Editing Hyouka (Italiano):Volume 1 Capitolo 3

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«Oh, che bello...»
 
«Oh, che bello...»
   
Chitanda sussultò sbalordita e poi girò lo sguardo verso di me. La ragazza aveva un’espressione felice come se qualcuno le avesse appena fatto un regalo. Il libro era rilegato in una copertina di pelle finemente decorata e il suo colore blu scuro gli dava un'aria solenne. Il titolo del libro era "Istituto Superiore Kamiyama: Viaggio nei sui 50 anni di storia". Oltre ad essere spesso, era anche un libro piuttosto grande sia in lunghezza che in larghezza.
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Chitanda sussultò sbalordita e poi girò lo sguardo verso di me. La ragazza aveva un’espressione felice come se qualcuno le avesse appena fatto un regalo. Il libro era rilegato in una copertina di pelle finemente decorata e il suo colore blu scuro gli dava un'aria solenne. Il titolo del libro era "Istituto superiore Kamiyama: Viaggio nei sui 50 anni di storia". Oltre ad essere spesso, era anche un libro piuttosto grande sia in lunghezza che in larghezza.
   
«Posso dargli un’occhiata?»
 
   
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'''CONTINUA...'''
«Certo».
 
 
Dopo aver preso il libro tascabile dal mio zaino a tracolla, iniziai a cercare l’ultima pagina che avevo letto. La mia vista fu però rapidamente ostruita dalla copertina finemente decorata di un altro libro. Era stata Chitanda che, dopo aver aperto il suddetto libro (Istituto Superiore Kamiyama: Viaggio nei sui 50 anni di storia), lo aveva appoggiato sopra al mio romanzo per mostrarmelo. Anche se non ero del tutto interessato, decisi comunque di dare un’occhiata veloce al suo contenuto. Il libro non faceva altro che descrivere la storia del nostro istituto. Questa era una delle pagine:
 
 
 
 
 
 
'''1972'''
 
 
 
Eventi in Giappone e nel mondo:
 
 
* 15 maggio: Okinawa torna sotto la sovranità giapponese. Istituzione della prefettura di Okinawa.
 
* 29 settembre: Firma della Dichiarazione Congiunta fra Giappone e Cina. Normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi.
 
* Aumento improvviso dei prezzi dei terreni e delle materie prime quello stesso anno.
 
 
 
Eventi nell’Istituto Superiore Kamiyama:<br />
 
 
◯ 7 giugno: Il club di tiro con l’arco vince per la prima volta il Torneo Esordienti della Prefettura.<br />
 
◯ 1 luglio: Cancellazione della gita scolastica per gli studenti del 1° anno a causa di un tifone.<br />
 
◻ 10-14 ottobre: festival culturale.<br />
 
◻ 30 ottobre: festival dello sport.<br />
 
◻ 16-19 novembre: gita scolastica per gli studenti del 2° anno - Sasebo, Nagasaki.<br />
 
◻ 23-24 gennaio: corso di sci per gli studenti del 1° anno.<br />
 
◯ 2 febbraio: funerali dello studente del 1° anno Ooide Naoto, morto in un incidente automobilistico.<br />
 
 
 
 
 
 
Il libro era pieno di informazioni del genere. Leggere tutto il suo contenuto non era di certo un’impresa semplice. Io personalmente non sarei mai arrivato a prenderlo in prestito una volta a settimana, ma non mi sarei sorpreso se qualcuno lo avesse fatto.
 
 
«Houtarou, scommetto che stai pensando qualcosa del tipo: "Non sarei sorpreso se qualcuno lo prendesse in prestito una volta a settimana", vero?»
 
 
Smettila di leggermi la mente, dannata psichica.
 
 
Dato che non avevo controbattuto, Ibara gonfiò il suo petto particolarmente piccolo e disse: «Non è così semplice. Immagino che tu non sia molto abituato a frequentare la biblioteca, quindi lasciami spiegare. È possibile tenere un libro in prestito fino a due settimane, perciò non è necessario restituirlo solo una settimana dopo».
 
 
«Eppure, questo libro viene restituito ogni singola settimana».
 
 
In effetti… era davvero molto strano.
 
 
«C'è un modo per scoprire chi ha preso in prestito quel libro?»
 
 
«Certo. Dietro la copertina c’è una lista dettagliata. Date un'occhiata».
 
 
Chitanda si girò subito verso la copertina e scrutò la lista.
 
 
La ragazza sussultò: «Eh?»
 
 
«Che succede?»
 
 
La lista conteneva i nomi di tutti gli studenti che avevano preso in prestito il libro e le varie date che, in effetti, avevano una differenza tra loro di esattamente una settimana. Tuttavia, non era questo il motivo per cui Chitanda aveva sussultato. Infatti, lei mi stava indicando con il dito la lista dei nomi.
 
 
 
Quella settimana, il libro era stato preso in prestito da Kyouko Machida della classe 2-D.<br />
 
La settimana precedente, era stata Misaki Sawakiguchi della classe 2-F.<br />
 
Due settimane prima, Ryouko Yamaguchi, classe 2-E.<br />
 
Tre settimane prima, Saori Shima, classe 2-E.<br />
 
E infine, quattro settimane prima, Yoshie Suzuki, classe 2-D.<br />
 
 
 
«In poche parole, è stato preso in prestito da una persona diversa ogni settimana?»
 
 
«E non è tutto».
 
 
Chitanda mi indicò le date. Le osservai con attenzione e notai che l’ultimo prestito era avvenuto quello stesso giorno. La data precedente, invece, corrispondeva esattamente a sette giorni prima.
 
 
«Il libro viene preso in prestito ogni venerdì».
 
 
«Esattamente. Inoltre, viene restituito lo stesso giorno in cui viene preso in prestito. Questa Kyouko Machida, ad esempio, ha preso in prestito il libro venerdì scorso e lo ha restituito qualche ora più tardi. Lo stesso vale per le altre studentesse. Sappiamo anche gli orari precisi: il prestito avviene durante la pausa pranzo, mentre la restituzione dopo la fine delle lezioni. Di certo, non avrebbero mai potuto finirlo di leggere».
 
 
«...»
 
 
«Allora? Sei curiosa?»
 
 
Dopo aver consegnato il libro a Ibara, Chitanda annuì leggermente con la testa.
 
 
«Sì... sono "molto" curiosa».
 
 
Stava parlando con un tono più serio del solito. Proprio come l'ultima volta, le sue pupille sembravano più grandi e, dentro di loro, dimorava un forte interesse.
 
 
«E quale sarebbe il motivo?»
 
 
Grazie al mistero del libro, la fiamma della curiosità si era riaccesa dentro Chitanda. Satoshi non mi avrebbe aiutato a spegnere l'incendio, perché probabilmente avrebbe fatto il finto tonto, cercando di ignorarci. Decisi di tornare a leggere il mio libro.
 
 
Non avevo ancora capito che la punta della lancia era ormai rivolta verso di me. Per la seconda volta, Chitanda appoggiò quel grosso libro (Istituto Superiore Kamiyama: Viaggio nei sui 50 anni di storia) sopra al romanzo che stavo leggendo e disse: «Cosa ne pensi, Oreki?»
 
 
«Eh? Io?»
 
 
Invece della sua solita espressione gentile, Satoshi ora mi sorrideva con aria divertita. Capii subito cosa stesse succedendo. Ero stato attirato nella sua trappola. In quel momento, volevo maledire lui e i suoi piani malvagi.
 
 
«Pensiamoci insieme».
 
 
«...»
 
 
«Che ne dici, Oreki?»
 
 
Perché? Perché proprio io? Mi stava bene la vigorosa curiosità di Chitanda e dovevo ammettere che Satoshi aveva alcune qualità positive, anche se faceva scherzi di continuo, ma perché dovevo essere obbligato a partecipare ai giochi di Chitanda e sopportarla?
 
 
Eppure, era anche vero che la situazione si erano evoluta fino al punto in cui trovare una via di fuga sarebbe stato impossibile. Così, fui costretto a rispondere: «Sì… credo che sia "molto" interessante. Ci penserò».
 
 
Ibara si posizionò accanto a Satoshi e gli chiese: «Fuku, Oreki è davvero intelligente?»
 
 
«Per niente. Di solito non è affidabile, ma a volte si dimostra all'altezza del compito».
 
 
Ibara e Satoshi non smettevano di fare gli insolenti.
 
 
Iniziai quindi a pensare.
 
 
 
 
 
 
Visto che il libro era stato preso in prestito e restituito lo stesso giorno, per ben cinque settimane di fila e da persone completamente diverse, la possibilità che si fosse trattata di una coincidenza non era da escludere. Tuttavia, Chitanda non avrebbe mai accettato una spiegazione del genere, quindi dovevo pensare ad altro. In quel momento, ottenere la sua accettazione era più importante della verità.
 
 
Ad ogni modo, scartare la teoria della coincidenza non era semplice. Di certo, il libro non era stato preso in prestito per leggerlo, poiché l’arco di tempo che andava dall'ora di pranzo alla fine delle lezioni era davvero troppo breve. Se ci pensate, sarebbe stato più logico portarlo a casa o semplicemente leggerlo in biblioteca dopo la scuola. Addirittura, in quest'ultimo caso, non sarebbe stato nemmeno necessario prenderlo in prestito. Doveva esserci di sicuro un’altra motivazione.
 
 
«Perché queste ragazze hanno preso in prestito il libro, se poi non lo hanno letto…?»
 
 
Chitanda rispose: «È pesante, quindi forse lo hanno usato per tenere chiusi i barattoli di sottaceti».
 
 
Satoshi rispose: «Forse lo hanno usato come scudo».
 
 
Ibara rispose: «Dato che è spesso, probabilmente lo hanno usato come cuscino».
 
 
Non avrei mai dovuto chiederlo.
 
 
Decisi di spostare l'attenzione su un altro fattore.
 
 
Perché il libro era stato preso in prestito da una persona diversa ogni settimana? Escludendo l’ipotesi della coincidenza, c’erano altre due possibilità da prendere in considerazione. La prima era quella secondo cui le ragazze non avevano assolutamente nulla in comune e utilizzavano a turno il libro, ogni venerdì pomeriggio, per effettuare una sorta di "rituale".
 
 
Probabilmente avevano ricevuto una predizione simile a "il tuo oggetto fortunato di questo mese è il libro sulla storia dell’istituto. Se lo prenderai in prestito ogni venerdì pomeriggio e lo restituirai quello stesso giorno, incontrerai l'uomo dei tuoi sogni".
 
 
Nah, era un motivo troppo stupido...
 
 
Rimaneva quindi solo la seconda possibilità, secondo cui le ragazze avevano qualcosa in comune.
 
 
Dando un’occhiata ai nomi, si poteva facilmente notare che erano tutte ragazze, eppure questo particolare non era sufficiente per stabilire un tratto comune. All'interno del Kamiyama, se cinque persone venivano scelte a caso, c'era una possibilità elevata che fossero tutte ragazze. Ad ogni modo, non è insolito che persone dello stesso sesso abbiano la tendenza a riunirsi in un unico ambiente.
 
 
Inoltre, tutte quelle ragazze frequentavano il secondo anno, il che poteva essere un altro punto in comune. Tuttavia le loro classi erano diverse.
 
 
Hmm...?
 
 
Mi venne in mente una cosa...
 
 
«Che succede? Ti sei fatto qualche idea?»
 
 
Probabilmente sì, ma il mio flusso di pensieri era stato spazzato via dall'intervento di Satoshi… Dov'ero rimasto?
 
 
In ogni caso, decisi di ricominciare dal punto in cui i miei pensieri avevano iniziato a collegarsi tra loro.
 
 
«Forse il libro contiene una sorta di messaggio... Magari lo utilizzano per comunicare segretamente tra loro. Ad esempio, se il libro viene restituito rivolto verso l’alto, significa "sì", mentre se è rivolto verso il basso, significa "no"».
 
 
«Perché comunicano in questo modo?»
 
 
«È solo un esempio. Qualsiasi cosa andrebbe bene».
 
 
Chitanda inclinò la testa e iniziò a pensare. Sembrava che la spiegazione la stesse convincendo.
 
 
Purtroppo, qualcuno riuscì però a spezzare la mia tesi. Non si trattava di Chitanda, ma bensì di Ibara.
 
 
«Non credo sia possibile. Guarda lì».
 
 
Ibara indicò la scatola che conteneva i libri restituiti. In effetti, non c’era modo di sapere se un libro fosse stato restituito rivolto verso l’alto o il basso. Solo chi avesse aperto la scatola, ovvero la bibliotecaria, avrebbe potuto saperlo.
 
 
Maledizione. Qualsiasi teoria superficiale sarebbe stata una preda facile per Ibara.
 
 
Non mi veniva nulla in mente. Forse avevano una chiave di riserva per aprire la scatola, ma non avevo nessuna prova. Avevo bisogno di un indizio. Guardai il libro nelle mani di Ibara e mi chiesi se fosse il caso di arrendermi.
 
 
In quel momento, Chitanda entrò improvvisamente nel mio campo visivo. La ragazza allungò il suo corpo lungo il tavolo e iniziò a fissare il libro che Ibara teneva stretto al petto.
 
 
«Eh? Eeh?»
 
 
Quella reazione lasciò Ibara senza parole. Capivo come si sentisse.
 
 
«Che succede, Chitanda? Hai visto dei simboli nascosti sulla copertina?»
 
 
Chitanda rimase immobile e mormorò: «Quel libro… ha uno strano odore».
 
 
«Davvero? Ibara, puoi passami il libro? …Io non sento nulla».
 
 
«No, ne sono sicura».
 
 
«Il libro in sé non dovrebbe avere alcun odore. Forse si tratta dell’inchiostro».
 
 
Chitanda scosse la testa al suggerimento di Satoshi.
 
 
Sia Ibara che Satoshi annusarono il libro, senza però sentire alcun odore. Alla fine, entrambi alzarono le sopracciglia ed inclinarono la testa con aria perplessa.
 
 
«Non so che odore sia, ma è molto forte. Assomiglia a vernice».
 
 
«Smettila di dire cose così pericolose».
 
 
«Pericolose? Non capisco…»
 
 
Nemmeno io. Ad ogni modo, avevo la sensazione che Chitanda avesse ragione, dopotutto ne sembrava estremamente convinta e il particolare della vernice non sembrava inventato.
 
 
Se ciò era vero, allora… Hmm.
 
 
… Avevo probabilmente raggiunto una conclusione, ma spiegare tutto era una seccatura.
 
 
Mentre mi domandavo cosa avrei dovuto fare, Satoshi mi aveva già letto la mente e disse: «Houtarou, la tua faccia mi dice che hai capito qualcosa».
 
 
«Eh? Oreki ci è riuscito davvero?»
 
 
Ibara si girò verso di me con un’espressione scettica. Io annuii e le risposi onestamente: «Più o meno. Anche se non ne sono del tutto certo… Chitanda, vuoi fare un po’ di esercizio fisico? Ho bisogno che tu vada in posto per me».
 
 
Chitanda era il tipo di persona, che sarebbe schizzata via appena le avessi detto cosa fare, tuttavia Satoshi la fermò con un sorriso in faccia.
 
 
«Non farti ingannare, Chitanda. Non hai intenzione di sbrigare commissioni per Houtarou, vero? Altrimenti finiresti per fare tutto quello che vuole lui. A cosa stavi pensando?»
 
 
Quanto riprovevole. Satoshi tendeva a dire troppo ogni volta che Ibara era in giro. Ad ogni modo, quello che aveva detto non era sbagliato, quindi non ne ero troppo dispiaciuto. Era vero che se non avessi chiesto a qualcun altro, io non avrei mai portato a termine una faccenda.
 
 
«Molto bene, verrò anch’io. Dato che oggi non abbiamo fatto la lezioni di educazione fisica a causa della pioggia, ho ancora qualche energia residua».
 
 
Chitanda sarebbe inevitabilmente venuta insieme a me. E poi...
 
 
«Hmm, credo che verrò anch’io. Se Oreki riuscisse davvero a risolvere il mistero, rimarrei scioccata... Fuku, potresti sostituirmi per un attimo?»
 
 
Dopo di che, Ibara si allontanò dal bancone, mentre Satoshi rispose con aria sbalordita: «Uhm, ok». Senza dire una parola, si posizionò dietro al bancone. Era da un po' che non lo vedevo così triste.
 
 
 
 
 
 
Quando fummo soddisfatti dai risultati ottenuti, tornammo in biblioteca.
 
 
«Come è andata?»
 
 
«Fuku, Oreki è un po' strano».
 
 
«Sicuramente lo è, te ne sei accorta?»
 
 
«Come ha fatto a capire tutto questo...»
 
 
Ibara continuava a mormorare con aria turbata: «Come è possibile…» Sembrava che mi stesse guardando come una sorta di eroe circondato da un'aura scintillante, anche se non sarei mai stato in grado di brillare senza un po' di fortuna.
 
 
«Oreki mi ha davvero sorpresa. Sono curiosa di sapere cosa ci sia nella sua testa».
 
 
La mia mente fu attraversata da un'immagine di Chitanda alle prese con una lobotomia alla mia testa, all’interno dello scantinato di una magione, durante una tempesta notturna. Solo immaginarlo mi fece venire i brividi. In ogni caso, la capacità di Chitanda di fiutare un odore così debole, quando nessun altro riusciva a sentirlo, restava un mistero più grande di quello del libro.
 
 
«Se si tratta di Oreki, allora potrebbe…»
 
 
Potrei fare cosa? Per favore, non mi andava di essere usato come ingrediente per qualche organismo cibernetico.
 
 
Ibara si riposizionò dietro al bancone e Satoshi chiese: «Allora, sentiamo la spiegazione. Houtarou, dove siete andati?»
 
 
Poggiando i gomiti sul bancone, risposi: «Nell’aula di arte».
 
 
«L’aula di arte? Nella parte opposta dell’istituto?»
 
 
«Ecco perché non ci volevo andare».
 
 
«Cosa avete scoperto lì?»
 
 
«Ascoltami».
 
 
Cominciai a ripetere tutto quello che avevo già spiegato a Chitanda e Ibara: «Questo libro viene utilizzato tra la quinta e la sesta ora di ogni venerdì, quindi in un arco di tempo di circa 2 ore. Nessuno sarebbe in grado di leggere un libro così enorme durante la pausa pranzo. L’unica possibilità è che questo libro venga utilizzato durante le lezioni che coinvolgono studenti dello stesso anno, ma di classi diverse».
 
 
Le mie riflessioni erano arrivate a questo punto, prima che Satoshi mi interrompesse. Al centro del nostro mistero, c’era un luogo in cui Chitanda aveva avuto modo di conoscermi e di ricordarsi il mio nome, nonostante non mi avesse mai visto prima. Aspetta, dove mi aveva incontrato?
 
 
«Le lezioni che rientrano in questa categoria sono due: educazione fisica e arte. Ovviamente, un libro sarebbe inutile durante l’ora di educazione fisica, quindi è da escludere. Se date un'occhiata attenta alla copertina del libro, noterete che su di essa si è accumulata una leggera quantità di tempera. Queste cinque ragazze stavano usando il libro per le loro lezioni, e hanno deciso di prenderlo a turno in prestito ogni settimana».
 
 
Satoshi mi interruppe e disse: «Ma non capisco perché lo fanno una volta a settimana. Voglio dire, puoi tenerlo in prestito per due settimane...»
 
 
«Smettila di dire le stesse cose di Ibara. Voi due dovete andare davvero d'accordo per dire le stesse cose. Satoshi, tu terresti un libro che non hai intenzione di leggere? Sarebbe ovviamente più efficiente riportarlo in biblioteca, invece di portarlo a casa».
 
 
«Capisco… E cosa avete visto quando siete andanti lì?»
 
 
«Ormai dovresti averlo capito. Abbiamo visto gli studenti delle classi 2-D, 2-E e 2-F, che dipingevano durante la lezione di arte».
 
 
Nell’aula, c'erano dei dipinti che ritraevano soggetti simili in stili differenti. C’erano anche i ritratti dei vari studenti, seduti accanto a un tavolo decorato da un fiore. Nella mano delle ragazze si trovava niente meno che l’elegante libro intitolato "Istituto Superiore Kamiyama: Viaggio nei sui 50 anni di storia". Era un dipinto molto dettagliato, e artisticamente parlando, era piuttosto affascinante.
 
 
«Sei incredibile, Houtarou. Allora, qual era l’odore che sentiva Chitanda?»
 
 
«Ovviamente l’odore della tempera. Se n’è resa conto anche lei, appena siamo entrati nell’aula di arte».
 
 
Satoshi iniziò a battere le mani senza riserve.
 
 
«Wow, sei stato fantastico. Grazie a te, ho sperimentato del tempo di qualità».
 
 
Chitanda sorrise in approvazione.
 
 
«Sì, è stato divertente. Sembra che il tempo sia volato in un lampo».
 
 
«In primo luogo, non so nemmeno quanto tempo sia passato… ma non posso crederci che Oreki sia davvero riuscito a risolvere il mistero!»
 
 
Se da una parte loro sembravano strabiliati, per me era invece del tutto diverso. Ibara era stata la prima a pensare che l’intera faccenda fosse strana, Chitanda era quella che aveva deciso di investigare per pura curiosità e Satoshi voleva semplicemente godersi lo spettacolo; tutti loro erano diversi da me. Cominciai a chiedermi se anche io avrei avuto una reazione simile, partecipando al festival Kanya.
 
 
Come dire… Oh, be’, lasciamo perdere.
 
 
La pioggia stava diventando più debole e il tempo di tornare a casa si avvicinava.
 
 
Mentre stavo per prendere la mia borsa, Chitanda mi fermò.
 
 
«Non possiamo andarcene. Dobbiamo aspettare».
 
 
«Cosa? Abbiamo qualcos’altro da fare?»
 
 
Notai che Satoshi e Ibara mi stavano fissando freddamente. Avevo fatto qualcosa di sbagliato?
 
 
«Oreki, ti ricordi perché sei venuto qui?»
 
 
Per risolvere il mistero del libro molto popolare ma che nessuno legge…
 
 
No, aspetta. Giusto, mi ero dimenticato dell’antologia! Satoshi scoppiò a ridere.
 
 
«Andiamo, ragazzi. Ogni tanto Houtarou ha qualche rotella fuori posto».
 
 
«Ogni tanto? Fuku, sei troppo buono».
 
 
Argh, mi ero appena comportato in modo stupido di fronte a loro due.
 
 
Ibara sembrava intenzionata a continuare, quando una voce fece capolino da dietro al bancone.
 
 
«Ibara, grazie per l’aiuto. Ora puoi tornare a casa».
 
 
«Ah, certamente. Anche lei sta tornando a casa, professoressa Itoikawa?»
 
 
Era un’insegnante e, anche se non l’avevo mai vista prima, sapevo che era la bibliotecaria. Nonostante fosse una donna alla fine della mezza età, era piuttosto bassa di statura. Un’occhiata alla sua targhetta mi permise di risalire al suo nome completo: Youko Itoikawa.
 
 
All’arrivo della bibliotecaria, Satoshi si mise subito al lavoro.
 
 
«Professoressa, sono Satoshi Fukube del club di letteratura. Abbiamo intenzione di pubblicare un’antologia e vorremmo vedere gli arretrati per avere un punto di riferimento, ma non riusciamo a trovarli sugli scaffali normali. Quindi ci stavamo chiedendo se potessimo dare un’occhiata agli archivi».
 
 
«Club di letteratura?... Antologia?»
 
 
La professoressa Itoikawa iniziò a parlare con aria sorpresa. Probabilmente pensava che il club di letteratura fosse stato sciolto.
 
 
«Fai parte del club di letteratura? Capisco… Scusami, ma la libreria non possiede nessuna antologia di cui io sia al corrente».
 
 
«Eeh, allora gli archivi?»
 
 
«Neanche lì».
 
 
«Forse qualcosa è stato tralasciato…»
 
 
«Non credo sia possibile».
 
 
La risposta arrivò con un tono stranamente deciso. Eppure, non c’era alcun motivo per cui la bibliotecaria ci dovesse mentire. Forse gli archivi erano stati revisionati di recente?
 
 
Dopo aver ricevuto una risposta negativa, Satoshi non aveva altra scelta se non arrendersi.
 
 
«Allora è così? Capisco… Adesso cosa facciamo, Chitanda?»
 
 
«Questo è un problema…»
 
 
Chitanda mi rivolse uno sguardo depresso. Anche se mi guardava in quel modo, non potevo fare altro che sollevare le spalle.
 
 
«Sono sicuro che alla fine li troveremo. Per ora andiamo a casa» dissi, mentre prendevo la mia borsa.
 
 
Ibara rispose freddamente: «Sembri molto rilassato, dopo aver risolto il mistero».
 
 
Anche se avevo risolto un problema, non mi sentivo di certo rilassato. Ibara, le tue accuse erano del tutto fuori luogo. In ogni caso, era inutile esprime a parole i miei pensieri, quindi decisi di fare spallucce.
 
 
«Sì, hai ragione. Andiamo a casa… Almeno ne è valsa la pena».
 
 
Chitanda disse qualcosa di totalmente incomprensibile.
 
 
Ad ogni modo, il nostro lavoro era finito. Questa volta, riuscii a mettermi la borsa sulla spalla e ad uscire dall’edificio, con la pioggia che si era ormai fermata e i raggi del sole che brillavano tra le nuvole.
 
 
Quando mi girai per guardarmi intorno, sentii Chitanda che sussurrava di nuovo quelle parole: «Proprio così. Se si tratta di Oreki, allora potrebbe…»
 
   
   

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