Editing Hyouka (Italiano):Volume 1 Capitolo 3

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Cominciai a ripetere tutto quello che avevo già spiegato a Chitanda e Ibara: «Questo libro viene utilizzato tra la quinta e la sesta ora di ogni venerdì, quindi in un arco di tempo di circa 2 ore. Nessuno sarebbe in grado di leggere un libro così enorme durante la pausa pranzo. L’unica possibilità è che questo libro venga utilizzato durante le lezioni che coinvolgono studenti dello stesso anno, ma di classi diverse».
 
Cominciai a ripetere tutto quello che avevo già spiegato a Chitanda e Ibara: «Questo libro viene utilizzato tra la quinta e la sesta ora di ogni venerdì, quindi in un arco di tempo di circa 2 ore. Nessuno sarebbe in grado di leggere un libro così enorme durante la pausa pranzo. L’unica possibilità è che questo libro venga utilizzato durante le lezioni che coinvolgono studenti dello stesso anno, ma di classi diverse».
   
Le mie riflessioni erano arrivate a questo punto, prima che Satoshi mi interrompesse. Al centro del nostro mistero, c’era un luogo in cui Chitanda aveva avuto modo di conoscermi e di ricordarsi il mio nome, nonostante non mi avesse mai visto prima. Aspetta, dove mi aveva incontrato?
 
   
«Le lezioni che rientrano in questa categoria sono due: educazione fisica e arte. Ovviamente, un libro sarebbe inutile durante l’ora di educazione fisica, quindi è da escludere. Se date un'occhiata attenta alla copertina del libro, noterete che su di essa si è accumulata una leggera quantità di tempera. Queste cinque ragazze stavano usando il libro per le loro lezioni, e hanno deciso di prenderlo a turno in prestito ogni settimana».
 
   
  +
'''CONTINUA...'''
Satoshi mi interruppe e disse: «Ma non capisco perché lo fanno una volta a settimana. Voglio dire, puoi tenerlo in prestito per due settimane...»
 
 
«Smettila di dire le stesse cose di Ibara. Voi due dovete andare davvero d'accordo per dire le stesse cose. Satoshi, tu terresti un libro che non hai intenzione di leggere? Sarebbe ovviamente più efficiente riportarlo in biblioteca, invece di portarlo a casa».
 
 
«Capisco… E cosa avete visto quando siete andanti lì?»
 
 
«Ormai dovresti averlo capito. Abbiamo visto gli studenti delle classi 2-D, 2-E e 2-F, che dipingevano durante la lezione di arte».
 
 
Nell’aula, c'erano dei dipinti che ritraevano soggetti simili in stili differenti. C’erano anche i ritratti dei vari studenti, seduti accanto a un tavolo decorato da un fiore. Nella mano delle ragazze si trovava niente meno che l’elegante libro intitolato "Istituto Superiore Kamiyama: Viaggio nei sui 50 anni di storia". Era un dipinto molto dettagliato, e artisticamente parlando, era piuttosto affascinante.
 
 
«Sei incredibile, Houtarou. Allora, qual era l’odore che sentiva Chitanda?»
 
 
«Ovviamente l’odore della tempera. Se n’è resa conto anche lei, appena siamo entrati nell’aula di arte».
 
 
Satoshi iniziò a battere le mani senza riserve.
 
 
«Wow, sei stato fantastico. Grazie a te, ho sperimentato del tempo di qualità».
 
 
Chitanda sorrise in approvazione.
 
 
«Sì, è stato divertente. Sembra che il tempo sia volato in un lampo».
 
 
«In primo luogo, non so nemmeno quanto tempo sia passato… ma non posso crederci che Oreki sia davvero riuscito a risolvere il mistero!»
 
 
Se da una parte loro sembravano strabiliati, per me era invece del tutto diverso. Ibara era stata la prima a pensare che l’intera faccenda fosse strana, Chitanda era quella che aveva deciso di investigare per pura curiosità e Satoshi voleva semplicemente godersi lo spettacolo; tutti loro erano diversi da me. Cominciai a chiedermi se anche io avrei avuto una reazione simile, partecipando al festival Kanya.
 
 
Come dire… Oh, be’, lasciamo perdere.
 
 
La pioggia stava diventando più debole e il tempo di tornare a casa si avvicinava.
 
 
Mentre stavo per prendere la mia borsa, Chitanda mi fermò.
 
 
«Non possiamo andarcene. Dobbiamo aspettare».
 
 
«Cosa? Abbiamo qualcos’altro da fare?»
 
 
Notai che Satoshi e Ibara mi stavano fissando freddamente. Avevo fatto qualcosa di sbagliato?
 
 
«Oreki, ti ricordi perché sei venuto qui?»
 
 
Per risolvere il mistero del libro molto popolare ma che nessuno legge…
 
 
No, aspetta. Giusto, mi ero dimenticato dell’antologia! Satoshi scoppiò a ridere.
 
 
«Andiamo, ragazzi. Ogni tanto Houtarou ha qualche rotella fuori posto».
 
 
«Ogni tanto? Fuku, sei troppo buono».
 
 
Argh, mi ero appena comportato in modo stupido di fronte a loro due.
 
 
Ibara sembrava intenzionata a continuare, quando una voce fece capolino da dietro al bancone.
 
 
«Ibara, grazie per l’aiuto. Ora puoi tornare a casa».
 
 
«Ah, certamente. Anche lei sta tornando a casa, professoressa Itoikawa?»
 
 
Era un’insegnante e, anche se non l’avevo mai vista prima, sapevo che era la bibliotecaria. Nonostante fosse una donna alla fine della mezza età, era piuttosto bassa di statura. Un’occhiata alla sua targhetta mi permise di risalire al suo nome completo: Youko Itoikawa.
 
 
All’arrivo della bibliotecaria, Satoshi si mise subito al lavoro.
 
 
«Professoressa, sono Satoshi Fukube del club di letteratura. Abbiamo intenzione di pubblicare un’antologia e vorremmo vedere gli arretrati per avere un punto di riferimento, ma non riusciamo a trovarli sugli scaffali normali. Quindi ci stavamo chiedendo se potessimo dare un’occhiata agli archivi».
 
 
«Club di letteratura?... Antologia?»
 
 
La professoressa Itoikawa iniziò a parlare con aria sorpresa. Probabilmente pensava che il club di letteratura fosse stato sciolto.
 
 
«Fai parte del club di letteratura? Capisco… Scusami, ma la libreria non possiede nessuna antologia di cui io sia al corrente».
 
 
«Eeh, allora gli archivi?»
 
 
«Neanche lì».
 
 
«Forse qualcosa è stato tralasciato…»
 
 
«Non credo sia possibile».
 
 
La risposta arrivò con un tono stranamente deciso. Eppure, non c’era alcun motivo per cui la bibliotecaria ci dovesse mentire. Forse gli archivi erano stati revisionati di recente?
 
 
Dopo aver ricevuto una risposta negativa, Satoshi non aveva altra scelta se non arrendersi.
 
 
«Allora è così? Capisco… Adesso cosa facciamo, Chitanda?»
 
 
«Questo è un problema…»
 
 
Chitanda mi rivolse uno sguardo depresso. Anche se mi guardava in quel modo, non potevo fare altro che sollevare le spalle.
 
 
«Sono sicuro che alla fine li troveremo. Per ora andiamo a casa» dissi, mentre prendevo la mia borsa.
 
 
Ibara rispose freddamente: «Sembri molto rilassato, dopo aver risolto il mistero».
 
 
Anche se avevo risolto un problema, non mi sentivo di certo rilassato. Ibara, le tue accuse erano del tutto fuori luogo. In ogni caso, era inutile esprime a parole i miei pensieri, quindi decisi di fare spallucce.
 
 
«Sì, hai ragione. Andiamo a casa… Almeno ne è valsa la pena».
 
 
Chitanda disse qualcosa di totalmente incomprensibile.
 
 
Ad ogni modo, il nostro lavoro era finito. Questa volta, riuscii a mettermi la borsa sulla spalla e ad uscire dall’edificio, con la pioggia che si era ormai fermata e i raggi del sole che brillavano tra le nuvole.
 
 
Quando mi girai per guardarmi intorno, sentii Chitanda che sussurrava di nuovo quelle parole: «Proprio così. Se si tratta di Oreki, allora potrebbe…»
 
   
   

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