Bakemonogatari/Nadeko Snake: Capitolo 002

From Baka-Tsuki
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“Mi dispiace di averti fatto aspettare, mio senpai Araragi.”

Undici giugno, una domenica.

Non sono sicuro se “scherzosamente” sia il termine giusto, ma alle 10:55 della mattina, esattamente cinque minuti prima dell’ora in cui ci eravamo accordati di incontrarci davanti all’ingresso principale della nostra scuola, Naoetsu High, Suruga Kanbaru, l’ex stella della nostra squadra di basket e mia junior di un anno, arrivò correndo e incapace di fermarsi, saltò, volteggiò con semplicità oltre la mia testa, atterrò, si girò, e disse quelle parole con un sorriso fresco sul volto e la sua mano destra davanti al petto… Avevo capito di non essere particolarmente alto per essere uno studente delle superiori, ma non avevo mai considerato che la mia altezza non rappresentasse un ostacolo che una ragazza più bassa di me potesse scavalcare con una sforbiciata. Sembra che avessi delle riconsiderazioni da fare.

“No, sono appena arrivato anche io. Non ho dovuto aspettare”

“Wow… Il fatto che tu sia così trasparentemente cortese solo per evitare di causarmi stress superfluo è prova della tua buona natura. Sei semplicemente nato magnanimo. Una come me può solo fare tre passi indietro e guardare in alto per ammirare tutta la tua persona. Sono veramente sbalordita dalla tua capacità di impressionarmi con la tua grandezza nel giro di pochi secondi dal nostro incontro. Sembra che non abbia altra scelta che porgere unicamente a te tutto il rispetto che sarò capace di accumulare in vita mia. Santo cielo, quasi non riesco a sopportarti per questo.”

“………”

Era la solita.

E poi hey, non andare in giro a dare alle persone delle trasparenti.

La miglior risposta a una gentilezza disinvolta è fingere ignoranza, okay?

“No, sono davvero appena arrivato,” la assicurai. “E ad ogni modo, sei arrivata in anticipo anche tu. Non c’è motivo per scusarsi.”

“Non me la bevo. Non importa cosa dici, il fatto che non ero qui prima del mio senpai è da sé motivo per scusarsi. Penso sia un peccato imperdonabile sprecare il tempo di qualcuno al di sopra di sé stessi.”

“Non sono al di sopra di te.”

“Sei un anno avanti a me, quindi lo sei.”

“E’ vero, però…”

Quella era una questione di età.

O di altezza, immagino (fisicamente parlando, ero sopra di lei).

Non che non fosse capace di saltarmi, comunque.

Suruga Kanbaruーal secondo anno della Naoetsu High.

Era stata l’asso della nostra squadra di basket fino a un mese prima, e il suo nome era riconosciuto da tutta la scuola come quello della sua più grande celebrità e stella. Che lei lo volesse ammettere o no, era stata lei a condurre ai nazionali la piccola e debole organizzazione sportiva della nostra scuola preparatoria privata, lo stesso anno in cui ci si era unita. Era una kohai [1] spaventosa, e uno stupido fallito del terzo anno come me normalmente non sarebbe stato nemmeno in grado di parlarle, e nemmeno calpestare la sua ombra, a dirla tutta. Proprio l’altro giorno aveva assegnato il titolo di capitano a una delle sue kohai per via di un infortunio al braccio sinistro, poi abbandonò la squadra di basketーed avevo ancora chiara in mente il modo in cui tutta la scuola fu scossa dall’impatto della notizia. Dubito che quel ricordo scomparirà mai.

Il braccio sinistro di Kanbaru.

Era ancora avvolto da lunghe bende bianche.

“Sì,” Kanbaru cominciò a dire a bassa voce, “come puoi vedere, mi sono ritirata. L’unica cosa a cui sia mai stata brava era il basket, e ora non ho niente da offrire alla scuola. Quindi occupati di me trattandomi di conseguenza.”

“Che cosa intendi con “occupati di me”? Per tutta la confidenza che sembri avere, la tua autostima sa essere stranamente bassa. Ciò che hai fatto per la squadra di basket non scomparirà solo perché ti ritiri.”

Senso di colpa per il suo ritiroーnon era proprio quello, ma ad ogni modo non sembrava ragionevole aspettarsi che rimanesse del tutto uguale dopo tutto ciò che le era accaduto. Personalmente, però, avevo sperato che Kanbaru non fosse così auto-critica.

“Grazie,” mi disse. “Non potrei apprezzare di più la tua preoccupazione. Prenderò felicemente in considerazione quei sentimenti.”

“Prendi in considerazione anche le parole. Okay, perché non andiamo?”

“Sì,” disse lei, prima di precipitarsi al mio fianco sinistro per poi prendere la mia mano libera con la sua, in ciò che può solo essere descritto come un movimento naturale. Più che avermi “preso la mano” aveva avvolto le sue dita attorno alle mie. Da lì, spinse il suo corpo contro il mio braccio, attaccandosi a me come se mi stesse per abbracciare. Il suo petto era all’incirca al mio gomito per via della nostra differenza di altezza, e la delicata area nervosa del mio corpo fu assalita da una sensazione simile a quella di un purè di patate.

“No,” mi corresse Kanbaru, “Penso che la comparazione sia da fare coi marshmallows.”

“Aspetta, cosa?! Ho dato voce a quel monologo?!”

“Ah, no, no. Tranquillo, l’ho solo sentito telepaticamente.”

“Questo lo rende un problema ancora più grande! Tutti qui attorno devono averlo sentito, allora!”

“Hehehe. Beh, dovremo proprio mostrarglielo, in questo caso. Non è che io sia una che si preoccupa di apparire scandalosa.”

“Smettila di sorridere e di dire ciò che potrebbe dire una fidanzata quando sei solo la mia kohai! Sai che non sto uscendo con te, ma con la tua senpai che rispetti così tanto!”

Hitagi Senjougahara.

Mia compagna di classe.

E fidanzata.

Eーla senpai che Suruga Kanbaru ammirava.

Lei, Senjougahara, era ciò che connetteva la celebrità e star più grande della scuola al banale studente medio che sono io. Kanbaru e Senjougahara erano state kohai e senpai dalle scuole medie, e mentre questo, quello e quell’altro era accaduto tra allora e oggi, le due erano ancora amiche come Duo Valhalla[2]. Per un periodo Suruga Kanbaru mi stalkerò, perché ero la persona che stava uscendo con la sua ammirata senpai.

Le dissi, “Non è che gli scandali ti abbiano mai preoccupata, tanto per cominciare. Ora staccati da me.”

“No. Ho letto che ci si dovrebbe tenere la mano quando si è ad un appuntamento.”

“Un appuntamento?! Quando mai l’ho chiamato appuntamento?”

“Hm?” Kanbaru piegò la testa su un lato come se fosse l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. “Ora che lo dici, forse non lo hai mai fatto. Ero così eccitata quando mi hai chiesto di andare da qualche parte con te, che non ho ascoltato molto quello che stavi dicendo.”

“Ah…in effetti sei stata a borbottare le tue risposte per tutto il tempo…”

“Comunque, non so. Io sono per l’essere aperti quando si parla di sesso, e voglio seguire i tuoi desideri ovunque sia possibile, ma tu procederesti all’atto senza neanche avere un appuntamento prima? Mi preoccupo per il tuo futuro.”

“Non stiamo per procedere a nessun atto, quindi smettila di preoccuparti per me! E una ragazza al secondo anno delle superiori non dovrebbe parlare di quanto sia aperta al sesso!!”

“D’altronde, siamo arrivati fin qui. La crociera del piacere è già salpata.”

“Allora ti stai divertendo, dopo tutto!”

Diedi un’occhiata a come si era vestita Kanbaru.

Jeans e una t-shirt, con sopra una maglia a maniche lunghe. Scarpe da ginnastica dall’aria costosa. Sulla testa aveva un cappello da baseball, probabilmente in parte perché il sole si stava facendo più forte. A una ragazza sportiva come lei stava alla perfezione, ma mettiamo la questione da parte per ora.

“Tecnicamente stai indossando maniche lunghe e pantaloni lunghi come ti avevo detto…”

Però.

I jeans erano strappati con stile qua e là, mentre la sua t-shirt era abbastanza corta da mostrare buona parte delle sue curve al girovita. Sembrava quasi un po’ troppo…  Ovviamente le persone di domenica sono libere di vestirsi come vogliono, però…

“…non stavi proprio ascoltando una parola di quello che ho detto, vero?”

“Cosa intendi?”

“Stiamo per salire una montagna.”

“Una montagna? Quindi compieremo l’atto in montagna?”

“Non ci sarà alcun atto.”

“Hm, piuttosto selvaggio. Mi sa che mi piace. E’ piuttosto virile da parte tua. Mi piace essere trattata duramente, di tanto in tanto.”

“Ho detto niente atto! Ascoltami!”

Ero certo di averle detto di indossare maniche lunghe e pantaloni lunghi per proteggersi da insetti, serpenti e simili in montagna, eppure è venuta con vestiti pieni di aperture… non sembrava che le sarebbero stati molto d’aiuto…

“Bene,” disse. “Ovunque tu vada, sono disposta a venire con te. Anche se provi a dirmi di no. Né pioggia né neve, né caldo né cieli nuvolosi mi fermeranno.”

“I cieli nuvolosi non sembrano un grande deterrente…”

In effetti qualche nuvola non mi sarebbe dispiaciuta, con tutto il sole che stavamo prendendo.

Ma anche il giorno precedente, quando chiamai a casa di Kanbaru, non ascoltava nulla di quanto le dicevo e dava lo stesso tipo di risposte distratte (“Non devi nemmeno dirmi dove andiamo. L’ago della mia bussola punta sempre nella direzione in cui sei diretto tu,” e così via)… in realtà era in un certo senso impressionante, quanto fosse propensa a fare supposizioni. Si comportava in modo diverso da Hanekawa, come se avesse un paraocchi e potesse guardare solamente dritto davanti a lei.

“In ogni caso, questo non è un appuntamento,” chiarii.

“Ah, quindi non lo è… ero sicura che lo fosse. Mi ero tutta infiammata per oggi.”

“Infiammata?”

“Sì, cioè, questo è il mio primo appuntamento eterosessuale.”

Decisi di non commentare sulla parte dell’ “eterosessuale”.

Non ero sicuro di poterci fare una buona battuta.

“Ero così infiammata,” continuò lei, “che ho rotto il giuramento solenne fatto con me stessa e ho comprato un cellulare solo per oggi, il primo che abbia mai posseduto nei miei diciassette anni di vita.”

“……”

…per favore, teniamoci sul leggero!

“Sarebbe terribile se in qualche modo mi separassi da te e non riuscissi a mettermi in contatto,” spiegò. “Viviamo in un’era in cui i telefoni pubblici sono quasi del tutto scomparsi, quindi un cellulare è un gadget da appuntamento essenziale.”

“B-Beh… hai ragione. Heh, heheh. Ma ci sono ancora un buon numero di telefoni pubblici rimasti, qui in campagna…”

“Non è tutto. Mi sono svegliata alle quattro per prepararci il pranzo. Uno per me e uno per te. Dato che ci dovevamo incontrare alle undici, ho pensato che avrei pranzato con te.”

Mentre lo disse, Kanbaru mi espose una sacca, tenuta dal suo braccio fasciato… Sì, lo avevo notato dall’inizio, ma a giudicare dalla sua forma rettangolare, si trattava di uno di quegli aggeggi multi-scatola…

Possiamo tenerci sul leggero, per favore?

Cioè, adesso letteralmente…

Sapevo di certo che avremmo pranzato insieme, quindi il mio piano era di portarla in un ristorante di fast food una volta finito, da bravo senpai. Ma sembra che questa mia kohai operasse su un livello più micidiale.

Quindi era quella la sua mossa. Pranzi fatti in casa…

Era un attacco a sorpresa.

“Ero così felice ed eccitata di avere un appuntamento col mio venerabile senpai, che sono riuscita a dormire a malapena e mi sono svegliata in anticipo, quindi è stata una buona distrazione.”

“Una distrazione, eh? Ma tutto quello è per pranzo? E’ un mucchio di cibo… Ti dico subito che non sono capace di mangiare così tanto.”

“Okay…”

Lanciai un’occhiata all’ombelico completamente scoperto di Kanbaru.

Forse attorno al dieci per cento di grasso corporeo, al massimo?

In pratica aveva un corpo tutto curve.

Il corpo tutto curve dell’atletica Suruga.

Sembrava quasi un palindromo… [3]

Non lo era, però.

“Aspetta, Kanbaru. Sei una di quelle persone che non ingrassano indipendentemente da quanto mangiano?”

“Uhm, sono più una di quelle persone che perdono un mucchio di peso a meno che non mangiano come pazzi.”

“Esistono persone del genere?!” Questo renderebbe le ragazze invidiose di lei… In effetti, anche come ragazzo ero geloso di lei! “Come glielo fai fare, al tuo corpo?”

“Semplice. Primo, comincia con due serie di sprint di dieci miglia ogni mattina.”

“Okay, come non detto.”

Quindi ecco cos’era.

Quello che lei considerava la normale quantità di esercizio era su un altro livello.

Pare che Suruga Kanbaru continuasse ad allenarsi ogni giorno, anche dopo il suo ritiro dalla squadra di basket. Notevole. Aveva perfettamente senso, però. Poteva aver smesso a causa di un infortunio al braccio sinistro, ma la verità era un’altra.

“Ah…” liberò un sospiro esagerato. “Ma sembra che sia stato tutto uno spreco… Quindi non era un appuntamento, dopo tutto. Non stavo davvero più nella pelle. Mi sento un idiota, il modo in cui mi sono fatta prendere e mi sono agitata per niente. Sono rossa per l’imbarazzo. I miei sogni erano troppo grandi per la realtà. Sembra così ovvio che un nobile senpai come te non si preoccuperebbe di uscire una stupida come me. Non sarei potuta essere più presuntuosa… Mi dispiace di averti afflitto con le mie coraggiose presupposizioni. Beh, questo cellulare e questi bento[4] sono inutili adesso. Ci saranno solo d’intralcio, quindi lì getterò da qualche parte. Aspetta qui solo un minuto, vado velocemente a mettermi una tuta da ginnastica.”

“In realtà, questo è un appuntamento!”

Avevo perso.

Che uomo debole…

“Oggi era davvero un appuntamento, Kanbaru! Sì, ricordo che, ehm, nemmeno io stavo più nella pelle per oggi! Evviva, vado finalmente a un appuntamento con la signorina Kanbaru! Okay? Quindi tieni il tuo telefono e quei pranzi! E non devi neanche cambiarti i vestiti!”

“Davvero?” l’espressione di Kanbaru cominciò ad illuminarsi.

Oh oh. Era super carina.

“Sono contenta. Sei davvero gentile,” disse.

“Sì… anche se ho il presentimento che la mia gentilezza sarà la mia rovina, un giorno di questi…”

………

Stavo avendo un appuntamento con Kanbaru,la kohai di Senjougahara, prima ancora di averne avuto uno con Senjougahara stessa, la mia ragazza. Dubitai l’avrebbe contato come tradimento, dato quanto quella tsundere[5] fosse insolitamente permissiva con Kanbaru, ma era comunque una prova inconfutabile di quanto fossi debole di volontà…

Inoltre, ci stavamo ancora tenendo la mano durante tutto il tempo della nostra conversazione, con le dita aggrovigliate. Feci un celato tentativo di sbrogliarle, ma le nostre mani erano serrate come fossero una mischia di rugby. Sembrava che la mia mano fosse un pezzo di un puzzle con le corde, oppure la vittima legata in un rapimento.

Come se un serpente ci si fosse attorcigliato attorno.

“Comunque, Kanbaru. Abbottonati quella maglia che hai addosso. Sarai d’accordo con me che mostrare l’ombelico sia una cattiva idea, se stai andando in montagna. Per quanto riguarda quei jeans strappatiーbeh, direi che finché farai attenzione andranno bene .”

“Hmm. Okay, come desideri.”

Kanbaru seguì le mie istruzioni e abbottonò la sua maglia a maniche lunghe, nascondendo alla vista il suo girovita tutto curve. Dovetti ammettere che parte di me ne rimpianse, ma sapevo che non avrei dovuto avere cattivi pensieri riguardanti la kohai della mia ragazza.

“Su, andiamo,” Dissi.

“Oh, ora che ci penso. Oggi sei a piedi?”

“Sì. Stiamo andando in montagna. Non saprei dove parcheggiare la bici, e poi non potevo permettere che rubassero la mia unica bici.” Dopo tutto, la mountain bike che usavo per i viaggi era stata mandata in frantumi, grazie al braccio sinistro di un certo qualcuno. Non che glielo avrei potuto dire, dato che sarebbe solo potuto uscire sarcastico. “Non è che sia una vera escursione. Guarda, puoi persino vedere dove stiamo andando da qui. Quella montagna laggiù…”

Mentre lo dissi, ricordai improvvisamente una cosa. Che quando avevo iniziato a parlare a Kanbaru un mese prima, lei era così avversa a toccare il corpo del ragazzo con cui stava uscendo il suo idolo Senjougahara, che aveva rifiutato di salire sul retro della mia bicicletta e scelto, contro ogni buonsenso, di correre di fianco a me mentre pedalavo… E ora, quella stessa ragazza mi stava tenendo la mano, avvolgendo le sue dita attorno alle mie, e spingendo il suo petto nel mio corpo…

“Heheheh.” Kanbaru aveva un sorriso timido e innocente e quasi saltellava lungo la strada. Mio senpai, Araragi, mio senpai, Araragi, mio senpai, Araragi, mio senpai, Araragi”

“………”

Però, se si è affezionata!

Sta pure canticchiando!

“Ad ogni modo, Kanbaru… ho sempre voluto dirtelo, ma potresti smettere di chiamarmi ‘il tuo senpai’?”

“Eh?” Sembrò perplessa, come se non si fosse mai aspettata di sentirlo.

“Perché? Ti chiamo ‘mio senpai’ perché sei il mio senpai. Non immaginerei di chiamare il mio senpai in modo diverso da ‘mio senpai’.”

“Beh, ci sono un sacco di altri modi in cui mi potresti chiamare.”

“Come ‘senpai Kesennuma’?”

“Non cambiare il mio nome.”

No, l’altra parte.

E poi “Kesennuma” era il nome di una località.

“Sto parlando della parte del ‘mio senpai’. È così rigido e formale.”

“Ti prego di non dire così. Rigido è formale è esattamente come voglio che sia.”

“O…kay. Beh, certo, direi di essere il tuo senpai, però suona troppo serio. E poi ‘mio senpai Araragi’ è lungo quanto il mio nome intero.”

Il mio nome per intero è Koyomi Araragi.

Sette sillabe.

Lo stesso di “senpai Araragi.”

“Hmm. Dovrei chiamarti ‘Signor Araragi’, allora?

“Direi che una possibile soluzione. Però sono solo un anno più vecchio, quindi non credo ci sia bisogno che tu sia così severa e formale con me. C’è una ragazzina delle elementari che mi chiama sempre così, ma nel suo caso, lei parla sempre in un modo stranamente educato.”

La sua personalità non potrebbe essere peggiore, però.

Quello mi fece ricordare. Non avevo visto Hachikuji ultimamente.

……

Mi sentii un po’ solo.

“Kanbaru, so che tra di noi sono successe molte cose per via di Senjougahara, ma vorrei che ci trattassimo da eguali.”

“Capisco. Sono felice di sentirlo.”

“Anche se non sono sicuro di essere allo stesso livello della star più grande della nostra scuola.”

“Oh, non essere ridicolo. Niente potrebbe rendermi più felice di stare con te come ora. Conoscerti mi rende felice quasi quanto l’essermi riconciliata con la mia altra stimata senpai Senjougahara. Se c’è una cosa di te di cui sono insoddisfatta, è che non ti ho potuto conoscere prima.”

“…Uh huh.”

Aveva davvero una bassa autostima.

Potevo capirne il motivo, però, considerando ciò che ero venuto a sapere un mese prima.

Anche lei aveva parecchie faccende a cui pensare.

“Quindi” cercò conferma, “sto avendo la sensazione che andrebbe bene se mi riferissi a te in un modo più intimo di ‘mio senpai’.”

“Sì, puoi chiamarmi come vuoi.”

“Va bene, Koyomi.”

“………”

……

Solo la mia famiglia mi chiama così!

“E Koyomi, mi puoi chiamare Suruga.”

“Stai parlando come se fossimo una coppia! E perché questi eventi significativi continuano ad accadere tra me e la kohai della mia ragazza?!” Persino Senjougahara mi chiama ancora ‘Araragi’! Hai idea di che razza di salto hai fatto?!”

“Per favore, non agitarti così. Doveva essere uno scherzo, Koyomi.”

“Allora perché continui a chiamarmi così, Suruga?!”

“L’Affascinante cavaliere del fulmine, Koyomi.”

“Ed ora stai attaccando uno strano slogan al mio nome? Quel nome mi è stato dato da mio nonno, smettila di giocarci! Non c’è niente di affascinante o fulminante in me, e non sono nemmeno un cavaliere! E poi è tipo, il doppio del mio nome per intero! Stai perdendo di vista il nostro obiettivi iniziale!”

“L’Ultimo eroe del nostro secolo, Koyomi.”

“L’ultimo di questo secolo?! Non è un po’ prematuro?!”

“Beh, ad ogni modo, non riesco a convincermi a chiamare il mio senpai informalmente. Quindi niente ‘Koyomi’. Non mi sento a mio agio a non usare un titolo. Però se uno slogan è troppo, possiamo provare con un soprannome?”

“Un soprannome…” La sua sensibilità può essere un po’ fuori strada… o forse lontana dall’obiettivo. Non riuscivo ad immaginare un soprannome come si deve per me, ma fa lo stesso, non si sa mai. “Va bene, allora prova a farti venire in mente qualcosa.” Le dissi.

“Sì. Kanbaru chiuse gli occhi per un po’, come se stesse meditando. Pochi secondi dopo la sua testa si alzò. “Ne ho trovato uno,” disse.

“Wow, sei stata veloce. Vai, caccialo.”

“Ragi.”

“È molto più figo di quanto pensassi! Troppo figo, in effetti!”

Come se stesse scegliendo apposta un soprannome troppo figo per me, per prendermi in giro… Suonava un po’ troppo tagliente come soprannome per un liceale giapponese…

“Ho preso l’ultima parte di “Araragi” per arrivarci.”

“Lo avevo immaginato… ma i soprannomi non dovrebbero essere un po’ più morbidi e attraenti?”

“Su quello hai ragione. In questo caso, possiamo prendere un pezzo da ‘Araragi’ ed un pezzo da ‘Koyomi’ e abbiamo… “

“E abbiamo?”

“Ragiko.” [6]

“Ora è ovvio che mi stai prendendo in giro!”

“Non essere timida, piccola Ragiko.”

“Torna a casa! Alla fine non mi servi!”

“Ragiko sta facendo la cattiva con me… ma a dire il vero non mi dispiace, heheheh…”

“Argh! Dimenticavo che urlare non funziona con una masochista! Non sarai mica l’avversario più forte in cui mi sia mai imbattuto?!”

Mi stavo divertendo a parlarle.

Forse un po’ troppo.

Stavo perdendo di vista quello che avevamo intenzione di fare.

“So che probabilmente è inappropriato dirlo, però… Kanbaru. Non per sfruttare quello che hai detto prima, ma se ti avessi incontrata prima di uscire con Senjougahara, mi chiedo se invece saremmo usciti noi due, insieme…”

“Sì. A dire il vero stavo pensando la stessa cosa. Se ti avessi conosciuto prima di essere attratta da lei? È così raro per me, sentirmi così per qualcuno del sesso opposto.”

Sospirai.

Sicuramente non avrei conosciuto Kanbaru se non fosse stato per Senjougahara, e lo stesso valeva per Kanbaru, rendendo tutto questo niente più di un’ipotesi.

“Che ne dici,” offrì lei, “se uccidessimo e seppellissimo quella seccatura di una donna?”

“Mi stai facendo paura!”

Abbiamo parlato abbastanza, ma ancora non riesco a delineare la tua persona! Non riesco a comprendere le tue profondità! Quanto c’è in te, Suruga Kanbaru?!

“So che rispetti Senjougahara come tua senpai, ma… sei sorprendentemente perfida.”

“Non inondarmi di elogi. Mi farai arrossire.”

“Non erano elogi.”

“Sono felice di essere chiamata in qualsiasi modo da te.”

“Non ti credo, piccola masochista…”

“Ooh, piccola masochista. Mi piace. Continua.”

“……”

Mentre temevo che Kanbaru si potesse sentire persa dopo essere entrata in contatto con la vera natura del suo idolo delle medie, sembra che grazie a quella tendenza non ci fosse bisogno di preoccuparsi.

In ogni caso, a proposito di Suruga Kanbaru.

In realtà era lesbica.

Come probabilmente si potrebbe capire dalla conversazione tenuta fino a questo punto, non solo adorava Hitagi Senjougahara come sua senpai, ma l’amava dal profondo del cuore. Si potrebbe anche dire che sì, Kanbaru ed io eravamo rivali in amoreーeppure eccoci qui, a camminare a braccetto. Era difficile dire cosa stesse succedendo. E’ probabile che si sentisse indebitata nei miei confronti per quello che era accaduto alla fine del mese precedente, o forse che si sentisse riconoscente, o qualcosa del genere…

Non mi dispiaceva avere una kohai così affezionata a me, ma non mi piaceva che quell’affetto fosse dovuto ad un malinteso.

Prendendo in prestito una frase di Oshinoーproprio come con Senjougahara.

Kanbaru si era semplicemente salvata da solaー

“………”

Però sì, non potevo negarlo.

Debito o malinteso o cos'altro, mi sembrava di dovere almeno fare qualcosa per regolare l’immagine spropositata che Kanbaru aveva di me. O magari distruggerla, la mia immagine… Se la sua impressione di me fosse rimasta così positiva, sarebbe stata ancora più delusa quando tutto sarebbe andato male.

Ed è per questo motivo che elaborai l’Operazione Rovina l’Immagine di Koyomi Araragi.

Parte Prima.

Un uomo facile ad usare soldi.

“Kanbaru, ho dimenticato il mio portafogli. Potresti prestarmi dei soldi? Prometto che te li ridò subito.”

“Okay, certo. Trentamila yen[7] sono abbastanza?”

Era ricca!

Hmm… qualcuno facile ad usare il tempo degli altri… non sarebbe stato molto convincente, dopo essere arrivato per primo all’incontro di quella mattina…

Operazione Rovina l’Immagine di Koyomi Araragi, Parte Seconda.

Un porco senza speranza.

“Kanbaru, sai a cosa sono interessato in questo momento? La biancheria delle ragazze.”

“Oh, che coincidenza. Anche io. Per me la biancheria femminile è arte. Non avrei mai pensato che saremmo stati d’accordo su questo punto.”

Era d’accordo!

Giusto, non avrei mai potuto sperare di battere Kanbaru parlando di indecenza… Aspetta, no! Porcherie regolari potrebbero non funzionare, ma forse avrei avuto una possibilità se fossi andato in qualche strana direzione…

“Sono particolarmente interessato,” annunciai, “alla biancheria delle ragazzine delle elementari!”

“Non potrei essere più d’accordo! Wow, chi l’avrebbe mai detto che fossi il tipo che non si fa costringere da ciò che la società pensa. Tu sai davvero vivere!”

“Le mie azioni sono salite?!”

Perché?

Hmm. Okay, a questo punto era ora dell’Operazione Rovina l’Immagine di Koyomi Araragi, Parte Terza (mi stavo divertendo troppo e avevo già perso di vista il mio obiettivo originale).

Un megalomane che continua a parlare dei suoi sogni.

“Kanbaru, stai parlando ad un uomo che un giorno sarà grande!”

“Non c’è bisogno che tu me lo dica. Di fatto, penso tu sia già enorme. Non so se ci sarà ancora posto al tuo fianco se diventi ancora più grande.”

“Nkk…!”

No, questo c’era da aspettarselo!

Dovevo continuare!

“Diventerò un musicista!”

“Oh? Allora penso che io farò il tuo strumento.”

“Non so nemmeno cosa significhi, ma che figata di frase!”

Le sue azioni erano appena salite nel mio registro.

Amico, perché?

“Di cosa stai parlando?” mi chiese Kanbaru. “Non c’è bisogno che tu mi dica tutte queste cose, perché non potrei amarti e rispettarti più di quanto già non faccia.”

“Già, è inutile…” Proprio come era felice per qualsiasi cosa le dicessi, allo stesso modo mi avrebbe adulato indifferentemente dal tipo di persona che ero. “Non capisco, però. Perché mi sopravvaluti così tanto?”

“Ma ascoltati. Kanbaru rise. “Fino ad ora, ho sempre pensato che non esistessero domande stupide, ma mi devo correggere.”

“………”

Per un momento mi è sembrata una bella frase, ma poi ci ho pensato su e ho realizzato che qualcuno, qui, era davvero un idiota.

“Ho giurato di dedicarti questa mia vita,” aggiunse. “Non perché mi hai aiutato facendo da mediatore tra me e lei, ma perché penso che tu sia meritevole di questo tipo di giuramento.”

“Un giuramento, dici…”

“Sì. Avevo pensato di fare il mio giuramento al sole, che non smette mai di splendere su di noi e di porgerci i suoi doni, ma l’idea mi è venuta di notte, così ho scelto il lampione più vicino, al suo posto.”

“E’ la cosa più a caso che abbia mai sentito!”

“Ma anche i lampioni splendono su di noi e ci porgono i loro doni, no? La vita sarebbe piuttosto dura senza di loro.”

“Questo è vero, però…”

Giura alla luna, almeno.

Forse era nuvoloso.

“Ma forse,” ammise Kanbaru, “non merito di fare giuramento di dedicare la mia vita a predare la tua grazia.”

“Non so da  dove cominciare, ma quell’errore di ortografia…”

Arghh.

L’Operazione Rovina l’Immagine di Koyomi Araragi era ad un vicolo cieco!

“…Hmpf.”

Koyomi Araragi.

Suruga Kanbaru.

A pensarci, c’è un’altra cosa, oltre a Senjougahara, che abbiamo in comune.

Nessuno dei due è umano.

Beh, a dire il vero siamo entrambi per la maggior parte umani. Solo cheー

Il sangue di Koyomi Araragi.

Il braccio sinistro di Suruga Kanbaru.

Entrambi sono qualcosa di diverso da umano.

Non è una piccola parte del mio sangue, ad essere quello di un demoneーe il braccio sinistro di Kanbaru è interamente quello di una scimmia. Proprio come io mi ero fatto crescere i capelli per nascondere i segni di zanne rimasti sul collo, Kanbaru aveva nascosto il suo braccio sinistro avvolgendolo con delle lunghe bende. Quella era la vera ragione per la quale l’ex vivace e radiosa star era stata obbligata ad abbandonare la squadra. Cos’altro avrebbe potuto fare? Non puoi giocare a basket con un braccio di scimmia.

Entrambi Kanbaru ed io abbiamo avuto a che fare con delle anomalie.

…E parlando di anomalie, Hitagi Senjougahara, la mia ragazza e la senpai di Kanbaru, anche lei ne aveva incontrata una.

Per me, un demone.

Per Kanbaru, una scimmia.

Per Senjougahara, era stato un granchio.

Ma Kanbaru ed io eravamo diversi da lei in un aspetto determinanteーSenjougahara aveva affrontato la sua anomalia per più di due anni, ma poi fu finalmente esorcizzata e tornò ad essere umana. Kanbaru ed io ci eravamo liberati delle nostre anomalieーma parti dei nostri corpi erano ancora non umane. Si potrebbe dire che noi stessi fossimo come delle anomalieーeravamo entrati in contatto con loro, ed eravamo diventati loro.

Eraー

Una cosa triste da avere in comune.

“Hm? Che c’è?” Mi chiese.

“Oh… Ehm, niente.”

“Rovinerai questo appuntamento, con quella tua espressione cupa.”

“Appuntamento… Vabbè, fa lo stesso.”

“Ad ogni modo, avevo intenzione di chiedertelo prima, ma cosa faremo una volta in cima a questa montagna? C’è qualcosa da fare là su, oltre al nostro atto?

“Se in questo momento sei seria, ti prego di startene lontana da eventuali club di Wandervogel...[8] Ma mi sembra di capire che tu non sia stata molto in montagna.”

“Ho fatto qualche corsa tra le montagne agli allenamenti con la mia squadra, alle medie, un po’ come delle simulazioni di corsa di fondo. Anche se finimmo per eliminarle dagli allenamenti, dopo che qualche studente si prese una storta.”

“Huhn.”

Quindi per lei la montagna era solo un posto dove allenarsi.

D’altronde, non era stata la sua tecnica di per sé a renderla l’asso della squadra di basket, ma piuttosto quell’enorme forza nelle gambe che la faceva saltare al di sopra della mia altezza.

“Vuoi dirmi che ti senti a casa nelle montagne?” mi chiese.

“No, non particolarmente…”

“I ragazzi quando sono piccoli non vanno in giro a rovistare alla ricerca di rinoceronti e cervi volanti?”

“Cervi volanti…”

“Sì. Preziosi quanto muffa nera.”

“Non suona troppo preziosa…”

Ma perché dovrei andare a cercarli in montagna?

Quello si chiamava dumping illegale.

“Non penso sia esattamente il tipo di posto adatto ad un appuntamentoーspecialmente considerata la stagione,” ammisi. “Sono abbastanza sicuro di averti dato una spiegazione completa ieri ma, sai, è un lavoro di Oshino.”

“Oshino? Ah, il Signor Oshino.”

Appena sentì quel nome, l’espressione  di Kanbaru divenne incerta. Quella reazione era inconsueta per lei, ma aveva senso.

Mèmè Oshino.

Io, Kanbaru, Senjougaharaーl’uomo che ci salvò. No, lui non sarebbe mai stato d’accordo su quella scelta di parole. Ci eravamo salvati da soli, quello era l’unico modo in cui dirlo.

Un esperto di anomalie, un girovago e vagabondo.

Un uomo frivolo con indosso una pacchiana maglia hawaiana.

Non era per niente un adulto rispettabile, ma era l’immutabile realtà, che fossimo obbligati nei suoi confronti.

“Sì,” dissi. “Sembra che ci sia un piccolo tempio in cima alla montagna che non viene più utilizzato, e lui ha detto di attaccare questo talismano al suo ingresso principaleーquesto è il lavoro che ci ha dato.”

“...Qual è il punto? Kanbaru suonò perplessa. “La parte del talismano non ha alcun senso, ma tanto per cominciare non può farlo da sé, il Signor Oshino? Ha tutto il tempo del mondo, no?”

“Sono d’accordo, ma è il nostro lavoro. Sono finito in un debito ridicolo quando mi ha aiutato… Non vale lo stesso per te, Kanbaru?”

“Huh?”

“So che il tuo caso è un po’ più ambiguo[9], ma lui è un professionista, a dispetto di tutto il resto che sai di lui. Non è così gentile da offrirti una mano pro bono. Sei in debito con lui, e devi lavorare per ripagarlo.”

“Ahh, ecco perchè…” Kanbaru annuì, apparentemente convinta.

“Sì,” ripresi da dove lei aveva lasciato, “ecco perché ti ho chiesto di venire fin qui. Oshino ha chiesto che lo facessimo ieri, quando sono andato a farmi bere il sangue da Shinobu. Ha detto di portarti con me.”

“Ora che lo dici, il Signor Oshino aveva insistito sul fatto che mi stesse dando una mano… Huh. Capisco, stava a significare che sarei stata in debito con lui.”

“Come volevasi dimostrare.”

“Va bene. In questo caso allora non ha senso discutere.”

Kanbaru mi schiacciò il braccio e ci si avvinghiò ancora più saldamente. Pareva esserci un complicato significato dietro a quell’azione che non potevo sperare di capire, ma in ogni caso, sembrava che si fosse decisa. Certamente dava l’impressione di essere una persona onesta, che onora la conclusione di un affare.

“Anche se..” disse “Sono stata vicino a quella montagna qualche volta, ma non ho mai saputo che ci fosse un tempio.”

“Nemmeno io… Anche se è caduto in disuso, ci si aspetterebbe almeno di averne sentito parlare. Perché Oshino conosce posti di cui dei locali come noi non sono a conoscenza? Penso che lo stesso valga per la scuola di preparazione abbandonata in cui sta vivendo ora.”

Forse in realtà era più esperto di rovine, di quanto lo fosse di anomalie. Allo stesso tempo, come i nostri telefoni a gettoni, era davvero la prova di essere una città rurale, che un tempio e una scuola di preparazione abbandonati non fossero stati invasi da gente stramba… Anche se si potrebbe dire che per quella scuola fosse proprio così, dato che Oshino e Shinobu ci vivevano…

“Peròーse dici che è così,” domandò Kanbaru, “perché la mia altra cara senpai non è venuta con noi? Entrambi dovete a Oshino unー”

“Senjougahara è astuta per questo genere di cose, quindi ha già ripagato il suo debito. Ricordi quei centomila yen che ho dato ad Oshino l’altro giorno, mentre c’eri anche tu? Erano quelli.”

“Ah, ora che lo dici, avevate parlato di qualcosa del genere. Capisco, quindi è questo che volevi dire… Ah, quella è la mia senpai!”

“Nel suo caso, non è tanto l’essere onesta, è più che odia essere in debito con le persone. E’ il tipo di persona che soffrirebbe la vita tutta da sola.”

“Ha detto qualcosa riguardo a oggi?”

“Hmm? No, non proprio. Nemmeno un ‘fa attenzione.’”

Davvero nulla.

Dato che stavo tecnicamente portando la “sua” kohai con me, mi ero assicurato di farglielo sapere prima di chiamare Kanbaru, ma la reazione di Senjougahara era stata blanda, come se non l’avessi dovuta disturbare con una faccenda di così poco conto. Mi trovai a volere lamentarmi che fosse grazie al suo atteggiamento, che ero finito ad avere un appuntamento con la sua kohai prima di averne uno con lei, convenientemente chiudendo un occhio sulla debolezza della mia forza di volontà.

“A te ha detto qualcosa, Kanbaru?”

“Mm. Mi ha detto di farmi coccolare da te.”

“.........”

Era davvero indulgente con Kanbaru.

Cavolo, una tsundere dovrebbe mostrare il suo lato dolce al suo ragazzo, non alla sua kohai.

“Mi ha detto dell’altro. ‘Se Araragi prova a metterti un dito addosso, non nascondermelo e riferiscimelo subito. Può scegliere tra essere sepolto in montagna e diventare cibo per pesci, qualunque sia quella che lui detesta di più.’”

“Quella che detesto di più?!”

Era spietata.

Maーbeh.

Sembrava che Hitagi Senjougahara stesse andando verso la direzione giusta. Aveva incontrato un’anomalia prima di entrare al liceo, e apparentemente aveva buttato tutto via, si era arresa su tuttoーquindi questo significava che stava tornando dov’era una volta. Per qualcuno che soffrirebbe tutta la vita da solaーimparare ad interagire con gli altri non potrà essere una cattiva cosa.

Ero effettivamente contento di questo.

Dato che era umanaーera una cosa buona.

“Ah, giusto, Kanbaru. Parlando di Senjougahara mi sono ricordato. Presto è il suo compleanno, giusto?”

“Sì. Il sette luglio.”

“...Sembra che tu non abbia bisogno di controllare sul calendario.”

“Stiamo parlando di qualcuno che amo.”

“Beh, ho una richiesta a proposito.”

“Qualsiasi cosa tu voglia. Questo corpo appartiene a te, tanto per cominciare. Non c’è bisogno di chiedermi per ogni piccola cosa, usami come ritieni sia più adatto.”

“No, non è niente di così grande, solo che è un giorno speciale e ho pensato che potremmo festeggiare. L’unica cosa è che sono rimasto lontano da questi tipi di eventi per un po’, e non so come funzionano. E’ in questo che speravo mi potessi aiutare, Kanbaru.”

“Capisco. Vuoi che faccia uno spogliarello?”

“Persino io so che un compleanno non è quel tipo di evento! Che genere di occasione stai cercando di fare diventare il compleanno della mia ragazza?!”

“Ah. Ho corso troppo.”

“Non ci sarà mai un attimo di tregua, in quella tua corsa. Torna indietro e siediti sulla panchina. Per il resto della tua vita. Beh, a dire il vero mi farebbe piacere se prima mi aiutassi ad organizzare il programma. So che c’è stato un vuoto nella vostra relazione, ma è probabile che tu conosca Senjougahara meglio di me. Tutto qui.”

“Hmm. Non lo so, questo è il suo primo compleanno da quando avete cominciato ad uscire insieme, non credi che sarebbe meglio fare un po' di atmosfera e passare la giornata insieme solo voi due? Sento che il mio cercare di aiutarvi sarebbe solo d’intralcio.”

“D’intralcio?”

“Sì. Una gentilezza indesiderata può essere una rottura, solo un fastidio.”

“Ahh. Avevo preso in considerazione l’idea, ma ho pensato che una festa più vivace potrebbe essere meglio, per il nostro primo compleanno insieme. Stavo pensando di invitare Oshino e Shinobu, e magari una ragazzina di prima elementare che conosco e fare una bella festicciola di compleanno.”

Quell’idea aveva per problema il fatto che Senjougahara detestasse Oshino, Shinobu e Hachikuji, ma quello era qualcosa sul quale dovevo sforzarmi. Dovevo fare del mio meglio per creare una situazione in cui non potesse dirlo direttamente.

“Behーse a te va bene, allora va bene anche per me.” Kanbaru acconsentì.

“Davvero? Suona un po’ ambiguo come consenso.”

“Beh, se non ti da fastidio che lo dica, nonostante io nutra massimo rispetto nelle tue intenzioni, lei potrebbe volere passare del tempo sola con te.”

“Credi che lei sia così ‘bigotta’ in merito alla nostra relazione?”

Non era neanche mai uscita con me.

Glielo avevo anche chiesto piuttosto chiaramente.

Certo, non era il momento giusto, con la faccenda di Kanbaru e i test subito dopo.

Le sua difesa era così dannatamente serrata.

“Ad ogni modo,” notai, “sembra che ti interessi di me e Senjougahara in un modo piuttosto normale, anche se io e te dovremmo essere rivali che se la contendono.”

“Beh, è vero… Ma in questo momento, è come se fossi innamorata di lei anche se sta uscendo con te… E amo te, il suo ragazzo, quasi quanto amo lei.”

“......”

Si era appena dichiarata?

Oh oh, il mio battito stava aumentando.

Avrebbe anche potuto sentirlo dal mio braccio.

Che sempliciotto che ero.

“...Sai, ti stai facendo influenzare un po’ troppo da Senjougahara,” la rimproverai. “Il sole, un lampione, o qualsiasi cosa a cui tu abbia giurato, non sei obbligata a vedermi sotto una così buona luce solo perché sono il suo ragazzo. Non ti deve piacere qualcuno solo perché piace a leiー”

“No, non è così.” Disse Kanbaru in modo terribilmente schietto.

Mi sentii un po’ intimidito dal suo forte sguardo.

Se qualcosa andava detto, lei lo diceva, siano dannati kohai e senpai.

“Allora,” le chiesi, “forse stai ancora portando del peso sulla schiena dal mese scorso? Guarda che non è un problema, davvero… Sai com’è il detto: odia il peccato, tana il pescatoreー” [10]

“Non è neancheーquello,” dichiarò Kanbaru, apparentemente trascurando la mia gaffe. “Sono fortunata che tu sei capace di dimenticare e dimenticare, ma non è quello.”

“Dimenticare e dimenticare…”

Mi faceva sembrare così labile.

Avevo l’impressione che non si sbagliasse, però.

Ed era certamente più semplice in quel modo.

“Per favore, ascoltami,” mi disse. “Ti stavo stalkerando, okay?”

“......”

Che razza di cosa, da dirmi imperterritamente in faccia.

Come se fossi io, quello che aveva bisogno di una ramanzina.

“Quindiー” continuò, “Credo di avere un’idea molto buona del tipo di persona che sei. Credo davvero che tu non ti meriti di meno. Anche se non fossi il suo ragazzo, anche se il mese scorso non fosse mai accaduto, indipendentemente da come ci siamo conosciutiーTi avrei visto come qualcuno meritevole del mio rispetto. Lo giuro, sulle mie gambe.”

“...Oh.”

Beh, in questo caso.

Sarebbe stato stupido anche solo pensare ad altri scenari in cui io e Kanbaru ci saremmo incontrati…

Tuttavia.

“Se è sulle tue gambeーche posso dire?”

“Già… Ti rispetto così tanto che se anche mi stessi portando in cima ad una montagna isolata, col pretesto che il Signor Oshino ci ha dato un lavoro, solo per poi sfogare su di me ogni singolo desiderio lussurioso che il tuo cuore cela, potrei perdonarti con il sorriso.”

“Non voglio quel tipo di rispetto!”

E poi “pretesto”?

Non si fidava per niente di me!

“Eh? Aspetta,” disse lei. “Davvero non stiamo per farlo?”

“Non mostrarti così sinceramente sorpresa!

“Aspetta, stai lasciando fare la prima mossa alla ragazza? A-ha… Il tuo piano è di insistere con la tua fidanzata che non fosse tradimento perché sei stato tentato.”

“Adesso l’ho capito, Kanbaru, ecco cosa stai cercando di fare! Stai tramando di distruggere la mia relazione con Senjougahara grazie a questo! Stai usando nient’altro che il tuo corpo!”

“Oops…”

“Non farmi la linguaccia! Sei così dannatamente adorabile, idiota!”

Così macchinosa.

Beh, sapevo che stava scherzando, ovviamente.

...stava scherzando, vero?

“Ma parlando di compleanni,” disse, “mi era sembrato un po’ ironico, quando ho sentito che un granchio l’aveva posseduta.”

“Non so se ‘posseduta’ sia il termine giusto, ma...scusa? Cosa c’è di ironico in un granchio? E cosa c’entra con il suo compleanno?”

“Beh, lei è del cancro, no?”

“Eh? Il sette di luglio, giusto? “Di cosa stai parlando? Il sette luglio sarebbe gemelli.”

“Eh? No…uhm, non penso sia corretto.”

“Davvero? Sono io che mi sbaglio? Quando ho saputo che è nata il sette luglio, ho supposto che fosse dei gemelli…” Lo ricordavo bene perché avevo pensato che se Senjougahara avesse avuto una gemella identica e con la stessa personalità, sarebbe stato bruttissimo. “Beh, non è che conosca le date esatte dei segni zodiacali… Però aspetta. Direi che il cancro inizia il ventitre luglio…”

“Ah.” Kanbaru sembrò avere realizzato qualcosa. “...Un veloce quiz a sorpresa.”

“Perché?”

“Di che segno è qualcuno che nasce il primo di dicembre?”

“Huh?” Dai, quello non contava nemmeno come quiz. “Conosco la risposta a quello, almeno. Ofiuco, giusto?”

“Pfff!” Suruga Kanbaru scoppiò a ridere. “Ha....haha, ahaha!”

Sembrò essere stata colpita così forte che le sue ginocchia si misero a tremare e non riusciva a stare dritta, nemmeno tenendosi al mio braccio. Passò dallo spingere il petto contro il mio gomito, all’intrappolarmi il braccio nel decolleté, ma la sua risata irritante mi rese estremamente difficile cogliere quella fortuna.

“C-Che c’è di così divertente? Ho fatto un errore così grosso?”

“O-Ofiuco… Pff, pffhaha! Ofiuco… Ahaha, al giorno d’oggi, u-usi il tredicesimo segno zodiacale…”

“.........”

Ah.

Ecco cos’era.

Giusto, ora capivo. Il sette luglio era cancro, nello zodiaco a dodici segni…

“Ah, che bella risata. Sarà valsa cinque anni.”

Kanbaru alzò finalmente la testa. C’erano lacrime ai suoi occhi. Avevo capito perché l’aveva trovato così divertente, ma aveva riso di me davvero troppo.

“Okay, andiamo, piccola Ragiko.”

“Mi stai trattando apertamente peggio! Tutto il rispetto che avevi per me come tuo senpai se n’è andato! Questo mi ferisce per davvero!”

“O-Oh. Errore mio, caro senpai Araragi.”

“Fa questo lavoro al posto mio allora, come ringraziamento per averti fatto ridere così tanto.”

“Sostituirti? Perché? Sembravi così sicuro. Tanto per cominciare, perché mai stai utilizzando lo zodiaco a tredici segni?”

“Cioè, cosa ti posso dire? Non siamo passati dallo zodiaco a dodici segni a quello a tredici un po’ di tempo fa?”

“Ci abbiamo provato, ma non si è diffuso, e la gente lo ha abbandonato. Come può il mio stimato senpai Araragi non saperlo?”

“Hmm… forse è successo quando ho smesso di interessarmi all’astronomia…”

Okay…

Quindi non ha mai preso piede…

“Suppongo che sia lo stesso per le anomalie,” Rimuginai. “Prendi pure il gul o il fantasma più terrificante che si possa immaginare, ma se non prende piede, non esiste.”

“No, non credo sia qualcosa di così profondo…”

“Mi chiedo cosa sia, comunque, Ofiuco.”

“E’ una costellazione estiva con la stella alfa Ras Alhague. E’ conosciuta per contenere la Stella di Barnard, che ha il più grande moto proprio tra tutti gli astri.”

“No, non parlo delle stelle di per sé… Mi chiedevo del perché di quel nome. Ha qualcosa a che fare coi serpenti?” [11]

“Direi che rappresenta il dio greco della medicina, Asclepio. Nella costellazione sta tenendo un serpente, e per questo è conosciuto come Ofiuco, o ‘Il Serpentario.’”

“Huh.” Annuii. Non ne avevo idea. “Kanbaru, sono sorpreso che tu conosca tutto questo, sia sulle stelle stesse che sulla costellazione. Sai davvero così tanto sulle stelle?”

“E’ una cosa che non ci si aspetterebbe da me?”

“Onestamente.”

“Beh, non arriverei a dire di sapere molto di loro, ma è vero che mi piace guardare il cielo notturno. E’ di un tipo semplice, ma ho anche un telescopio. Due volte all’anno, vado ad un evento di osservazione di stelle che tengono ad un osservatorio, in un’altra prefettura.”

“Huh. Quindi non un semplice planetario. Esperienza prima di conoscenza, huh?”

“Anche i planetari mi piacciono, ma lì non hanno stelle cadenti, no? Astri e costellazioni sono belli, ma preferisco le sfuggenti stelle cadenti.”

“Capisco. Com’è romantico.”

“Sì. Spero che presto, un giorno, anche la terra diventi una stella cadente.”

“E l’umanità starà bene?!”

Non riuscivo a crederle.

Cosa c’era di romantico in quello?

Quello era un disaster movie.

“...E sembra che siamo arrivati, dopo tutto quel parlare,” Le dissi. “Ci dovrebbero essere delle scale nei paraggi, secondo Oshinoーah, eccole lì… Beh, sembra più un sentiero naturale…”

Una montagna al lato della strada.

Non conoscevo il suo nome.

E nemmeno Oshino lo conosceva.

Dovrei dire che la strada era stata spianata per aggirare la montagna, ma abbandonando il marciapiedi, verso la cima, c’erano dei gradiniーo almeno le loro tracce. Beh, in realtà si potevano comunque chiamare gradini. Avevo sentito che i nostri team di atletica venivano a correre fin lì, come anche Kanbaru aveva accennato, ma dubitai che avessero mai preso quelle scale, su per la montagna. Erano ricoperte di fogliame e se non lo avessi saputo in anticipo, probabilmente non le avrei notate e riconosciute come tali.

Un sentiero naturale.

Mm, noーGuardando da più vicino, vidi dei segni di erba calpestata. Orme. Quindi le scale non erano completamente inutilizzate, ma allora, di chi potevano essere le orme? Se ricordavo correttamente, Oshino non si era nemmeno avvicinato al tempio, quindi non potevano essere le sue. Aveva anche detto che il tempio era già in disuso, quindi non poteva essere qualcuno che ci lavorava…

Era stato invaso da gente stramba?

Improbabile.

“......”

Guardai la ragazza attaccata al mio braccio.

La sua guardia era sempre così bassa, proprio come ora, ma era una ragazza così carina… Sarebbe stata bene? Se lassù ci fossero stati davvero degli strambi, strambi da manuale… Da solo, sarei riuscito a proteggerla solo fino a un certo punto. In me scorreva ancora del sangue di vampiro, ma quello a malapena velocizzava il mio metabolismo e le capacità curative.

“Balcana, mia kohai.”[12]

“Che c’è, Ragiko?”

“Il tuo braccio sinistroーcome te lo senti?

“Eh? Cosa intendi?”

“Mi stavo solo chiedendo se ci fosse qualcosa di nuovo o di strano a riguardo.”

“Niente in particolare.”

Niente in particolareーdisse.

E’ vero, aveva tenuto quella sacca dall’aria pesante con la sinistra per tutto il tempo, senza cambiare braccio, come se nulla fosse...

Forse non c’era bisogno di preoccuparsi…se avere il potere del braccio sinistro della scimmia, aggiunto alla sua prestanza fisica di base, fosse la nuova norma per Kanbaru…

“Già,” confermò, “è ancora abbastanza forte da permettermi di tenerti bloccato su un letto con il mio solo braccio sinistro.”

“Non vedo perché debba essere proprio su un letto.”

“Allora, abbastanza forte da permettermi di portarti in braccio come una sposa, con il mio solo braccio sinistro.”

“Non è come con una sposa se lo fai con un braccio solo, è più come un bandito che si porta via una ragazza dal villaggio… Ma direi che mi va bene questo esempio.”

“Hehehehe,” Kanbaru rispose con una risata vagamente oscena. Sembrava che si stesse divertendo. “Sei davvero gentile… stare a preoccuparti per me, tra tutti. Ahh, mi sentirei al sicuro ad affidarmi a te, anima e corpo…”

“Perché stai arrossendo e dicendo queste cose come se fossi profondamente commossa? Cos’è, leggi la mente? Smettila di svelare ogni mio piccolo pensiero, o mi costringerai a tirare fuori il mio cappello di carta stagnola.”

“Potrei non sembrarlo, adesso, ma una volta ero l’asso del nostro team di basket. Posso capire la maggior parte di quello che una persona sta pensando, semplicemente guardandola negli occhi. E qui si parla dei pensieri di un senpai che ammiro tanto! Come tua fedele subordinata, ti ho praticamente in pugno.”

“Non avermi in pugno, allora. Cosa sei, una femme fatale? Hmpf… Ti basta guardare negli occhi? Cavolo. Cioè, sembra proprio telepatia… Okay, Kanbaru, a cosa sto pensando in questo momento?”

“Probabilmente qualcosa tipo ‘Questa donna si toglierebbe il reggiseno, se glielo chiedessi?’”

“È così che mi vedi, Kanbaru?!”

“Vuoi che me lo tolga?”

“Um..nnn… No, certo che no!”

Avevo esitato per un momento, a mio discapito.

Kanbaru mi diede solo una veloce cenno col capo, e un “Ah, allora,” e continuò a tenersi al mio braccio… La sua totale non-reazione alla mia esitazione sembrava essere intesa come dimostrazione di tolleranza, quasi materna, verso i secondi fini degli uomini, e ad essere onesti mi diede un certo fastidio…

Era lei, quella ad essere andata in quella direzione.

Da quando aveva cominciato a prenderci gusto, nel trattarmi come se fossi suo marito più giovane?

“Andiamo,” Sollecitai. “Non abbiamo ancora salito questa montagna e già sono stanco…”

“Mm.”

“Sta attenta a dove metti i piedi, però. Oltre ai morsi d’insetto, sembra che ci siano un mucchio di serpenti qui attorno.”

“Hai detto ‘serpenti’?”

Pffft, rise Kanbaru.

Dovevo averle ricordato della nostra precedente conversazione su Ofiuco.

Continuai, imperturbato, “Beh, non dovrebbero essere velenosi, però hanno delle zanne lunghe. Non vorresti prenderti un morso qui fuori.”

“...Il tuo è sul collo, vero?”

“Sì. E’ di un demone, però, non di un serpente.”

Parlammo mentre stavamo salendo le scale. Le nostre coordinate non erano cambiate di molto, ma l’umidità sembrò impennarsi all’entrata della montagna, ed era soffocante. Secondo Oshino le scale portavano al tempio, ma non gli avevo chiesto quanto fosse in alto. Non pensavo che fosse proprio sulla cima, ma… non sarebbe stato un problema. Non era una montagna così alta.

“Il mio braccio,” disse Kanbaru. “Il Signor Oshino mi ha detto che dovrebbe rimettersi entro i miei vent’anni.”

“Cosa? Davvero?”

“Sì. Beh, a patto che io non lo faccia di nuovo.”

“Mi fa piacere sentirlo. Quindi significa che a vent’anni potrai tornare a giocare a basket.”

“Già. Ovviamente, quella speranza sarà distrutta se batto la fiacca, quindi devo continuare ad allenarmi per conto mio.” Detto questo, mi chiese, “E tu?”

“Huh? Io?”

“Tu saraiーun vampiro per il resto della tua vita?”

“...Io.”

Il resto della mia vita.

Un vampiroーper il resto della mia vita.

L’imitazione di un umano.

Qualcosa di diverso da un umano.

“Mi sta bene. In ogni casoーa differenza del tuo braccio, non è tutto questo problema. Il sole, le croci, l’aglio e tutte quelle cose non mi danno per niente fastidio. Ha haーe mi curo subito se mi ferisco, quindi è un buon affare, non credi?”

“Non voglio sentirti fingere, però. Quello che mi ha detto il Signor Oshinoーè che ti sei rassegnato ad essere un vampiro per salvare quella ragazzina, Shinobu.”

Shinobu.

Era così, che si chiamava il vampiro che mi aveva attaccato, ora.

Quella vampiressa bionda.

Ora stavaーvivendo nelle rovine di quella scuola di preparazione insieme ad Oshino.

“......”

Quel bastardo aveva davvero la bocca larga.

Sperai che non lo avesse detto a Senjougahara. Supposi che fosse per via del braccio sinistro, che diede a Kanbaru un esempio a cui poter fare riferimento, quindi probabilmente non avrei dovuto preoccuparmi…

“Non è vero,” sostenni. “Sono solo effetti residui. Per quanto riguarda Shinobuーbeh, lei è responsabilità mia. Non arriverei a dire di averla salvata. Abbiamo un accordo, e io mi ci sto attenendo. Va tutto bene… Non sono una star del basket, quindi non posso dirlo solo guardandoti negli occhi, ma sei preoccupata per me, vero, Kanbaru?

“...Beh.”

“Sto bene. Le tue preoccupazioni sono mal riposteーproprio come quell’atto che continuavi a nominare.”

La tagliai corta sull’argomento, con una piccola battuta alla fine. Kanbaru sembrò voler dire dell’altro ma, probabilmente dopo aver capito che sarebbe stato meglio non dirlo, si ammutolì. Se qualcosa andava detto, lei lo dicevaーma se voleva solo dirlo, era capace di tenere a freno la lingua. Sinceramente, era una donna troppo buona per stare avvolta al mio braccio sinistro.

“Ah.”

“Oh.”

Nell’istante in cui finimmo la conversazione, qualcuno scese le scale. Tempismo perfetto. La persona stava correndo giù per quegli infidi gradini in maniera un po’ instabile.

Una ragazza. Probabilmente delle medie.

Era completamente protetta, nelle sue maniche e pantaloni lunghi.

Aveva una borsa attorno alla cinta.

Un cappello, tirato giù fin davanti la testa.

Ero molto incerto se potesse vedere davanti a sé, e anche se avesse potuto, stava correndo giù per le scale con lo sguardo diretto solo ai suoi piedi, quindi un paio di passi falsi e avrebbe potuto fare un frontale con noi. Era una cosa buona che Kanbaru ed io avessimo appena raggiunto una pausa nella conversazione; la notammo più velocemente di quanto avremmo fatto altrimenti, e ci spostammo su un lato della scalinata per schivarla.

Il momento in cui ci passò accanto.

Ci guardò eーsembrando notarci per la prima volta, fece un espressione stupita e cominciò a scendere ad un passo ancora più veloce. La sua figura scomparve dai nostri occhi prima che ce ne accorgessimo. Aveva aumentato il passo così tanto che mi aspettai che sarebbe inciampata e ruzzolata giù almeno due volte, prima di raggiungere la strada.

“........?”

Hmm?

C’era qualcosa di quella ragazza…

Era come se l’avessi già vista da qualche parte, o forse no.

“Che c’è?”

“Ah, niente.”

“Beh, non mi aspettavo di incontrare qualcuno in questo sentiero di montagna. Non avrei voluto dirlo davanti a te, ma ero convinto che fossimo su una strada diretta verso le morte. Era anche piuttosto carina. Hai detto che il tempio non è più utilizzato, ma forse qualcuno lo visita ancora, dopotutto?”

“Una ragazza del genere, però?”

“La fede non conosce età.”

“Okay, però…”

“Proprio come l’amore non conosce età.”

“Non c’era bisogno di aggiungerlo, sai?”

Anche mentre parlavamo, cercai di ricordare dove avevo già visto quella ragazza, ma alla fine non ci riuscii. Che poi, pensai, forse non la conoscevo nemmeno. Giunsi alla conclusione che si fosse trattato di un semplice caso di déjà vu.

“Bene, continuiamo a salire,” dissi a Kanbaru. “Se qualcuno è arrivato da lassù, significa che ci dev’essere qualcosa davanti a noi. Per tutto il tempo mi sono chiesto se non fosse solo uno scherzo di Oshino, ma ora questa possibilità è esclusa.”

“Già. Come lo è, quasi, la possibilità che tu mi stia ingannando.”

“Non solo è esistita, ma ancora non è stata esclusa?”

“Ti perdonerò con un sorriso.”

“Non una parola di più sulla tua frustrazione sessuale, okay?”

“Puoi chiamarlo uno sbaglio, non mi dispiace. Non ho intenzione di tormentarti poi.”

“Mi stai già tormentando.”

“Ah. In quel caso, che ne dici di questo? Tu procedi e sfoghi la mia frustrazione, e io probabilmente smetterò di tormentarti. E’ il modo più facile e veloce, per calmare una cagna in calore.”

“Beh, questa mi è nuova, una donna che si riferisce a sé stessa in quel modo…”

“E’ imbarazzante solo all’inizio. Diamoci una mossa e sbrighiamo questa faccenda, così ci sono meno problemi in gioco.”

“Io vado avanti.”

“Ah, giochi di abbandono. Capisco.”

“E tu puoi andare a casa!”

“Sei così freddo alle mie avance… Non ti piacciono le ragazze che prendono il comando? Mi sa che devo fare come se non lo volessi davvero, allora.”

“Vabbè, non m’importa.”

“Solo, immagina. Ci stiamo tenendo la mano contro la mia volontà ora… Non mi hai lasciato scelta, minacciata con violenza e me lo hai ordinato. E io ti ho chiesto esitando “C-Così?”

“Uh… se hai pensato che mi avrebbe fatto eccitare, a dire il veroーno. Non lo ha fatto, dannazione!”

No.

Assolutamente no.

“Hmpf. Un puritano. Più indifferente che freddo. Essere trattato come aria mi sta facendo perdere fiducia nel mio fascino femminile. Non ti importa neanche un po’ di me?”

“No, non è vero. Ma ho una ragazza, e il suo nome è Senjougahara. Se non mi comportassi da indifferente sarebbe un problema, no?”

“Però voi due sembrate avere una relazione platonica. Sono sicura che tu abbia bisogno di un po’ di spazio, dove poter sfogare i tuoi desideri sessuali repressi.”

“No, non ne ho bisogno! E non ti offrire volontaria per essere parte di quello spazio!”

“Lei può prendersi cura dei tuoi bisogni sentimentali, mentre io supporto quelli fisici. Ammira, un triangolo d’oro!”

“No, ammirala tu, quella porcheria di triangolo! Perché vorrei mai essere trascinato in quella situazione di miseria a tre?!”

“Mentre lo diceva, Araragi sembrò incapace di togliere gli occhi dal mio petto. Alla fine dei conti, non poteva resistere ai suoi istinti di uomo.”

“Perché stai dando voce ad un monologo?!”

“Questa è una storia secondaria, quindi il narratore lo faccio io.”

“Ma di cosa stai parlando?!”

E comunque.

Storia secondaria o no, non avrebbe mai potuto essere il narratore.

Avremmo dovuto incellofanarla prima che finisse sugli scaffali.

“Hmpf. Non sta andando bene quanto programmato,” lamentò Kanbaru. “Con un corpo come il mio, mi aspettavo che saresti diventato il mio giochino in un attimo.”

“E’ questo che pensavi veramente di me?!”

Una relazione platonica…

Un bel modo di descrivere una bella fidanzata che non andrebbe nemmeno ad un appuntamento. Ad ogni modo, sembrava che gli altri lo notassero. Avevo sempre preso in giro quei manga in cui le coppie si allontanano e poi si riavvicinano ancora e ancora, e nella mia mente cercavo di convincerli ad andare d’accordo e basta, ma ora che avevo una ragazza, capii che era davvero così.

Eggià.

Non va sempre tutto liscio.

“Se chiami me puritano, allora lei?” Dissi. “Lei è totalmente casta.”

“E perché no? Ha senso se consideri il suo passato, e la rende solo più moé[13], se pensi a lei come una timida, innocente fidanzata.”

“Timida… Non lo so, mi sembra che una volta che si comincia ad identificare un tratto come moé, poi inizi a sembrare sempre meno moé e più come un argomento di vendita.”

“Beh, se lei sta vendendo, non vedo cosa ci sia di sbagliato nell’accettare la sua offerta.”

“Su quello hai ragione.”

Avevamo finito di salire le scale.

L’orma di erba calpestata che avevo notato laggiù doveva essere di quella ragazza, pensai, e arrivammo al tempio circa cinque minuti dopo… Come le scale, era ridotto in un tale stato di rovina che non lo avrei riconosciuto come tempio, se non me lo avessero detto prima. Le mie preoccupazioni sulla ipotetica gente stramba frequentante questo posto, si erano dimostrate completamente inutili. Di campagna o no, strambo o no, nessuno sceglierebbe di propria volontà di stare in quel posto per un singolo secondo. Si poteva a malapena capire che una volta era un tempio dal portale torii [14], ma non era chiaro quale delle strutture fosse l’entrata principale. Avrei dovuto capirlo basandomi sulla disposizione.

Forse anche la ragazza di prima era stata qui?

Per cosa, però?

Era chiaro che non ci fossero divinità in questo tempio.

Anche un dio sarebbe scappato.

Per metterla come farebbe Oshino, le divinità sono ovunqueーciò nonostante, sembrava che qui non ce ne fossero. Ma vabbé… Mi sarei liberato del mio lavoro. Tutto ciò che dovevo fare era piazzare il talismano, il che lo classificò come uno dei lavori più semplici che Oshino mi avesse mai assegnato. Tirai fuori da una tasca il talismano che avevo ricevuto da lui.

Poi, però.

“Ungh.”

Kanbaruーsi staccò dal mio braccio.

Quella sensazione piacevole che era stata con me per così tanto scomparve dal mio gomito.

“Cos’hai, Kanbaru?”

“...Credo di essere stanca.”

“Stanca?”

Per cosa?

Per aver salito quelle scale?

Okay, erano un numero onesto di scalini, ma non sembravano abbastanza da far rimanere senza fiato un’atleta come Kanbaru. Persino io stavo respirando solo un pochino più affannosamente del solito.

Ma Kanbaru sembrava davvero stanca ed era pallida in volto, per qualche motivo. Era la prima volta che la vedevo in uno stato del genere.

“Huhn… Facciamo una pausa da qualche parte qui attorno?” Proposi.

“Um… Credo che l'unico posto in cui ci si potrebbe sedere sia… su una roccia… Ma ho la sensazione che sedendoti sulla roccia sbagliata in un tempio potresti beccarti una maledizione…”

Scartando l’ipotesi che ci fossero degli dei per maledirci, in quel tempioーsembrava esserci comunque qualcosa di sbagliato a riguardo. Sapevo per esperienza che quando il mio stomaco mi avverte così, è meglio fermarsi.

Cosa avremmo dovuto fare in quel caso, allora?

Mentre mi preoccupavo su quella domanda, Kanbaru propose, “Che ne dici di pranzare?”

“Pranzare?”

“Sì. Potrà essere una richiesta scortese e una violazione dell’etichetta, che una Kohai proponga di mangiare, ma quando non mi sento bene, di solito mi va subito via se riempio la pancia di cibo.”

“.........”

Era come un personaggio di un manga.

Che kohai divertente, anche quando non si sentiva bene.

“Anche se lui aveva detto di non mangiare finché non avessimo messo il talismano… Qualcosa sul tenere i nostri corpi puri. Okay, allora perché tu non vai a trovare un posto dove stendere tutti quei bento? Non sono un grande fan del mangiare in un templi deserti, ma direi che ha un suo fascino. Mentre lo fai, io corro di là e piazzo il talismano.”

“Mm. Sì, va bene. Scusami, lascerò il lavoro nelle tue mani.”

“A dopo.”

Girando le spalle a Kanbaru mi avviai in mezzo all’erba, verso gli edifici. Oshino aveva detto di posizionare il talismano nell’entrata principale, ma non ero così sicuro di dove dovesse andare esattamente… Dentro? O potevo metterlo anche solo sulla porta? Avrei incolpato la carenza di spiegazioni di Oshino per la mia ignoranza, ma d'altronde le sue spiegazioni erano sempre carenti. Forse stava cercando di dirmi di pensare di testa mia.

Comunque, decisi di dare un'occhiata agli edifici, e mentre lo facevo, ripensai alla ragazza che avevamo incrociato prima. Non sapevo perché, ma mi infastidiva… No, non era quello…

Era come se l'avessi già vista.

Come se l'avessi già incontrata.

Ma più immediatamenteーpercepii qualcosa di lei.

Non che sapessi cosa fosse, quel qualcosa.

“Però sento davvero di averla già incontrata… Ma dove? Non è che mi capiti spesso, di conoscere studenti delle medie…”

Le mie sorelline erano un conto, però…

Le mie sorelline?

“Hm…Chissà?”

Finii per applicare il talismano sulla porta dell’edificio che presi come principale. In realtà, mi sembrò che potesse crollare se avessi aperto la porta, quindi si può dire che non avessi avuto scelta.

Mi allontanai cautamente e tornai al portale. Kanbaru non era ancora tornata. Pensai di tirare fuori il mio telefono…ma realizzai che non mi aveva mai detto il suo numero. E a pensarci, nemmeno io le avevo dato il mio.

Quel suo telefono era inutile, alla fine.

“Heyyy, Kanbaruー!”

Quindi finii per gridare.

Ma non ci fu risposta.

“Kanbaru!”

Provai a gridare ancora più forteーma il risultato fu lo stesso.

Improvvisamente mi sentii ansioso.

Non avrebbe potuto non aver sentito la mia voce, se fosse stata vicino. A differenza di Senjougahara, Kanbaru in particolare non mi avrebbe mai abbandonato per tornare a casa senza dire una parola. Perdere di vista qualcuno in un posto come questo, potrebbe solo significareー

“Kanbaru!”

Cominciai a correre, confuso.

Aveva detto di non sentirsi bene. Forse era svenuta mentre cercava un posto dove mangiare… Era questo che era accaduto? I peggiori scenari possibili mi attraversarono la mente. Come avrei affrontato la situazione poiーquale sarebbe stato il giusto modo di agire? Se le fosse accaduto qualcosa, non sarei mai più stato in grado di guardare Senjougahara negli occhi.

Ma fortunatamente, nessuno dei peggiori scenari prese luogo, in alcuna forma. Correndo attorno al tempio finalmente la trovai. Aveva lo sguardo rivolto altrove.

I bento erano a terra, accanto a lei.

Sembrava disorientataーe stava lì in piedi, completamente immobile.

“Kanbaru!” Le dissi, mettendole una mano sulla spalla.

“Hyeek!” Si mosse di scatto, e si girò. “O-Oh… sei solo tu.”

“Che saluto affettuoso.”

“Ah… scusami. Che cosa impensabile da dire a qualcuno con cui sono enormemente in debito. È solo che ero così sorpresa… D'altronde, hai improvvisamente afferrato la mia carne.”

“Carne? Ma per favore!”

La sua spalla.

“Permettimi di rimediare alla mia gaffe usando il mio corpo,” disse. “Potrei fingere di resistere un po’, ma è tutta una performance per rendere la scena più eccitante, okay?”

“Bene, sembri essere nel tuo normale stato mentale, se riesci a parlare a vanvera così. Sono sollevato. Sì, sono completamente consapevole che lo stai dicendo per essere ridicola. Quindi basta così. Gridi in modo davvero carino, sai?”

Il suo voltoーera ancora pallido.

Di fatto, sembrava ancora peggio.

Non sembrava il momento giusto di prenderla in giro per il suo grido inaspettato.

“Cosa c'è? Stai bene? Se ti senti così maleーsì, se io lo pulissi un po’, magari potresti stenderti sul portico del tempio principale, là dietro. Su, ti posso portare sulla schiena. Se sei preoccupata per quanto possa essere igienico, posso stendere la mia giaccaー”

“No… non è quello.” Kanbaru indicòーdirettamente davanti a sé. “Guarda quello…”

“Huh?”

Feci come aveva detto e guardai nella direzione che indicava.

Agli inizi della foresta, poco oltre il terreno del tempio.

Puntò ad un singolo grosso albero.

Alla base di quell'alberoーc'era un serpente fatto a pezzi.

Un serpente, massacrato, tagliato in cinqueーil suo lungo, intricato, contorto corpo, tranciato.

In cinque parti.

Massacrato.

Ma la sua testa sembrava viva.

La sua lingua guizzante e la sua bocca spalancata.

Stava lamentandosi in agonia.

O cosìーsembrava.

“.........!”

Fui fulminato da quella vistaー

E, improvvisamente, ricordai il nome della ragazza.

La ragazza che avevamo incrociato.

Giusto.

Il nome della ragazza eraーNadeko Sengoku. 






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-Note-

  1. [1] Un senpai e un kohai sono persone generalmente simili in molti modi. Solitamente sono piuttosto vicine d’età e hanno occupazione e status sociale simile. La differenza sta nella maggioranza/minoranza di età, o di esperienza. Se per esempio prendessimo due studenti della stessa scuola, uno al terzo anno e uno al quinto, il primo sarebbe kohai, mentre il secondo sarebbe suo senpai.
  2. [2] Valhalla in giapponese è letto “Baruhara”. Il nome è stato scelto prendendo le parti finali dei cognomi delle due ragazze (Kan-baru + Senjoga-hara). Inoltre anche l’unione dei significati stessi dei cognomi compongono il soprannome dato al duo, Senjogahara significando “campo di battaglia” e Kanbaru contenendo il kanji per ‘dio’.
  3. [3] In giapponese: するががすがる,letto ‘Suruga ga sugaru’.
  4. [4] Il bento è un contenitore con coperchio tipico della cucina giapponese, utilizzato per servire un pasto, in singola porzione, in casa o all’aperto.
  5. [5] Stereotipo di personaggio che solo verso la persona per la quale prova affetto (di solito amoroso) si mostra violenta e antipatica, questo per nascondere, almeno inizialmente, i suoi veri sentimenti.
  6. [6] -ko (子) significa “bambino” ed è utilizzato come diminutivo. Inoltre viene usato quasi esclusivamente per i nomi femminili, per esempio: “Haru” (primavera) + “ko” = Haruko, un nome femminile molto comune in Giappone.
  7. [7] Più di 200€.
  8. [8] Movimento giovanile tedesco molto popolare nei primi decenni del ‘900, composto da gruppi di studenti medi e universitari. I membri sono considerati tra i pionieri del naturismo, cioè della Freikörperkultur (“cultura del corpo libero”).
  9. [9] I caratteri utilizzati possono avere significato sia di “ambiguo/non chiaro” che di “peloso”.
  10. [10] L'originale sarebbe 'Odia il peccato, ama il peccatore'.
  11. [11] Il nome di Ofiuco in giapponese (へびつかい座 ) comincia con i caratteri per "hebi", cioè "serpente".
  12. [12] Gioco di parole su "Balkan" (pronunciato in giapponese "Baru-kan").
  13. [13] La moekko (termine derivato da moé) è una ragazza considerata carina e dall'aspetto dolce e innocente, ingenua, timida e ancora inesperta nei rapporti con l'altro sesso, e imbranata, ma inconsapevolmente attraente.
  14. [14] Tradizionale portale d’accesso giapponese che porta ad un’area sacra. Di norma è formato da due colonne di supporto verticali e un palo orizzontale sulla cima e frequentemente viene dipinto in colore vermiglio.