceva il nome di un mago in grado di padroneggiare il fuoco.

Il ragazzo guardò istintivamente nella direzione dell'esplosione.

Ed in quell'istante, il tagliente attacco di Kanzaki Kaori gli fu scagliato contro.

Entrambi distavano 10 metri l'uno dall'altro. Sembrava impossibile che le braccia snelle e femminili di Kanzaki potessero estrarre dal fodero quella sua spada lunga più di due metri, figurarsi usarla.

...Ma a conti fatti non era proprio così.

L'attimo successivo, l'aria sulla testa di Kamijou fu scissa come se Kanzaki stesse maneggiando un laser gigante. Il ragazzo gelò per lo sgomento e la lama di una pala eolica dietro di lui, alla sua destra, venne silenziosamente tagliata in diagonale come se fosse stata fatta di burro.

«Per favore, smettila.» disse una voce che si trovava dieci metri di fronte a lui. «Ignorare i miei avvertimenti ti porterà solo alla morte.»

La spada lunga più di due metri era già nel fodero. Il colpo era stato così veloce che Kamijou non aveva nemmeno visto la lama esposta in aria.

Il ragazzo non era riuscito a muoversi.

Se si trovava ancora lì era perché Kanzaki l'aveva mancato intenzionalmente. La situazione sembrava così surreale da permettergli a malapena di realizzare questo fatto. Il nemico era così incredibilmente potente che la sua mente faticava a stare al passo con gli avvenimenti.

Con un forte rumore sordo, la lama della pala eolica tagliata in due cadde sul suolo dietro Kamijou.

Nonostante la vicina caduta delle macerie, il ragazzo non riusciva ancora a muoversi.

«...!»

Kamijou strinse i denti nel constatare quanto dovesse essere affilata quella lama.

Kanzaki aprì un occhio e disse: «Te lo chiederò di nuovo.» Poi li socchiuse leggermente entrambi. «Vorrei prenderla in custodia senza doverti rivelare il mio nome magico.»

Nella voce della ragazza non vi era alcuna esitazione.

Era così fredda che sembrava intendere come quel che era appena successo non fosse niente di cui essere sorpresi.

«...C-Che diavolo stai dicendo?»

Come se i suoi piedi fossero attaccati al suolo, Kamijou non riusciva a muoversi né avanti né indietro.

Le sue gambe tremavano come se avesse finito di correre un'intera maratona, mentre sentiva le forze abbandonarlo.

«Non ho motivo per arrendermi a...»

«Lo chiederò tutte le volte che sarà necessario.»

In un istante - davvero solo un istante - la mano destra di Kanzaki si annebbiò e scomparve come un bug in un videogioco.

Con un ruggito, qualcosa volò verso Kamijou ad una velocità spaventosa.

«!?»

Al ragazzo sembrava che delle enormi spade laser stessero venendo sparate da tutte le direzioni.

Era come un tornado gigante composto da spade d'aria.

Kamijou Touma vide quel tifone fare a pezzi l'asfalto, i lampioni e gli alberi allineati ad intervalli sulla strada come un idrogetto. Un pezzo d'asfalto delle dimensioni di un pugno volò in aria e colpì la spalla destra di Kamijou. Fu abbastanza da farlo cadere sul pavimento quasi privo di sensi.

Tenenosi la spalla destra, il ragazzo si guardò intorno muovendo solo gli occhi.

Uno... due... tre, quattro, cinque, sei, sette. Un totale di sette incisioni da spada continuavano per una dozzina di metri attraverso il suolo. Erano disposte in angoli apparentemente casuali e sembravano artigliate su una porta d'acciaio.

Sentì lo schiocco della katana rientrare nel suo fodero.

«Vorrei prenderla in custodia senza dover dire il mio nome magico.»

Kanzaki pronunciò quelle semplici parole priva di odio o rabbia, con la mano destra ancora sull'impugnatura della spada.

Sette colpi. Kamijou non era riuscito a vederne nemmeno uno, ma in un singolo istante Kanzaki aveva lanciato sette colpi. E se avesse voluto, uno qualunque di questi l'avrebbe potuto uccidere, tagliandolo in due.

No. Kamijou aveva sentito il suono metallico della spada che veniva rinfoderata solo una volta.

Più probabilmente si era trattato del potere soprannaturale conosciuto come magia. Kanzaki possedeva della magia che estendeva il raggio di quel singolo colpo ad una dozzina di metri e le dava l'abilità per attaccare sette volte con una sola estrazione di spada.

«La velocità del Nanasen[6], l'attacco di cui è capace la mia Shichiten Shichitou[7], è abbastanza per ucciderti sette volte in quel periodo di tempo conosciuto come un istante. Le persone la chiamano morte istantanea. La si potrebbe definire anche morte certa senza andare molto lontani dalla verità.»

Kamijou strinse silenziosamente il pugno con una forza tale da spaccarsi la mano destra.

Kanzaki possedeva velocità, forza e raggio d'azione di superiorità schiacciante. Probabilmente, quell'attacco aveva qualcosa a che fare con il potere soprannaturale conosciuto come magia. In quel caso gli sarebbe bastato toccare il colpo in sé.

«Continua a sognare.» disse lei, interrompendo i suoi pensieri. «Ho sentito da Stiyl che puoi dissipare la magia per qualche ragione. Ad ogni modo, dico bene se penso se non puoi farlo a meno che non la tocchi con la mano destra?»

Esattamente. La mano destra di Kamijou non aveva alcun uso se non poteva fare contatto fisico.

Non era solo una questione di velocità. Al contrario delle scosse elettriche e del Railgun di Misaka Mikoto, entrambi sparati in linea retta, a causa del suo costante cambiamento non poteva prevedere dove sarebbe finito il Nanasen di Kanzaki Kaori. Se Kamijou avesse cercato di usare l'Imagine Breaker, si sarebbe amputato il braccio da solo.

«Lo chiederò quante volte sarà necessario.»

La mano destra di Kanzaki afferrò silenziosamente l'impugnatura della Shichiten Shichitou che si trovava sul suo fianco.

Kamijou sentì del sudore freddo sulla guancia.

Se Kanzaki avesse cambiato umore e avesse deciso di ucciderlo, Kamijou sarebbe stato sicuramente fatto a pezzi in un istante. Visto come aveva distrutto gli alberi che si trovavano sulla strada ad un raggio di quasi dodici metri, cercare di correre via o usare qualcosa come scudo sarebbe stato un suicidio.

Kamijou calcolò la distanza tra lui e Kanzaki.

Era di circa dieci metri. Correndo al massimo delle proprie capacità sarebbe riuscito a raggiungerla in quattro passi.

(...Muovetevi.)

Kamijou diede un comando disperato alle sue gambe che sembravano attaccate al suolo con della colla istantanea.

«Ce la lascerai prendere in custodia prima che ti dica il mio nome magico?»

(...Muovetevi!!)

Fece un passo in avanti come a strappare i suoi piedi dal terreno. Una delle sopracciglia di Kanzaki si sollevò mentre Kamijou si muoveva per fare un altro passo esplosivo come un proiettile.

«Ohh….Ohhhhhhhhhhhhhh!!»

Fece un altro passo. Se non poteva scappare, non poteva fuggire a destra o sinistra, e non poteva usare niente come scudo, l'unica opzione rimasta era di avanzare ed aprirsi un varco da solo.

«Non so cosa ti stia spingendo a fare tanto, ma...»

Kanzaki fece un sospiro che trasmetteva più pietà che sorpresa. Dopodiché...

«Nanasen.»

I piccoli frammenti dell'asfalto distrutto e gli alberi volarono in aria come polvere.

Con il ruggito del vento, quella nuvola di polvere venne fatta a pezzi davanti agli occhi di Kamijou.

«Ah..... Ohh!!»

Sapeva che per annullare l'attacco sarebbe bastato toccarlo con la mano destra, ma nell'immediatezza scelse istintivamente di schivarlo. Si accucciò con una forza tale che sembrò gli stesse dondolando la testa, mentre il cuore si gli congelava con i fendenti che gli passavano sopra il cranio.

Non era qualcosa che aveva pensato di fare, e non ci sarebbe riuscito se avesse provato intenzionalmente. Aveva evitato il colpo per pura fortuna.

Poi fece un altro potente passo, il terzo dei quattro.

Non importava quanto strano fosse il Nanasen, fondamentalmente rimaneva un colpo. Era un'antica tecnica di spada che lanciava un singolo fendente mortale non appena l'arma veniva sguainata. Ciò significava che mentre la lama si trovava fuori dal fodero, il suo possessore era indifeso ed incapace di lanciare un altro attacco.

Se avesse fatto l'ultimo passo per raggiungere Kanzaki, avrebbe vinto.

L'ultima speranza che quel pensiero aveva dato a Kamijou venne fatta a pezzi con un piccolo schiocco.

Era il sin troppo breve suono metallico della katana che veniva rinfoderata.

«Nanasen.»

Il ruggito provenne direttamente da davanti a Kamijou, ad una brevissima distanza.

I sette colpi furono su di lui prima che i suoi riflessi potessero reagire.

«Dannazione... Ahhhhhhhhhhhhh!!»

Kamijou lanciò il pugno destro in avanti, in direzione dei colpi, ma più che un attacco fu come se stesse cercando di deviare un pallone lanciatogli contro.

Sarebbe stato annullato sinché si fosse trattato di un potere soprannaturale, che questo appartenesse a Dio come ai vampiri.

Data la vicinanza i sette attacchi arrivarono tutti in uno, senza disperdersi. Ciò significava che un solo colpo di Imagine Breaker sarebbe bastato a neutralizzarli.

Mentre i fendenti brillavano al chiaro di luna, la pelle di una delle dita del pugno di Kamijou li toccò leggermente.

E venne tagliata.

«Co...!?»

Non erano scomparsi. Anche con l'Imagine Breaker, quei colpi assurdi non scomparvero.

Kamijou cercò immediatamente di tirare indietro la mano, ma non fece in tempo. Dopotutto l'aveva gettata sotto un fendente di spada giapponese.

Kanzaki socchiuse leggermente gli occhi alla vista del ragazzo.

Nell'istante successivo si poté sentire l'umido suono della carne che veniva tagliata.

Kamijou cadde sulle ginocchia tenendosi la mano destra sanguinante con la sinistra.

Era sinceramente sorpreso di trovare tutte e cinque le dita ancora attaccate.

Di certo non si erano salvate grazie alla loro resistenza o all'incapacità di Kanzaki. Il corpo del ragazzo non era stato fatto a pezzi semplicemente perché lei si era trattenuta, più di quanto non stesse già facendo, e gli aveva permesso di vivere.

Ancora sulle sue ginocchia, Kamijou sollevò lo sguardo.

Kanzaki si alzò con il perfetto cerchio della luna piena dietro le spalle. Kamijou poté vedere qualcosa simile a dei fili rossi di fronte alla ragazza.

Sembrava una ragnatela. Poteva vedere quei fili d'acciaio solo perché il suo sangue li aveva tinti come la rugiada serale su di una ragnatela.

«Non posso crederci...» Kamijou strinse i denti. «Non sei nemmeno una maga?»

La katana esageratamente lunga non era altro che una decorazione.

Questo spiegava perché non fosse riuscito a vederla estrarre la spada. Kanzaki non l'aveva proprio mai fatto. Le era bastato muoverla leggermente all'interno del fodero per poi rimetterla apposto. Il movimento era servito a nascondere la mano che adoperava i sette fili.

Il pugno di Kamijou si era più o meno salvato perché Kanzaki aveva allentato i fili prima che gli tagliassero le dita.

«Come ho detto, Stiyl mi ha detto qualcosa sulle tue capacità.» Kanzaki sembrava disinteressata. «In quel momento ho capito. Il tuo potere non è invincibile, è di un tipo diverso. Come per carta, forbici e sasso. Non importa quante volte usi sasso, non potrai mai sconfiggere la mia carta.»

«...»

Kamijou strinse il pugno insanguinato.

«Pare che tu stia sbagliando qualcosa.» Sembrava che Kanzaki soffrisse guardandolo. «Non sto nascondendo una mancanza di abilità con un trucchetto da quattro soldi. Shichiten Shichitou non è una mera decorazione. Oltre Nanasen c'è il vero Yuisen[8]

«...»

Il ragazzo strinse il pugno insanguinato.

«E ciò che più conta, è che non ho ancora detto il mio nome magico.»

«...»

Lo strinse.

«Non farmelo dire, ragazzo.» Kanzaki si morse il labbro. «Non voglio dirlo mai più.»

Il suo pugno stretto tremò. Kanzaki era chiaramente diversa da Stiyl. Non aveva una sola freccia nel suo arco. Dalla più basilare delle basi alla più fondata delle fondamenta, era di tutt'altro livello rispetto a Kamijou.

«...Come se potessi arrendermi.»

E nonostante ciò, Kamijou non allentò il pugno. Tenne la mano destra chiusa anche se ormai questa aveva perso la sensibilità.

Index non si era arresa quando aveva deciso di venire incontro Kamijou, persino dopo essere stata colpita alla schiena da quella maga.

«Cos'hai detto? ...Non ti ho sentito.»

«Ho detto di chiudere quella bocca, dannato automa!!»

Kamijou strinse il suo pugno insanguinato e cercò di muoverlo contro la faccia della ragazza che gli stava davanti.

Ma, prima che potesse farlo, la punta dello stivale di Kanzaki lo colpì nel plesso solare. Tutta l'aria dei polmoni gli uscì dalla bocca ed il fodero nero di Shichiten Shichitou affondò in un lato della sua faccia, quasi fosse una mazza da baseball. Kamijou girò su se stesso come un tornado e si schiantò al suolo cadendo sulla spalla.

Prima che potesse urlare dal dolore, vide piombarsi contro il tacco di uno stivale intenzionato a spaccargli la testa.

Nel tentativo di evitarlo rotolò subito su un lato.

E...

«Nanasen.»

Non appena quel termine entrò nelle sue orecchie, sette fendenti distrussero l'asfalto attorno a lui. L'intero corpo del ragazzo venne colpito da una raffica di piccoli frammenti da ogni direzione.

«Gh... Ah...!?»

Kamijou si contorse assalito da un dolore intenso, simile all'essere pestato da un gruppo di cinque o sei persone. Kanzaki gli si avvicinò con gli stivali che strisciavano al suolo.

(Devo alzarmi...)

Tuttavia aveva le gambe troppo stanche per muoversi.

«Direi che è abbastanza.» La sua voce tranquilla sembrava realmente addolorata. «Non ha senso che tu ti spinga così in là per lei. Durare anche 30 secondi contro una tra i dieci maghi d'élite di Londra è un buon risultato. Non può biasimarti dopo aver fatto tanto.»

«...»

La mente di Kamijou si annebbiò, ma riuscì a ricordare qualcosa.

Ricordò che Index non lo avrebbe biasimato, qualsiasi cosa avesse fatto.

(Eppure...)

Era proprio perché lei continuava a resistere a tutto senza biasimare nessuno che Kamijou non poteva arrendersi.

Voleva salvare quella ragazza dal sorriso così perfetto con quell'altrimenti straziante espressione.

Si obbligò a stringere la mano ferita in un pugno, come un insetto in punto di morte.

Il suo corpo poteva ancora muoversi.

Si muoveva quando gli chiedeva di farlo.

«...Perché?» sussurrò Kamijou a terra. «Pare che tu non lo sappia. Tu non sei come quel Stiyl. Stai esitando ad uccidere il tuo nemico. Lo avresti potuto fare facilmente sin dall'inizio, se lo avessi voluto, ma non l'hai fatto... Pensi ancora in modo abbastanza simile ad un normale essere umano da esitare su cose del genere, no?»

Kanzaki lo aveva chiesto diverse volte.

Aveva chiesto di finire prima che dovesse rivelare il suo nome magico.

Invece il mago di rune che chiamava se stesso Stiyl Magnus non aveva mostrato la minima esitazione.

«...»

Kanzaki Kaori si ammutolì, ma la mente di Kamijou era troppo annebbiata dal dolore per accorgersene.

«Allora sicuramente lo sai, giusto? Sai che inseguire una ragazza finché crolla dalla fame e poi colpirla alla schiena con la spada è sbagliato, giusto?» Kanzaki poteva solo continuare ad ascoltare quelle parole, pronunciate come se Kamijou stesse sputando sangue. «Sapevi che non ha ricordi oltre un anno fa grazie a voi? Che diavolo le avete fatto mentre le davate la caccia, per causarle una cosa del genere?»

Non ricevette alcuna risposta.

Kamijou non riusciva a capire.

Lo avrebbe capito se questa maga avesse cercato di avere i 103.000 grimori per diventare un Majin in grado di(apparentemente) distorcere le regole del mondo così da avverare qualche desiderio, come il guarire un bambino da una malattia incurabile o fare qualcosa per un partner morto.

Ma non era questo il caso.

Faceva parte di un'organizzazione. Kanzaki lo stava facendo perché le era stato detto, perché era il suo lavoro, e perché quelli erano degli ordini. Tutto ciò le era bastato per inseguire una ragazza e colpirla a morte alla schiena.

«Perché?» ripeté Kamijou stringendo i denti. «Sono uno sfigato che non può salvare una ragazza dopo aver rischiato la vita per un combattimento disperato contro di te. Sono un debole che non può fare altro che stare a terra guardandoti portarla via.» Parlava come se potesse scoppiare a piangere come un bambino da un momento all'altro. «Ma tu sei diversa, no?» Non aveva idea di ciò che stesse dicendo. «Col tuo potere puoi proteggere tutto e tutti, puoi salvare tutto e tutti.» Non sapeva più chi fosse il suo interlocutore. «Quindi perché lo stai facendo?»

Parlò.

E si pentì.

Si pentì di aver pensato di poter proteggere tutto ciò che voleva con il poco potere a sua disposizione.

Si pentì del fatto che qualcuno con un potere così schiacciante lo stesse usando solo per dare la caccia ad una ragazzina.

Si pentì di come la situazione sembrasse dimostrare quanto lui fosse inferiore persino a qualcuno così.

Si pentì di tutto e pensò di essere sul punto di piangere.

«...»

Silenzio su silenzio, ci fu ancora più silenzio.

Se Kamijou fosse stato più tranquillo, sarebbe sicuramente stato sorpreso.

«...Io...»

Era Kanzaki quella con le spalle al muro.

Con solo poche parole, aveva messo alle strette una dei dieci maghi d'élite di Londra.

«Non volevo colpirla davvero sulla schiena. Pensavo che la barriera della sua Chiesa Ambulante funzionasse ancora... L'ho fatto solo perché ero assolutamente sicura che non le avrebbe fatto del male... Eppure...»

Kamijou non capiva cosa Kanzaki stesse cercando di dire.

«Non lo sto facendo perché voglio.» continuò lei. «Ma se non lo faccio, non potrà vivere... Lei... morirà.»

Kanzaki sembrava una bambina che sul punto di piangere.

«L'organizzazione alla quale appartengo è la stessa alla quale appartiene lei. Faccio parte di Necessarius della Chiesa Anglicana.» disse come se stesse tossendo sangue. «Index è una mia collega... ed una mia preziosa amica.»

Note[edit]

  1. Si riferisce ad un dolce giapponese che si chiama Chocoball. Se si è fortunati, la confezione avrà stampata su di essa o l'angelo d'oro o quello d'argento. Uno d'oro o cinque d'argento possono essere scambiati con una scatola di giochi.
  2. Entrambi i termini significano "mela".
  3. I Mobile Suit sono i robot usati nelle serie anime di Mobile Suite Gundam
  4. Nella tradizione folkloristica giapponese, è un essere dalle sembianze demoniache che viene impersonificato dagli uomini. Essi indossano delle maschere da ogre e dei cappelli di paglia tradizionali durante un rituale per l'anno nuovo.
  5. Questi kanji 神浄の討魔 possono essere tradotti con "Kamijou no Touma", ma sono diversi da quelli utilizzati per il nome del protagonista (上条 当麻)
  6. Sette Raggi
  7. Sette Spade Sette Paradisi
  8. Unico raggio.