Suzumiya Haruhi ~ Italian Version:Volume 3 Rapsodia della foglia di Bamboo

From Baka-Tsuki
Jump to navigation Jump to search

Il mese di Maggio era stato già abbastanza caldo, ma Luglio era semplicemente insostenibile.

L’umidità era anche peggio, portando il mio indice di infelicità a livelli record di altezza [si riferisce all’ “indice di calore”, il cui valore in questo caso è di 0,81T + 0,01U 46,3; è un valore che tramite un’equazione permette di calcolare la temperatura percepita in base alla temperatura dell’aria e all’umidità della stessa. Qui Kyon intende che l’afa è a livelli record e che di conseguenza anche il suo malumore lo è] . Non c’era modo che in un edificio scolastico da quattro soldi come il nostro venisse installato un dispositivo di così gran qualità come l’aria condizionata. La cocente aula 1-5 era come la sala d’attesa per l’autobus dell’inferno. Ero assolutamente convinto che l’architetto non avesse avuto la più pallida idea di cosa significasse “ambiente di confortevole abitabilità”.

A rendere le cose peggiori, quella settimana era la prima degli esami di fine trimestre di Luglio.

L’allegria nel mio cuore se n’era andata a farsi un giro , soffermandosi vicino al Brasile, e ancora non aveva intenzione di tornarsene.

I miei esami di metà trimestre erano già stati disastrosi, quindi non potevo aspettarmi che quelli di fine trimestre potessero avere un esito anche solo soddisfacente.

Questo era molto probabilmente dovuto al fatto che io spendevo troppo tempo con la SOS Dan, col risultato di non riuscire a concentrarmi sui miei studi.

Non avrei voluto averci nulla a che fare, ma già dalla primavera di quell’anno, ogni volta che Haruhi proponeva qualcosa, per qualche misterioso motivo la seguivo in giro. Tutto questo era diventato parte della mia vita quotidiana, e stavo iniziando ad odiare me stesso per il fatto di starmene abituando.


Accadde dopo la scuola, quando il sole splendeva da ovest all’interno della classe. La ragazza dietro di me toccò la mia schiena con la sua matita a scatto.

“Sai che giorno è oggi?”

Mi domandò Suzumiya Haruhi con l’aria entusiasta di un bambino alla Vigilia di Natale.

Ogni volta che mostrava un’espressione così particolare, era segno che probabilmente stava complottando qualcosa di perfido.

Finsi di pensarci su per tre secondi, poi dissi:

“Il tuo compleanno?”

“No!”

“Il compleanno di Asahina.”

“No~~oo!"

“Il compleanno di Koizumi o di Nagato.”

“Come posso sapere quando sono i loro compleanni!?”

“A proposito, il mio compleanno è .....”

“Chi se ne importa di quello! Sul serio non sai quale importante giorno sia oggi?”

Non importa quanto tu dica che sia importante, per me è sempre e comunque una normale giornata molto calda.

“Dimmelo, che giorno è oggi?”

“Il 7 Luglio….Non voglio veramente credere che tu non stia pensando alla festa del Tanabata, vero?” [Il Tanabata,il cui nome significa “Sette Notti”, è una tradizionale festa giapponese di antiche origini cinesi, festeggiata il 7 Luglio di ogni anno quando le stelle Vega e Altair si incrociano nel cielo. La festa è legata al mito dei due amanti Orihime e Hikoboshi, di cui si parlerà più ampiamente tra breve.]

“Certo che ci sto pensando! E’ la festa del Tanabata! Se anche solo ti consideri giapponese te ne devi ricordare.”

Questa festività in realtà viene dalla Cina. E secondo il calendario cinese, avrebbe dovuto essere il mese successivo.

Haruhi impugnò la matita a scatto e la agitò davanti alla mia faccia:

“L’Asia si estende dal Mar Rosso via via fino a qui.”

Che razza di concezione geografica è?

“Non raggruppano forse assieme tutti questi posti per le qualificazioni alla Coppa del Mondo? Lo stesso vale per Luglio e Agosto, sono entrambi mesi estivi.”

Oh, davvero?

“Fa niente. In ogni caso dobbiamo organizzare un’attività anche per il Tanabata. Insisto col fatto che questa festa vada trattata seriamente.”

Avevo la sensazione che ci fossero altre cose che meritavano più di questa di essere trattate seriamente.

Ma devi per forza dirmelo? Non voglio affatto sapere cos’hai progettato di fare.

“Sarà più divertente se la terremo assieme. Con ciò annuncio che dovremo organizzare qualcosa di grosso per il Tanabata ogni anno a venire a partire da questo.”

“Non deciderlo per conto tuo!”

Sebbene l’avessi detto, vedendo che Haruhi sembrava straordinariamente esaltata, sapevo che era una cosa stupida tentare di contraddirla.

“Aspettami nella stanza del club! Non andartene a casa per conto tuo!” disse addirittura.

Non c’è bisogno che me lo dici, avevo intenzione di andarci comunque alla stanza del club.

Perché c’è una persona che devo guardare almeno una volta . Unicamente quella sola persona.


Gli altri membri erano già riuniti nella sala, che era situata al secondo piano delle aule dei club artistici. Anziché chiamarla la stanza del club della SOS Dan presa in prestito al Club di Letteratura, sarebbe una miglior descrizione definirla il quartier generale de facto [“de facto” è un’espressione latina che significa “di fatto, in pratica” usata per indicare una situazione che è in un certo modo e non è riconosciuta in via ufficiale, ossia “de jure” che significa “di diritto, secondo legge”] che la brigata aveva occupato.

“Oh, ciao.”

Chi mi aveva sorriso e salutato allegramente era stata Asahina. Lei è la fonte del mio benessere interiore, senza di lei la SOS Dan sarebbe priva di senso tanto quanto un riso al curry senza nessuna l’aggiunta di dadi al curry.

Fin da Luglio, Asahina era passata ad un costume estivo da cameriera. Era stata Haruhi a portarle l’abito e non avevo assolutamente la più pallida idea di dove lei si procuri tutti questi costumi sgargianti, mentre Asahina l’avrebbe sempre puntualmente ringraziata: “Ah...g...grazie mille.”

Anche quel giorno lei era la cameriera personale della SOS Dan, preparando diligentemente per me del thè al grano. Lo sorseggiai ed osservai i dintorni della stanza.

“Ehilà, come vanno le cose?”

Koizumi alzò lo sguardo e mi salutò. Stava seduto davanti ad una scacchiera, che stava appoggiata sul tavolo, e teneva in una mano un libro di scacchi mentre con l’altra muoveva i pezzi.

“Le cose per me non sono mai state normali fin da quando sono entrato al liceo.”

Koizumi disse che era stanco di Othello, così la settimana precedente aveva deciso di portare una scacchiera. Ma dato che né io né nessun altro sapevamo giocarci, era costretto a giocare tutto per conto suo. Di certo sembrava rilassato, anche se gli esami erano alle porte.

“Beh, non sono proprio così rilassato. Sto solo impiegando il tempo che non dedico allo studio per allenare la mia mente. Per ogni problema risolto, la circolazione sanguigna nel cervello diventa più rapida. Che ne dici di una partita?”

No grazie, in questo momento non me la sento di allenare il mio già esausto cervello.

Se pensassi a qualche altra cosa strana, allora tutte quelle parole inglesi sulle quali ho speso tanto tempo per impararle, verrebbero espulse dalla mia mente.

“E’ un peccato. Magari la prossima volta dovrei portare Monopoli o Battaglia Navale? Ah sì, che ne dici di qualcosa a cui tutti quanti noi possiamo giocare? Hai in mente qualcosa?”

Forse sì, o forse no. Questo non è il Gruppo di Studio dei Giochi da Tavolo, questa è la SOS Dan. A proposito, sono ancora all’oscuro a quali attività si dedichi la SOS Dan.

Non ero sicuro in merito a cosa dovrebbe fare questo club misterioso. E nemmeno avevo intenzione di saperlo, dato che non sapere niente aumenta le mie possibilità di sopravvivenza. Di conseguenza, questa era la mia logica perfetta: non ero motivato a fare nulla.

Koizumi fece spallucce e tornò a studiare il suo manuale di scacchi. Prese il cavallo nero e lo mosse attraverso la scacchiera.

Seduta accanto a Koizumi, con meno emozioni di un robot, c’era Nagato Yuki, che era intenta a leggere il suo libro.

Questa silenziosa e fredda aliena aveva spostato i suoi interessi da romanzi tradotti a romanzi in lingua originale straniera. In questo momento stava leggendo un libro, la cui copertina era scarabocchiata in un lingua che non riuscivo a riconoscere, simile ad una di quelle antiche, come uno di quei vecchi, spessi libri di incantesimi magici. Pensai che dovesse essere scritto in Etrusco antico [L'etrusco era la lingua del popolo omonimo, costituita da un alfabeto di derivazione greca ma con caratteristiche assolutamente estranee rispetto ai gruppi linguistici noti. Il che rende ancora oggi misteriose le sue origini e problematica la traduzione ed interpretazione degli scritti più complessi .Dopo la conquista romana dell’Etruria, la lingua locale fu a poco a poco sostituita dal latino, fino ad uscire completamente dall'uso] o qualche altro strano linguaggio. Sono sicuro che Nagato non avrebbe avuto alcun problema a leggere quelle tavolette in Lineare A. [La Lineare A è un sistema di scrittura non ancora decifrata, utilizzata nell'isola di Creta nel II millennio a.C. È composta da segni che si svolgono da sinistra verso destra]


Tirai fuori una sedia pieghevole e mi sedetti sopra. Asahina depositò rapidamente una tazza davanti a me. Chi berrebbe mai del thè caldo in una giornata tanto torrida? Ma non avevo intenzione di fare lamentele che avrebbero scatenato l’ira divina e lo sorseggiai con un senso di gratitudine.

Hmm è bollente.

Piazzato nell’angolo della stanza stava un ventilatore elettrico che Haruhi aveva trafugato da qualche parte. Tuttavia i suoi effetti rinfrescanti erano, al massimo, simili al versare dell’acqua calda sopra una pila di rocce incandescenti. Se sei capace di rubare, perché invece non freghi uno di quei ventilatori a pale come quelli che stanno nella sala docenti?

Distolsi il mio sguardo dal libro di testo di inglese, le cui pagine ondeggiavano al vento, inarcai la schiena sulla sedia pieghevole e mi stiracchiai.

Sapendo molto bene che una volta giunto a casa non mi sarei messo a studiare, avevo intenzione di vedere se per me sarebbe stato meglio studiare dopo scuola nella stanza del club, ma avevo capito che finchè non avessi avuto interesse in qualcosa, allora sarebbe stato impossibile svolgerla, non importa dove fossi.

Non mi farebbe bene né mentalmente né fisicamente impormi di fare qualcosa che non intendo fare. In altre parole, è più salutare non sforzarsi.

E’ così che funziona, quindi non sto studiando. Feci scattar dentro la punta della mia penna automatica, chiusi il mio libro, e decisi di fissare il mio stabilizzatore psichico.

Lo stabilizzatore, che era in grado di addolcire il mio animo cinico, era ora vestito con un costume da cameriera e sedeva di fronte a me, risolvendo i suoi problemi di matematica.

Guardare attentamente alle domande, poi scarabocchiare qualcosa sul block notes, sembrare assorta mentre pensava, per poi improvvisamente scrivere come una pazza come se fosse stata ispirata da qualcosa…ad eseguire ripetutamente tutte queste azioni altri non era altri che Asahina.

Mi sentii decisamente più disteso solo guardandola. Provai subito una grande sensazione di pietà, come se gettare tutti i miei soldi, a parte lo stretto necessario, in una cassetta per le offerte sulla strada non fosse poi un gran problema. Asahina non si accorse che la stavo fissando, e si concentrò sullo studio della matematica. Ogni sua singola azione era sufficiente per farmi sorridere, infatti lo stavo già facendo. Mi sentivo come se stessi guardando ad un cucciolo di foca.

I nostri sguardi si incontrarono.

“Ah, c-che c’è? H-ho fatto qualcosa di strano?”

Asahina si ricompose in fretta e furia , facendo sciogliere ancora di più il mio cuore. Proprio mentre stavo per recitare le mie preghiere angeliche......

“Ya-ho!”

La porta si era aperta con violenza, e la turbolenta ragazza entrò di corsa.

“Scusate, sono in ritardo.”

Non c’è bisogno di scusarsi, tanto nessuno ti stava aspettando.

Haruhi fece un’apparizione teatrale, tenendo sulla propria spalla un ramo di bamboo.

Era un lungo pezzo di una canna ancora viva di bamboo, con foglie verdi che vi crescevano sopra. Hai portato qui questa roba a che scopo? Per fare un porcellino salvadanaio in bamboo?

Haruhi gonfiò il petto e replicò:

“E’per appenderci i desideri, è ovvio.”

Perchè?Per quale motivo?

“Nessuno in verità, dato che è da parecchio tempo che non appendo più questi cartoncini dei desideri ad una pianticella di bamboo, ho pensato che ora potremmo averne una anche noi. Oggi è Tanabata, dopotutto!”

.....Come al solito, tutto ciò non ha alcun senso.

“Dove l’hai presa?”

“Nella foresta di bamboo sul retro della scuola.”

Se mi ricordo bene quella è proprietà privata, ladra di bamboo!

“Ha veramente qualche importanza? Le radici di bamboo crescono sottoterra, non ne risentiranno anche se venisse tagliata la parte superiore del fusto! Sarebbe invece stato un crimine se avessi rubato l’intera pianta. Sono stata punta da alcune zanzare, cavolo mi prude un sacco…Mikuru, puoi spalmarmi della crema anti-prurito sulla schiena?”

“Sì, subito!”

Asahina arrivò a piccoli passi portando un kit di pronto soccorso. Sembrava proprio un’infermierina alle prime armi. Estrasse l’unguento, poi mise la sua mano dentro al colletto alla marinara della divisa e sulla schiena di Haruhi. Haruhi si piegò in avanti e disse:

“Un po’ più a destra…troppo. Ecco, proprio lì.”

Haruhi ora sembrava un gattino il cui mento stesse venendo accarezzato e chiuse gli occhi in segno di soddisfazione. Piazzò il ramo di bamboo vicino al lato della finestra, e con calma salì in piedi sul banco del comandante, poi tirò fuori da chissà dove alcune strisce di tanzaku [strisce di carta colorata su cui durante il Tanabata si scrivono, a volte sotto forma di brevi poesie, i proprie desideri, che saranno poi esauditi dalle due divinità Orihime e Hikoboshi] e sorrise molto contenta:

“E adesso scriviamo i nostri desideri!”

Nagato alzò lentamente la sua testa, Koizumi sorrise cauto, e Asahina sgranò gli occhi.

Cosa stava combinando stavolta? Haruhi balzò giù dal banco, la sua gonna che fluttuava col vento, e disse:

“Ma ci sono delle condizioni.”

“Quali condizioni?”

“Kyon, sai chi esaudisce i desideri durante il Tanabata?”

“Non sono Orihime e Hikoboshi? [secondo la leggenda, il pastore Hokoboshi e la dea Orihime si innamorarono e si sposarono in gran segreto contro la volontà del padre della dea, il Re del Cielo. Quando il padre lo venne a sapere allontanò i due sposi, riconducendo la figlia nella terra degli dei e, per evitare il ricongiungimento, creò un fiume celeste, la Via Lattea. I due ne soffrirono moltissimo, ed alla fine il padre di Orihime finì commosso dalle tante lacrime versate e accordò che potessero reincontrarsi, ma solamente una volta l'anno, la “settima notte del settimo mese” (7 Luglio). In quella notte infatti le stelle di Altair e Vega , che simboleggiano rispettivamente Hikoboshi ed Orihime, si incontrano per via dei movimenti della volta celeste. In ’occasione della loro riunione, i due amanti esaudiscono i desideri]

“Esatto. Dieci punti. Poi, sai a quali stelle si riferiscono Orihime e Hikoboshi?”

“No.”

“Non sono Alpha Lyrae e Alpha Aquilae?” [ossia, rispettivamente, la stella più luminosa della costellazione della Lira, Vega, e quella più luminosa dell’Aquila, Altair appunto. La Via Lattea che si estende in mezzo alle due costellazioni rappresenta il fiume che nel mito divideva Orihime e Hikoboshi] rispose velocemente Koizumi.

“Giusto! 85 punti! Queste sono le due stelle! In altre parole, si deve puntare il germoglio di bamboo verso queste due stelle. Capito?”

Cosa stai cercando di dire? E i restanti 15 punti a che categoria appartengono?

“Heh heh.” All’improvviso Haruhi fece senza alcun motivo un’espressione maliziosa.

“Lasciate che vi spieghi. Secondo la Teoria della Relatività Ristretta, non c’è modo che si possa viaggiare più velocemente della luce.” [La teoria della relatività ristretta è una teoria fisica[1]pubblicata nel 1905 da Albert Einstein, allo scopo di rendere compatibili tra di loro la meccanica e l'elettromagnetismo per trasformazioni del sistema di riferimento..Ciò che Haruhi ha appena detto è una conseguenza del secondo postulato di questa teoria, secondo cui la velocità della luce nel vuoto ha lo stesso valore in tutti i sistemi di riferimento inerziali, indipendentemente dalla velocità dell'osservatore o dalla velocità della sorgente di luce.]

C’è qualche motivo nel dirmi queste cose così di punto in bianco? Haruhi estrasse un bigliettino dalla tasca della gonna e disse ad alta voce leggendolo:

“Giusto perché lo sappiate, le distanze tra la Terra e Alpha Lyrae e Alpha Aquilae sono rispettivamente venticinque e sedici anni luce. Il che significa che ci vorrebbero venticinque anni e sedici anni perché un messaggio mandato dalla Terra possa raggiungere quelle stelle. Questi sono i fatti. Avete capito?”

E con questo? A proposito, ti sei veramente presa la briga di ricercare queste informazioni?

“Quindi quello equivarrebbe al tempo necessario per un dio a ricevere in nostri desideri, giusto? Dovremmo aspettare così a lungo prima di vedere esauditi i nostri desideri. Dunque scrivete ciò che potreste desiderare in un lasso di tempo di venticinque o sedici anni. Scrivere desideri come “Vorrei avere un ragazzo fico entro il prossimo Natale!” non funzionerà, perché non sarà esaudito in tempo!”

Haruhi agitò ampiamente le braccia e continuò a spiegare.

“Aspetta un momento, se ci vogliono circa vent’anni perché il desiderio giunga a destinazione, non ce ne vorrebbero anche altrettanti al ritorno? Questo non significa che dovremmo invece attendere rispettivamente cinquanta anni e trentadue anni perchè i nostri desideri diventino realtà?”

“Bhe, sono divinità. di certo si inventeranno qualcosa per aiutarci. Una volta all’anno c’è sempre una svendita con sconto del 50%, potrebbero farlo anche loro coi tempi!”

Ogni volta che le fa comodo, ignora completamente le Leggi della Relatività e le butta fuori dalla finestra.

“Ora, avete capito tutti quello che sto dicendo? Ci sono due tipi di tanzaku, uno per Alpha Lyrae, l’altro per Alpha Aquilae. Quindi vi prego di scrivere cosa vorreste da qui a venticinque e sedici anni nel futuro.”

Questo è completamente ridicolo. Tentare di pregare perché due desideri vengano esauditi insieme è semplicemente troppo sfacciato. Inoltre, non c’è modo per noi di sapere cosa faremo tra venticinque o sedici anni. Come facciamo a sapere adesso che desideri potremmo avere per allora? Credo che la cosa migliore che uno possa desiderare è che il suo programma pensionistico e i suoi fondi d’investimento per allora non siano andati male e che anzi procedano a meraviglia.

Se Orihime e Hikoboshi dovessero udire simili desideri, sono sicuro che verrebbe loro il mal di testa. Possono incontrarsi una volta sola all’anno e lo stesso li si chiede di esaudire desideri così stupidi. “Perché invece non chiedete ai vostri politici di aiutarvi?”. Se fossi in loro, di sicuro direi proprio così.

Comunque, come al solito, questa ragazza stava pensando a tutta una serie di cose senza senso. Non potevo fare a meno di chiedermi se per caso non ci fosse un buco bianco [Ipotetico corpo celeste con caratteristiche opposte a quelle del buco nero, che dunque espellerebbe continuamente la materia che il buco nero collegato risucchia in un’altra regione dell’universo] all’interno della sua testa, dato che il suo buon senso sembrava del tutto provenire da un altro universo.

“Uhm, non è del tutto vero.”

Koizumi sembrava proprio come se stesse difendendo Haruhi. Ma lo disse così a bassa voce che solo io potei sentirlo.

“E’ vero che il modo di ragionare e di comportarsi di Suzumiya è unico, ma a giudicare dalla situazione attuale, è chiaro che lei sappia cosa sia il buon senso.”

Koizumi mi mostrò il suo solito allegro sorriso e continuò:

“Se il suo schema di pensiero fosse anormale, allora questo mondo non sarebbe così stabile. Se così fosse, questo mondo sarebbe già diventato strano, regolato da leggi particolari.”

“Come fai a saperlo” chiesi.

“Suzumiya desidera che l’intero mondo possa cambiare un pochino e lei stessa possiede in sé il potere di ricostruire il mondo da zero. Dovresti saperlo bene.”

Certo che lo sapevo. Anche se avevo dei dubbi.

“Tuttavia finora il mondo non è diventato del tutto irrazionale e questo perché lei dà più credito al buon senso che ai suoi stessi desideri. Questo potrebbe suonare un po’ un discorso da bambini, ma..” Koizumi alzò la sua testa e disse:

“..poniamo per esempio che lei desideri che Babbo Natale esista. Secondo logica Babbo Natale non esiste poichè, considerando il solo Giappone, è semplicemente impossibile per qualcuno entrare nel cuore della notte in una casa completamente chiusa, lasciare un regalo e andarsene senza mai venir scoperto. Come fa Babbo Natale a saper cosa desidera ogni bambino per Natale? E non c’è modo che possa lasciare un regalo nella casa di ogni bambino in giro per il mondo nel giro di una sola notte. È fisicamente impossibile.”

Per pensare seriamente a queste cose, uno deve proprio avere disturbi mentali

“Esattamente, quindi questa è la ragione per cui Babbo Natale non esiste.”

Il motivo per cui lo contraddissi era che lui stava dalla parte di Haruhi, e questo mi dava parecchio fastidio.

Così sollevai il mio interrogativo:

“Se tu avessi ragione, questo non significherebbe forse che è impossibile che alieni, viaggiatori nel tempo ed esper esistano? E allora come mai siete qui?”

“Questo è il motivo per cui posso ipotizzare che Suzumiya si senta parecchio a disagio col buon senso che esiste dentro di lei. Il suo buon senso ha ancora una volta respinto il suo desiderio, che è un mondo in cui gli eventi sovrannaturali siano la norma.”

Ciò vorrebbe dire che i suoi pensieri folli hanno un piccolo vantaggio sul suo buon senso?

“Forse non è stata capace di sopprimere questi pensieri, e questa sarebbe la ragione per cui io, Asahina e Nagato siamo stati chiamati al suo fianco, e perché a me sono stati donati dei poteri paranormali. Anche se non sono sicuro di cosa tu possa pensare al riguardo.”

E’ meglio restare nel dubbio. Perlomeno io non sono come te, sono del tutto consapevole di essere un normale essere umano.

Ma non ho modo di sapere se ciò sia un bene o un male.

“Ehi voi! Non parlate per conto vostro! Io qua sto discutendo di cose serie!”

Per nulla compiaciuta che stessimo parlando tra di noi, gli occhi di Haruhi divennero di forma triangolare mentre ci fissava e ci gridava contro.

Così dovemmo obbedientemente ricevere da Haruhi i tanzaku e le matite e ritornammo ai nostri posti.

Haruhi canticchiò e cominciò a scrivere, Nagato sedette immobile e fissò il tanzaku, mentre Asahina aveva l’espressione preoccupata di essersi imbattuta in qualcosa di più difficile di un problema di matematica.

Koizumi disse in modo calmo: “Hmm, ora questo è un problema”, mentre chinava assorto il capo.

Voi tre avete davvero bisogno di pensare così seriamente per una cosa del genere? Non sarebbe più semplice prenderla alla leggera e scrivere ciò qualunque cosa vogliate?

.....E non ditemi che i desideri che avete scritto diventeranno realtà!

Rigirai la matita tra le mie dita e guardai da parte. Il ramoscello di bamboo che Haruhi aveva “rubato” penzolava fuori dalla finestra aperta, di conseguenza le sue foglie sembravano tutte in disordine. Un’improvvisa lieve folata di vento produsse un fruscio tra le foglie, rendendo al tempo stessi rilassati e con un senso di refrigerio.


“Avete fatto tutti?”

La voce di Haruhi riportò la mia mente alla realtà. Sul tavolo davati a lei c’erano due fogli che dicevano:


“Fate sì che il mondo ruoti attorno a me come proprio centro!”



“Desidero che la Terra ruoti all’incontrario.”



Erano pieni di ciò che avrebbe scritto un ragazzino dispettoso. Sarebbero potuti andar bene se fossero stati presi per uno scherzo, ma Haruhi sembrava dannatamente seria mentre appendeva i suoi tanzaku alle foglie di bamboo.


Asahina scrisse con la sua bella e ordinata calligrafia:


“Desidero che la mia abilità di cucito migliori”



“Desidero che la mia abilità in cucina migliori”



I desideri espressi da Asahina era semplicemente troppo adorabili. Giunse le mani e pregò ai tanzaku che aveva appeso alle foglie.

Credo che lei non abbia ben capito qualcosa.

Non c’era nulla di interessante nei tanzaku di Nagato, scrivendo con uno stile molto regolare scrisse noiosi termini astratti come “armonizzare” e “riorganizzare”.

Koizumi non era diverso da Nagato, con una scrittura a scarabocchi scrisse frasi semplici come “pace nel mondo” e “famiglia amorevole”.

E i miei? I miei erano ugualmente semplici. Dato che tra venticinque e sedici anni nel futuro sarò un vecchio bacucco, ho pensato che il futuro me stesso potrebbe desiderare quanto segue:


“Desidero avere dei soldi”



“Desidero una villetta con un giardino dove possa fare il bagno ad un cane”



“Che desideri noiosi!”

Haruhi espresse i suoi pensieri fissando stupefatta i miei foglietti. Lei era la meno adatta ad essere sorpresa dai miei desideri. A lungo termine, i miei desideri erano molto più utili rispetto ad uno che chiedeva che la Terra ruotasse al contrario!

“Fa niente!Tutti quanti, badate di ricordare i desideri che avete scritto! Il primo periodo chiave sarà tra 16 anni a partire da ora. Facciamo una gara per vedere il desiderio di chi sarà per primo esaudito da Alpha Aquilae!”

“Ah...sì, certo.”

Mentre mi risiedevo sulla sedia pieghevole fissai Asahina che annuiva con la testa con espressione seria. Quando guardai attentamente, Nagato era già tornata nel suo mondo dei libri.

Haruhi sporse il lungo ramo di bamboo fuori dalla finestra e lo appese in una salda posizione. Poi spinse una sedia accanto alla finestra e vi si sedette sopra. Appoggiò il suo gomito sul davanzale della finestra e guardò in alto il cielo. Il suo profilo aveva un’aria un po’ malinconica, come se lei non sapesse cosa fare dopo. Era il genere di persona il cui umore variava rapidamente, e fino a poco fa strillava così entusiasta...

Aprii il mio libro di testo e ricominciai ancora una volta il mio tentativo di affrontare l’esame. Mentre tentavo di imparare i differenti tipi di aggettivi…

“......Sedici anni huh? E’ un sacco di tempo.”

…Udii Haruhi mormorare sottovoce dietro di me.


Nagato stava silenziosamente leggendo il suo romanzo in lingua straniera, Koizumi iniziò a giocare a scacchi per conto suo, mentre io ero occupato a memorizzare le mie traduzioni d’inglese. Per tutto questo lasso di tempo, Haruhi se ne stava seduta vicino alla finestra fissando il cielo. Se continuasse a starsene seduta senza fare una mossa, sarebbe davvero una visione piuttosto bella da contemplare. All’inizio pensai che avesse deciso di seguire l’esempio di Nagato, ma per qualche motivo la vista di Haruhi che sedeva standosene tranquilla mi faceva semplicemente sentire ancora più a disagio. Sospettavo che si fosse seduta lì a pensare a nuove cose che ci avrebbero procurato un mal di testa peggiore.

Nel frattempo, per qualche ragione, Haruhi sembrava particolarmente giù di corda oggi. Qualche volta si mise a fissare il cielo e tirò un profondo sospiro. Ciò mi fece rabbrividire ulteriormente. Questo silenzio era probabilmente la quiete prima della tempesta, era davvero troppo inquietante, L’imperatore Sutoku si comportava così per i primi due anni dopo essere stato esiliato a Sanuki.[Sutoku fu il 75esimo imperatore del Giappone. Il suo tentativo di usurpare il trono al fratello Go-Shirakawa portò alla Ribellione di Hogen, una guerra civile che si concluse con la sconfitta e l’esilio di Sutoku nella provincia di Sanuki e l’ascesa al trono di Go-Shirakawa come nuovo sovrano del paese.]

Rustle. Udii il rumore di un frusciare di carta e alzai la testa. Sedendo di fronte a me e lavorando sui suoi problemi di matematica, Asahina mise un dito sulle sue labbra, chiuse il suo occhio destro e quindi mi allungò un altro tanzaku che lei poco fa aveva precedentemente preso. Sbirciando verso Haruhi, Asahina ritrasse poi la mano e abbassò la sua testa con l’aria di una ragazzina che aveva appena combinato con successo una marachella.

Il mio impulso di rendermi complice di un crimine era stato completamente risvegliato, così afferrai velocemente il tanzaku che Asahina mi aveva dato e lo lessi.

“Per favore, resta nella stanza del club dopo che le attività di oggi saranno terminate. Mikuru.”

Il precedente messaggio era scritto sul foglio con una piccola e rotonda calligrafia.

Ovviamente avrei obbedito.


“Per oggi è tutto” disse Haruhi e velocemente afferrò la sua cartella e lasciò la stanza. Oggi si stava comportando in modo piuttosto strano.

Sembrava un camion a motore diesel che all’improvviso fosse diventato tranquillo come una macchina ad energia solare.

Pensai che di certo per me le cose si stavano mettendo bene oggi.

“Allora anch’io mi congedo.”

Koizumi riordinò la sua scacchiera e si alzò. Dopo aver scambiato occhiate con me ed Asahina, anche lui lasciò la stanza.

Nagato chiuse il suo spesso librone con un suono secco.

Oh, quindi te ne stai andando anche tu? Grazie per la comprensione….proprio mentre mi sentivo grato verso di lei, Nagato camminò verso di me silenziosa come un gatto.

“Prendi questo.”

Estrasse un pezzo di carta. Era un altro tanzaku.

Anche se me lo dai non posso aiutarti a spedirlo nello spazio! Pensai tra me mentre lo guardavo.

Sopra c’erano disegnate strane forme geometriche.

Che accidenti è? Una specie di scrittura sumera?[La scrittura sumerica, come poi la successiva scrittura mesopotamica, si basava sull'uso di cunei come simboli grafici per la scrittura, per una semplice esigenza: il supporto era formato da tavolette di argilla su cui si imprimevano dei segni mediante uno stilo appuntito.Questo condizionò la nascita dei segni grafici che, a differenza di quegli egizi, erano fortemente stilizzati.]


Ho paura che neppure il dispositivo Enigma [“Enigma”fu una macchina elettronica per cifrare (e decifrare) informazioni, al servizio delle forze armate tedesche, specialmente durante la seconda guerra mondiale. La sua facilità d'uso e la sua presunta indecifrabilità furono le maggiori ragioni per il suo ampio utilizzo. Nonostante venne modificata e potenziata nell'arco del suo utilizzo, Enigma fu infine violata, fornendo importantissime informazioni militari segrete agli Alleati] sarebbe capace di decifrare il significato di questo messaggio.

Aggrottai le sopracciglia e studiai quei simboli, che non erano né disegni né parole, con dappertutto forme triangolari, circolari e ondulate.

Nel frattempo Nagato si era voltata a fare la sua cartella e aveva già lasciato l’aula.


Pazienza. Misi il tanzaku nella tasca della mia giacca, e mi voltai verso Asahina.

“M-mi dispiace, ma spero che tu possa venire con me in un posto.”

Questo invito non venne da altri che da Asahina in persona.

Verrei condannato dal Cielo se rifiutassi la sua proposta. Salterei addirittura oltre una pozza di ferro fuso se solo lei me lo chiedesse.

“Certo, dove dobbiamo andare?”

“Ecc…um…tre anni fa.”

Avevo chiesto un luogo, e lei invece aveva risposto con un tempo. Ma…Di nuovo tre anni fa? pensai tra me e me, tuttavia mi sentii subito interessato.

Dopo tutto, Asahina affermava di essere una viaggiatrice nel tempo proveniente da qualche sconosciuto futuro, sebbene continuassi a dimenticarmene dato che era davvero così tanto carina. Ma…tre anni fa? Stiamo andando a tre anni fa? Questo significa che dovremo viaggiare nel tempo?

“S......sì.”

“Sicuro, sono più che felice di venire, ma perché proprio me? Cosa dovremo fare lì?”

“Questo…lo saprai quando arriveremo…credo.”

Huh?

Forse per via dell’espressione confusa sul mio volto, Asahina agitò freneticamente le mani e mi implorò con le lacrime agli occhi:

“Ti prego! Per favore per il momento non chiedermi nulla ed accetta e basta! Altrimeni io sarò in…ecco…diventerebbe un problema.”

“Va bene…ok, andiamo.”

“Davvero? Ti ringrazio!”

Asahina era contenta ed afferrò gioiosamente le mie mani.

Ah, la felicità di Asahina è anche la mia, hahaha!!!

Ora che ci penso, quando Asahina dichiarò che veniva dal futuro, non c’era nessun altro che potesse provare la sua affermazione. Fu fino a quando non incontrai una versione matura di Asahina che non credetti veramente alla sua storia, tuttavia non posso fare a meno di avere dei sospetti riguardo qualche sorta di cospirazione che vi starebbe dietro.

Questa non è forse una grande occasione per dimostrare sul serio che “Asahina proviene dal futuro”?

“Allora, dov’è la macchina del tempo?”

Avevo creduto che dovessimo semplicemente entrare in un cassetto [citazione della famosa serie Doraemon, dove l’ingresso di una macchina del tempo è nascosto nel cassetto di una scrivania], ma Asahina disse di non avere un dispositivo del genere.

E allora come avremmo intrapreso il viaggio nel tempo?

Asahina si contorse dall’imbarazzo e strinse il suo grembiule, poi disse:

“Da qui.”

Huh? Qui?

Mi voltai e guardai distrattamente in giro per la stanza, che , a parte noi due, era deserta.

“Sì, siediti per piacere. E per favore, puoi chiudere gli occhi? Sì, rilassa anche le tue spalle.”

Feci come mi aveva chiesto. Spero che all’improvviso non mi arrivi un colpo sulla nuca..

“Kyon-kun...”

La voce sommessa di Asahina giunse da dietro il mio orecchio. Che respiro delicato.

“Mi spiace.”

Ebbì un brutto presentimento al riguardo. Mentre stavo per aprire gli occhi, di colpo attorno a me tutto divenne buio. Rimasi stordito privo di coscienza quando avvertii un senso di nausea come se perdessi l’equilibrio. Prima che scendesse l’oscurità, pensai tra me che se lo avessi saputo non avrei accettato di farlo.


Quando ripresi conoscenza, la mia vista era capovolta di 90 gradi. Tutto ciò che avrebbe dovuto stare in piedi, ora giaceva orizzontale. Quando vidi dei lampioni estendersi dalla mia sinistra alla mia destra, capii che ero sdraiato. Fu allora che avvertii una calda sensazione provenire dal lato sinistro della mia testa.

“Oh, ti sei svegliato?” disse una voce angelica.

Ero completamente sveglio ora.

Cos’era quel sussultìo sotto il mio orecchio sinistro?

“Um......se non alzi la testa… è un pò…”

Asahina sembrò preoccupata. Mi tirai su ed ebbi conferma su dove mi trovavo.

Una panchina nel parco di notte.

Cosa stava succedendo? Stavo dormendo sulle ginocchia di Asahina e proprio perché dormivo, non ne avevo nessun ricordo. Era davvero un peccato.

“Le mie gambe stanno ormai diventando insensibili. Comincia ad essere stancante.” Asahina sorrise con imbarazzo e chinò la testa.

Non avevo idea di dove fosse andata a cambiarsi, ma il suo abito da cameriera era stato ora sostituito con l’uniforme alla marinara della North High.

Dal tramonto a notte fonda aveva avuto abbastanza tempo per potersi cambiare, mentre io ero caduto addormentato per tutto il tempo. Ma perché stavo dormendo?

“E’ stato perché non posso lasciarti conoscere i metodi per viaggiare attraverso il tempo, dato che si tratta di informazioni riservate…sei arrabbiato?”

No, non sono per niente arrabbiato. Se fosse stata Haruhi, la starei già conciando per le feste, ma trattandosi di Asahina, allora non ho alcun problema.

A proposito, appena poco fa stavo chiudendo gli occhi seduto su una sedia nella stanza del club, ora perché mi trovavo nel parco nel cuore della notte? Ed avevo come la sensazione di essere già stato in questo parco in precedenza. Mi ricordo che anche Nagato un giorno mi aveva chiesto di incontrarci in questo parco…è forse una specie di luogo sacro per la gente stranba?

Mi grattai il capo. C’era qualcosa che avevo bisogno di chiedere:

“Che piano temporale è?”

Seduta accanto a me, Asahina rispose:

“Partendo dalla nostra epoca d’origine, ora è il 7 Luglio di tre anni prima. Credo che siano circa le nove di sera.”

“Davvero?”

“Sì.”

Sembrava dire sul serio.

Non avrei mai pensato che saremmo potuti giungere qui così facilmente. Ovviamente non ero così ingenuo da credere a tutto quello che mi diceva, avrei prima dovuto cercarne conferma. Avrei chiamato il numero del servizio d’informazioni di ora ,data e meteo.

Mentre stavo per dire ad Asahina cosa avevo intenzione di fare, la mia spalla sinistra imporvvisamente si sentii appesantita.

Huh? Asahina ora teneva la testa appoggiata sulla mia spalla.

Un’esausta Asahina si accasciò addosso a me. Qual’era il senso di tutto questo?

“Asahina.”

Nessuna risposta.

“Um...”

“(Zzzzzz)...”

Russa?

Piegai la testa in avanti, poi la ruotai di 85 gradi e vidi Asahina coi suoi occhi chiusi, con le labbra mezze aperte mentre produceva un sommesso russare. Che stava succedendo?

Frush...

I cespugli dietro di noi impovvisamente frusciarono. Sentii il mio cuore balzarmi in gola. Cos’era stato?

“Si è addormentata?”

Ad uscire dai cespugli era nientemeno che….l’altra Asahina.

“Buonasera, Kyon.”

Era la versione extralusso di Asahina. Ragazza bella e giovane, sebbene molto più vecchia dell’Asahina che dormiva appoggiata alla mia spalla, questa Asaina era cresciuta in ogni sua parte e in tutti i sensi. Era sempre molto carina, ma il suo fascino era decuplicato.

L’avevo incontrata una volta, e proprio come allora indossava una camicetta bianca e una corta minigonna blu. Questa Asahina stava ora camminando verso di noi.

“Hee hee, a vederla così...”

L’Asahina adulta tirò delicatamente la guancia dell’Asahina addormentata e disse:

“…sembra proprio una bambina,”

Con aria nostalgica, Asahina (grande) accarezzo l’uniforme alla marinara di Asahina (piccola).

“Dunque è così che apparivo a quell’età?”

Sentendo il delicato respiro di Asahina (piccola) sul mio braccio, non potevo muovermi e restai seduto immobile, guardando con soggezione ad Asahina (grande).

“La sua missione era quella di portarti qui, ma d’ora in poi guidarti sarà la mia.”

Sembrando un’idiota, ad Asahina, che aveva un’aria matura anche quando sorrideva, chiesi:

“Um...ma esattamente cosa...”

“Non posso spiegarlo nel dettaglio, perché è un’informazione riservata. Tutto ciò che posso fare è guidarti.”

Mi voltai a guardare Asahina che dormiva sulla mia spalla.

“Sono stata io a farla addormentare, perché non posso farmi vedere da lei.”

“Come mai?”

“Perché quando sono stata lei, non ho visto me stessa.”

La spiegazione sembrava allo stesso tempo chiara, ma anche confusa.

L’affascinante Asahina strizzò un occhio e disse:

“Andando verso sud seguendo i binari là in fondo, arriverai davanti ad una scuola media pubblica. Puoi per favore andare ad aiutare la persona che si trova all’esterno della cancellata della scuola? Puoi andare subito? E spero non ti dispiaccia portarti dietro anche me, non dovrei essere poi tanto pesante.”

Suonava proprio come uno di quei paesani in certi giochi di ruolo. [Kyon allude ai tipici abitanti dei villaggi in questo genere di giochi, sempre pronti ad affibbiare all’eroe di turno ogni genere di missioni].

Mi chiedevo che genere di tesoro avrei ottenuto come ricompensa…

“Ricompensa? Bhè......”

L’Asahina adulta mise con eleganza le mani sotto il suo mento e pensò attentamentente, poi fece un sorriso maturo:

“Non ho nulla da offrirti, ma puoi baciarmi delicatamente mentre dormo. E bada di farlo solo mentre sto dormendo.”

Un accordo davvero allettante! Questo era proprio ciò che desideravo. Il sospiro di Asahina che dormiva profondamente era così carina che ero tentato di farlo, ma......

“Ciò è un pochino......”

Forse per via del mio stato d’animo o per la situazione in quel momento, sentivo che la cosa non faceva molto per me. Sinceramente, allora ero disgustato per il mio essere così tanto razionale.

“Il tempo a disposizione si sta riducendo, devo andare ora.”

E’ questo l’indizio mi stai dando stavolta?

“Ah sì, per piacere non farle sapere che sono stata qui. Incrociamo i mignoli e facciamo una promessa.”

Sollevai automaticamente il mio mignolo e lo serrai attorno a quello di Asahina (grande).

Posso stringerlo ancora un minuto?

“Allora arrivederci, Kyon.” disse allegramente Asahina (grande) e camminando al buio, in men che non si dica era sparita dalla vista.

Indubbiamente stavolta è stata fugace.

“E adesso…” mormorai tra me.

Mi domandavo quando avrei di nuovo rivisto questa Asahina adulta.

Avevo l’impressione che non fosse cambiata molto da quando mi aveva dato quello strano indizio l’ultima volta che l’avevo vista......

Magari questa Asahina che era apparsa proveniva da un piano temporale anteriore rispetto a quella che avevo incontrato in precedenza. Non capivo. E non c’era modo che ci riuscissi.

A giudicare dalla sensazione che ho in questo momento, c’è la possibilità che potrei incontrare ancora molte altre versioni di Asahina provenienti da epoche diverse.


Asahina, che trasportavo sulla mia schiena, non era leggera ma non era nemmeno così pesante.

Era normale che la velocità della mia andatura fosse diminuita.

Il suo angelico volto soffiava nel mio orecchio dei respiri tanto teneri e delicati da sembrare qualcosa di proibito. A causa del suo respiro, il collo mi prudeva.

Evitai gli sguardi dei passanti (sebbene ci fosse a malapena qualcun altro per strada), e mi diressi velocemente nella direzione che Asahina mi aveva indicato.

Penso che camminai per un’altra decina di minuti, mentre i passanti diventano sempre di meno man mano che procedevo.

Dopo aver svoltato un angolo, giungemmo finalmente alla nostra meta.

L’East Junior High.

Avevo sentito parlare di questo posto.

Questa era stata la scuola media di Taniguchi e di Haruhi.

A proposito, una persona dall’aria familiare si trovava ora in piedi davanti alla recinzione della scuola. Riconobbi all’istante la sagoma minuta che stava mettendosi a scavalcare la cancellata metallica..

“Ehi!”

Dopo aver gridato, mi sentii sopreso.

Come facevo a sapere chi era quella persona? Tutto questo era veramente troppo incredibile.

Fissai la schiena di quella persona: la sua altezza era decisamente più ridotta, mentre gli scuri capelli lisci non erano né lunghi né corti.

Ma di sicuro c’era una sola persona di mia conoscenza che avrebbe potuto uscire di soppiatto la notte e scavalcare il cancello della scuola.

“Cosa?”

Fu allora che veramente mi resi conto che mi trovavo faccia a faccia con una passata realtà di tre anni prima.

Nessuno scherzo, sembrava proprio che avessi sul serio viaggiato indietro nel tempo di tre anni.

Sporgendosi verso il basso dall’alto della recinzione, il volto che si girò e mi fissò era in effetti più giovane del comandante della SOS Dan che conoscevo.

Tuttavia non c’era nessuna possibilità di confondere quel paio di occhi scintillanti: quelli erano gli occhi di Haruhi.

Anche se vestiva con abiti casual con una T-shirt e un paio di pantaloncini, a me sembrava sempre la stessa di sempre.

Tre anni fa, Haruhi frequentava il primo anno delle medie.

Era forse lei la persona che Asahina voleva che aiutassi?

“E tu chi sei? Un maniaco sessuale? O un rapitore? Ad ogni modo, sembri sospetto.”

I fiochi lampioni illuminavano la strada con una debole luce bianca.

Non potevo vedere con chiarezza la sua espressione, eppure Haruhi, la studentessa del primo anno di scuola media, mi stava ora fissando con occhi che hanno appena visto qualcosa di sospetto.

Chi sembrava più sospetto? Una ragazzina che tentava di scavalcare il cancello della scuola nel cuore della notte oppure io che me ne andavo in giro portando in spalla una ragazza addormentata? A questa domanda non me la sentivo proprio di starci su a pensare.

“Sei invece tu ad essere sospetta. Che stai facendo qui?”

“Per cos’altro dovrei essere qui? Per entrare illegalmente nel terreno della scuola, è ovvio.”

Non dichiarare così apertamente le tue intenzioni criminali, c’è un limite anche all’avere una faccia tosta!

“Sei arrivato in tempo.Non ti conosco, ma se sei libero allora puoi darmi un po’una mano! Altrimenti chiamo la polizia.”

Dovrei essere io quello a chiamare la polizia, ma ho già promesso all’altra Asahina di aiutarti. Ma d’altra parte, perché io trovo sempre sulla mia strada quella forma di vita nota come Suzumiya Haruhi? Anche in quest’epoca!

Haruhi saltò all’interno della cancellata e aprì il lucchetto della recinzione con una chiave.

Dove hai preso quelle chiavi?

“Le ho rubate mentre non guardava nessuno. E’ stato facile.”

Era veramente una ladruncola.

Haruhi lentamente aprì il cancello metallico spingendolo di lato e mi fece cenno di entrare.

Camminai verso la ragazzina, che era più bassa di circa una testa rispetto alla sua futura se stessa di tre anni dopo, sorreggendo Asahina in modo stabile.

Accanto all’entrata dell’East Junior High si trovava il campo d’atletica.

Il complesso scolastico si trovava di fronte a noi. Haruhi iniziò a camminare diagonalmente attraverso il campo avvolto nell’oscurità.

Era un bene che fosse buio, perché così non era in grado di poter vedere chiaramente la mia faccia o quella di Asahina.

In tre anni, Haruhi non avrebbe mai pensato di aver incontrato me e Asahina quando ancora era al suo primo anno delle medie.

Quindi andava bene così, altrimenti sarebbe stato un problema.

Haruhi andò dritta verso l’angolo del campo d’atletica e mi guidò sul retro del magazzino degli attrezzi sportivi. All’interno c’era un carrello arrugginito, una macchina segnalinee e alcuni sacchi di calce in polvere.


“Ho precedentemente nascosto questa roba nel magazzino, di sera. Piuttosto astuto eh? “

Haruhi sorrise raggiante, poi caricò uno dei sacchi di calce, che pesava quasi quanto lei, sul carrello e si mise a spingerlo per l’impugnatura.

La maniera in cui lentamente lo spingeva mi fece capire quanto in realtà lei fosse giovane.

Credo che gli studenti delle media al loro primo anno siano ancora, più o meno, dei bambini.

Deposi con delicatezza la dormiente Asahina e l’appoggiai contro il muro del magazzino.

Per favore, fai la brava e restatene qui seduta.

“Lascia fare a me! Passami quel coso, tu porta l’attrezzo per disegnare le linee con la calce.”

Devo aiutarla sul serio? Per tutto il tempo che sono stato trascinato in giro come uno schiavo da Haruhi, lei era sempre stata come un robot impazzito che non si sarebbe fermato finchè non avesse distrutto tutto.

Da qui a tre anni sarebbe rimasta esattamente le stessa.

Sembra che la natura di una persona non cambi tanto facilmente nel giro di tre anni.

“Segui le mie indicazioni e disegna le linee. Sì, proprio tu. Io devo tenerti d’occhio da qualche posto in lontananza e controllare che se per caso hai fatto degli errori. Ah! Qui stai sbagliando a disegnare! Che stai facendo!?”

Per essere capace di dare ordini ad un liceale che non aveva mai visto prima senza neppure battere ciglio, non c’era nessun dubbio che fosse proprio Haruhi.

Se avessi incontrato per la prima volta questa ragazzina delle medie, avrei probabilmente pensato che fosse del tutto matta.

Ma solo se l’avessi conosciuta prima di incontrare Nagato, Asahina e Koizumi, ovviamente.


Seguendo le istruzioni di Haruhi, disegnai delle linee bianche lungo il lato destro e sinistro della pista d’atletica. In circa una trentina di minuti, non era apparso un solo insegnante che faceva il turno di notte, e neppure un’auto della polizia si presentò per investigare dopo aver ricevuto proteste da parte del vicinato.

Era possibile che i misteriosi simboli che Taniguchi disse fossero improvvisamente apparsi sul campo sportivo della scuola siano stati disegnati nientemeno che da me stesso?

Guardai silenziosamente alla figura che avevo così faticato a disegnare.

A quel punto Haruhi venne accanto a me e mi strappò di mano la macchina segnalinee.

Cominciò allora a disegnare ancora qualche ultima linea e disse:

“Ehi, tu credi che gli alieni esistano?”

Questa domanda era del tutto inaspettata.

“Credo esistano.”

L’immagine del volto di Nagato balenò nella mia mente.

“E riguardo i viaggiatori nel tempo?”

“Hmm, non mi sorprenderei se ci fossero.”

In questo momento, io stesso sono un viaggiatore nel tempo.

“E gli esper?"

“Credo siano un po’ovunque.”

Pensai improvvisamente a numerosi puntini rossi che volavano in giro.

“E gli SLIder?” [uno SLIder è una persona dotata del potere paranormale di poter viaggiare attraverso dimensioni parallele]

“Non ne ho ancora incontrati.”

“Hmph.”

Haruhi spinse avanti l’attrezzo e si strofinò via la calce dalla faccia usando le sue spalle..

“Hmm, dovrebbe andare.”

Iniziai a sentirmi a disagio, forse perché avevo detto qualcosa che non avrei dovuto?

Haruhi guardò in alto verso di me e disse:

“Quella è un’uniforme della North High?”

“Sì."

“Come ti chiami?"

“John Smith.”

“...Ma sei scemo?”

“Una volta tanto non posso usare uno pseudonimo?”

“E chi è quella ragazza?”

“E’ mia sorella. Soffre di un disturbo del sonno chiamato narcolessia [la narcolessia è un disordine neurologico caratterizzato da una incontrollabile ed improvvisa sonnolenza diurna]. E’ così da parecchio tempo, cadendo addormentata sempre e ovunque. Ecco perché devo trasportarla in giro.”

“Hmph.”

Haruhi si morse il labbro inferiore e si voltò, rivelando un’espressione di incredulità.

Decisi di cambiare argomento.

“A proposito, che cos’è?”

“Non lo vedi? E’ un messaggio.”

“Per chi? Non dirmi che è per Hikoboshi e Orihime?”

Haruhi sembrò sorpresa e mi chiese di rimando:

“Come fai a saperlo?”

“...Bhè, oggi è il Tanabata. Conosco qualcuno che fa cose del genere.”

“Davvero? Mi piacerebbe conoscere quella persona. Esiste veramente qualcuno del genere alla North High?”

“Certo.”

Da qui fino ad allora, l’unica persona che potrebbe fare cose simili sei tu.

“Hmm, North High, huh...”

Haruhi mormorò tra sé come se stesse pensando assortamente.

Per un pò restò in silenzio come una verdura sotto sale, poi subito dopo si voltò all’improvviso.

“Ora me ne torno a casa. Ho ottenuto ciò per cui ero venuta. Ci si vede.”

Si allontanò a grandi passi.

Nemmeno una parola di ringraziamento?

Che scortese… eppure questo è proprio il modo in cui Haruhi si sarebbe comportata.

Inoltre per tutto quel tempo non mi ha mai detto il suo nome.

Ho la sensazione che sia stato un bene che non l’abbia fatto.


Non potevamo starcene lì per sempre, così decisi di svegliare Asahina. Ovviamente, non prima che riportassi nel magazzino il carrello e la calce che Haruhi aveva abbandonato.

Dormendo come una gattina, faceva così tenerezza che ebbi la tentazione di farle qualcosa di osceno, ma alla fine resistetti a quell’istinto e lentamente scrollai le sue spalle.

“Um...huh. Eh?...”

Aprendo gli occhi, Asahina iniziò senza sosta a guardarsi attorno.

“EH!?”

Strillò e balzo in piedi contemporaneamente.

"C-c-c...che posto è questo? Che epoca è?”

Come potrei risponderle?

Proprio mentre stavo cercando una risposta, Asahina gridò improvvisamente: “AH!!!”

Anche al buio riuscivo a notare che il suo volto ora era più pallido del solito.

Asahina si frugò addosso con entrambe le mani:

“Il TPDD...è sparito. Non riesco a trovarlo...”

Asahina era quasi alle lacrime e un attimo dopo iniziò veramente a piangere.

Mentre piangeva e si asciugava gli occhi con le mani sembrava proprio una bambina che si era smarrita. Ma questo non era il momento di contemplare la sua tenerezza.

“Cos’è un TPDD?”

“Sob......E’ un’informazione riservata, non dovrei parlarne…è qualcosa di simile ad una macchina del tempo. L’ho usato per raggiungere questo piano temporale…ma non riesco a trovarlo. Senza di quello, non possiamo tornare al tempo da cui proveniamo...”

“E allora come l’hai perso?”

“Non lo so...non era previsto che lo smarrissi...ma è sparito sul serio.”

Pensai all’altra Asahina, che poco fa la stava toccando.

“Qualcuno potrebbe venire e darci una mano...”

“Impossibile. Sob...”

Mentre tirava su col naso, Asahina mi spiegò che in un piano temporale ogni singolo evento è già stabilito, quindi se vi esistesse un TPDD allora dovrebbe averlo con sè.

Ora invece non ce l’aveva più , il che significa che era inevitabile che lo perdesse, quindi era deciso che lei “non dovesse più portarlo con sè”... o qualcosa del genere.

Cosa dovrebbe significare tutto questo?

“In altre parole, adesso cosa ci succederà?”

“Sob, sob. Significa che se le cose dovessero restare così, rimarremo bloccati nel piano temporale di tre anni fa e non potremo tornare alla nostra epoca.”

Ora sì che la faccenda è grave! pensai tra me e me, eppure in qualche modo non mi sentivo preoccupato.

L’Asahina adulta non mi aveva detto nulla al riguardo, quindi credo che potrebbe essere stata lei a portar via il TPDD e a creare questa situazione.

Dedussi che Asahina (grande) era venuta nel passato unicamente per questo motivo. Per l’Asahina proveniente da un piano temporale più lontano rispetto a questa che è qui con me, tutto ciò era inevitabile.

Spostai lo sguardo da Asahina, che singhiozzava tristemente, verso il campo d’atletica. Il misterioso simbolo che Haruhi aveva ideato e mi aveva fatto disegnare sembrava molto elaborato e confuso.

Gli insegnanti e gli studenti dell’East Junior High si prenderanno probabilmente un colpo quando lo vedranno domattina.

Spero solo che questi scarabocchi non siano qualche maledizione indirizzata agli alieni...proprio mentre stavo divagando coi pensieri, finalmente ci arrivai.

Era buio ovunque, la scuola era solo scarsamente illuminata dai tenui lampioni all’esterno e le linee che avevo disegnato erano così grosse che se non mi fossi messo ad una certa distanza, non sarei mai stato in grado di vederlo.

Era per questo che ci era voluto così tanto per accorgermene.

Stesi la mano verso la mia tasca ed estrassi il tanzaku che Nagato mi aveva dato.

Sopra c’erano disegnate alcune forme geometriche.

“Forse c’è una via d’uscita da questa situazione.” dissi e Asahina mi fissò sbattendo gli occhi mentre continuavo a studiare il tanzaku.

I segni simbolici che vi erano riportati sopra erano esattamente gli stessi del messaggio di Haruhi alle stelle, ai disegni che Haruhi ed io avevamo disegnato non molto prima sul campo della scuola.


Lasciammo di corsa l’East Junior High e arrivammo ad un complesso di appartamenti d’alta classe presso la stazione.

“Questa non è......la casa di Nagato?”

“Sì. Non le ho chiesto esattamento quando è arrivata sulla Terra , ma sono sicuro che tre anni fa fosse qui... o almeno credo."

Stetti in piedi davanti all’entrata principale del complesso e premetti il pulsante della Stanza 708.

Si udì un beep attraverso il citofono e potevo avvertire attraverso le mie maniche il calore delle mani nervose di Asahina.

Parlai al citofono: “E’ questa l’abitazione di Nagato Yuki?”

“..….” Il citofono rispose così.

“Um, non so come spiegarlo...”

“......”

“Sono un amico di Suzumiya Haruhi...questo ti dice niente?”

Attraverso il citofono si potè udire una sorta di respiro mozzato. Una breve pausa, e poi….

“Entrate.”

Beep. Il cancello principale si aprì. Condussi Asahina, che sembrava terrorizzata, verso l’ascensore. Arrivammo al settimo piano e andammo davanti alla Stanza 708, dove ero già stato una volta.

Spinsi con delicatezza la porta, che si aprì lentamente.

In piedi sulla soglia, stava Nagato Yuki. Tutto mi sembrava così irreale. Davvero io e Asahina avevamo viaggiato indietro nel tempo?

Nagato appariva esattamente la stessa così come l’avevo vista in precedenza, il che mi portava a dubitare se effettivamente avevessimo viaggiato nel tempo.

Il modo in cui indossava la sua uniforme della North High, quello in cui mi fissava con occhi privi d’ogni emozione e la sua apparente mancanza di calore corporeo e di consapevolezza d’esistere, non erano per nulla diversi da quelli della Nagato che conoscevo.

L’unica differenza era che quest’ultima Nagato aveva di recente smesso di portare e gli occhiali, mentre questa qua ne indossava un paio esattamente come quando la incontrai la prima volta.

Questa Nagato indossava un paio di occhiali dei quali non avevo la minima idea di quando quella del mio presente aveva smesso di portarli.

“Ehi!”

Sollevai il braccio e le diedi un amichevole sorriso. Nagato era inespressiva come sempre. Asahina si nascose dietro la mia schiena tremando incessantemente.

“Possiamo entrare?”

“...”

Nagato silenziosamente si voltò e si diresse all’interno dell’appartamento.

Lo considerai come l’aver dato a me e ad Asahina il permesso di entrare.

Togliemmo le nostre scarpe e ci dirigemmo verso il salotto. Era lo stesso anche tre anni fa: la stanza era sempre vuota come al solito.

Nagato stava in piedi immobile attendendo che arrivassimo.

Senza avere scelta, decisi si continuare a stare in piedi e le spiegai tutto quanto.

Da dove potrei cominciare? Dal giorno d’inizio della scuola quando incontrai Haruhi per la prima volta? E’una storia dannatamente lunga.

Tralasciando i dettaglia, le feci un breve sintesi di ciò che era successo.

Credo di aver speso cinque minuti in spiegazioni, sebbene personalmente ritenessi che il riassunto di questa storia legata ad Haruhi fosse a dir poco senza senso.

“...E alla fine, la te stessa di tre anni nel futuro mi ha dato questo.”

Nagato fissò il tanzaku che avevo tirato fuori, le sue dita scorrevano in aria sopra gli strani simboli come se stesse leggendo un codice a barre.

“Ho capito.”

Nagato semplicemente annuì.

Sul serio? Aspetta, mi è appena venuto in mente qualcosa che non mi torna affatto.

Mi misi una mano sulla tempia e dissi:

“E vero che è da un po’ che conosco Nagato, ma sarà tra tre anni. Quindi ora questa è per te la prima volta che ci incontriamo, giusto?”

Neppure io capivo ciò che stavo dicendo. Eppure gli occhiali di Nagato scintillarono mentre lei rispondeva calmamente come se niente fosse:

“Sì.”

“Allora.....”

“Richiesta di permesso per condivisione di memoria con versione di epoca differente. Scaricamento in corso di dati su spostamenti reversibili attraverso piani temporali.”

Che cavolo significa?

“La “me”che esiste nel piano temporale di tre anni da ora e la “me” che esiste in quest’epoca siamo ora la stessa persona.”

E quindi? Non era forse già così? Non poteva essere possibile per la Nagato di tra anni fa di condividere la stessa memoria con quella di tre anni dopo.

“E’ possibile.”

Come?

“Sincronizzazione.”

Um, non capisco lo stesso.

Nagato smise di rispondere e lentamente si tolse gli occhiali.

I suoi occhi inespressivi sbatterono rivolti a me.

Quello era veramente il volto della ragazza amante dei libri che ricordavo.

Era la Nagato Yuki che conoscevo.

“Perché indossi l’uniforme della North High? Hai già iniziato a frequentare la scuola?”

“No, in questo momento sono in modalità di stand-by.”

“Stand-by...intendi aspettare per tre anni?”

“Sì”

“Questo è veramente...”

E’ veramente stoico da parte tua. Ma non ti annoia? Nagato scosse la testa e rispose:

“Questa è una missione.”

I suoi occhi limpidi fissarono dritti verso di me.

“Esiste più di un modo per muoversi attraverso il tempo.” disse Nagato con espressione vacua:

“Il TPDD è solo un dispositivo per controllare lo spaziotempo, posside dei difetti e delle imprecisioni. Ci sono molte teorie riguardo lo spostamento attraverso il continuum spaziotemporale.”

Asahina strinse di nuovo saldamente la mia mano.

“Um.....che significa?”

“E’ consentito usare TPDD per trasferire forme di vita organiche attraverso il tempo, ma ciò causa degli inconvenienti. Per noi, non è uno strumento un ideale.”

Quando dici “noi” intendi dire l’Entità di Dati Integrati?

“Nagato è capace di attraversare i piani temporali nella sua forma completa?”

“La forma non è necessaria. Finchè i dati traferiti sono gli stessi, ciò è sufficiente per viaggiare nel tempo.”

Andare avanti e indietro attraverso passato, presente e futuro huh?

Se Asahina ne è capace, allora non dovrebbe esserci il minimo problema per Nagato, dato che possedeva poteri idonei a poterlo fare.

Inizio a chiedermi se Asahina, confrontata con Nagato e Koizumi, non sembrasse quasi estranea al gruppo.

“Va bene, va bene.”

Interruppi la conversazione tra Asahina e Nagato, non era il momento di discutere di sulle teorie e il funzionamento dei viaggi nel tempo.

Il problema adesso era cosa avremmo dovuto fare io ed Asahina per poter ritornare al futuro di tre anni dopo.

Nagato semplicemente annuì e disse:

“Si può fare.”

Poi si alzò e aprì la parete di scorrevole di carta della stanza collegata al salotto.

“Qui.”

Era una camera in stile giapponese con dei tatami, anzi non c’era altro che che i tatami.

Dava decisamente un senso di solitudine, ma c’era da aspettarselo dalla casa di Nagato.

Questo riuscii a capirlo, ma perché ci aveva portato in quella stanza degli ospiti?

La macchina del tempo era forse nascosta là dentro?

Mentre stavo per porle tutte queste domande, Nagato prese un futon [Il futon è un materasso, usato al posto del letto, realizzato con materiali naturali] da un ripiano e iniziò a stenderlo per terra. Tirò perfino fuori due coperte.

“Non vorrei star fraintendendo ma…non ci starai chiedendo di dormire qui, vero?”

Nagato portò le coperte e mi fissò.

La mia immagine e quella di Asahina si riflettevano chiaramente nelle sue pupille limpide come cristallo.

“Sì.”

“Qui? Con Asahina? Noi due?”

“Sì.”

Diedi una sbirciata furtiva al mio fianco e vidi Asahina sembrare imbarazzata, la sua faccia che arrossiva vistosamente.

Una reazione del tutto aspettata, credo.

Ma Nagato non sembrava per nulla darvi importanza:

“Ora dormite.”

Non essere così diretta!

“Si tratta solo di dormire.”

Sigh......era comunque quel che avrei fatto. Scambiai un’occhiata con Asahina. Stava arrossendo, mentre io facevo spallucce.

Siamo stati noi a venire da Nagato in cerca di aiuto, quindi se lei vuole che dormiamo, allora dormiamo! Se per caso ci dovessimo risvegliare ritrovandoci nel tempo da dove siamo venuti, allora sarebbe una soluzione piuttosto semplice.

Nagato con la mano spense l’interruttore della lampada e iniziò a mormorare qualcosa.

Immagino che non ci stia esattamente augurando la buona notte, vero?

La luce della lampada ebbe un guizzo e si spense.

Ah, magari potessimo addormentarci altrettanto velocemente!

Mi sdraiai e tirai su la coperta.

Un attimo dopo la luce si accese di nuovo. Il bulbo fluorescente tremolò mentre la luce si stabilizzava. Huh? Cos’è questa strana sensazione?

Fuori dalla finestra c’era lo stesso cielo notturno di prima.


Mi sollevai e Asahina fece lo stesso, stringendo la sua coperta tra le mani.

Il suo innocente volto da bambina sembrava preoccupato e mi fissava con uno sguardo interrogativo, ma ovviamente non avevo idea di come rispondere a delle sue domande.

Nagato stava lì in piedi come prima, mentre accendeva l’interruttore.

Avevo la sensazione che quella non fosse la solita faccia di Nagato, era come se in questa ci fosse un pò d’emotività.

Guardai attentamente a quel volto pallido, era come se cercasse di esprimere qualcosa ma non ci riuscisse per qualche sorta di conflitto interiore.

Se non avessi osservato per diverso tempo il suo viso, difficilmente me ne sarei accorto.

Ma non potevo giurare che non si trattasse semplicemente della mia immaginazione.

Accanto a me si poteva udire il suono di qualcuno che tirava un sospiro di sollievo, mi voltai e vidi Asahina che armeggiava col display di un orologio a cristalli liquidi sul suo polso destro.

“Eh? Non può essere….ehi, ma è vero?”

Diedi un’occhiata al suo orologio, era forse quello il cosiddetto “TPDD”?

“No, questo è un semplice orologio digitale automatico.”

Intendi quegli orologi che si sincronizzano automaticamente col fuso orario?

Asahina mi sorrise felicemente e disse:

“Siamo tornati. Il nostro tempo d’origine era il 7 Luglio…poco dopo le nove e mezza di sera. Questo è un sollievo….Phew”

Tirò un sospiro di sollievo dal profondo del cuore.

In piedi sulla porta stava la Nagato che conoscevamo.

Se avessi dovuto distinguerla con un altro criterio a parte il fatto che portasse o meno gli occhiali, allora quella sarebbe stata la Nagato Yuki che si era un pochino addolcita.

Rivedendola tre anni dopo, finalmente capii: la Nagato che mi stava davanti era in effetti cambiata un pò dalla prima volta in cui l’avevo vista nel club di letteratura quando Haruhi mi ci trascinò.

Il cambiamento era così lieve che probabilmente nemmeno lei l’aveva avvertito.

“Ma come hai fatto?”

Nagato senza fare alcuna piega spiegò ad Asahina:

“Congelamento selettivo di dati collegati liquefatti all’interno dello spaziotempo, conservandoli fino a destinazione nota dentro al continuum spaziotemporale, per poi infine scongelare i dati.”

Pronunciò una serie di parole strane, poi fece una pausa e aggiunse:

“Scongelandoli ora. Nel vostro presente.”

Asahina tentò di alzarsi, ma poi rilassò le gambe e si rimise seduta in ginocchio.

“Non può essere...è impossibile...Nagato, tu...”

Nagato rimase in silenzio.

“Qualcosa non va?” chiesi.

“Nagato...ha fermato il tempo stesso. Probabilmente ha congelato per tre anni il tempo all’interno di questo spazio, assieme a noi, fino ad oggi, quando lo ha finalmente scongelato...giusto?”

“Sì.” replicò Nagato, annuendo con la testa.

“Questo è incredibile...essere capaci di fermare il tempo...wah ~.”

Asahina si lasciò cadere esausta sulle ginocchia e sospirò.

Pensai tra me e me che sembrava proprio fossimo riusciti a ritornare sani e salvi a tre anni nel futuro. Ne ero certo già dalla sola reazione di Asahina, che era il tipo a cui i propri stati d’animo si leggono in faccia. Non importa, per ora crederò pure alla spiegazione su come siamo riusciti a tornare da tre anni fa e di come il tempo sia stato congelato.

In questo momento, posso accettare quasi di tutto…di qualunque cosa si trattasse, di fatto la potrei ammettere senza troppi problemi. Era tutto a posto...ma...

Questa non era la prima volta che visitavo la casa di Nagato. Mi aveva invitato una volta, più di un mese fa, ma quella volta vidi solo il salotto e non entrai in questa stanza degli ospiti, di cui non sapevo neppure l’esistenza.

Quindi…uhm, in pratica, che sta succedendo qui?

Fissai Nagato e lei fissò me.

......In pratica, quando per la prima volta venni in questa case e ascoltai la sua storia riguardante esplosioni di dati, c’era un altro “me” che dormiva nella stanza accanto.

E’ esatto? Il tutto dovrebbe funzionare così, secondo logica.

“Sì.” disse Nagato.

Improvvisamente mi sentii confuso.

“...Ehi, questo significa che già allora tu sapevi quello che sarebbe accaduto? Compreso quel che mi è successo e gli eventi di oggi?”

“Sì.”

Dal mio punto di vista, la prima volta che avevo incontrato Nagato era stato all’inizio del trimestre quando Haruhi ebbè l’idea di fondare la SOS Dan.

Eppure Nagato mi aveva già incontrato durante il Tanabata, tre anni fa. Per me era come se fosse successo un attimo fa, ma lei mi aveva detto che in realtà erano già passati tre anni.

Credo di star diventando pazzo.

Sia io che Asahina sembravamo stupiti e sconvolti da questa serie di eventi.

Ho sempre saputo che Nagato era in gamba, ma non avrei mai pensato che potesse addirittura bloccare il tempo. In tal caso, questo non farebbe forse di lei l’incredibile Wonder Woman?

“Non è del tutto vero.”

Respinse i miei elogi con tono piatto e neutro.

“Questa era un’eccezione speciale. Un’emergenza. A meno che non sia veramente importante, questo metodo è poco usato.”

Dunque siamo stati considerati “veramente importanti”.

“Grazie Nagato.”

Decisi per prima cosa di ringraziarla, anche se dirle grazie era in realtà il massimo che potevo fare.

Di nulla.”

Nagato fece un cenno col suo viso apparentemente gelido, poi mi consegnò il tanzaku con sopra disegnati i simboli geometrici.

Lo presi e notai che la carta era molto consumata, come se fosse stata abbandonata per tre anni.

“Ah già, mi sai dire cosa dicono i simboli sul tanzaku?” domandai con noncuranza.

Non credevo che qualcuno potesse decifrare dei simboli senza senso disegnati da Haruhi, quindi lo dissi così tanto per scherzare.

“Sono qui.” rispose Nagato.

Non ce la facevo più.

“E’ quello che c’è scritto.”

Sto diventando sempre più confuso ora.

“E’ possibile che questi simboli e disegni in stile Nazca [Le Linee di Nazca sono dei geoglifi, linee tracciate sul terreno, del deserto di Nazca, un altopiano arido che si estende per una cinquantina di chilometri tra le città di Nazca e di Palpa, nel Perù meridionale. Le oltre 13.000 linee vanno a formare più di 800 disegni. Il loro significato è ancora oggi un mistero] siano una qualche specie di linguaggio alieno?”

Nagato non rispose alla domanda.


Asahina ed io lasciammo la casa di Nagato e ci mettemmo a camminare sotto il cielo rischiarato dalla luna.

“Asahina, c’è qualche motivo per cui mi hai portato nel passato?”

Asahina fece del suo meglio per pensarci su, poi abbassò la testa e disse con un flebile tono di voce:

“Mi dispiace. Io...ecco...um...non ne sono sicura...Io sono come...l’ultima ruota del carro...no, il gradino più basso della scala...no, sono solo una specie di novellina...”

“Eppure ti trovi al fianco di Haruhi.”

“Questo perché non avrei mai immaginato che Suzumiya mi avrebbe preso per farmi unire al gruppo.” disse imbronciandosi.

Asahina, sei carina anche con quella espressione.

“Mi sono semplicemente attenuta agli ordini...del mio superiore, o di qualcuno ancora più in alto. Perciò nemmeno io conosco quale scopo ci sia in ciò che ho fatto.”

Guardando ad un’Asahina che stava arrossendo, pensai tra me e me, non potrebbe darsi che quel superiore altri non fosse che l’Asahina adulta? Era una supposizione senza alcun fondamento, ma dato che gli unici viaggiatori nel tempo che conoscevo erano lei e l’Asahina normale, non mi si potreva biasimare per averlo pensato.

“Capisco.” mormorai annuendo con la testa.

Eppure, ancora non capivo.

Se l’Asahina adulta era venuta per darmi un’indicazione, allora avrebbe dovuto sapere cosa ci sarebbe successo. E sembrava che non l’avesse mai detto neppure ad Asahina.

Esattamente, che stava accadendo?

“Hmm......”

Non c’era alcun motivo per farsi venire un mal di testa al riguardo.

Se Asahina non riusciva a capirlo, allora non c’era modo che io potessi riuscirci.

Nagato aveva detto che c’è più di una maniera per viaggiare nel tempo.

I futuri viaggiatori nel tempo hanno un loro proprio insieme di regole da seguire, giusto?

Spero che qualcuno me le vorrà spiegare, quando tutto sarà sistemato.


Alla stazione mi separai da Asahina. La sua piccola figura mi ringraziò ancora una volta, poi se ne andò come se fosse un vero peccato farlo. Appena uscì dalla mia vista, mi diressi anch’io verso casa, e fu allora che mi accorsi di aver lasciato la mia cartella nella stanza del club.


Il giorno seguente era l’8 Luglio.

Secondo la mia percezione, era in effetti il giorno dopo, ma per il mio corpo era come se dall’ultima volta che ero andato a scuola fossero passati tre anni e un giorno.

Andai a scuola a mani vuote e mi diressi dritto alla stanza del club, poi, dopo aver recuperato la mia cartella, andai in classe.

Sembrava che Asahina dovesse essere arrivata prima di me, dato che la sua cartella non si vedeva da nessuna parte.


Entrando in aula, vidi Haruhi seduta lì, a fissare assorta fuori dalla finestra, come se stesse aspettando con convinzione l’arrivo degli alieni.

“Qualcosa non va? E’ da ieri che sembri depressa. Hai forse raccolto e mangiato qualche fungo velenoso?” dissi e mi sedetti.

Haruhi fece volutamente un sospiro e disse: “Nulla, davvero. Mi sento solo malinconica ripensando a certe cose del passato. A certi ricordi legati al Tanabata.”

Rabbrividii all’istante. Di che genere di ricordi si trattasse…non glielo chiesi.

“Capisco.”

Haruhi scostò la testa e si mise ad osservare i cambiamenti delle nuvole.

Feci un’alzata di spalle.

Non ho alcuna intenzione di accendere la miccia a questa bomba.

Nessuno con del sale in zucca lo farebbe.


Dopo le lezioni, il Club di Letteratura tornò ancora una volta ad essere il quartier generale della SOS Dan.

Haruhi disse solamente: “Gettate via il ramo di bamboo, ormai è del tutto inutile.” Poi se ne andò subito.

La fascia da “comandante” sembrava sentirsi abbastanza sola dopo essere stata abbandonata sul tavolo. Sigh, domani tornerà ad essere la solita ragazza stravagante, chiedendoci di fare impossibili cose senza senso. E’ quel genere di persona.

Anche Asahina non era lì.

Solo Nagato Yuki era nella stanza, assieme a me che stavo giocando a scacchi con Koizumi.

Incapace di resistere alla sua “evangelica” passione per gli scacchi, accettai che mi insegnasse come si faceva a giocare.

Avevo pensato che Koizumi fosse passato agli scacchi perché era una schiappa ad Othello, ma sembrava che mi fossi sbagliato. Era ugualmente scarso anche a scacchi.

Mangiai una delle pedine di Koizumi col mio cavallo mentre gettavo lo sguardo su Nagato, che se ne stava a fissare attentamente la scacchiera con la sua faccia inespressiva.

“Dimmi, Nagato, non ci sto capendo niente: Asahina viene davvero dal futuro?”

Nagato annuì lentamente con la testa.

“Sì.”

“Ma ho avvertito un paradosso tra il dirigermi nel passato e il ritornare al futuro.”

C’era da aspettarselo.

Se non ci fosse continuità tra passato e futuro lungo un medesimo flusso temporale, se andassimo indietro nel tempo di tre anni, poi andassimo a dormire lì e ci risvegliassimo nel presente, allora il “presente” in cui ci troveremmo dovrebbe essere un mondo diverso rispetto allo “ieri” da cui siamo partiti.

Eppure, in base ai risultati, ho dato ad Haruhi un’idea che non avrebbe dovuto avere, e quell’idea l’ha portata alla North High, acuendo il suo interesse in tutte le forme di vita non umane….a questo punto può esserci una sola possibilità.

Se non avessi viaggiato nel tempo fino a tre anni fa, magari nulla sarebbe mai accaduto.

Giudicando dal tono dell’Asahina adulta, lei sembrava saperlo meglio di noi. In altre parole, passato e futuro sono collegati in modo continuo.

Ma questo contraddice ciò che Asahina mi ha detto prima sul fatto che gli eventi nei singoli piani temporali siano predeterminati.

Per quanto io possa essere stupido, riesco ugualmente a capirlo.

“Non essendoci una conclusione alla teoria del paradosso, non c’è nemmeno modo di provare che non ci sia alcun paradosso.” disse calmamente Nagato, facendo una strana espressione che diceva “Questo dovrebbe spiegare tutto”.

Questa spiegazione magari potrebbe essere sufficiente per te, ma io non ci ho capito assolutamente nulla.

Nagato sollevò il suo liscio e candido collo e mi fissò: “Presto capirai”

Andò quindi alla sua solita sedia e se ne tornò al proprio mondo di libri.

Koizumi allora parlò: “La situazione è questa. In questo momento il mio re è sotto scacco da parte della tua torre. Questo è certamente un problema per me, dove potrei fuggire?” disse Koizumi mentre raccoglieva il suo re nero, poi con noncuranza lo mise dentro il suo taschino. Mostrò quindi il suo palmo come un prestigiatore che sta rivelando i propri trucchi:

“Bhe, c’è forse qualche paradosso nel mio fare così?”

Giochicchiai con le mie dita con la torre bianca e pensai: Non ho intenzione di giocare con te a qualche stupido quiz di filosofia Zen, né ho in programma di appagare me stesso parlando di argomenti astratti. Quindi mi rifiuto di rispondere alla tua domanda.

Ad ogni modo, non c’è dubbio che Haruhi sia una realtà paradossale e lo stesso si può dire di questo mondo.

“Inoltre, per noi un re non significa nulla, è invece la regina che gioca un ruolo molto più importante.”

Spostai la torre bianca sulla casella dove si trovava il re nero. Partita vinta in otto mosse.

"...Non ho idea di cosa accadrà dopo, ma spero solo che non si tratti di qualcosa che possa darci ancora più problemi.”

Nagato rimase in silenzio, mentre Koizumi sorrise e disse:

“Credo che sia meglio che le cose rimangano tranquille, o preferisci forse che accada qualcosa?”

Sbuffai e segnai un cerchio vicino al mio nome sulla tabella dei punti.