Bakemonogatari: Capitolo 006

From Baka-Tsuki
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La nostra città natale era ai margini della periferia.

Di notte era molto buia. Buio pesto. L'edificio abbandonato era così lontano dalla luce del giorno da sembrare lo stesso sia dentro che fuori.

Ero nato e cresciuto qui quindi ciò non mi sembrava strano, non sembrava in alcun modo mistifico - in realtà, era il normale ordine delle cose, il modo naturale del mondo - ma Oshino aveva viaggiato in lungo e in largo, e lui disse che la discrepanza era la radice di molti problemi.

Era bello avere delle radici così facilmente reperibili.

Secondo lui, comunque.

In ogni caso...

Era appena passata la mezzanotte.

Senjougahara ed io andammo di nuovo alle rovina della scuola. Aveva preso un cuscino da casa sua e lo aveva attaccato al suo posto nella parte posteriore della bici.

Non avevamo mangiato nulla ed eravamo affamati.

Parcheggiai la bici nello stesso posto, e ci infilammo attraverso il varco della recinzione. Oshino ci stava aspettando fuori dalla porta.

Come se fosse stato lì tutto il tempo.

"... eh?"

L'abbigliamento di Oshino sembrò sorprendere Senjougahara.

Indossava delle bianche vesti sacre - joe [1]. Aveva perfino pettinato i capelli; sembrava una persona diversa. Uno per niente sciatto.

L'abito fa il monaco.

Perché sembrava inquietante?

"Oshino-san... sei un prete?"

"No, per niente?" disse. "Né prete né monaco. Sono andato a scuola per questo, ma non ho mai avuto un lavoro. Era complicato."

"Complicato?"

"Motivi personali. Ci si riduce solo ad ammalarsi di tutto. Gli abiti hanno la stessa funzione dei tuoi. Non avevo nient'altro di pulito. Stiamo per incontrare un dio qui, così ho voluto darmi una pulita, come te. Imposta il tono giusto. Il tono è importante. Quando ho combattuto Araragi-kun, avevo una croce in una mano, un mazzo di aglio appeso, e un pò d'acqua Santa. Adattarsi alla situazione. Potrei non avere molta dimestichezza con le buone maniere, ma so quello che sto facendo qui. Non pensare che arrivo con un colpo di bacchetta mentre ti spargo del sale in testa."

"O-okay" disse Senjougahara.

Era certamente una sorpresa vederlo così, ma la sua reazione sembrava un pò troppo esagerata. Perché?

"Sei bella e purificata. Bene. Giusto per essere sicuri, non ti sei truccata, vero?"

"Non pensavo che fosse una buona idea, quindi no."

"Bene. Decisione giusta. Hai fatto una doccia anche tu, Araragi-kun?"

"Già. Nessun problema."

Era un passo necessario se stavo per a sedermi sulle sue cose. Ho evitato di menzionare il tentativo di Senjougahara di sbirciare mentre ero sotto la doccia.

"Eppure sembri esattamente lo stesso."

"Sì, sì."

Dal momento che ero solo un osservatore, non mi ero cambiato. Naturalmente sembro lo stesso.

"Andiamo a farla finita. Ho preparato un spazio al piano di sopra."

"Uno spazio?"

"Sì".

Oshino svanì all'interno del buio. Anche in vestiti bianchi era stato inghiottito all'istante. Ancora una volta, presi la mano di Senjougahara, e la condussi dopo di lui.

"'Andiamo a farla finita?' Non prenderla esattamente sul serio, ok? " Chiesi.

"Che cosa vorresti dire? Ho trascinato due giovani ragazzi fuori in una posto deserta nel bel mezzo della notte. È mia responsabilità farti tornare a casa e a letto non appena posso."

"Mi stavo chiedendo se possiamo davvero prendere a calci in culo questo granchio così facilmente."

"Che pensieri violenti, Araragi-kun. Successo qualcosa di bello?" Disse Oshino, senza neppure voltarsi indietro. "Non è come te e Shinobu-chan o la rappresentante-chan e il gatto sexy. E non dimenticate, io sono un pacifista. Che normalmente evita la violenza a tutti i costi. Sia tu che la rappresentante-chan siete stati presi di mira con cattiveria, ma questo non si applica al granchio. "

"No?"

Se ci fosse una vittima, non implica malizia, implica ostilità?

"Come ho detto, abbiamo a che fare con un dio. Gli dei semplicemente stanno lì. Non fanno niente. Esistono e basta. Proprio come voi andate a casa dopo la scuola e basta. È colpa sua se questo è accaduto."

Nessun danno. Nessun assalto.

Nessuna possessione.

'Colpa sua' non era il modo più bello per dirlo, ma Senjougahara non disse nulla. O aveva senso per lei, o aveva temprato se stessa per prendere tutto quello che le potevano dire, consapevole di quello che stavamo per fare.

"Allora non saremo esiliati o calceremo il suo culo, Araragi-kun. Metti questo genere di cose fuori dalla testa. Stiamo andando a chiedere un favore. Prega per la sua misericordia."

"Prego per...?"

"Sì".

"Sarà d'accordo con questo? Intende solo ridare a Senjougahara il suo peso?"

"Non posso dirlo con certezza, ma è probabile. Non amano vagare in un santuario di Capodanno, dopo tutto. Loro non sono così indifferenti da ignorare una supplica sincera. Gli dei sono sempre alla ricerca del quadro generale. Gli dei giapponesi sono particolari in questo. Si preoccupano dell'umanità nel suo insieme, forse, ma come individui? In realtà non ci notano. Non li importa affatto. Età, sesso, peso - non importa. Siamo semplicemente tutti 'umani.'. Siamo tutti la stessa cosa. "

La stessa cosa.

Non solamente simili. Identici.

"Hmm. Molto diverso dalle maledizioni."

"Allora," disse Senjougahara, come se avesse provato a farsi coraggio nel chiedere. "Il granchio... è qui vicino?"

"Sì. Vicino, dappertutto vicino. Ma per farlo venire qui, dobbiamo fare certe cose."

Raggiungemmo il terzo piano.

Siamo entrati in una delle aule.

L'intera stanza era coperta da corde sacrali scintoiste. Tutti i banchi e le sedie erano stati tolti e di fronte alla lavagna c'era un altare. Un'offerta era posta sulla base. Non sembrava che quelle cose fossero state messe frettolosamente metre eravamo via. Le lampade erano accese negli angoli, creando nella stanza una luce soffusa.

"E' una sbarra, fondamentalmente. Un luogo sacro improvvisato. Nulla di speciale. Rilassati." disse, guardando Senjougahara.

"Sono... rilassata."

"Buono a sapersi." Entrammo. "Tutti e due - abbassate lo sguardo e mantenete la testa bassa."

"Eh?"

"Sei di fronte ad un dio."

Ci fermammo in piedi davanti l'altare.

Era diverso da come avevo affrontato la mia situazione, o quella di Hanekawa. Ero quello non rilassato. L'aria ere tesa - così tesa da rendere una persona pazza.

Mi accovacciai.

Pronto a tutto.

Non ero religioso; come la maggior parte delle persone della mia età, non conoscevo la differenza tra Shinto e Buddismo, ma c'era una parte di me, l'istinto o qualcosa simile, che reagiva a momenti del genere.

A quella volta.

E a quel luogo.

"Um, Oshino..."

"Che c'è, Araragi-kun?"

"Stavo pensando... data la situazione e questo posto che hai fatto... forse non dovrei essere qui? Mi sento un po' fuori posto."

"Non devi. Dubito ci saranno problemi, ma in caso... devi pensare a cosa potrebbe accadere in uno scenario ipotetico. Se succede qualcosa, tu dovrai proteggerla."

"Dovrò farlo?"

"Vedi qualcun altro di immortale?"

"....................."

Certamente era un buon motivo, ma non ero sicuro che la mia presenza servisse proprio per quello.

E non ero più immortale.

"Araragi-kun" disse Senjougahara "Tu mi proteggerai, non è vero?"

"Quando sei diventata una principessa indifesa?!"

"Oh, andiamo. In ogni caso, stavi pensando di ucciderti domani."

"Non farlo durare tanto."

Quello era il tipo di cosa che non si diceva nemmeno alle spalle di qualcuno, ma lei me lo aveva appena detto in faccia. Avrei potuto fare una seria riflessione per capire quale terribile peccato avrei potuto commettere in una vita precedente per meritare un dispetto tanto cattivo.

"Non ti sto chiedendo di farlo gratis."

"Cosa mi darai?"

"Vuoi una ricompensa materiale? Come sei superficiale. Non sto esagerando quando dico che una singola domanda comprende tutte le tue colpe, come umano."

"... quindi, cosa farai per me?"

"Vediamo... suppongo che abbandonerò il mio piano sul diffondere la voce che sei una persona tanto ripugnante da aver equipaggiato Nera con le vesti da schiavo mentre giocavi a Dragon Quest V."

"Non l'ho mai fatto!"

E voleva dirlo a tutti?

Senza cuore.

"Dovrebbe essere ovvio, non puoi! Anche una scimmia l'avrebbe saputo. No, credo che nel tuo caso sarebbe 'anche un cane', vero?"

"Un momento! Ti comporti come se avessi detto qualcosa di terribilmente intelligente, ma hai fatto un'unica descrizione di me nella quale hai suggerito che io somiglio ad un cane in qualche modo?"

"Vero" Senjougahara rise. "Non sarebbe giusto nei confronti del cane"

"......................!!"

Anche una linea di cliché del genere può essere devastante se usata con questo tempismo impeccabile. Questa donna era davvero un maestro degli insulti.

"Benissimo. Sei un vigliacco. Scappi con la coda tra le gambe. Vai a casa e fai quello che fai sempre: siedi da solo e fingi di essere colpito con un taser"

"Che tipo di passatempo malato sarebbe!?"

Quante maldicenze stava progettando di iniziare?

"Quando raggiungi il mio livello, quelli come te non possono sperare di nascondermi qualcosa. Conosco tutti i tuoi più profondi e noiosi segreti.[2]"

"Hai usato la parola sbagliata e in qualche modo l'hai reso peggiore!? Stai ricattando l'universo!?"

Penso proprio che lo farebbe.

Preferirei sicuramente avere segreti oscuri che quelli noiosi.

"Comunque, Oshino, invece di usare me si potrebbe utilizzare la vamp...Shinobu. Come abbiamo fatto con Hanekawa."

"Shinobu è gia andata a fare la nanna" disse Oshino.

"......................"

Un vampiro che dorme di notte.

Che cosa triste.

Oshino prese l'offerta di sake dall'altare e la porse a Senjougahara.

"Uhm...cosa devo..?" balbettò.

"Bere alcol diminuisce la distanza tra noi e gli dei. Ti aiuterà a rilassarti un po', in ogni caso."

"...Sono minorenne."

"Non c'è bisogno di bere più di tanto. Basta un sorso."

"...................."

Lei lo fissò per un lungo istante, poi bevve un sorso. Lui prese il calice dalle sue mani e lo rimise sull'altare.

"Ok. Prima di tutto dobbiamo calmarci"

Rivolto in avanti...

Dando la schiena a Senjougahara, Oshino parlò.

"Cominciamo con il calmarci. Lo stato d'animo è importante. Se creiamo uno spazio proprio, il rito in sè non è un problema – tutto si riduce a come ti senti"

"Come mi sento...?"

"Rilassati. Abbassa la guardia. Questo è il tuo posto. Il luogo a cui appartieni. Abbassa la testa, chiudi gli occhi e conta. Uno. Due. Tre."

Forse...

Non avevo bisogno di fare altrettanto, ma scelsi di farlo. Chiusi gli occhi e contai con lei. Mentre lo facevo realizzai che...

Tutto questo serviva per impostare il tono.

Vestiti di Oshino, le corde, l'altare, la doccia – tutti progettati per mettere Senjougahara nella necessaria struttura mentale.

Suggestione ipnotica

La stava fondalmentalmente ipnotizzando.

Toglierle la coscienza di sè, farla rilassare e convincerla a fidarsi di lui – il suo approccio era diverso, ma aveva dovuto fare lo stesso con me e con Hanekawa. La salvezza è per coloro che hanno creduto – in altre parole il primo passo era far accettare le cose a Senjougahara.

Senjougahara stessa aveva detto...

Si fidava di lui solo per metà.

Ma...

Non era sufficiente.

Aveva bisogno di più.

La fiducia era importante.

Questo era ciò che Oshino intendeva quando ha detto che non l'avrebbe salvata, ma lei avrebbe salvato se stessa.

Aprii gli occhi.

Mi guardai attorno.

Torce.

Tremolii negli angoli.

Le luci tremolanti, pronte a svanire alla prima raffica.

Ma non lo fecero.

"Sei calma?"

"Sì"

"È tempo di porre delle domande. Rispondi alle domande che ti faccio. Come ti chiami?"

"Senjougahara Hitagi".

"La tua scuola?"

"Scuola superiore Naoetsu"

"Il tuo compleanno?"

"7 luglio"

Le sue domande erano inutili, il loro contenuto senza significato.


Domanda dopo domanda.

Il ritmo non cambia mai.

La schiena di Oshino rivolta a lei.

Gli occhi di Senjougahara chiusi, la testa china.

Il suo viso rivolto verso il pavimento.

La stanza così silenziosa che si sentivano i nostri respiri, quasi anche i battiti dei nostri cuori.

"Il tuo scrittore preferito?"

"Yumeno Kyusaku."

"Un errore commesso da bambina?"

"Non voglio dirlo."

"Una vecchia canzone che ti piace?"

"Non ascolto musica."

"Cos'hai pensato quando hai finito la scuola elementare?"

"Mi sono solo trasferita in un'altra scuola. Da una scuola pubblica a un'altra scuola pubblica."

"Qual è stata la tua prima cotta?"

"Non voglio dirlo."

"Qual è stato il momento più doloroso" disse Oshino, senza cambiare tono "della tua vita?"

"........................."

Senjougahara non riuscì a rispondere.

Non si rifiutò. Semplicemente tacque. Potrei dire che questa era l'unica domanda che aveva importanza.

"Cosa c'è che non va? La cosa più dolorosa che riesci a ricordare."

"...mia..."

Chiaramente, non poteva stare in silenzio.

Non poteva rifiutarsi di rispondere.

L'atmosfera non lo permetteva.

Questo spazio non lo permetteva.

Era stata portata qui per rispondere.

"Mia madre..."

"Tua madre?"

"Si unì ad una setta"

Uno particolarmente brutto.

Lei mi aveva detto prima...

...come sua madre avesse svuotato il conto in banca, richesto prestiti, fino a spingerli alla rovina. Anche come dopo il divorzio suo padre avesse fatto gli straordinari ogni giorno, dormisse a malapena, cercando di pagare i debiti.

Era questo il suo ricordo più doloroso?

Peggiore della perdita del peso?

Certamente.

Certamente era peggiore.

Ma ciò...

Era...

"È tutto?"

"...tutto?"

"Non è molto. Le leggi giapponesi garantiscono la libertà di culto. La libertà di credere in ciò che vuoi è un diritto umano fondamentale. In qualunque cosa creda tua madre, qualsiasi cosa adori, l'unica differenza è il metodo"

"......................"

"In altre parole... non è abbastanza," insistè Oshino. "Dimmi cos'è successo."

"Cos'è succ...m-mia madre...per me. Si unì alla setta, la ingannarono..."

"Cos'è successo dopo che tua madre si è unita alla setta?"

Dopo.

Senjougahara si morse il labbro.

"H-ha portato un uomo della setta a casa."

"Un'uomo della setta. Cosa ha fatto?"

"U-un rituale di purificazione, diceva."

"Purificazione? Purificare cosa?"

"Ha detto che doveva...purificare me." Riusciva a malapena a trovare le parole. "P-poi mi ha aggredita."

"Aggredita. Violentemente, oppure...sessualmente?"

"...sessualmente. Q-quell'uomo..." Senjougahara si sforzò di dirlo. "Ha tentato di violentarmi."

"...capisco," annuì Oshino.

Il modo in cui Senjougahara...

...era così stranamente protettiva verso sè stessa.

Non si fidava di nessuno.

Era così difensiva e così aggressiva.

Questo spiegava tutto.

E perchè aveva reagito in quel modo vedendo Oshino con quelle vesti.

Ai suoi occhi, non doveva essere stato molto diverso da quello che indossava la setta.

"Anche se era un prete."

"Questo è un punto di vista buddista. Ci sono religioni che permettono l'omicidio all'interno della famiglia. Le credenze non sono universali. Ma hai detto 'provato' - non ha avuto successo?"

"Ho afferrato i miei tacchetti e l'ho colpito."

"...coraggiosa"

"Ha cominciato a sanguinare. Si contorceva dal dolore."

"E tu eri salva?"

"Ero salva."

"Bene."

Ma mia madre non mi aiutò.

Aveva visto tutto.

La voce di Senjougahara non tentennò mai.

Non vacillò.

"Lei mi zittì."

"È tutto?"

"No, poichè avevo fatto male a quell'uomo...mia madre..."

"Fu punita?" concluse Oshino per lei.

Avrei potuto immaginare la risposta, ma...sembrava funzionasse su Senjougahara.

"Sì," disse, annuendo solennemente.

"Sua figlia aveva ferito un funzionario della chiesa. Non c'è da sorprendersi."

"Giusto. Ecco perchè...tutti i nostri soldi. La nostra casa. La nostra proprietà. Tutti i finanziamenti. Ha distrutto la nostra famiglia. L'ha rovinata, ha rovinato tutto, ma ha continuato a distruggere le cose. Lo fa ancora."

"Lei dov'è adesso?"

"Non lo so."

"Devi saperlo."

"Sono sicura che...è ancora con loro."

"Crede ancora."

"Non ha mai imparato. Non sente alcuna vergogna."

"Fa male?"

"Sì."

"Perchè fa male? Lei non è più tua madre."

"Continuo a pensare. Se non avessi...se non avessi combattuto. Allora...niente di tutto questo sarebbe successo."

La sua famiglia sarebbe acora insieme.

Non sarebbe mai stata dilaniata.

"È questo che pensi?"

"Sì...lo penso."

"Davvero?"

"Sì."

"Allora...è questo che pensi," disse Oshino. "Non importa quanto pesi, devi portare quel fardello. Non puoi farlo portare agli altri."

"Agli altri...?"

"Tieni lo sguardo fisso. Apri gli occhi...e guarda."

E...

Oshino aprì gli occhi.

Senjougahara fece lo stesso.

Le torce negli angoli.

Le loro fiamme tremolanti.

Le nostre ombre...

...le nostre ombre vacillavano.

Barcollavano.

Turbinavano.

"Ahhhhhhhhhhhhhhhhh!"

Senjougahara urlò.

La sua testa era ancora abbassata, a mala pena; gli occhi spalancati come se non potesse credere loro. Il suo corpo tremava. Il sudore le scorreva sul viso.

Era nel panico.

Senjougahara era nel panico.

"Hai...visto qualcosa?" disse Oshino.

"Sì. È lo stesso...un granchio gigante. Vedo un granchio."

"Va bene. Io non lo vedo," disse, voltandosi e guardandomi. "Riesci a vederlo, Araragi-kun?"

"...no."

Tutto quello che potevo vedere...

Erano luci tremolanti.

E ombre che si contorcevano.

Era come non vedere nulla.

Non riuscivo a capire.

"Non...riesco a vedere nulla."

"Vedi?" Oshino si voltò di nuovo verso Senjougahara. "Non vedi davvero un granchio, vero?"

"Sì. Chiaramente. Lo vedo."

"Un trucco della mente."

"No, è qui."

"Va bene. Allora ..."

Seguì il suo sguardo.

Come se ci fosse qualcosa lì.

Come se ci fosse qualcosa lì.

"Allora c'è qualcosa che devi dire."

"Dire...?"

Poi...

Non deve aver pensato.

Non è stata una scelta consapevole, ne sono sicuro.

Ma Senjougahara alzò la testa.

Credo...

Che fosse troppo per lei.

Solo un errore.

Ma la ragione non importava.

Le ragioni umane non importano.

Nel momento in cui alzò lo sguardo, Senjougahara volò all'indietro.

Fu scagliata all'indietro.

Visto che non pesava niente, i suoi piedi non toccarono terra. Fino a quando andò a sbattere contro la lavagna in fondo alla stanza.

Ci sbattè contro...

...e rimase lì.

Senza cadere.

Attaccata al muro.

Crocifissa.

"S-Senjougahara!"

"Tch. Ti avevo detto di proteggerla. Stai sempre fermo quando abbiamo più bisogno di te. Cosa fai lì impalato?"

Sembrava deluso. Era successo tutto in un batter d'occhio, quindi non ero sicuro di meritarmelo.

Senjougahara era incollata alla lavagna come se la gravità avesse cambiato direzione.

Il suo corpo premuto contro il muro.

Erano apparse delle crepe sul muro attorno a lei.

Come se fosse schiacciata contro di esso.

Gemette, incapace di gridare.

Dolorante.

Ma io ancora non riuscivo a vedere nulla.

Era schiacciata contro il muro, tenuta lì dal nulla. Ma lei poteva vederlo.

Il granchio.

Un granchio gigante.

Il granchio del peso.

"Oh bene. Che Dio esigente. Non aveva nemmeno accolto la cosa. Che bravo ragazzo. È successo qualcosa di bello?"

"Uh...Oshino..."

"Sì, sì. Cambio di programma. Non è di nessun aiuto per questo. Per me vanno bene entrambi i casi. L'ho sempre fatto."

Sospirò e si trascinò verso di lei.

Cercò stancamente.

Poi allungò le braccia...

...e afferrò l'aria a pochi pollici dal viso di Senjougahara.

E strattonò.

"Hokay," mormorò, e sbatté qualunque cosa fosse nel pavimento, duro, come un lancio di judo. Non c'era alcun suono. Niente polvere dispersa. Ma lo sbattè a terra duramente come quanto era successo a Senjougahara - forse ancora di più. E senza riprendere fiato, saltò su di esso.

Calpestò un dio.

Violentemente.

Irrispettoso e sacrilego.

Quel pacifista non era messo in soggezione da nessun dio.

".............."

Dal punto in cui mi trovavo, sembrava che Oshino stesse eseguendo la routine di un mimo. Uno particolarmente frenetico. Attualmente era su una gamba sola, mantenendo perfettamente l'equilibrio. Ma agli occhi di Senjougahara...

Dev'essere stato uno spettacolo.

Aveva gli occhi fuori dalle orbite.

Qualsiasi cosa la teneva fissata alla parete doveva averla lasciata andare, perchè lei scivolò a terra. Non era così lontana da una caduta, e lei non pesava quasi niente quindi di norma non avrebbe dovuto esserci un grande impatto, ma la prese completamente di sorpresa e lei atterrò malamente.

"Stai bene?" gridò Oshino, fissandosi i piedi.

Strinse gli occhi, come a misurare il valore di qualcosa.

"Granchi. Non importa quanto sono grandi – in realtà, il più grande è il migliore – una volta che li hai ribaltati sono finiti. I corpi piatti sono fatti per essere calpestati, se me lo chiedete. Che ne dici, Araragi-kun?" chiese. "Potremmo ricominciare. Richiederebbe tempo. Potrebbe essere più veloce per me schiacciarlo e basta."

"Schiacciarlo? Beh...tutto quello che lei ha fatto è stato alzare la testa per un secondo."

"È abbastanza, però. Più che sufficiente. Siamo guidati dai sentimenti, qui. Se non possiamo chiedere gentilmente, dobbiamo giocare ad un gioco più pericoloso. Come abbiamo fatto per il demone e il gatto. Se le parole non finzionano, dobbiamo combattere. I governi funzionano allo stesso modo. Se lo schiaccio, il suo problema è risolto. Tecnicamente. Non posso raccomandarlo; la radice del problema rimane. Trattare i sintomi. Come tagliare una pianta infestante invece di estirparla. Ma forse è abbastanza..."

"Forse?"

"Vedi, Araragi-kun," disse Oshino, sorridendo. "Odio davvero i granchi."

Troppo duri da mangiare.

Si sporse in avanti.

Mettendo il suo peso su di esso.

"Aspetta."

Una voce dietro di lui.

Apparteneva a Senjougahara.

Puntandosi sulle ginocchia graffiate, si mise a sedere.

"Aspetta. Per favore, Oshino-san."

"Aspettare?" disse, voltandosi indietro a guardarla.

Il suo sorriso non accennava a svanire.

"Aspettare cosa?"

"Ero solo sorpresa," disse. "Posso farcela."

"Huhn."

Non tolse il piede.

Lo tenne immobilizzato.

Ma senza schiacciarlo.

"Allora va' avanti."

E Senjougahara...

Fece qualcosa che trovai estremamente difficile da credere. Si inginocchiò, raddrizzò la schiena, mise le mani sul pavimento e lentamente, con profondo rispetto...si inchinò alla cosa sotto i piedi di Oshino.

La sua testa quasi toccava il pavimento.

Senjougahara Hitagi aveva volontariamente umiliato sè stessa.

Senza che nessuno le avesse detto di farlo.

"Mi dispiace."

In primo luogo, si scusò.

"E...grazie."

Poi, espresse gratitudine.

"Ma...è andata avanti abbastanza a lungo. Questi sono i miei sentimenti.I miei pensieri. I miei ricordi. Li riprenderò indietro. Non avrei mai dovuto perderli."

E infine...

"Per favore. Per favore. Ridammi il mio peso. Il mio fardello."

Le sue ultime parole furono una preghiera, una supplica.

"Ridammi mia madre."

Con un tonfo, il piede di Oshino colpì il pavimento.

Non perchè lo aveva calpestato.

Non c'era più nulla in quel punto.

Come se non fosse mai stato lì.

Oshino Meme non disse nulla. Stava semplicemente lì.

Anche se sapeva che non c'era più, Senjougahara non si sedette. Semplicemente iniziò a piangere. Tutto quello che poteva fare Araragi Koyomi era stare a guardare.

Note di Traduzione[edit]

  1. E' un indumento utilizzato nelle cerimonie religiose, buddiste o scintoiste.
  2. Senjougahara usa dull (noioso) al posto di dark (oscuro). La frase che avrebbe dovuto essere "Conosco tutti i tuoi più profondi e oscuri segreti" diventa "Conosco tutti i tuoi più profondi e noiosi segreti"