To Aru Majutsu no Index ~ Italiano (Italian):Volume1 Capitolo1
Capitolo 1: Il mago arriva in città. FAIR,_Occasionally_GIRL.
Parte 1
Gli acquario, nati tra il 20 Gennaio e il 18 Febbraio, avranno fortuna con i soldi, in amore e nel lavoro! Non importa quanto assurde le cose possano sembrare, saranno tutte un successone. Quindi che ne dite di giocare alla lotteria!? Però, per quanto possiate essere popolari, non uscite con tre o quattro ragazze contemporaneamente ♪
«Okay, okay... Lo sapevo che sarebbe andata così, lo sapevo.»
20 Luglio, il primo giorno delle vacanze estive.
Kamijou Touma era senza parole nella sua camera di un dormitorio della Città Accademia, dove, siccome l'aria condizionata era rotta, c'era un gran caldo. La causa sembrava essere stata un fulmine, che durante la notte aveva reso inutilizzabili l'80% degli elettrodomestici. Di conseguenza, anche il contenuto del suo frigo era andato a male. Kamijou aveva provato a mangiare una scodella di noodles istantanei che teneva per i casi di emergenza, per poi rovesciarli nel lavandino. Senza alcun'altra scelta, aveva deciso di andare a mangiare fuori, ma mentre cercava il portafoglio aveva rotto la sua prepagata pestandola con un piede. Quando poi era tornato a letto per ripicca e cercava di piangere fino ad addormentarsi, era stato svegliato dall'amorevole chiamata della sua responsabile di classe, che diceva "Kamijou-chan, sei un'idiota, quindi hai bisogno delle lezioni di recupero ♪".
Aveva sempre saputo che l'oroscopo che passava in TV insieme alle previsioni del tempo era impreciso, ma con una simile differenza non poteva nemmeno ridere.
«...Ormai l'ho capito, ma non riesco a capacitarmene senza parlarne a me stesso.»
L'oroscopo sbagliava sempre e non era mai riuscito a trovare un portafortuna che funzionasse. Si trattava di semplice vita quotidiana per Kamijou Touma. All'inizio aveva pensato che la sfortuna fosse di famiglia, ma suo padre si era aggiudicato il quarto premio di una lotteria (circa 100.000 yen) e sua madre aveva vinto non-stop ad una roulette elettronica. Qualche volta si chiedeva se avesse davvero legami di sangue con i propri genitori, ma non poteva entrare nella "route dell'erede al trono" senza attivare la flag della sorellina, quindi quell'inutile premonizione si sarebbe rivelata problematica.
In definitiva, Kamijou Touma aveva sperimentato solo la sfortuna.
Così tanto che la sua vita la si poteva considerare uno scherzo ancora in corso.
Ma non aveva intenzione di non far nulla per questo.
Non si affidava alla fortuna. In altre parole, era molto energico.
«...Bene. Ora come ora devo pensare a cosa fare con la prepagata e con il frigo.»
Kamijou si grattò la testa e guardò in giro per la stanza. Sinché possedeva il suo libretto di risparmio, poteva ottenere abbastanza facilmente una nuova prepagata, ma il vero problema era il frigo... o meglio, la colazione. Le chiamavano lezioni di recupero, ma sicuramente gli avrebbero fatto prendere delle pillole di Methuselin e dell'Elbrase in polvere per lo sviluppo dei poteri. Farlo a stomaco vuoto non era una buona idea.
Mentre si toglieva la maglietta usata come pigiama e si metteva l'uniforme estiva, Kamijou prese in considerazione l'idea di fermarsi in un supermercato sulla via per la scuola. Mantenendo ben salda la sua posizione di studente deficente, era rimasto inutilmente in piedi tutta la notte per via dell'arrivo delle vacanze estive, quindi aveva un gran mal di testa dovuto alla mancanza di sonno. Comunque, si impose di pensare positivo.
"Beh, immagino che mi vada piuttosto bene se una sola settimana basta a recuperare tutto quello che mi sono perso nei quattro mesi di scuola che ho saltato."
Cambiò umore a tal punto che improvvisamente mormorò:
«C'è bel tempo fuori. Forse dovrei anche mettere il futon[1] a prendere un po' aria.»
A quel punto aprì la porta scorrevole del balcone. Si aspettava di ritrovare il suo futon bello morbido una volta ritornato dalle lezioni di recupero.
Tuttavia in quel balcone al settimo piano il muro del palazzo di fronte si trovava a meno di due metri di distanza.
«Il cielo è così blu, ma il futuro è così nero ♪»
Il suo entusiasmo scendeva a vista d'occhio. L'essersi sforzato di canticchiare così allegramente aveva avuto l'effetto opposto.
Non avere nessuno a fargli da spalla lo fece sentire molto solo mentre prendeva il futon sul suo letto con entrambe le mani.
"Dato che sbaglio sempre in tutto, devo almeno riuscire a rendere questo futon bello morbido."
Non appena ebbe finito di pensarlo, sentì qualcosa di viscido sotto il suo piede. Dopo averlo guardato si accorse che era uno yakisoba-pan[2] ancora confezionato nel suo involucro di plastica. Dato che prima si trovava nel frigo sopraccitato, a quel punto doveva essere andato a male.
«...Spero solo che questo pomeriggio non si metta a piovere senza preavviso.»
Dando voce a questa sua cattiva premonizione, Kamijou attraversò la porta scorrevole ed andò nel balcone...
...e vide che c'era già un futon bianco appeso lì.
«?»
Poteva anche essere la stanza di un dormitorio studentesco, ma la struttura era quella di un appartamento a stanza singola, quindi Kamijou viveva da solo. Di conseguenza, non c'era nessun altro, a parte lui, che potesse mettere un futon sulla ringhiera del suo balcone.
Quando si avvicinò a guardare, si accorse che non era affatto un futon ad essere appeso lì.
Era una ragazza vestita di bianco.
«AH?!»
Il futon gli cadde dalle mani.
Era un mistero. Infatti, non aveva alcun senso. Come se fosse collassata per la stanchezza sopra una spranga di metallo, una ragazza aveva la vita pressata sulla ringhiera del balcone e il corpo piegato a tal punto che le sue braccia e le sue gambe penzolavano all'ingiù.
Poteva avere... forse quattordici o quindici anni. Sembrava più giovane di Kamijou di uno o due. Doveva essere una straniera, perché aveva la pelle candida ed i capelli bianchi... no, questi erano argentati. Erano piuttosto lunghi, quindi le coprivano completamente la testa capovolta, nascondendone il viso. Kamijou immaginò che normalmente le dovessero arrivare sino alla vita.
Ed i suoi abiti erano...
«Wah, è una vera sorella... Voglio dire suora, senza legami di parentela.»
Si poteva chiamare abito quel che indossava? Erano i vestiti che ci si aspetterebbe di vedere in chiesa su una suora. Sembravano un pezzo unico abbastanza lungo da raggiungere le sue anche e a parte quello aveva un cappuccio, leggermente diverso da un cappello. Comunque, mentre solitamente gli abiti delle suore erano nero corvino, il suo era bianchissimo. Che fosse fatto di seta? Inoltre, su tutti i punti più importanti vi erano stati cuciti dei ricami con un filo dorato. Kamijou non riusciva a credere che, solo cambiandone i colori, lo stesso vestito potesse dare un'impressione così differente. Quel che vedeva gli ricordava la tazza di un parvenu.
Le belle dita della ragazza si mossero improvvisamente.
La sua testa penzolante si sollevò lentamente. I suoi capelli di seta si spostarono ai lati con naturalezza, come un sipario, e il suo viso si mostrò a Kamijou.
"Wah, wah...!"
Era piuttosto carina. La sua bianca pelle e i suoi verdi occhi erano un'esperienza del tutto nuova per qualcuno mai andato all'estero come Kamijou, al quale lei ricordava una bambola.
Comunque, non era questo ad averlo messo in agitazione.
Non era giapponese, e la professoressa d'inglese di Kamijou Touma gli aveva suggerito di non avvicinarsi mai agli stranieri. Se qualcuno di qualche strana nazione gli avesse parlato senza preavviso, sarebbe probabilmente finito a comprare un piumino senza nemmeno rendersene conto.
«Io...»
Le tenere ma un po' asciutte labbra della ragazza si mossero lentamente.
Kamijou fece uno o due passi indietro senza nemmeno pensare. Con uno squish mise di nuovo il piede sullo yakisoba-pan.
«Ho fame.»
«…………………………………………………………………»
Per un momento, Kamijou pensò di essere così stupido che il suo cervello avesse automaticamente sostituito la lingua straniera che aveva sentito con il giapponese. Come quando uno studente delle elementari un po' siocco canta a caso senza conoscere il testo della canzone.
«Ho fame.»
«...»
«Ho fame.»
«......»
«Quante volte ti devo dire che ho fame?»
La ragazza dai capelli argentati sembrò arrabbiarsi un poco per come Kamijou se ne stava lì impalato.
"No. Questo lo prova. Non può essere nient'altro che giapponese."
«Ah, umh...» disse mentre fissava la ragazza appesa alla ringhiera del balcone. «Cosa? Stai cercando di dirmi che sei collassata dalla stanchezza o qualcosa del genere?»
«Potresti anche dire che io sia collassata e che stia per morire.»
«...»
Era in grado di parlare molto bene il giapponese.
«Sarebbe fantastico se potessi riempirmi lo stomaco.»
Kamijou guardò lo yakisoba-pan ai propri piedi, ancora nel suo involucro, schiacciato e probabilmente andato a male.
Non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo, ma sapeva che avrebbe fatto meglio a non averci a che fare. Sperando di potersela levare di torno con un sorriso, le mise davanti alla bocca lo yakisoba-pan. Era sicuro che se ne sarebbe andata una volta sentito l'odore pungente, voleva fare qualcosa di simile al chazuke[3] dato a Kyoto ad un ospite che si vuole mandar via.
«Grazie mille. Buon appetito!»
Lo mise in bocca in un solo boccone, con tanto di confezione di plastica. Ed insieme a quello, c'era anche il braccio del ragazzo.
Ancora una volta, la giornata di Kamijou iniziò tra grida e sfortuna.
Parte 2
«Per prima cosa lascia che mi presenti.»
«...Perché non mi spieghi per quale motivo te ne stavi appesa al mio balcone?»
«Il mio nome è Indekkusu.»
«Come se qualcuno potesse credere che quello sia il tuo vero nome! "Indekkusu"? A questo punto potrei chiamarti anche Index[4], no?»
«Come puoi vedere, sono un'ecclesiastica. Ah, questa cosa è importante: non faccio parte del Vaticano, ma degli Anglicani Inglesi.»
«Non ho idea di cosa tu stia parlando, ma rispondi alle mie domande!»
«Hm... Per quanto riguarda l'Index, è un po' complicato da spiegare. Ah, il mio nome magico è Dedicatus545.»
«Oi? Mi ricevi? Si può sapere da che pianeta vieni?»
Vedendo Kamijou mettersi con nonchalance un dito nell'orecchio, Index si mangiucchiò le unghie. Sembrava una sua abitudine.
"Ma perché devo starmene seduto a questo tavolo di vetro e guardarla come se fossimo ad un appuntamento al buio?" si chiese lui.
Ora come ora, Kamijou sarebbe dovuto andare a scuola per le lezioni di recupero, ma non voleva lasciare quella misteriosa ragazza in camera sua.
E la cosa peggiore era che a questa ragazza dai capelli argentati, che chiamava se stessa Index, sembrava piacere la stanza, come se ci si volesse rotolare sopra.
Che fosse un'altra delle "sfighe" attirate da Kamijou? Se quello era il caso, non era un bene.
«Allora, se mi potessi riempire lo stomaco, ti sarei estremamente grata.»
«Perché dovrei? Per quale motivo dovrei farmi bello ai tuoi occhi? Se devo partecipare a qualche strano evento ed entrare nella "Index route", potrei anche riiniziarla!![5]»
«Emh... Quel modo di parlare è usato da queste parti? Scusami, ma non credo di capire quello che mi stai dicendo.»
Come ci si aspetterebbe da una straniera, non conosceva la cultura otaku giapponese.
«Ma se mi cacciassi da qui sverrei dopo soli tre passi, sai?» chiese la ragazza.
«Sverresti...? Non sono affari miei.»
«Se succedesse, userei i miei ultimi momenti per scrivere una lettera di suicidio allegando una tua foto.»
«Cos...?»
«Se mi salvassero potrei dire di essere stata rinchiusa in questa stanza per poi essere torturata... Potrei anche dire che tu mi abbia obbligata a indossare questi vestiti.»
«MI MINACCI? MA ALLORA CONOSCEVI LA CULTURA OTAKU!!»
«?»
Index piegò la testa, mostrando uno sguardo interrogativo. Sembrava un gattino che ha visto uno specchio per la prima volta.
"Glielo devo riconoscere. Perché ho la sensazione che sia lei a tenere il coltello dalla parte del manico? Aspetta e vedrai! Vuoi mangiare, vero?!" Kamijou, arrabbiato, si lanciò in cucina. Il cibo dentro al frigo era andato a male, quindi avrebbe potuto riempirle la bocca con quello. A lui di certo non avrebbe fatto male. Perciò mise gli avanzi nel wok[6] e li iniziò a friggere come fossero verdure. Se li avesse riscaldati non sarebbe morto nessuno, no?
Pensandoci bene, da dove veniva questa ragazza?
Nonostante ci fossero degli stranieri nella Città Accademia, lei non aveva l'aria di una del posto. Ma se fosse venuta da fuori sarebbe stato strano lo stesso.
Anche se era conosciuta come una "città dalle diverse centinaia di scuole", in verità era più una "scuola con centinaia di dormitori studenteschi". Era grande quanto un terzo di Tokyo, e il perimetro era circondato da muri come quelli della Grande Muraglia Cinese. Pur non essendo impenetrabile come una prigione, non era poi così facile entrarci.
Sembrava che non ci fosse niente a controllare cosa entrava e cosa usciva, ma in realtà l'Università Industriale aveva lanciato tre satelliti con la scusa di un esperimento, che costantemente monitoravano la città. Tutte le persone che si muovevano al suo interno sarebbero state rintracciate ed analizzate. Nel caso avessero trovato qualcuno assente dai loro registri, gli Anti-Skill e i membri del Judgement di ogni scuola sarebbero stati mobilizzati.
"Comunque, che i satelliti non abbiano scoperto questa ragazza perché quella tipa dell'elettricità ha generato una specie di temporale?" si chiese Kamijou.
«Ah, è vero. Perché te ne stavi appesa alla ringhiera del mio balcone?»
Chiese lui, mentre versava della salsa di soia nella padella dove friggeva il cibo.
«Non è che ci stessi appesa.»
«E allora che ci facevi? Non mi dirai che ti ci ha portato il vento?»
«...In un certo senso.»
Kamijou, che stava semplicemente scherzando, volse di scatto la testa per guardarla.
«Volevo saltare dal tetto di quell'edificio a quello di questo qui, ma sono caduta.»
Tetto? Kamijou guardò il soffitto.
Quello era un piccolo angolo di un economico dormitorio studentesco, cioè di un alto edificio a otto piani ordinatamente organizzato in appartamenti. Anche solo guardando il balcone, uno poteva dire che la distanza tra i tetti era di circa due metri. Non era impossibile fare un lungo salto, ma...
«Sei seria? Il tetto si trova sopra otto piani! Moriresti se non facessi attenzione!»
«Hm... Un suicida non può nemmeno avere una tomba.»
Index diede una risposta di dubbio senso e proseguì.
«Ma non avevo scelta, dovevo farlo per scappare.»
«Sc...appare?»
Sentendo questa parola dal pericoloso significato, Kamijou aggrottò inavvertitamente le sopracciglia. Tuttavia Index rispose con un bambinesco "Nn" e continuò.
«Qualcuno ha intenzione di uccidermi.»
«...»
La mano che scuoteva la padella si fermò da sola.
«In realtà sarei riuscita a saltare, ma qualcuno mi ha colpita alle spalle a mezz'aria.»
La ragazza che chiamava se stessa Index sembrava sorridere.
«Di conseguenza, sono caduta e sono atterrata sulla ringhiera del tuo balcone. Mi dispiace.»
Anche senza essere ironica, mostrò a Kamijou Touma un sorriso puro ed innocente.
«"Colpita"...?»
«Hm? Ah... Non ti preoccupare delle mie ferite. Quest'abito ha un "effetto difensivo".»
«In che senso un "effetto difensivo"? E' antiproiettile?»
La ragazza girò su se stessa come se si stesse vantando di aver comprato dei nuovi vestiti. Non sembrava ferita. Ma era stata davvero "colpita"? Si fosse trattato della sua immaginazione, magari sarebbe stata più credibile.
Comunque...
L'unica cosa che Kamijou poteva credere era che lei fosse stata appesa alla ringhiera del suo balcone al settimo piano.
Considerato questo, era vera la sua storia?
"Chi" l'aveva attaccata?
Kamijou cominciò a riflettere.
Quanto coraggio serviva per saltare dal tetto di un palazzo di otto piani ad un altro? Quanta fortuna aveva avuto per appendersi alla ringhiera di un balcone al settimo piano? Che cosa poteva significare il fatto che lei fosse incolume?
«Perché qualcuno sta provando ad uccidermi.»
Index lo disse sorridendo. Quant'era complicata la storia dietro al suo sorriso?
Kamijou era all'oscuro di quel che Index stesse passando, quindi non capiva nulla delle sue parole. E anche se lei avesse spiegato tutto sin dall'inizio, lui non ne avrebbe compreso neanche metà, e non gli sarebbe importato di farlo.
Ma Kamijou qualcosa capiva.
Capiva che lei fosse stata appesa alla ringhiera di un balcone al settimo piano. Se non fosse stata attenta, si sarebbe potuta schiantare sull'asfalto. Questa cosa lo faceva preoccupare.
«Cibo.»
La faccia di Index gli spuntò da dietro. Stava tenendo in mano le bacchette. Sembrava che non sapesse come usarle pur sapendo parlar bene il giapponese.
La ragazza guardò nella padella con eccitazione. L'espressione era come quella che avrebbe un gatto in una giornata piovosa dopo essere stato tirato fuori da una scatola di cartone.
«...Ah...»
Lì friggeva del cibo con nulla di diverso dalla spazzatura, "verdure fritte" (con veleno).
Guardando la ragazza affamata, Kamijou poté sentire il suo lato angelico (che appariva insieme a quello demoniaco) struggersi di dolore.
«Ah... Eh... Ecco... Dato che hai così tanta fame, non mangiare il cibo schifoso lasciato da dei ragazzi, perfavore. Perché non andiamo in un ristorante per famiglie? O magari ordiniamo a domicilio?»
«Non posso aspettare.»
«Ah... Mmh...»
«E poi non ha un brutto aspetto. E' qualcosa che hai preparato senza voler niente in cambio, quindi dovrebbe essere buono.»
In questo momento Index era davvero come una suora, mostrando un radioso sorriso.
Ignorando completamente Kamijou, a cui si rivoltava lo stomaco, chiuse la mano a pugno e prese con le bacchette il cibo dalla padella.
E masticò.
«Vedi? Non è così male.»
«...Dav... davvero?»
E masticò.
«Sei davvero premuroso, l'hai fatto salato per aiutarmi a riprendermi, vero?»
«Eh? Eh... Sa.. salato?»
E masticò.
«Non ti preoccupare, mi andava di mangiare salato. Grazie mille, ti comporti proprio come un fratello maggiore.»
Continuò a mangiare con un radioso sorriso e dei germogli di fagioli sulla faccia.
«...Wo... UUU... WOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!»
Kamijou sollevò la padella con velocità supersonica. Guardò Index, estremamente insoddisfatta, mentre pensava "Andrò all'Inferno da solo".
«Hai fame anche tu?»
«...Ah?»
«Se non hai fame, puoi ridarmi quelle verdure? Non posso aspettare...»
Index lo guardò con la bocca che morsicava la punta delle bacchette. Vedendola così, Kamijou prese coraggio.
Era il volere di Dio. Doveva finire quel che aveva iniziato.
Questa volta non c'entrava la sfiga, era proprio colpa sua.
Parte 3
Kamijou si mise in bocca la "spazzatura" calda con un sorriso.
Nonostante ciò, la ragazza che chiamava se stessa Index, mostrò un'espressione triste mentre dava un morso a dei biscotti. Visto come li rosicchiava e li teneva con entrambe le mani, sembrava proprio uno scoiattolo.
«...Oh, è vero, hai detto che qualcuno sta provando ad ucciderti. Di chi si tratta?»
Kamijou, che era finalmente ritornato dall'Inferno dopo molte difficoltà, fece subito la domanda più importante.
Ovviamente non avrebbe sudato sette camicie per una ragazza conosciuta da a mala pena mezz'ora, ma arrivati a quel punto non poteva comportarsi come un completo estraneo.
"Farò semplicemente finta di essere gentile" pensò lui. Pur non potendo aiutarla, per lo meno poteva dire "Ho fatto del mio meglio".
«Mmh..»
Disse la ragazza con una voce in qualche modo assetata.
«Non lo so, forse i Rosa Croce i Golden Dawn. Anche se posso immaginare che facciano parte di queste due organizzazioni, non conosco i loro nomi... E i nomi non hanno significato per loro.»
«"Loro"?»
Kamijou ripeté con fare confuso. Il nemico era un'organizzazione? Un gruppo?
Ma Index, quella propriamente in fuga, era piuttosto calma. Dopo aver dato un "Mn" come conferma, disse:
«Sono associazioni magiche.»
...
«Eh? Magiche...? Emh... Mi prendi in giro? O ho sentito male io?»
«Ah... Eh...? Emh... Per caso il mio giapponese è strano? Quel che voglio dire è MAGIC! MAGIC CABAL!»
«...»
Kamijou divenne ancora più perplesso a causa della spiegazione in inglese.
«Senti senti. Starai mica parlando di qualche nuova organizzazione, di quelle che sfruttano misteriose religioni per predicare "Chi non crede subirà l'ira di Dio", e che forzano la gente a mangiare strane medicine per poi fargli il lavaggio del cervello? Mamma mia che paura.»
«...Non so perché, ma ho la sensazione che tu mi stia prendendo in giro.»
«Uh...»
«...Mi stai prendendo in giro, vero?»
«...Scusami ma è impossibile. Io non posso credere nell'esistenza della magia. Sono abituato a "poteri strani" come il generare del fuoco dal nulla o il vedere attraverso le cose, ma la magia... Davvero non posso crederci.»
«...?»
Index inclinò la testa e iniziò a pensare.
Se lui fosse stato strettamente convinto che la scienza potesse risolvere tutto, avrebbe urlato "NON C'E' NIENTE IN QUESTO MONDO CHE LA SCIENZA NON POSSA PROVARE!!".
Ad ogni modo, la mano destra di Kamijou aveva davvero una certa "abilità speciale".
Sin quando avesse avuto quest'anormale abilità chiamata Imagine Breaker, persino i miracoli che si vedono nella mitologia sarebbero stati cancellati.
I poteri soprannaturali erano piuttosto comuni nella Città Accademia. Lasciando scorrere dell'elettricità sul collo, iniettando delle droghe nelle vene e ascoltando alcuni speciali suoni con delle cuffie, qualsiasi cervello poteva "svilupparsi". Tutto poteva essere spiegato dalla scienza, quindi chi mai poteva negarne l'esistenza?
«Non capisco di cosa tu stia parlando.»
«Non c'è nulla da capire! In generale non c'è dubbio che i superpoteri esistano!»
«E allora perché la magia no? Non c'è dubbio che anche la magia esista.»
Index aveva un aspetto estremamente irritato, come quello che assumerebbe una persona se le si criticasse il cane dicendo che è un bastardo.
«Eh... Lascia che ti spieghi. Conosci la morra cinese? Eh, aspetta, è cultura globale, no?»
«...Dovrebbe essere parte della cultura giapponese, ma la conosco.»
«Se perdessi dieci volte su dieci a morra cinese, crederesti che ci sia una motivazione dietro?»
«...Wu...»
«Non c'è una motivazione, no? Eppure gli uomini crederebbero che ci sia una forza ad agire da dietro le quinte!»
Kamijou, con tono disinteressato, continuò.
«Qualsiasi persona normale si chiederebbe "Perché sono così sfortunato?", oltre che domandarsi sull'esistenza di una qualche forza invisibile. Una volta che qualcuno entra in quella tipologia di pensiero e ci aggiunge un po' di "astrologia", cosa succede?»
«...Una cosa del tipo "Sei Cancro, e ora come ora sei molto sfortunato, quindi è meglio non scommettere" o qualcosa genere, no?»
«Tutti i "poteri magici e misteriosi" che ci circondano nascono in questo modo. Gli uomini credono che ci sia qualche forza invisibile che decide la loro fortuna, e sono portati a credere che qualsiasi scemenza sia opera del destino. Questa è la magia.»
Index arricciò le labbra come un gatto inquieto. Dopo un po', disse:
«...Sembra che tu abbia una ragione per non credere alla magia.»
«Già. Proprio perché ce l'ho non ho potuto dar retta a quelle sciocchezze. Chi può credere nell'esistenza dei maghi delle storielle per bambini? Se si potesse utilizzare qualche MP per resuscitare un morto, chi mai vorrebbe sviluppare i poteri? Come posso credere in questa "magia" che non ha nessuna prova scientifica alle spalle?»
Chi non credeva nell'esistenza dei "superpoteri" era solo un'idiota.
Nella Città Accademia, i superpoteri erano riconosciuti da tutti e potevano essere spiegati dalla scienza.
«...Ma la magia esiste!»
Index arricciò le labbra. Forse per lei la "magia" era un pilastro spirituale, come lo era l'Imagine Breaker per Kamijou.
«Sì, vabbeh. Comunque, perché ti stavano inseguendo...?»
«La magia esiste davvero!»
«...»
«La magia esiste davvero!»
Sembrava che volesse a tutti i costi che Kamijou lo ammettesse.
«Ok, allora dimmi: cos'è la magia? Puoi lanciare palle di fuoco dalla mano? Puoi farlo anche senza partecipare alle nostre lezioni sui superpoteri? Prova a farlo davanti a me e magari ci crederò.»
«Non ho mana, quindi non posso usare la magia.»
«...»
Cosa c'era di diverso tra il dire una cosa del genere e l'essere uno con finti poteri che si scusa con "La videocamera mi deconcentra, quindi non posso piegare il cucchiaio"?
In ogni caso, anche quel che pensava Kamijou era piuttosto complesso.
Pur avendo negato l'esistenza di cose come la magia, non capiva appieno come funzionasse l'abilità della sua mano destra, l'Imagine Breaker. Come faceva? Qual'era la forza che non potevano vedere? Persino la Città Accademia, che era la più grande autorità nel campo dello sviluppo di poteri esper, non poteva analizzarla attraverso un semplice body check. Per questo motivo era etichettato come un esper "Level 0".
E non l'aveva ottenuta tramite il programma di sviluppo curato dalla scienza, era proprio una caratteristica della sua mano destra.
Nonostante avesse sempre detto che "non ci può essere magia in questo mondo", lui stesso possedeva un "irrealistico" potere che violava qualsiasi logica.
...Ma di certo non poteva dire che siccome c'era una forza tanto inspiegabile forse la magia esisteva davvero.
«...La magia esiste!»
Kamijou sospirò.
«Ok, supponiamo che la magia esista.»
«"Supponiamo"?»
«Sì, supponiamo che la magia esista.»
Ignorò l'interruzione di Index e continuò.
«Allora, perché quelle persone ti stavano inseguendo? C'entrano i tuoi vestiti?»
Kamijou si riferiva al vestito da suora bianco puro, di seta, ultra-lussuoso e ricamato d'oro. In altre parole, stava chiedendo "C'entra la religione?".
«...Perché io sono un indice.»
«Cosa?»
«Credo che vogliano i 103.000 grimori in mio possesso.»
...
«...Perché mi sento ancora più confuso adesso?»
«Perché sembra che più io spiego e meno te ne freghi di me? Sei piuttosto impaziente, huh?»
«Ok, facciamo un riassuntino. Non so cosa siano questi "grimori", ma sono libri, vero? Tipo dizionari?»
«Mmh. Il Libro di Eibon, Lemegeton, Il Libro Senza Nome, Il Libro del Rituale Cannibale, il Libro della Morte... Questi sono i più rappresentativi. Il Necronomicon è troppo famoso, e ci sono un sacco di imitazioni in giro, quindi non è degno di nota come gli altri.»
«Umh... Sinceramente non mi importa del contenuto dei libri...»
Kamijou voleva dire "Sono senza senso comunque", ma si sforzò di non farlo.
«Hai detto di averne un centinaio di migliaia. Dove sono?»
In ogni caso, doveva chiarire questa cosa. 100.000 libri avrebbero riempito un'intera biblioteca.
«Stai dicendo di avere la chiave di un magazzino?»
«No.»
Index scosse la testa, e poi disse:
«Tutti i 103.000 libri sono qui con me.»
"...Cosa?" Kamijou aggrottò le sopracciglia.
«...Non è che ora mi dirai che le persone sceme non possono vederli, vero?»
«Anche se non sono scemi non possono vederli! Non avrebbe senso se potessero.»
Le parole della ragazza sembravano decisamente esagerate, come se stesse cercando di prendersi gioco di lui. Guardò a destra e a sinistra. Quale "Necronomicon"? Tutto ciò che poteva vedere erano riviste di gaming, manga sparsi per il pavimento e i compiti estivi gettati in un angolo della sua stanza.
«...Sigh...»
Kamijou, che aveva sopportato la cosa per tutto il tempo, finalmente non ne poté più.
Forse questa storia del "qualcuno mi sta inseguendo" era solo l'immaginazione di Index. Se fosse stato davvero così, e lei seriamente avesse saltato dall'ottavo piano, avesse sbagliato e fosse atterrata sulla ringhiera del balcone...
Beh, sarebbe stato meglio non averci niente a che fare.
«...Non è strano che tu creda nei poteri soprannaturali ma non nella magia?»
Index arricciò le labbra e parlò con aria irritata.
«E poi cosa c'è di così figo nei poteri soprannaturali? Non dovresti guardare dall'alto in basso gli altri, anche se possiedi qualche abilità speciale!»
...
«Hm, hai ragione!»
Kamijou sospirò con delicatezza.
«E' vero, hai ragione. Con ben pochi espedienti ci stanno catalogando come sotto-livelli. Questo modo di pensare è terribile!»
Kamijou abbassò la testa guardando la sua mano destra.
Questa non poteva sparare fiamme o elettricità, e non poteva emettere alcun tipo di luce, né tantomeno suoni. Ovviamente, nessuna strana linea sarebbe apparsa sui suoi polsi[7].
Però poteva disperdere qualsiasi "potere soprannaturale". Non importava che fossero buoni o cattivi, persino i miracoli delle leggende potevano andare distrutti.
«Comunque, per le persone di questa città, i superpoteri sono come un pilastro spirituale, quindi non ci pensare troppo. Inoltre, io sono uno di loro.»
«E' un bene che tu lo sappia, idiota! Hmph, perché incasinarti il cervello? Un cucchiaio lo puoi piegare con le mani.»
«...»
«Hmph, di che mai si potrà vantare uno che ha abbandonato la propria natura per qualcosa di così superficiale?»
«...Perché non ti tappi quella boccaccia?»
«L-La violenza non mi spaventa!»
Index, con l'aspetto di un gatto inquieto, disse:
«E poi, hai parlato tanto di superpoteri, ma non sembra che tu ne abbia!»
«...Eh, questa cosa... Come dovrei spiegarla...?»
Kamijou si sentì turbato.
Non aveva avuto molte occasioni per spiegare questo "Imagine Breaker" agli altri e dato che reagiva solo ai "poteri anormali", se l'interlocutore non avesse accettato la loro esistenza, la spiegazione sarebbe stata inutile.
«Un, si tratta della mia mano destra... Ah, premetto che è tutto naturale, non c'è nulla di artificiale!»
«Oh.»
«Se la mia mano destra entra in contatto con... qualsiasi abilità speciale, vuoi che sia una palla di fuoco del livello di una bomba nucleare, vuoi che sia un railgun tattico, persino un miracolo di Dio può essere disperso.»
«...Eh...?»
«...Perché quella faccia? Sembra che tu abbia visto un catalogo per compere con qualche incredibile cristallo portafortuna.»
«Oh, accidenti... Tu, un ateo che non ha mai sentito parlare del nome di Dio, dici che un Suo miracolo può essere disperso. Non so bene come prenderti...»
Index si mise addirittura il mignolo nell'orecchio.
«...Ugh, che fastidio!! E pensare che ora vengo preso in giro da una ragazzina bugiarda e magica che se ne esce con "la magia esiste davvero, solo che non te lo posso provare". Che nervi...»
Sentendo Kamijou Touma borbottare, anche Index sembrò arrabbiarsi.
«Io... Io non sono una ragazzina bugiarda e magica! La magia esiste davvero!»
«E allora provamelo, scema! Tanto userò il mio "Imagine Breaker" per distruggere la tua magia, così vedremo chi ha ragione! Scema!»
«Va bene! Te lo dimostrerò!»
Index alzò con rabbia la propria mano.
«Questo! Questo vestito! E' l'ultima barriera difensiva conosciuta come "Chiesa Ambulante".»
Tenne entrambe le mani alzate, permettendogli così di vedere l'abito da suora che gli ricordava una tazza da té d'alta classe.
«"Chiesa Ambulante"? Non ci sto capendo più nulla! Non hai fatto altro che usare parole strane come "indice" e "barriera difensiva". Non puoi parlare in modo che io possa capirti? E' una cosa veramente antipatica! Non ti ha mai detto nessuno che roba così complessa va spiegata modo semplice?»
«Tu... Non hai nemmeno provato a capire, e ora ti lamenti pure?»
Index agitò le braccia.
«Te lo proverò proprio adesso, al posto di parlarne e basta! Infilzami con un coltello da cucina!!»
«Ok! Preparati... M-Ma che ti passa per la testa?! Ti farei sicuramente malissimo! Stai provando ad incastrarmi!?»
«Ah! Non mi vuoi credere, eh?»
Index mosse le sue spalle su e giù con entusiasmo.
«Quest'abito possiede tutti i principali elementi di una chiesa, di conseguenza può essere chiamato "chiesa formato vestito"! Il tessuto, la cucitura e anche l'ornamento... tutto è stato progettato con cura! Un semplice coltello da cucina non può farmi niente!!»
«Io penso che tu stia semplicemente bluffando... Se ti accoltellassi sul serio, sarei il delinquentello più ridicolo di tutti i tempi!»
«Non mi credi...! Quest'abito è in grado di replicare con esattezza la Sacra Sindone di Torino, il vestito indossato dal Santo quando fu infilzato dalla lancia di Longinus. Segue che la sua tempra è di livello papale. Usando le tue parole, sarebbe al pari di un rifugio antiatomico, no? Che l'attacco sia fisico o magico non ha importanza, lo prenderà e lo assorbirà... Non ho detto di essere atterrata sul tuo balcone perché qualcuno mi aveva colpito alle spalle? Se non avessi avuto questo questa "Chiesa Ambulante", ora mi ritroveresti con un buco! Lo capisci?»
La ragazzina era veramente rumorosa!
L'idea che Kamijou aveva di Index peggiorò parecchio mentre le lanciava uno sguardo irritato ai vestiti.
«Sì, davvero impressionante... Ma se si trattasse di un "potere anormale", nel caso in cui la mia mano destra lo toccasse, il tuo vestito sarebbe fatto a pezzi, giusto?»
«Questo se il tuo potere è davvero auten-ti-co~ Hoho...»
Index sorrise sdegnosamente.
Kamijou pensò "Accetto la sfida" e afferrò la sua spalla con la mano destra.
...Eh... Era davvero una strana sensazione... Come se stesse toccando delle nuvole, come se l'intero impatto fosse assorbito da qualche morbida spugna.
«...Un momento...»
Kamijou, calmatosi, iniziò a pensare a una cosa.
Se quel che Index aveva detto, per quanto strano potesse sembrare, fosse stato vero, e quest'abito chiamato "Chiesa Ambulante" fosse stato realmente fatto con qualche "potere anormale", cosa sarebbe successo?
Se quel "potere anormale" fosse stato distrutto, il vestito non sarebbe caduto in pezzi?
«CHE COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSA!?»
L'improvvisa sensazione di esser sul punto di raggiungere l'età adulta lo fece urlare.
...
...
...?
<AAAAAAAAHHHHH... Eh?»
Non successe nulla.
Kamijou pensò "Diamine, per un momento mi sono preoccupato", pur sentendosi anche un po' triste.
«Guarda qua! Quale Imagine Breaker? Non è successo niente!»
Index teneva le mani sui fianchi, sporgendo in fuori il suo piccolo petto e sorridendo. Ma, un attimo dopo, i suoi vestiti si sfilarono come il nastro di un pacco regalo, e si sparpagliarono sul pavimento.
I fili che mantenevano insieme la tunica si slacciarono, rendendola un semplice pezzo di stoffa. Solo il copricapo che indossava rimase intatto, probabilmente perché non era attaccato al resto dei vestiti. Tuttavia, questo aggravava ancora di più la situazione.
Index teneva le mani sui fianchi, sporgendo in fuori il suo piccolo petto e restando lì a sorridere.
Esatto, non aveva più nulla addosso.
Parte 4
Sembrava che, questa ragazza di nome Index, avesse la brutta abitudine di morsicare le persone quand'era arrabbiata.
«OW OW OW... Basta mordermi! Ma cosa sei? Una zanzara di un campeggio estivo?»
«...»
Non rispose.
Index sedeva sul pavimento con una coperta addosso. Stava usando un elevato numero di spille da balia per provare minuziosamente (ed inutilmente) a rattoppare l'abito da suora.
Una terribile ed inquietante atmosfera dominava la stanza.
Ovviamente non è che stesse per comprarire un killer sostituto.
«...Emh, principessa, permette? Mi dispiace disturbarla, ma ci sono pantaloncini e maglietta qui...»
«...»
La suora lo fissò con gli occhi di un serpente.
«...Emh... principessa?»
Kamijou Touma, mentre provava a parlarle, immaginò che la ragazza dovesse avere una vasta gamma di espressioni.
«...Che vuoi?»
«E' stata colpa mia, va bene?»
Kamijou non comprese la sua risposta, eccetto per una sveglia che gli venne lanciata addosso. Non appena urlò per la sorpresa, arrivò anche un enorme cuscino. A seguire, cosa ancor più terrificante, fu il turno di una game console e di una cassetta.
«Come puoi dirmi una cosa simile in modo così calmo dopo quello che è successo!?»
«Emh... ecco... vedi... in realtà, il tuo servo ora è un po' nervoso. Come dovrei dire... Che sia la giovinezza!?»
«Stai ancora facendo lo scemo... Uuuuuuuuuuu...!»
«Sì! Sì! Mi dispiace! Mi dispiace! Ti chiedo scusa! Quello è un registratore a cassette che ho affittato, non un fazzoletto! PER FAVORE NON MORSICARLO!»
Kamijou Touma si prostrò esageratamente sul pavimento mentre chiedeva scusa alla ragazza.
Ad essere sinceri, Kamijou, che aveva visto una fanciulla nuda e cruda per la prima volta in vita sua, era così nervoso da far sembrare che il suo cuore stesse venendo schiacciato.
"Per fortuna non può leggermelo in faccia" pensò.
Ma questo era solo un suo pensiero. Se si fosse guardato allo specchio, avrebbe scoperto che la cosa gli era palesemente stampata in viso.
«Fatto...»
Tirando su col naso, Index aveva finito quest'apparentemente infernale lavoro domestico, ovvero il ricucire la veste in modo da rimetterla in sesto. Dopo averla rigirata per darle uno sguardo...
...Mh, un abito da suora pieno di spille da balia.
«... (Gocciolina di sudore).»
«... (Silenzio).»
«Hai intenzione di indossare questa specie di vergine di ferro[8]?»
«... (Lacrimucce).»
«In giapponese si chiama "hari no mushiroto"[9].»
«…Uu… uuuuuuu!!»
«MI SBAGLIAVO! MI DISPIACE!»
Kamijou si prostrò subito sul pavimento, tanto da sbatterci la testa come dell'aglio che viene pestato. Invece Index sembrava una bambina vittima di bullismo, mentre morsicava il cavo della televisione così forte da arrivare quasi a romperlo. Che ragazza poco raffinata.
«Devo indossarlo! Sono ancora una suora dopotutto!»
Index brontolò, iniziando a vestirsi sotto la coperta e muovendosi come un bruco. L'unica cosa che si poteva vedere era la sua faccia, rossa come un pomodoro.
«...Ah, il modo in cui ti cambi mi ricorda una lezione di nuoto a scuola—»
«Perché mi stai ancora guardando? Non sarebbe il caso di girarti?»
«Beh, non morirai mica se ti vedo così. E poi ti ho appena vista in quel modo, questo non è niente.»
«...»
Index si fermò per un momento, ma realizzò che Kamijou non stava capendo di aver detto di nuovo qualcosa di inadeguato, quindi poté solamente continuare a vestirsi. Forse era davvero molto concentrata, visto che non si accorse di aver fatto cadere il suo copricapo.
Il ragazzo non sapeva cosa dire. Ma la situazione sarebbe diventata davvero strana se nessuno avesse detto niente. Era come prendere un ascensore con uno sconosciuto.
Mentre Kamijou continuava a sperare di poter fuggire dalla realtà, gli venne in mente una cosa: le lezioni di recupero!
«WA! DIAMINE! DEVO ANDARE ALLE LEZIONI DI RECUPERO!»
Kamijou guardò l'orario mentre diceva:
«Ah... Emh... Ora devo andare a scuola, quindi tu che vuoi fare? Se vuoi stare qui ti do la chiave.»
L'idea dello "scacciar via la ragazza" era completamente sparita.
Dato che la Chiesa Ambulante aveva reagito all'Imagine Breaker, i suoi vestiti avevano davvero un "potere soprannaturale". Di conseguenza le sue parole potevano non essere tutte frottole.
Mettiamo che, per esempio, fosse stata inseguita da dei maghi e fosse caduta dal tetto.
Mettiamo che, per esempio, dovesse continuare a scappare per poter sopravvivere.
C'era davvero un gruppo di maghi, usciti da qualche storiella per bambini, che si comportavano da teppisti? Anche in questa capitale della scienza che poteva addirittura trasformare i poteri soprannaturali in vera teoria?
...Pur senza considerare questi aspetti pratici, Kamijou, dopo averla vista così agitata, voleva che Index rimanesse e si calmasse un po'.
«...Non c'è bisogno. Me ne sto andando.»
Tuttavia, Index mostrò uno sguardo angosciato mentre si rialzava lentamente. Mentre gli fluttuava vicino sembrava un fantasma senza vita, a quanto pare dimenticandosi che il suo copricapo si trovava sul pavimento. Kamijou voleva aiutarla a raccoglierlo, ma aveva paura di distruggerlo con il potere della sua mano destra.
«Ah... Emh... Ecco...»
«Mh? Stai tranquillo!»
Index si voltò, e disse:
«Non me ne sto andando perché sono arrabbiata, è solo che se continuo a stare qui quelle persone potrebbero arrivare. Non vuoi che ti esploda la stanza, vero?»
Dopo averla sentita dire parole così terrificanti, Kamijou non seppe cosa fare.
Index camminò lentamente verso l'uscita e l'attraversò. Kamijou le venne disperatamente dietro, pensando di doverla quantomeno aiutare, ma dopo aver tirato fuori il suo portafoglio, scoprì di avere solo 320 yen. Ciononostante voleva che Index restasse, perciò si lanciò precipitosamente verso la porta, sbattendoci la gamba ad una velocità supersonica.
«AH...OWWWWWWWWWW! OOOOOOOOOOHHH!!»
Index si girò, e vide Kamijou tenersi una gamba mentre urlava per il dolore. Sempre per questo motivo, Kamijou iniziò a saltellare qua e là e il cellulare gli cadde dalla tasca. Quando il ragazzo se ne accorse fu già troppo tardi, e si poté sentire un "crack" dallo schermo a cristalli liquidi.
«Uuuuu... uuuuuuuuuuuuuuuuuu… Sono davvero sfortunato...»
«Più che sfortunato, magari sei solo un po' imbranato...?»
Index sorrise.
«Ma dato che il tuo "Imagine Breaker" è reale, immagino che ci sia una spiegazione, no?»
«...Che vuoi dire?»
«Mh. E' roba che riguarda la magia, quindi potresti non credermi anche se te lo dicessi.»
Index rise mentre continuava a parlare.
«La benedizione di Dio, il filo rosso del destino[10]... se esistessero davvero, probabilmente anche loro sarebbero distrutti dalla tua mano destra.»
Mosse l'abito da suora pieno di spille da balia, per poi dire:
«Esattamente come la "Chiesa Ambulante", che originariamente aveva il potere di Dio, la fortuna proviene dalla protezione divina.»
«Hmph... Ma che "fortuna" e "sfortuna"? Non è tutto regolato dalla probabilità e dalle statistiche? Come può essere ver—?»
Prima che potesse finire di parlare, Kamijou, toccando la maniglia della porta, sentì improvvisamente dell'elettricità statica. Era sioccato, e tutto il suo corpo tremò per riflesso. Siccome i suoi muscoli avevano fatto qualcosa a cui non era abituato, gli venne un crampo al polpaccio.
«Uuuuuuu...»
Kamijou gemette per circa sei secondi.
«...Emh... Sorella-san...»
«Cosa?»
«...Per favore, spiegati...»
«La logica è piuttosto semplice...»
Index parlò con tono certo.
«Se il potere della tua mano destra è reale, significa che sinché l'avrai la "fortuna" continuerà ad essere distrutta.»
«...Quindi vuoi dire che...?»
«Sin quando la tua mano destra sarà a contatto con l'aria, continuerai ad essere sfortunato.»
«AAAAAHHHHHHHHHH!! SONO DAVVERO SFORTUNATO!!!»
Anche se Kamijou non credeva nella magia, era molto sensibile a questa cosa chiamata "sfortuna". Questo perché, nella sua vita quotidiana, era così tanto spesso sfortunato da sentire di avere l'intero universo contro.
E davanti a questo sfortunato Kamijou Touma c'era una suora color bianco puro, che splendeva con un sorriso da dea.
Tutti avrebbero detto che si trattava di un'espressione intenta a far credere nella fede.
«Visto che hai intenzione di dire di essere sfortunato, sappi che lo sei già solo per il fatto di avere un simile potere.»
Vedendo questa suora sorridente, Kamijou non poté non lasciar fuoriuscire qualche lacrimuccia dai suoi occhi... Oi... Aspetta un attimo, non era questo il punto, vero?
«No! Non è di questo che sto parlando! Tu... hai un posto dove stare una volta andata via da qua? Anche se non so cosa stia succedendo, quei maghi potrebbero trovarsi ancora nei paraggi, no? La mia casa è più sicura, quindi ti va di rimanere?»
«Attirerò i "nemici" se continuerò a restare.»
«Come puoi esserne così sicura? Sinché non richiami la loro intenzione, e stai dentro all'appartamento, non ti dovrebbero scoprire, no?»
«Non è così semplice.»
Index afferrò il colletto del suo vestito e disse:
«Quest'abito si chiama "Chiesa Ambulante". E' mantenuto dalla magia. Anche se la Chiesa lo chiama "Potere di Dio", è simile alla "magia". In altre parole, il nemico può sfruttare la magia della mia veste per rintracciarmi.»
«Ma allora, perché indossi una specie di trasmettitore?»
«Perché le sue capacità difensive sarebbero di classe papale... se non fosse stato distrutto dalla tua mano destra.»
«...»
«...Se non fosse stato distrutto dalla tua mano destra...»
«Mi dispiace, per favore non mi fissare con quelle lacrimucce... Ora che ci penso, dato che la tua "Chiesa Ambulante" è stata distrutta, dovrebbe aver perso la "funzione di segnalazione", no?»
«Anche se fosse, saprebbero che è stata distrutta. Te l'ho appena detto: le capacità difensive della "Chiesa Ambulante" sono di livello papale. In altre parole, è proprio come una "Fortezza Ambulante"... Se fossi un nemico, anche senza sapere perché questa "Fortezza" ha perso la sua abilità, di certo non sprecherei un'occasione simile, no?»
«Un attimo! Allora ho un motivo in più per non lasciarti andare! Anche se non posso ancora credere in questa cosa chiamata magia, visto che sei inseguita da un "nemico", come posso permettere che tu rischi la tua vita là fuori?»
Index era sbalordita.
Guardando la sua espressione, davvero sembrava una ragazza come tante.
«...Vuoi dire che se dovessi scendere sino all'Inferno, mi accompagneresti?»
Index sorrise.
Questo sorriso era così indifeso da riuscire ad ammutolire Kamijou per un po'.
Dietro a quelle gentili parole c'era un significato nascosto:
"Lascia perdere".
«Non ti preoccupare, non è che non abbia dei compagni. Se riesco ad arrivare alla Chiesa, troverò delle persone che mi proteggeranno.»
«...Oh? Allora... dov'è quella Chiesa?»
«Londra.»
«Non è un po' troppo lontano? Per quanto hai intenzione di scappare?»
«Hm? Ah, non ti preoccupare! In Giappone ci dovrebbe essere qualche succursale.»
Il suo abito da suora, pieno di spille da balia, ondeggiò.
«Una chiesa... sì, mi sembra ce ne sia una in città.»
Qualsiasi persona normale, una volta sentita la parola "chiesa", penserebbe subito a quei grandi posti dove si fanno i matrimoni, ma in Giappone erano molto piccole. Anche se lì, in realtà, la cultura cristiana non si era propriamente inserita e a causa dei terremoti era difficile mantenere quelle "costruzioni dal gran valore storico". Le chiese, che Kamijou vedeva casualmente dal finestrino del treno, erano solo un'ammasso di piani con una croce sul tetto... Ma pensandoci meglio, se erano di piccola fattura sarebbe stato strano il contrario.
«Hm... Ma non va bene qualsiasi chiesa... Io appartengo agli Anglicani Inglesi...»
«???»
«Emh... A dirla tutta, la Cristianità in realtà è divisa in tante diverse sezioni.»
Spiegò Index con fare bizzarro.
«Prima di tutto, possiamo dividerla in Cattolici e Protestanti. A loro volta i primi, a cui io appartengo, possono essere divisi nei Cattolici Romani del Vaticano, negli Ortodossi originari della Russia e negli Anglicani Inglesi della St. George Cathedral.»
«...Quindi, che succede se arrivi in quella sbagliata?»
«Succede che mi buttano fuori.»
Index continuò a spiegare mentre sorrideva amaramente.
«Gli Ortodossi Russi e gli Anglicani Inglesi si trovano principalmente nelle proprie nazioni, perciò in Giappone ci sono molte poche chiese di questi ultimi.»
«...»
Più Kamijou ascoltava, più sentiva che qualcosa non tornava.
Forse prima che Index fosse caduta per la fame aveva già visitato diverse "chiese", per poi essere buttata fuori tutte le volte, venendo obbligata a continuare la propria fuga. Di certo non sarebbe stata una bella sensazione.
«Non ti preoccupare. Se riesco a raggiungere una chiesa degli Anglicani Inglesi ho vinto.»
«...»
Immediatamente, Kamijou pensò al "potere" della sua mano destra.
«OI! Se ti dovessi cacciare nei guai... puoi cercare me.»
Alla fine, poteva solo dirle questo.
Pur essendo il ragazzo in grado di uccidere Dio.
«Mmh. Tornerò se avrò fame.»
Index mostrò un sorriso bello come un convolvolo, la cui perfezione lasciò Kamijou senza fiato.
Un robot per le pulizie si avvicinò, girò attorno ad Index, e andò oltre.
«YAAHH!!»
Il sorriso perfetto svanì in un istante, non appena la ragazza cadde all'indietro. Visto come tremava, sembrava avesse dei crampi alle gambe. DONG! Il retro della sua testa colpì il muro.
«—! UNA COSA COSI' STRANA CHE SE NE VA IN GIRO TRANQUILLAMENTE…?!»
Mentre gridava, a Index uscirono delle lacrimucce, e addirittura si dimenticò di tastarsi la nuca.
«MA CERTO CHE SEI STRANA! QUELLO E' UN ROBOT PER LE PULIZIE!»
Kamijou sospirò.
Il robot per le pulizie aveva l'aspetto di un largo cilindro metallico. Sotto aveva delle ruote e delle spazzole circolari che, come una macchina per le pulizie, usava per lavare il pavimento. Aveva una videocamera installata, in modo da poter evitare gli ostacoli; una cosa odiata da tutte le ragazze in minigonna.
«...Capisco. Il Giappone non è un paese tecnologico, ma uno dove pure la magia è meccanizzata.»
«Oi!»
Vedere Index impressionarsi del Giappone per qualche strana ragione, sbalordì Kamijou.
«Questa è la Città Accademia. Cose del genere le puoi vedere ovunque!»
«Città Accademia?»
«Esatto. La parte ovest di Tokyo era piuttosto lenta a svilupparsi, quindi hanno comprato questa parte di terra per crearvi la "città". Questa "città di scuole" ne possiede tantissime di primo, secondo e terzo grado, insieme a diverse università.»
Kamijou sospirò mentre continuava a parlare.
«L'80% delle persone che vivono qui sono studenti, e tutti gli appartamenti che sembrano condomini sono dormitori studenteschi.»
Questa "Città Accademia" non solo educava negli studi, ma sviluppava segretamente il corpo e i superpoteri.
«...Quindi, ciò che vedi per strada potrebbe essere un po' diverso. Macchinette per il cibo, pale eoliche per l'elettricità e robot per le pulizie come quello di poco fa... è pieno di cose di questo tipo, che vengono sviluppate dalle università. Qui il livello tecnologico è circa vent'anni più avanzato rispetto al mondo esterno.»
«Mh...»
Index fissò il robot per le pulizie, e disse:
«Ma allora, tutti gli edifici qui appartengono a questa "Città Accademia", vero?»
«Già... quindi se è da queste parti che stai cercando la Chiesa Inglese, ti consiglierei di provare fuori città. Qui le chiese sono per la maggior parte organizzazioni di educazione teologica o pseudo-psicologica.»
Index rispose con un "Mm" mentre annuiva con la testa. Solo ora pensò di usare la mano per tastarsi la nuca.
«...Eh? Ah... eh? I-Il mio copricapo è sparito!»
«Te ne sei accorta solo adesso? Ti è caduto poco fa!»
«Eh?»
Kamijou voleva dire "Ti è caduto quando ti stavi cambiando sotto la coperta", ma Index sembrò capire "Ti è caduto quando ti sei spaventata per il robot e sei caduta". Quindi lo cercò per il corridoio, ma non poté trovarlo. Allora un sacco di punti di domanda le comprarirono sopra la testa.
«AH! E' vero! Dev'essere stato quel demonio elettronico!»
Index aveva completamente frainteso, tanto da arrivare ad inseguire il robot per le pulizie che stava girando l'angolo.
«...Emh... Ma che cavolo succede?»
Kamijou guardò dentro alla stanza. C'era ancora il suo copricapo. Quindi guardò di nuovo il corridoio. Index non era più lì. Che razza di modo freddo per andarsene.
Questo gli fece pensare qualcosa di completamente assurdo: anche se il mondo fosse stato distrutto, sarebbe sopravvissuta per qualche ridicolo motivo?
Parte 5
«Hai~ La Sensei ha preparato gli appunti per studiare, ora ve li passo~ La lezione di oggi sarà proprio su queste cose~»
Era passato un intero semestre da quando era entrato a far parte di questa classe, eppure Kamijou si sentiva ancora incuriosito.
L'insegnante della Classe 7 del primo anno, Tsukuyomi Komoe, si trovava dietro alla cattedra. Gli studenti potevano vederne solamente la parte superiore. Era alta 135cm, e si diceva avesse provato ad andare sulle montagne russe venendo poi rifiutata per motivi di sicurezza. Qualsiasi persona avrebbe pensato a lei come a una studentessa di dodici anni che avrebbe dovuto indossare un elmetto giallo ed uno zainetto rosso andando in giro con un flauto. Quest'insegnante dall'aspetto bambinesco era davvero uno dei sette grandi misteri della scuola.
«Anche se la Sensei non vi vieta di parlare, la dovete ascoltare, okay~? La Sensei ha già lavorato duro per preparare le domande di un test. Se non lo passerete, dovrete partecipare al gioco di punizione~»
«Sensei, si riferisce al giocare a poker bendati? Quello è un corso di visione a raggi X! Dover vincere dieci volte di seguito senza nemmeno poter vedere, o in alternativa non tornare a casa... Io, Kamijou Touma, ho la sensazione di non riuscire a rincasare neanche entro domani mattina!»
«Sì~ Però Kamijou, i tuoi voti per lo sviluppo dei poteri non sono sufficienti. Quindi dovrai comunque partecipare, d'accordo?»
Kamijou sentì di non saper proprio come gestire il professionale sorriso di questa "insegnante a lavoro".
«Oooh, sembra che Komoe tenga proprio tanto a Kami-yan...!»
Seduto vicino a Kamijou c'era il capoclasse con capelli blu e piercing, che aveva appena detto qualcosa di ridicolo.
«Non credi che quell'insegnante che si diverte a scribacchiare sulla lavagna in punta di piedi ce l'abbia in qualche modo con me...?»
«Che...? Quell'insegnante così carina? Che importa se non riesce a farti avere la sufficienza in diverse materie? Di certo guadagnerai un sacco di esperienza se verrai sgridado da una ragazza simile!»
«Pedofilo...! Sei una causa persa!»
«AHA! Essere un pedofilo è "solo" una delle mie preferenze. Non mi piacciono mica "solo" le piccoline~!»
Proprio mentre Kamijou si trovava sul punto di rispondere con un "razza di onnivoro mangia-spazzatura"...
«Voi due laggiù! Dovrete giocare "all'Uovo di Colombo" se continuerete a parlare!»
"L'Uovo di Colombo" consisteva in una persona incaricata di tenere in equilibrio un uovo capovolto su un tavolo, senza usare alcun supporto. Per riuscirci, anche uno studente di telecinesi doveva impegnarsi così tanto da farsi esplodere i vasi sanguigni del cervello. Questo perché se la forza esercitata fosse stata troppo forte, l'uovo si sarebbe rotto. Inoltre, chi non ci riusciva doveva rimanere sino alla mattina successiva.
Kamijou e Aogami Pierce poterono solo fissare Tsukuyomi Komoe, che si trovava davanti a tutti, quasi dimenticandosi di respirare.
«Avete capito~?»
Che sorriso terrificante.
Komoe-sensei detestava le persone che dicevano "piccola", tuttavia le piacevano quelle che la chiamavano "carina".
Comunque, a Komoe-sensei non importava di non essere vista come un'insegnante dai propri studenti. Ovviamente perché questa era la Città Accademia. L'80% della popolazione era fatta di "studenti", quindi poteva essere chiamata una "nazione dei ragazzi". Di conseguenza, le critiche dirette a "quegli insegnanti che non stavano lavorando abbastanza" erano molto più dure rispetto a quelle delle scuole estere. Inoltre, il voto degli scolari includeva anche i "compiti a casa" e i "poteri".
Lì il ruolo dei docenti era solo "sviluppare" il potere degli alunni, anche se personalmente i professori non ne avevano. Quelli di educazione fisica e simili erano tutti mostri che facevano parte di organizzazioni militari fuori città, in grado di far abbassare la cresta persino agli studenti dotati di abilità. Ovviamente Komoe-sensei, che insegnava chimica, non era una di loro.
«Ascolta, Kami-yan...»
«Cosa?»
«Essere sgridato da Komoe-sensei, non ti eccita~?»
«Sei l'unico che si ecciterebbe per una cosa simile, idiota! Ne ho abbastanza, stai zitto! Ci rovineremo l'estate se verremo obbligati a giocare con le uova quando non abbiamo nemmeno dei poteri di telecinesi! Smettila di mettermi nei casini con quel finto accento del Kansai!»
«F-Finto accento del Kansai? Perché dovrei fingerlo? Vengo davvero da Osaka~!»
«Stai zitto! Sei nato in un villaggio pieno di campi di riso! Sono già seccato, non ho voglia di discutere con te.»
«Io... I-I-Io non sono nato in un villaggio pieno di campi di riso! Ah... ah... il takoyaki è davvero buonissimo~»
«Smetti di cercare d'essere uno del Kansai. Si può mangiare il riso con solo takoyaki?»
«Ma che stai dicendo? Anche se sei del Kansai, non mangi takoyaki solo con il riso~»
«...»
«Probabilmente no... probabilmente no... Aspetta... ma... eh... lo mangiano?»
«Ti sei fregato, finto nativo del Kansai!»
Kamijou sospirò, e guardò fuori dalla finestra.
Se avesse saputo che le lezioni di recupero sarebbero state così noiose, avrebbe accompagnato Index.
Anche se la Chiesa Ambulante dell'abito da suora che Index indossava aveva reagito alla mano di Kamijou (Beh, "reagito" è una parola sin troppo leggera), non significa che lui adesso credesse nell'esistenza della "magia". Forse circa l'80-90% di quel che lei aveva detto era una bugia, e anche se non lo fosse stato, forse aveva semplicemente interpretato qualche fenomeno naturale come magia.
Eppure...
"Il pesce che scappa sembra sempre molto grande..."
Kamijou sospirò ancora. Invece che starsene buttato in questa classe senz'aria condizionata, sarebbe dovuto andare con Index in un fantastico mondo di magia e spade, di sicuro più interessante. Se lo avesse fatto, ci sarebbe potuta essere una protagonista carina (chiamarla bella sarebbe po' forzato).
«...»
Kamijou si ricordò del velo da suora che Index aveva lasciato in camera sua.
Alla fine non gliel'aveva restituito. Se avesse voluto, era ancora in grado di farlo. Anche se lei fosse sparita, se l'avesse cercata seriamente, l'avrebbe ritrovata subito. E anche se non ci fosse riuscito, non sarebbe stato strano vederlo correre per le strade sventolando questo copricapo.
Ora che ci pensava, in realtà voleva un pretesto per poterla rincontrare. Sperava in segreto che lei tornasse per riprendersi ciò che si era dimenticata.
Questo perché il sorriso di quella ragazza era veramente perfetto.
Sentiva che sarebbe scomparsa come un fantasma tra le sue dita, se non avesse lasciato qualcosa da usare come pretesto.
Aveva solo paura di questa sua sensazione.
"...Ma che mi prende?"
Kamijou, che stava diventando sempre più romantico, improvvisamente realizzò qualcosa.
Aveva usato delle parole piuttosto dure con la ragazza che se ne stava appena sulla ringhiera del suo balcone, però non la odiava. Di sicuro sentiva un po' di rimorso all'idea di non poterla più rincontrare in futuro.
«...Ah... che palle!»
Kamijou fece "Cheh" all'interno della sua bocca. Se avesse saputo che se ne sarebbe pentito, avrebbe insistito per farla rimanere.
Ma pensandoci bene, che cos'erano i "103.000 grimori" di cui parlava?
Riguardo le "associazioni magiche" che la stavano inseguendo ("Associazioni"? Erano compagnie private?), gli era stato detto che il loro obbiettivo erano i "103.000 grimori", o almeno, questo era quel che aveva raccontato lei. Index stava fuggendo portandoseli appresso.
Inoltre, ciò che lei intendeva non era il possedere una chiave o una mappa per qualche libreria stracolma. Kamijou le aveva chiesto dove si trovassero, e la sua risposta era stata un deciso "Sono qui con me". Tuttavia, Kamijou non era stato in grado di vederne nemmeno uno. E poi la sua stanza non avrebbe potuto contenerne così tanti.
«...Ma di che stava parlando?»
Non poté far altro che inclinare la propria testa. La Chiesa Ambulante della tunica di Index aveva reagito al suo Imagine Breaker, perciò quel che lei aveva detto non era completamente falso.
«Sensei, Kamijou sta guardando le gonne delle ragazze del club di tennis!»
Dopo aver sentito Aogami Pierce falsificare quel forte accento del Kansai, Kamijou fece "Ah" mentre ritornava alla realtà nella sua classe.
«...»
Komoe-sensei era silenziosa.
Sembrava che Komoe-sensei fosse davvero scioccata e triste, perché il suo studente di nome Kamijou Touma non stava prestando attenzione alla lezione. La sua espressione era quella di una dodicenne che ha scoperto in una giornata innevata che Babbo Natale non esiste.
Nel momento in cui Kamijou pensò a questa cosa, l'intera classe lo fissò. Sembrava che fossero membri del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia[11].
In teoria dovevano essere delle lezioni di recupero, eppure era stato trattenuto sino al normale orario d'uscita.
«...Che sfiga.»
Guardò il generatore eolico a tre pale mentre borbottava tra sé. Dato che la scuola proibiva a tutti di andare fuori la notte, gli ultimi bus e gli ultimi treni della Città Accademia passavano durante l'orario di uscita.
Kamijou, che non era riuscito a prendere il bus, non poteva far altro che camminare per la calda strada dei negozi. Un robot di sicurezza gli passò vicino, era progettato in modo da farlo sembrare un contenitore metallico con sotto delle ruote. In origine doveva avere l'aspetto di un cucciolo, ma i cuccioli robot attiravano l'attenzione dei bambini con troppa facilità, creandosi dei problemi di mobilità. Di conseguenza, ognuno di essi era stato cambiato in un cilindro metallico. Hm, questa storia è piuttosto divertente.
<<AH! Finalmente ti ho trovato! Oi... aspetta! Fermati! Sto parlando con te! Fermati!»
Kamijou non poteva sopportare questo caldo estivo mentre guardava il robot di sicurezza, che si muoveva lentamente al suo fianco, e mentre pensava:
"Ma dove si sarà cacciata Index dopo aver inseguito il robot?"
Non si era reso conto che l'urlo di prima era stato diretto a lui.
Pensò solo che ci fosse molto rumore e quindi si girò per guardare dietro di sé.
Lì stava una ragazza delle medie. I suoi capelli color tè, lunghi sino alle spalle, sembrava emanassero un'ardente luce rossa. Anche la sua faccia era rossa. Una gonna grigia con delle pieghe, una camicetta a maniche corte e un maglioncino estivo... dopo averla fissata per un po', Kamijou finalmente la riconobbe.
«...Ah... sei di nuovo tu, la Biribiri[12] delle medie.»
«Smettila di chiamarmi Biribiri! Il mio nome è Misaka Mikoto! Come puoi dimenticarlo? Mi ricordo che mi hai chiamato così anche la prima volta che ci siamo incontrati!»
«La prima volta che ci siamo incontrati...?»
Kamijou iniziò a ricordare.
Hm, è vero. Durante il loro primo incontro, alcuni delinquenti la stavano infastidendo. Siccome voleva mostrare lo spirito di Urashima Tarou facendo passare dalla loro testa l'idea di rubare la borsa di una fanciulla indifesa, tutto ciò che Kamijou aveva ottenuto era stata la violenta reazione della ragazza, "PARLI SIN TROPPO, NON METTERTI IN MEZZO!!", insieme ad un fulmine scagliatogli contro. Ovviamente, aveva neutralizzato l'attacco con la sua mano destra, ma la ragazza era rimasta scioccata... "Eh? Che è successo? Perché non funziona? Allora proviamo questo... eh? Non funziona..." Alla fine, erano arrivati a questa situazione.
«...Eh? Perché? Non sono triste, ma perché sono triste, mamma?»
«Perché stai guardando laggiù...?»
Kamijou era piuttosto stanco, dato che aveva appena finito le sue lezioni, perciò decise di volgere lo sguardo lontano da Biribiri.
«Una ragazza sta fissando Kamijou. E' la ragazza Railgun di ieri. E' estremamente infastidita dal perdere contro gli altri, quindi va sempre da lui per avere vendetta, ma finisce con l'essere delusa ogni volta.»
«Si può sapere con chi stai parlando...?»
«Questa ragazza ha un carattere forte e non ammette le proprie sconfitte, ma è davvero spaventata all'idea di rimanere sola, tanto da essere il capo di un gruppo di animali.»
«Smettila di descrivere le persone come se fossero degli strambi!»
Misaka Mikoto era così irritata da agitare le braccia per aria, e i pedoni si volsero innavertitamente a guardarla. Era una cosa normale dato che il completo estivo indossato da Mikoto, all'apparenza comune, era della Scuola Media Tokiwadai, uno dei migliori cinque istituti della Città Accademia. Le raffinate signorine della Tokiwadai, che davano una così forte sensazione di eleganza, saltavano subito all'occhio anche dentro a un treno affollato, ma le maniere di questa ragazza davano l'impressione che fosse una studentessa tale da giochicchiare con il cellulare su un bus; ovviamente i passanti ne rimanevano sorpresi.
«Eh? Ah, già, come ti va Biribiri? Non è il 20 di Luglio? Perché indossi ancora la tua uniforme? Sei andata alle lezioni supplementari?»
«Ugh... tu... LASCIA STARE!»
«Ho capito, non credi che i conigli della zona riservata agli animali siano abbastanza sicuri?»
«SMETTI DI METTERE GLI ANIMALI IN MEZZO ALLA MIA PERSONALITA'! IDIOTA, ME LA PAGHERAI! TI TREMERANNO LE GAMBE COME SE FOSSI UNA RANA FULMINATA!! DATTI UNA MOSSA E PREPARA IL TUO TESTAMENTO E LA TUA EREDITA'!»
«No.»
«PERCHE'?»
«Perché non sono il capo di un gruppo di animali.»
«TU... CONTINUI A PRENDERMI IN GIRO?!?!?!»
THOMP! La studentessa delle medie pestò forte i mattoni rossi della via pedonale.
In quel momento, le televisioni via cavo della via dei negozi si spensero immediatamente e persino i robot di sicurezza lì vicino, insieme ai cellulari dei passanti, emisero uno strano scricchiolio.
I capelli della ragazza delle medie fecero uno schiocco come quello dell'elettricità statica.
Era fatta di carne ed ossa, ma questa Level 5, che poteva lanciare un Railgun, mostrò un sorriso spaventoso, come una bestia che scopre le zanne.
«HMPH! CHE TE NE PARE? TI HA SCHIARITO LE IDEE— Mmmph...!»
Kamijou usò disperatamente la propria mano per coprire l'intera bocca di Misaka Mikoto.
"Stai... stai zitta! Perfavore non dire niente! Non vedi che quelle persone con il cellulare scassato hanno un'aria omicida!? Se scoprono che sei stata tu, dovrai ripagarli, senza parlare delle TV via cavo, chissà quanto dovremmo pagare!!"
Kamijou pregò il dio a cui pensava solamente a Natale, e contemporaneamente pensò a quella ragazza dai capelli argentei.
Forse le sue preghiere avevano funzionato, visto che nessuno si avvicinò a loro.
Proprio quando Kamijou esalò un sospiro di sollievo (mentre Mikoto soffocava a causa della sua mano)...
«Attenzione!! Attenzione!! Errore numero 100231-YF. E' stata individuata un'onda elettromagnetica offensiva che viola le leggi dell'elettromagnetismo. Confermando l'anormalità del sistema. Potrebbe essere un attacco elettrico terroristico; perfavore non usare alcun dispositivo elettronico.»
L'Imagine Breaker e il Railgun si girarono tremando.
L'enorme cilindro metallico stava emanando del fumo mentre faceva dei suoni che nessuno sembrava comprendere.
Un attimo dopo, il robot di sicurezza fece uscire un'insistente e rumorosa sirena.
Ovviamente dovevano scappare.
Correndo per un viattolo, calciando una bottiglietta d'acqua, spaventando un gatto nero e continuando ad andare avanti. Kamijou, mentre continuava a correre, pensò "Aspetta un secondo, non ho fatto niente di male; perché sto scappando anche io?" Ma le sue gambe non poterono fermarsi. Si ricordò di aver sentito in televisione che quel robot di sicurezza costava 1,2 milioni di yen.
«Uuu... CHE SFIGA! TUTTO PERCHE' MI SONO FATTO COINVOLGERE DA UNA PERSONA SIMILE!!»
«NON CHIAMARMI "UNA PERSONA SIMILE"! IL MIO NOME E' MISAKA MIKOTO!»
Dopo aver corso in fondo ad un viattolo, finalmente si fermarono entrambi.
Il posto era uno spiazzo rettangolare che probabilmente si era formato quando uno dei palazzi era stato rimosso. Era davvero adatto per una rissa 3 contro 3.
«PARLI TROPPO, BIRIBIRI! GRAZIE A QUEL FULMINE CHE HAI LANCIATO, GLI ELETTRODOMESTICI DI CASA MIA SONO TUTTI ROTTI! CHE HAI INTENZIONE DI FARE!?»
«CHI TI HA CHIESTO DI ESSERE COSI' IRRITANTE?!»
«PERCHE' SEI ARRABBIATA!? TI HO PER CASO TOCCATA!?»
Il giorno prima, Kamijou aveva usato la sua mano destra per bloccare ogni singolo attacco di Mikoto, inclusi il "Railgun", una "spada-frusta" fatta di sabbia di ferro, un potente impulso elettromagnetico diretto agli organi e la mossa finale: un vero e proprio "fulmine".
Nulla era stato in grado di ferirlo.
Sinché si trattava di un potere soprannaturale, Kamijou Touma poteva negarlo.
«TI SEI STANCATA A FURIA DI ATTACCARMI, NO? NON HAI ABBASTANZA RESISTENZA FISICA; NON MI DARE LA COLPA!»
«...Ugh...!»
Mikoto strinse i denti con rabbia, e disse:
«QUELLA... NON LA SI PUO' CONSIDERARE UNA MIA SCONFITTA! IO... IO NON SONO STATA COLPITA NEMMENO UNA VOLTA! DOVREBBE ESSERE UN PAREGGIO!»
«Sigh, non ce n'è bisogno. E' una tua vittoria. Anche se dovessi decidere di accettare la tua sfida per la frustrazione, il condizionatore non lo si potrebbe riparare.»
«UGH...! TU... RIMANI DOVE SEI! COMBATTIMI CON TUTTO QUELLO CHE HAI!»
Vedendo Mikoto agitare le proprie braccia selvaggiamente mentre sbraitava, Kamijou sospirò.
«Sei sicura di volere che io dia il massimo?»
Mikoto non poté dire niente.
Kamijou strinse gentilmente il suo pugno, e lo aprì di nuovo. Questo semplice gesto fu abbastanza per far sudare freddo Misaka Mikoto. La ragazza non poté nemmeno fare un passo indietro, poteva solo rimanere lì ferma.
Kamijou poteva bloccare senza fatica tutti gli attacchi di Mikoto, ma Mikoto non aveva idea di quale fosse il "potere" di Kamijou. In realtà, Mikoto aveva una gran "paura sconosciuta" nei suoi confronti.
Era normale che fosse spaventata, dato che Kamijou Touma era l'uomo che era riuscito a bloccare tutti i suoi attacchi per più di due ore e che era rimasto incolume. L'idea di "chissà quanto forte potrebbe essere se si impegnasse" la impaurì.
Dopo un po', Kamijou sospirò e guardò da un'altra parte.
Sembrava che Mikoto fosse finalmente riuscita a sbloccarsi, dato che fece qualche passo indietro.
«...Perché sono così... sfortunato...?»
Vedendola così spaventata, Kamijou, comunque, sembrò un po' triste, e continuò.
«Gli elettrodomestici della mia stanza si sono rotti, questa mattina ho incontrato una falsa maga e sono finito con l'imbattermi in Biribiri di notte...»
«Ma... maga...? Cosa sarebbe...?»
«...»
Kamijou pensò per un po', e disse:
«Mh, cosa sarebbe...?»
Normalmente, Mikoto avrebbe gridato "IDIOTA, MI STAI GUARDANDO DALL'ALTO IN BASSO!? O IL TUO STRANO POTERE TI HA FRITTO IL CERVELLO?" e avrebbe rilasciato una serie di attacchi elettromagnetici. Ma in quel momento, poteva solo scrutare con attenzione la faccia di Kamijou.
Ovviamente, lui la stava solo spaventando, ma vedendola così inaspettatamente impaurita, si sentiva un po' triste.
"...Mago..."
Kamijou si ricordò improvvisamente. Quando aveva parlato con quella bianca suora, questa parola era venuta fuori con naturalezza, ma ora che lei non era più qui, Kamijou si rendeva conto di quanto questo termine fosse lontano dalla sua vita attuale.
Perché poteva dire una simile parola così facilmente quand'era con Index?
C'era stata una misteriosa "atmosfera" che lo aveva spinto a credere in lei senza saperlo?
«...Ma che sto pensando?»
Kamijou ignorò completamente quella biribiri Misaka Mikoto, che tremava come un cucciolo, mentre bofonchiava tra sé.
Il suo destino con Index era stato cancellato in un istante. Il mondo era grande, ed era impossibile aspettarsi una "riunione accidentale". Non aveva senso pensare a quale fosse il significato della parola "mago".
Eppure, Kamijou non riusciva a dimenticare.
Si ricordava di quel copricapo da suora bianco che si era dimenticata di prendere.
L'unica cosa che aveva lasciato indietro, questo "collegamento" tra i due, continuava a stringergli il cuore e ad innervosirlo.
Neppure lui sapeva perché si sentisse così preoccupato.
In teoria era colui che era in grado di uccidere persino Dio.
Note
- ↑ Il futon è un materasso originario della cultura giapponese.
- ↑ Il yakisoba-pan è un panino di forma simile a quella dell'hot-dog con dei noodles e delle salse sopra.
- ↑ Il chazuke è un piatto tipico giapponese, fatto con riso, tè verde ed altri condimenti.
- ↑ In giapponese, "Indekkusu" si pronuncia in modo simile a "Index"
- ↑ Kamijou parla come se si trovassero in un simulatore di appuntamenti
- ↑ Padella di origine cinese
- ↑ Tsukihime
- ↑ Strumento di tortura che all'apparenza è simile ad un armadio, ma che dentro è pieno di chiodi.
- ↑ Un letto di chiodi.
- ↑ E' una leggenda asiatica secondo la quale le persone destinate ad amarsi veramente sono connesse da un filo rosso, che si può piegare o aggrovigliare ma non si può rompere.
- ↑ L'UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia) è un'agenzia per la difesa dei diritti dei bambini.
- ↑ Biribiri è l'onomatopea giapponese per l'elettricità.