Bakemonogatari: Capitolo 006
La nostra città natale era ai margini della periferia.
Di notte era molto buia. Buio pesto. L'edificio abbandonato era così lontano dalla luce del giorno da sembrare lo stesso sia dentro che fuori.
Ero nato e cresciuto qui quindi ciò non mi sembrava strano, non sembrava in alcun modo mistifico - in realtà, era il normale ordine delle cose, il modo naturale del mondo - ma Oshino aveva viaggiato in lungo e in largo, e lui disse che la discrepanza era la radice di molti problemi.
Era bello avere delle radici così facilmente reperibili.
Secondo lui, comunque.
In ogni caso...
Era appena passata la mezzanotte.
Senjougahara ed io andammo di nuovo alle rovina della scuola. Aveva preso un cuscino da casa sua e lo aveva attaccato al suo posto nella parte posteriore della bici.
Non avevamo mangiato nulla ed eravamo affamati.
Parcheggiai la bici nello stesso posto, e ci infilammo attraverso il varco della recinzione. Oshino ci stava aspettando fuori dalla porta.
Come se fosse stato lì tutto il tempo.
"... eh?"
L'abbigliamento di Oshino sembrò sorprendere Senjougahara.
Indossava delle bianche vesti sacre - joe [1]. Aveva perfino pettinato i capelli; sembrava una persona diversa. Uno per niente sciatto.
L'abito fa il monaco.
Perché sembrava inquietante?
"Oshino-san... sei un prete?"
"No, per niente?" disse. "Né prete né monaco. Sono andato a scuola per questo, ma non ho mai avuto un lavoro. Era complicato."
"Complicato?"
"Motivi personali. Ci si riduce solo ad ammalarsi di tutto. Gli abiti hanno la stessa funzione dei tuoi. Non avevo nient'altro di pulito. Stiamo per incontrare un dio qui, così ho voluto darmi una pulita, come te. Imposta il tono giusto. Il tono è importante. Quando ho combattuto Araragi-kun, avevo una croce in una mano, un mazzo di aglio appeso, e un pò d'acqua Santa. Adattarsi alla situazione. Potrei non avere molta dimestichezza con le buone maniere, ma so quello che sto facendo qui. Non pensare che arrivo con un colpo di bacchetta mentre ti spargo del sale in testa."
"O-okay" disse Senjougahara.
Era certamente una sorpresa vederlo così, ma la sua reazione sembrava un pò troppo esagerata. Perché?
"Sei bella e purificata. Bene. Giusto per essere sicuri, non ti sei truccata, vero?"
"Non pensavo che fosse una buona idea, quindi no."
"Bene. Decisione giusta. Hai fatto una doccia anche tu, Araragi-kun?"
"Già. Nessun problema."
Era un passo necessario se stavo per a sedermi sulle sue cose. Ho evitato di menzionare il tentativo di Senjougahara di sbirciare mentre ero sotto la doccia.
"Eppure sembri esattamente lo stesso."
"Sì, sì."
Dal momento che ero solo un osservatore, non mi ero cambiato. Naturalmente sembro lo stesso.
"Andiamo a farla finita. Ho preparato un spazio al piano di sopra."
"Uno spazio?"
"Sì".
Oshino svanì all'interno del buio. Anche in vestiti bianchi era stato inghiottito all'istante. Ancora una volta, presi la mano di Senjougahara, e la condussi dopo di lui.
"'Andiamo a farla finita?' Non prenderla esattamente sul serio, ok? " Chiesi.
"Che cosa vorresti dire? Ho trascinato due giovani ragazzi fuori in una posto deserta nel bel mezzo della notte. È mia responsabilità farti tornare a casa e a letto non appena posso."
"Mi stavo chiedendo se possiamo davvero prendere a calci in culo questo granchio così facilmente."
"Che pensieri violenti, Araragi-kun. Successo qualcosa di bello?" Disse Oshino, senza neppure voltarsi indietro. "Non è come te e Shinobu-chan o la rappresentante-chan e il gatto sexy. E non dimenticate, io sono un pacifista. Che normalmente evita la violenza a tutti i costi. Sia tu che la rappresentante-chan siete stati presi di mira con cattiveria, ma questo non si applica al granchio. "
"No?"
Se ci fosse una vittima, non implica malizia, implica ostilità?
"Come ho detto, abbiamo a che fare con un dio. Gli dei semplicemente stanno lì. Non fanno niente. Esistono e basta. Proprio come voi andate a casa dopo la scuola e basta. È colpa sua se questo è accaduto."
Nessun danno. Nessun assalto.
Nessuna possessione.
'Colpa sua' non era il modo più bello per dirlo, ma Senjougahara non disse nulla. O aveva senso per lei, o aveva temprato se stessa per prendere tutto quello che le potevano dire, consapevole di quello che stavamo per fare.
"Allora non saremo esiliati o calceremo il suo culo, Araragi-kun. Metti questo genere di cose fuori dalla testa. Stiamo andando a chiedere un favore. Prega per la sua misericordia."
"Prego per...?"
"Sì".
"Sarà d'accordo con questo? Intende solo ridare a Senjougahara il suo peso?"
"Non posso dirlo con certezza, ma è probabile. Non amano vagare in un santuario di Capodanno, dopo tutto. Loro non sono così indifferenti da ignorare una supplica sincera. Gli dei sono sempre alla ricerca del quadro generale. Gli dei giapponesi sono particolari in questo. Si preoccupano dell'umanità nel suo insieme, forse, ma come individui? In realtà non ci notano. Non li importa affatto. Età, sesso, peso - non importa. Siamo semplicemente tutti 'umani.'. Siamo tutti la stessa cosa. "
La stessa cosa.
Non solamente simili. Identici.
"Hmm. Molto diverso dalle maledizioni."
"Allora," disse Senjougahara, come se avesse provato a farsi coraggio nel chiedere. "Il granchio... è qui vicino?"
"Sì. Vicino, dappertutto vicino. Ma per farlo venire qui, dobbiamo fare certe cose."
Raggiungemmo il terzo piano.
Siamo entrati in una delle aule.
L'intera stanza era coperta da corde sacrali scintoiste. Tutti i banchi e le sedie erano stati tolti e di fronte alla lavagna c'era un altare. Un'offerta era posta sulla base. Non sembrava che quelle cose fossero state messe frettolosamente metre eravamo via. Le lampade erano accese negli angoli, creando nella stanza una luce soffusa.
"E' una sbarra, fondamentalmente. Un luogo sacro improvvisato. Nulla di speciale. Rilassati." disse, guardando Senjougahara.
"Sono... rilassata."
"Buono a sapersi." Entrammo. "Tutti e due - abbassate lo sguardo e mantenete la testa bassa."
"Eh?"
"Sei di fronte ad un dio."
Ci fermammo in piedi davanti l'altare.
Era diverso da come avevo affrontato la mia situazione, o quella di Hanekawa. Ero quello non rilassato. L'aria ere tesa - così tesa da rendere una persona pazza.
Mi accovacciai.
Pronto a tutto.
Non ero religioso; come la maggior parte delle persone della mia età, non conoscevo la differenza tra Shinto e Buddismo, ma c'era una parte di me, l'istinto o qualcosa simile, che reagiva a momenti del genere.
A quella volta.
E a quel luogo.
"Um, Oshino..."
"Che c'è, Araragi-kun?"
"Stavo pensando... data la situazione e questo posto che hai fatto... forse non dovrei essere qui? Mi sento un po' fuori posto."
"Non devi. Dubito ci saranno problemi, ma in caso... devi pensare a cosa potrebbe accadere in uno scenario ipotetico. Se succede qualcosa, tu dovrai proteggerla."
"Dovrò farlo?"
"Vedi qualcun altro di immortale?"
"....................."
Certamente era un buon motivo, ma non ero sicuro che la mia presenza servisse proprio per quello.
E non ero più immortale.
"Araragi-kun" disse Senjougahara "Tu mi proteggerai, non è vero?"
"Quando sei diventata una principessa indifesa?!"
"Oh, andiamo. In ogni caso, stavi pensando di ucciderti domani."
"Non farlo durare tanto."
Quello era il tipo di cosa che non si diceva nemmeno alle spalle di qualcuno, ma lei me lo aveva appena detto in faccia. Avrei potuto fare una seria riflessione per capire quale terribile peccato avrei potuto commettere in una vita precedente per meritare un dispetto tanto cattivo.
"Non ti sto chiedendo di farlo gratis."
"Cosa mi darai?"
"Vuoi una ricompensa materiale? Come sei superficiale. Non sto esagerando quando dico che una singola domanda comprende tutte le tue colpe, come umano."
"... quindi, cosa farai per me?"
"Vediamo... suppongo che abbandonerò il mio piano sul diffondere la voce che sei una persona tanto ripugnante da aver equipaggiato Nera con le vesti da schiavo mentre giocavi a Dragon Quest V."
"Non l'ho mai fatto!"
E voleva dirlo a tutti?
Senza cuore.
"Hai usato la parola sbagliata e in qualche modo l'hai reso peggiore!? Stai ricattando l'universo!?"
Note di Traduzione
- ↑ E' un indumento utilizzato nelle cerimonie religiose, buddiste o scintoiste.