Hyouka (Italiano):Volume 1 Capitolo 4

From Baka-Tsuki
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4 - I Discendenti del Movimentato Club di Letteratura[edit]

Era domenica ed ero stato invitato fuori da Chitanda. Disse che voleva vedermi al di fuori della scuola, anche se chiese al sottoscritto di scegliere il luogo. Di conseguenza, eccomi qui al "Caffè Sandwich all’Ananas". Il locale, decorato in una cupa tonalità marrone scuro, serviva il caffè del Kilimangiaro più stagionato che abbia mai provato. Il cospicuo cartello pubblicitario all'esterno era piuttosto difficile da non notare.

Poiché non c’era né una radio né una TV accesa, la caffetteria era piuttosto silenziosa. L’ambiente era certamente piacevole, ma si trattava comunque di un posto noioso in cui aspettare qualcuno. Mancavano solo pochi minuti prima dell’orario prefissato e, dato che Chitanda non era ancora arrivata, mi misi a fissare la tazza di caffè posata sul tavolo del mio compartimento, iniziandomi a sentire un po’ irrequieto.

Finalmente, Chitanda arrivò e, secondo il mio orologio che segnava l’una e mezza, era perfettamente in orario. Dato che la caffetteria era abbastanza piccola, riuscì a trovarmi velocemente, quindi venne verso di me e si sedette. Indossava un abito per lo più bianco, che la rendeva probabilmente la ragazza più bella dell’universo.

«Scusami se ti ho chiamato all’improvviso».

«Non c’è problema».

Svuotai la mia tazza di caffè e chiamai il cameriere. Chitanda diede un’occhiata al menù e disse: «Una cioccolata calda, per favore».

Scelse qualcosa di dolce. Essendo un normale studente delle superiori, non ero abbastanza ricco per effettuare da solo un’altra ordinazione.

Prima di passare al tema principale, Chitanda espresse le sue prime impressioni positive sul locale. Poi, io replicai che una persona come lei, che non ordina il caffè in una caffetteria, è come una persona che visita lo zoo di Ueno, senza andare a vedere i panda giganti. Chitanda iniziò a fare una lista di tutti i tipi di caffè con una bassa concentrazione di caffeina e, nel frattempo, la sua cioccolata calda arrivò. La grande quantità di panna nella sua tazza mi sorprese. A quanto pare, aveva un debole per i dolci.

Chitanda procedette a mescolare la panna con un cucchiaio. Il suo sguardo suggeriva che si stesse divertendo. Di questo passo, avremmo continuato a bere e chiacchierare per tutta la giornata, prima di andare a casa. Per metà serio e per metà timoroso riguardo questa possibilità, decisi di dare il via alle danze.

«Allora, cosa vuoi da me?»

«Uh?»

È questo l’atteggiamento che si dovrebbe avere, quando chiedi a una persona di sacrificare parte del proprio sacro fine settimana?

«Perché mi hai chiesto di uscire?»

Chitanda sorseggiò la sua bevanda e mormorò a bassa voce: «Davvero delizioso». Poi, inclinò la testa e disse: «Be’, sei stato tu a scegliere questo posto».

«D’accordo, vado a casa».

«Ah! Fermati, per favore!»

Chitanda posò il cucchiaio e la tazza sul tavolo, raddrizzò velocemente la propria postura e disse: «Mi dispiace. Ero… un po’ nervosa».

Anche se il suo comportamento sembrava confermare quelle parole, la sua espressione invece non appariva affatto tesa. Forse, quando era nervosa, aveva l’abitudine di dire qualsiasi cosa senza riflettere. Allora decisi di prenderla in giro, chiedendo: «Sei nervosa? Hai qualcosa da confessarmi?»

Tuttavia, mi accorsi rapidamente che una battuta così generica avrebbe avuto un effetto lieve su di lei.

«No, io...»

Annuì con esitazione, probabilmente per nascondere l’imbarazzo.

Iniziai ad andare nel panico, così chiamai subito un cameriere.

«…Vorrei un altro caffè, per favore».

Senza badare alla mia reazione, Chitanda parlò a bassa voce.

«Più che una confessione, è una richiesta per te. In realtà, questo è un problema che riguarda solo me, quindi non avrei il diritto di chiedere il tuo aiuto. Potresti ascoltare la mia storia?»

Chitanda distolse lo sguardo dalla sua tazza di cioccolata calda. Allora è così… Anche se non sapevo gestire così tanta solennità, risposi: «Ok, ti ascolto».

«Grazie».

E così, dopo aver bevuto un sorso della sua bevanda, Chitanda iniziò a parlare lentamente.

«… Io ho uno zio. Il suo nome è Jun Sekitani e si tratta del fratello maggiore di mia madre. Dieci anni fa, partì per un viaggio in Malesia, ma risulta scomparso ormai da sette anni».

«Quando ero giovane… no, forse sono ancora giovane… Dieci anni fa, ero molto legata a lui. Da quello che ricordo, era in grado di rispondere a ogni domanda che gli ponevo. Da piccola, tutto quello che mi diceva suonava fantastico alle mie orecchie. Anche se ora non ricordo più nulla, l’immagine che ho di mio zio è quella di un vecchio saggio che conosce di tutto».

«Sembra una persona straordinaria».


CONTINUA...


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