Zero no Tsukaima ~Italian Version~:Volume1 Capitolo Quattro – Un Giorno da Famiglio

From Baka-Tsuki
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Capitolo Quattro - Un Giorno da Famiglio[edit]

E' già passata una settimana da quando Saito ha iniziato a vivere la sua vita come famiglio di Louise all'Accademia di Magia di Tristania. Se qualcuno dovesse raccontare una giornata tipo di Saito scriverebbe ciò che segue:

***

In primo luogo, come la maggioranza degli umani e animali a Tristania, si svegliava ogni mattina. Il suo letto era, come al solito, il pavimento ma, in confronto al primo giorno la sua condizione era notevolmente migliorata. Constatando che sentiva dolore in ogni parte del corpo dormendo sul duro pavimento Saito chiese a Siesta, la cameriera, del fieno con cui venivano nutriti i cavalli per crearsi un giaciglio in un angolo della stanza. Saito dormiva sul mucchio di fieno, avvolto nel lenzuolo che Louise gli aveva 'gentilmente' concesso.

Louise chiamava il pagliericcio di Saito 'il nido del pollo', un nome decisamente azzeccato dato che i polli dormivano sul fieno e, inoltre, la prima cosa che Saito faceva la mattina era svegliare Louise, come farebbe gallo.

Era costretto a farlo perchè avrebbe passato dei guai se lei si fosse svegliata per prima.

“Uno stupido famiglio che si fa svegliare dal proprio padrone deve essere punito.” Louise non si dimenticava mai di ricordarglielo.

Se Saito dovesse dormire troppo, gli verrebbe negata la colazione.

Una volta sveglia, Louise si doveva cambiare. Si metteva da sola la biancheria ma costringeva Saito a metterle l'uniforme. Questo fatto era già stato citato in precedenza.

Saito rimaneva senza fiato ogni volta che la vedeva in biancheria a causa del suo incantevole corpo. Si dice che ci si può abituare alla bellezza di un'amante in tre giorni ma non sembrava proprio che Saito si sarebbe abituato a Louise in poco tempo.

Forse perchè era il suo famiglio, non il suo amante. Anche se, in pratica, dovendo sempre stare al fianco di Louise, era come se lo fosse. L'unica differenza risiedeva nel modo in cui veniva trattato.

Poter godere della vista di Louise in quel modo ogni giorno non era affatto male. Però era una profonda ferita al suo orgoglio. Per esempio, quando la aiutava a mettersi le scarpe non riusciva a nascondere l'irritazione sul suo volto.

Almeno quello veniva tollerato. Ma se Saito avesse dovuto dire qualsiasi cosa che l'avrebbe fatta arrabbiare sarebbero iniziati i problemi.

“Un famiglio maleducato che critica il suo padrone così presto la mattina necessita una punizione.” Era un altro dei motti di Louise.

Se Saito avesse provato a prenderla in giro per la misura del seno, o se dovesse imbronciarsi e dire 'Abbottonati la camicetta da sola' gli sarebbe stata negata la colazione.

Vestita nella sua uniforme, la quale consisteva di un mantello nero, una camicetta bianca e una gonna plissè, Louise si lavava la faccia e i denti. La stanza non aveva neanche un impianto per l'acqua corrente così Saito doveva andare a prenderla al pozzo, con un secchio, e riportarla al piano di sopra per l'uso personale di Louise. E, ovviamente, Louise non si lavava la faccia da sola. Lo faceva fare a Saito.

Una mattina, mentre stava asciugandole la faccia con un asciugamano, le tracciò delicatamente qualcosa sulla faccia con un pezzetto di carbone che aveva trovato.

Vedendo la sua opera sul viso di Louise, Saito riuscì a malapena a trattenersi in un ghigno. Poi, fingendo obbedienza, fece un garbato inchino.

“Padroncina. Siete l'incarnazione della radiosità questa mattina.”

A causa della pressione bassa, Louise riuscì solo a dare una risposta assonata.

“...Stai complottando qualcosa?”

“Si riferisce a me? Io sono un semplice famiglio pronto a servire la mia padroncina, non mi permetterei mai di complottare!”

Louise si insospettì per l'eccessiva e improvvisa gentilezza ma, dato che era già in ritardo per la lezione, non fece altre domande.

Con guance rosee, ammalianti occhi nocciola e labbra che sembravano ricavate dal corallo migliore, Louise sapeva che non necessitava di trucco, per questo non utilizzava mai il make-up. Questo significava anche che non si guardava molto spesso allo specchio. E quel giorno non era un'eccezione. Risultato: non aveva la più pallida idea di come era stata 'truccata' da Saito.

Louise aprì la porta, ansimando. Come una sola persona, tutti i suoi compagni si voltarono verso di lei ed esplosero in fragorose risate.

“Ehi, sei fantastica Louise!”

“Oh mio Dio! Ora ti riconosco!”

Poco dopo, quando il Professor Colbert si complimentò per i baffi e gli occhiali alla moda abbozzati sulla sua faccia, Louise si infuriò. Uscì nel corridoio dove Saito si stava rotolando sul pavimento trattenendosi lo stomaco per le risate, lo schiaffeggiò una dozzina di volte e gli tagliò i pasti per l'intera giornata.

Secondo Louise, un famiglio che utilizza la faccia del padrone come una tela era simile ai demoni del passato che si opposero al Fondatore Brimir e ai suoi Dei alleati e, questi demoni, non erano degni del pane e della zuppa concessa dalla Regina.

***

Dopo colazione, Saito puliva la stanza di Louise. Doveva spazzare il pavimento con una ramazza e pulire tavolo e finestre con un panno.

Successivamente si passava alla così-divertente-lavanderia. Portava gli abiti sporchi alla fontana e li strofinava su un'asse per lavare. Non c'era acqua calda ma solo acqua gelata talmente fredda che gli consumava le dita. Tutti i pezzi della biancheria di Louise erano molto costosi con molti pizzi e merletti. Se ne avesse danneggiato uno avrebbe dovuto saltare un pasto, quindi doveva lavarli con delicatezza. Un lavoro doloroso. Stanco di tutto questo, un giorno lasciò nel mucchio della biancheria un paio di mutandine con l'elastico leggermente lacero. Appena qualche giorno dopo Louise uscì dalla stanza con quel paio indosso, quando l'elastico si ruppe completamente. Le mutandine le finirono all'altezza delle caviglie legando le sue gambe come succederebbe con una trappola di un cacciatore.

Tutto questo accadde quando si trovava in cima ad una rampa di scale. Louise capitombolò giù rumorosamente.

Fortunatamente non c'era nessuno in giro che potesse vederla cadere rovinosamente con la sua 'parte di sotto' vergognosamente esposta, almeno la sua reputazione era stata risparmiata. Rendendosi conto che aveva esagerato, Saito fece attenzione a non sbirciare sotto la gonna mentre si scusava eccessivamente con una Louise svenuta ai piedi della scala. Non voleva che lo scherzo finisse così male. Idealmente aveva immaginato che sarebbe successo in corridoio, per il massimo imbarazzo.

Quando Louise riprese conoscenza e capì cosa era successo, scagliò il paio di mutandine rotte contro Saito, il quale era seduto servilmente sul letto di Louise.

“Era un paio rotto.”

“Invero lo era, padroncina.”

La voce di Louise trillò con furore.

“Voglio sentire la tua spiegazione!”

“Deve essere stata l'acqua della fontana, padroncina. E' talmente fredda che può congelare le dita in un istante. Ritengo che l'elastico non avrebbe potuto resistere.”

Saito rispose brevemente.

“Mi stai dicendo che è colpa dell'elastico?”

“Sto dicendo che la colpa è dell'acqua. Si tratta di pessima acqua. Sono convinto che ci debba essere una specie di maledizione per farla diventare così fredda e che abbia infettato anche l'elastico in qualche modo.”

“In questo caso, non dovrei alimentare un famiglio così devoto con una zuppa fatta con quell'acqua malvagia.”

“Molto cortese da parte sua.”

“Ritengo che tre giorni dovrebbero bastare perchè l'acqua torni normale.”

A Saito furono tagliate le razioni di cibo per tre giorni.

***

Nonostante tutto, Saito non ebbe alcun tipo di problema per quei tre giorni. Si limitava a fingere di aver fame per poi visitare la cucina oltre il Salone degli Alvìss dove l'energica e amabile Siesta gli avrebbe servito cibo, come per esempio spezzatino e fiorentine. Si recava lì anche quando non gli erano negati i pasti. La zuppa che Louise dichiarava fosse 'La benedizione di sua Maestà la Regina' non era una benedizione sufficiente a sfamarlo.

Naturalmente Louise era all'ignaro delle sue visite alla cucina. Lei era decisa nel non fargli avere niente di più del necessario fino a quando non avrebbe corretto il suo comportamento, per questo avrebbe passato dei guai se avesse scoperto del cibo che Siesta gli faceva così gentilmente avere. Louise sicuramente gli avrebbe proibito le sue 'visite' per il bene dell'educazione del suo famiglio.

Fortunatamente, però, Louise era totalmente all'oscuro. In ogni caso Saito preferiva decisamente Siesta e la cucina in confronto a una certa Regina o al Fondatore Brimir che non aveva nemmeno mai incontrato.

***

Una mattina, dopo aver finito voracemente la sua zuppa davanti a Louise, si recò in cucina. Saito, dato che aveva sconfitto il nobile Guiche al Giardino dei Vestri, era molto popolare tra la servitù.

“La 'Nostra Spada' è qui!”

La persona che parlò era Marteau, il capo cuoco, un uomo in forma, sulla quarantina. Naturalmente anche lui era un cittadino comune ma, grazie al suo lavoro come capo cuoco dell'Accademia, guadagnava quanto un nobile di casta bassa, un fatto di cui poteva andare fiero.

Indossava vestiti semplici ma fini e controllava l'intera cucina con dei semplici gesti della mano.

Nonostante la sua posizione di capo cuoco di un'accademia di magia per nobili, Marteau non era per niente arrogante e, sorprendentemente, non gli piacevano né la magia né i nobili.

Diede a Saito, il quale aveva sconfitto Guiche con una spada, il soprannome di 'Nostra Spada' e trattava il ragazzo come un Re. Grazie a lui, la cucina era un oasi per Saito.

Saito sedette su una sedia e Siesta, con un sorriso, gli portò prontamente un piatto di spezzatino e del morbido pane bianco.

“Grazie.”

“Lo spezzatino di oggi è molto speciale.”

Siesta affermò, sembrando particolarmente felice. Saito curiosamente portò una cucchiaiata alla bocca e sulla sua faccia comparì istantaneamente un sorriso.

“Uao, è delizioso! E' un altro mondo in confronto a quello specie di pappone che mi devo sorbire!”

Sentito questo, Marteau si avvicinò al tavolo con ancora in mano un coltello.

“Certamente! Quello spezzatino è le stesso che serviamo a quei ragazzini nobili!”

“Non posso credere che mangino queste delicatezze ogni giorno...”

Marteau sbuffò rumorosamente al commento di Saito.

“Hmpf! Certo, possono usare la magia. Creare barattoli, padelle e castelli dal fango, far apparire gemme incredibili, addirittura controllare dei draghi – e allora? Vedi, creare piatti squisiti come questi è pur sempre un tipo di magia. Non sei d'accordo, Saito?”

Saito annui.

“Assolutamente.”

“Sei proprio un bravo ragazzo! Diventerai un grande uomo!”

Poggiò un braccio sulle spalle di Saito.

“Ecco, 'Nostra Spada'. Lasciati baciare sulla fronte. Forza dai! Insisto.”

“Preferirei di no. E la smetta di chiamarmi così!” Saito disse.

“Perchè no?”

“E' solo che è...bizzarro.”

L'uomo lasciò andare Saito e incrociò le braccia in segno di protesta.

“Ma hai fatto a pezzi il golem di un mago! Non lo capisci?”

“Suppongo.”

“Dimmi, dove hai imparato a usare la spada? Rivelami dove posso imparare ad agitare la spada in quel modo.”

Marteau fissò in maniera desiderosa Saito. Gli faceva la stessa domanda ogni volta che Saito veniva a mangiare e la sua risposta era sempre la stessa.

“Non lo so. Non ho mai impugnato una spada prima. Il mio corpo si muoveva da solo.”

“Ragazzi! L'avete sentito?”

Gridò, la sua voce faceva eco nella cucina.

I cuochi più giovani e gli apprendisti gridarono in risposta.

“Lo abbiamo sentito, boss!”

“Tu sei quello che si definisce 'un vero maestro'! Non si vantano mai delle loro abilità! Guardare e imparate! Un vero maestro non si vanta mai!”

I cuochi ripeterono, allegramente.

“Un vero maestro non si vanta mai!”

Poi Marteau si voltò per parlare con Saito.

“Sai, 'Nostra Spada', mi stai piacendo sempre di più. Allora che ne dici?”

“Uhm, che ne dico di cosa?”

Stava semplicemente dicendo la verità ma Marteau pensava che facesse solo il modesto. Era in qualche modo scoraggiante. Sembrava quasi che stesse deludendo l'allegro cuoco. Lo sguardo di Saito cadde sulle rune incise sulla mano sinistra.

Dopo quel giorno non si sono più illuminate. Mi chiedo che cosa sia successo... Anche quando Saito voleva semplicemente osservare le sue rune Marteau interpretò il gesto come un segno di riservatezza.

Il cuoco si voltò verso Siesta.

“Siesta!”

“Si?”

Siesta, che aveva osservato i due andare d'accordo, rispose prontamente.

“Porta al nostro eroe, qui, il meglio di Albion.”

Con un grande sorriso prese una bottiglia del vino richiesto dallo scaffale e né versò un po' nel bicchiere di Saito. Siesta osservava assortamente il viso di Saito diventare sempre più rosso a causa del vino. Questi eventi divennero rapidamente una routine quotidiana.

Saito andava in cucina, Marteau si affezionava sempre di più a lui e il rispetto di Siesta per Saito diventò ancora più profondo.

***

Proprio quel giorno però...c'era un'ombra cremisi che spiava Saito dalla finestra della cucina. Uno dei cuochi più giovani la notò.

“Ehi, c'è qualcosa fuori dalla finestra!”

L'ombra emise uno sgangherato 'kyuru kyuru' e sgattaiolò via.

***

Poi, dopo colazione, pulizia e lavanderia, accompagnava Louise in classe. All'inizio Saito doveva rimanere seduto per terra ma, quando Louise si rese conto che passava il tempo a spiare sotto le gonne delle altre ragazze, lo fece sedere, malvolentieri, su una sedia. E gli spiegò che se il suo campo visivo si fosse distolto di troppo dalla lavagna, gli sarebbero stati tagliati i pasti.

All'inizio Saito era affascinato dalle meraviglie delle lezioni: tramutare l'acqua in vino, combinare diversi reagenti per miscelare le pozioni, materializzare palle di fuoco dal nulla, far levitare scatole, bastoni e palle fuori dalla finestra per farli riportare ai famigli eccetera...ma dopo qualche tempo l'emozione per le novità era svanita.

Per questo motivo iniziò a dormire in classe. Ogni tanto sia il professore che Louise gli lanciavano delle occhiate minacciose ma non c'erano regole che vietavano ad un famiglio di dormire durante le lezioni. Inoltre in classe, tutti i famigli notturni stavano schiacciando un pisolino, perfino il gufo di qualcuno. Di fatto, se avessero svegliato Saito sarebbe stato come considerarlo un essere umano. Louise si morse le labbra per trattenersi dall'irresistibile desiderio di fornire a Saito la sua opinione, ma non poteva perchè facendolo avrebbe contraddetto il fatto che lui era solo un semplice famiglio e nulla più.

***

Quello stesso giorno, immerso nella luce che filtrava dalla finestra, Saito si addormentò durante un'altra lezione.

Il vino che aveva bevuto quella mattina stava facendo effetto, e così Saito iniziò a sognare.

Era un sogno incredibile.

Un sogno nel quale Louise si stava intrufolando nel suo mucchio di fieno mentre lui stava dormendo.

“Che c'è Louise...?”

Sentendo chiamare il suo nome Louise scoccò un'occhiata a Saito.

Non riesci a dormire? Oh beh...non possiamo farci niente. Munya~”

Oh, sta solo parlando nel sonno,

Louise pensò e riprese ad ascoltare la lezione.

Munya. Ehi, non abbracciarmi così all'improvviso.”

Ancora una volta lo sguardo di Louise si posò su Saito. Gli altri studenti si iniziarono a rendere conto della situazione e aguzzarono le orecchie per origliare.

“...Urca, sarai anche una schiavista durante il giorno ma sei un vero diavoletto a letto!”

Una goccia di bava scese dall'angolo della bocca di Saito mentre continuava a godersi il suo sogno.

Louise gli afferrò le spalle e lo scosse vigorosamente.

“Ehi! Che razza di sogno stai facendo?”

I compagni scoppiarono in risate. Malicorne il Guardiano del Vento fece un commento.

“Oi, oi Louise! E' questo ciò che fai con il tuo famiglio di notte? Sono sorpreso!”

Le studentesse bisbigliavano tra loro.

“Aspettate! Sta soltanto parlando nel sonno! Porca miseria, svegliati!”

“Louise, Louise, sei proprio un gattino, smettila di leccarmi in quel modo...”

Dopo questo le risate rischiavano di far crollare il tetto.

Louise calciò la sedia di Saito e lui finì sbattuto violentemente dal suo dolce sogno all'amara, dura realtà.

“C-cosa ho fatto stavolta?”

“Quand'è che mi sarei intrufolata nel tuo mucchio di fieno?”

"Louise, Louise, sei proprio un gattino, smettila di leccarmi in quel modo..."

Louise incrociò le braccia e guardò Saito in modo intimidatorio.

Saito scosse fortemente la testa, con l'unico risultato di far divertire maggiormente la classe.

“Saito, spiega a questi ragazzi maleducati che non ho mai messo piede fuori dal mio letto durante la notte.”

“E' vero gente. Stavo semplicemente parlando nel sonno. Louise non farebbe mai una cosa del genere.”

Gli studenti si voltarono per il disappunto.

“Non è ovvio? Non farei mai una cosa del genere! Con questo coso, oltretutto! Questo coso! Il solo pensiero che io possa dormire nello stesso letto di questa forma di vita inferiore mi fa stare male!”

Louise sospirò orgogliosamente e volse lo sguardo verso l'alto.

“Ma i miei sogni spesso si avverano.”

Saito alzò la voce.

“Invero! I sogni hanno il potere di predire il futuro, dopo tutto.” Qualcuno affermò, in segno di approvazione.

“La mia padrona, qui, con il suo caratterino probabilmente non troverà mai un amante.”

La grande maggioranza degli studenti annuì. Louise scoccò a Saito un altro sguardo malvagio ma era troppo tardi. Oramai era lanciato.

“La mia padrona si sente 'frustrata' per questo e, come conseguenza, si diverte a intrufolarsi nell'umile mucchio di fieno di questo povero famiglio.”

Louise poggiò le mani sui fianchi e rimproverò fortemente Saito.

“Adesso basta! Pulisciti quella tua sporca bocca adesso!”

Quella frase non riuscì a trattenere Saito.

“Quando lo fa devo cercare di calmarla un po'...”

A questo punto era andato troppo oltre. Le spalle di Louise iniziarono a tremare per la rabbia.

“...E dirle 'non è questo il tuo letto'”

La classe lo applaudì, lui fece un inchino e tornò a sedersi.

Louise lo scalciò subito, facendolo rotolare sul pavimento.

“Non calciarmi!”

Ma Louise non riusciva più a ragionare. Il suo sguardo era fisso davanti a lei e le sue spalle, come al solito, tremavano per la rabbia vagamente controllata.

Ancora una volta c'era un'ombra cremisi che osservava Saito.

Si trattava della salamandra di Kirche. Con la pancia appoggiata al pavimento stava fissando Saito attraverso il buco nella fila di sedie.

“Hm?”

Notandola, Saito agitò la mano verso di essa.

“Sei la salamandra di Kirche, non è vero? So che hai un nome. Com'era pure...Oh si. E' Flame. Flame-”

Saito fece cenno di avvicinarsi ma la salamandra schioccò la coda e emise qualche brace prima di ritornare dalla padrona.

“Perchè una lucertola dovrebbe essere così interessata a me?”

Saito inclinò la testa, perplesso.

***

E, mentre Saito stava giocando a chi-distoglie-per-primo-lo-sguardo con la salamandra in classe...

Nell'ufficio del preside, la signorina Longueville, la segretaria, era indaffarata a ricopiare qualcosa.

Smise di scrivere per un momento e diede un'occhiata alla scrivania in sequoia sulla quale il Preside Osmond era impegnato a schiacciare un pisolino.

Le sue labbra formarono un sorriso compiaciuto, quell'espressione non l'aveva mai vista nessuno.

Si alzò e si allontanò dalla sua scrivania.

A bassa voce recitò la formula magica per un Incantesimo della Quiete. Camminando in punta di piedi per non svegliare Osmond, uscì in silenzio dall'ufficio.

La sua destinazione era la sala del tesoro, la quale si trovava esattamente sotto l'ufficio del Preside.

Scese le scale, si trovò davanti un enorme portone di ferro. Era chiuso da un chiavistello molto robusto, il quale era sigillato da un lucchetto, altrettanto robusto.

In questa sala venivano conservati anche degli artefatti precedenti alla fondazione dell'Accademia stessa. Dopo essersi guardata intorno con attenzione, la signorina Longueville estrasse la sua bacchetta da una tasca. Era lunga più o meno come una matita ma, con un movimento del polso, si allungò fino alla lunghezza di una bacchetta da direttore d'orchestra, maneggiata in maniera esperta.

La signorina Longueville recitò un altro incantesimo.

Una volta terminata la formula magica puntò la bacchetta verso il lucchetto.

Ma non successe nulla.

“Di certo non potevo aspettarmi che una Magia di Sblocco potesse funzionare.”

Sorridendo in maniera sinistra, iniziò a recitare le parole di una delle sue magie migliori.

Si trattava di un Incantesimo di Trasmutazione. Recitandolo forte e chiaro, mosse la sua bacchetta verso il lucchetto. La magia si riversò contro di esso...ma, anche dopo un'attesa particolarmente lunga, nulla accadde.

“Sembra che sia stato rinforzato da un mago di classe Quadrato.” mormorò.

Una Magia di Rinforzo preveniva l'ossidazione e la decomposizione della materia. Ogni sostanza protetta da questa magia era immune a ogni reazione chimica e poteva resistere per l'eternità senza mai cambiare. Neanche le magie di Trasmutazione avevano effetti contro qualcosa di protetto in questo modo. Il sigillo poteva essere rotto solo se le sue abilità fossero state maggiori del mago che aveva protetto il lucchetto.

Da come stavano le cose sembrava che chi aveva protetto questa porta era un mago estremamente potente considerando che nemmeno la signorina Longueville, un'esperta in magie di Terra e trasmutazione, era in grado di scalfirla.

Togliendosi gli occhiali, fissò di nuovo il portone. In quel momento si udirono dei passi provenire da sopra la scalinata.

Accorciò la sua bacchetta e se la infilò in tasca.

La persona che stava scendendo le scale era Colbert.

“Saluti signorina Longueville. Cosa sta facendo qui sotto?”

“Signor Colbert, ero venuta per catalogare il contenuto della sala del tesoro ma...”

“Oh, si tratta veramente di parecchio lavoro! Ci metterà probabilmente almeno una giornata intera per controllarli tutti. C'è un sacco di spazzatura insieme agli altri oggetti e la stanza è veramente strettissima!”

“Ha ragione.”

“Non ha chiesto la chiave al Preside Osmond?”

La donna sorrise.

“Beh...non volevo disturbare il suo sonno. In ogni caso non è necessario compilare la lista in tempi brevi...”

“Capisco. Dormiva dice. Quel vecchietto, volevo dire, il Preside Osmond, adora proprio dormire. Sembra che dovrò ripassare più tardi.”

Il Signor Colbert si incamminò per la scala ma si fermò sui suoi passi e si voltò.

“Ehm...Signorina Longueville?”

“C'è qualche problema?”

Colbert sembrava parecchio imbarazzato quando aprì bocca per dire...

“Se per lei va bene che ne direbbe di...farmi compagnia per pranzo?”

Ci pensò su per un momento poi sfoggiò un ampio sorriso accettando l'offerta.

“Certo, sarebbe un vero piacere.”

I due iniziarono a scendere le scale.

“Mi scusi signor Colbert...”

In un tono abbastanza informale la signorina Longueville riprese la conversazione.

“S-si? Mi dica!”

Incoraggiato dal fatto che il suo invito era stato accettato così semplicemente Colbert rispose in maniera impaziente.

“C'è qualcosa di importante all'interno della stanza del tesoro?”

“Si.”

“Allora, conosce il 'Bastone della Distruzione'?”

“Invero, è un oggetto dalla forma molto particolare.”

Alla donna luccicarono gli occhi.

“Che...tipo di forma?”

“E' veramente difficile da descrivere se non semplicemente come 'strana'. Ma lasciamo perdere, piuttosto, cosa le piacerebbe mangiare? Il menù di oggi prevede sogliola arrosto con erbe aromatiche...ma visto che sono in confidenza con il cuoco Marteau posso chiedergli di preparare qualunque delicate-”

“Ahem.”

La signorina Longueville interruppe il chiacchiericcio di Colbert.

“S-si?”

“Stavo notando che la sala del tesoro è protetta molto bene. Non importa che tipo di magia si usa, è impossibile da aprire, suppongo bene?”

“Praticamente si. E' impossibile per un mago da solo. Dopo tutto, il portone è stato protetto da un gruppo di maghi Quadrato per resistere ad ogni magia.”

“Sono molto colpita dal fatto che sappiate tutte queste cose, Signor Colbert.”

Si complimentò con un'espressione confortevole.

“Eh? Beh...Ahah! Mi è solo capitato di trovare qualche documento riguardante questo piano, è tutto...mi piace considerarlo parte delle mie ricerche, ahah! Forse è per questo che sono ancora single alla mia età...”

“Sono sicura che la donna che troverà sarà molto contenta al suo fianco. Dopo tutto, le può insegnare molte cose che nessun altro conosce...”

La signorina Longueville lo fissò con uno sguardo affascinato.

“Oh no! Non mi prenda in giro, per favore!”

Colbert si stava agitando e si asciugò il sudore dalla sua fronte. Poi, ricompostosi, le domandò seriamente.

“Signorina Longueville. Ha mai sentito parlare del ballo di Frigg, che si tiene nel giorno di Yule (solstizio d'inverno)?”

“No, mai.”

“Ahah, forse è perchè è arrivata a Tristania solo da due mesi. Comunque non è niente di spettacolare, solo una festa. Si narra che se una coppia dovesse ballare in questa festa i due saranno destinati a stare insieme per sempre, o qualcosa di simile. E' solo una leggenda, ovviamente.”

“Quindi?”

“Quindi...mi chiedevo se volesse concedermi l'onore di ballare con me alla festa.”

“Ne sarei onorata. Comunque, anche se le feste da ballo sono favolose vorrei sapere qualcos'altro sulla sala del tesoro. Sa, sono molto interessata agli oggetti magici.”

Volendo impressionare maggiormente la signorina Longueville, Colbert si spremette le meningi. Stanza del tesoro, stanza del tesoro...

Ricordandosi qualcosa che avrebbe potuto interessarla, si diede un tono e iniziò a parlare.

“Ah, c'è un'altra cosa che potrei dirle. Anche se non è particolarmente importante...”

“Mi dica, senza problemi.”

“La stanza del tesoro è inattaccabile da ogni tipo di magia. Ma credo che abbia un fatale punto debole.”

“Oh, interessante.”

“Il punto debole è...la forza fisica.”

“Forza fisica?”

“Si! Per esempio, beh, non è certo una cosa che capita ogni giorno, ma un golem gigante potrebbe-”

“Un golem gigante?”

Colbert espresse la sua opinione molto orgogliosamente alla signorina. E, una volta smesso di parlare lei non potè fare a meno che sorridere per la soddisfazione.

“E' stato veramente molto interessante, signor Colbert.”


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