Suzumiya Haruhi ~ Italian Version:Volume 5 Endless Eight

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Mi sentivo abbastanza strano.

Ebbi questa bizzarra sensazione dopo molti giorni dalla fine del Festival O-bon. [festa giapponese di origine buddista per onorare gli spiriti dei defunti e degli antenati, al giorno d’oggi è una ricorrenza durante la quale tutta la famiglia si riunisce, dura dal 13 al 15 Luglio]

In quel momento, sedevo nel mio salotto e seguivo distrattamente il programma di baseball delle squadre delle medie, per il quale non provavo molto interesse. In un certo senso era colpa mia, in pieno pomeriggio ormai più che sveglio e senza nulla da fare. Anche se annoiato a morte, mi mancava la forza di affrontare la montagna di compiti delle vacanze, quindi continuavo ad ammazzare il tempo guardando la TV da bravo fannullone.

Quel che trasmettevano era il torneo regionale, per il quale non ero né predestinato, né qualificato a prender parte, ma la solidarietà verso chi aveva la peggio mi fece fare il tifo per la squadra che perdeva 0 a 7. Improvvisamente ebbi una premonizione, la sensazione che Haruhi stesse per fare una delle sue mosse.

Non la vedevo da secoli, dato che avevo portato la mia sorellina in campagna (dove si trovava la tenuta di famiglia di mia madre) per trascorrere l’estate e porgere i miei ossequi agli antenati ed ero tornato trionfante solo il giorno prima. Ogni anno questo era un soggiorno obbligatorio per la nostra famiglia. Dopotutto, durante le vacanze estive, i membri della SOS Dan non avevano avuto molte opportunità di incontrarsi, dunque non era prevedibile che non avessi visto Haruhi. In più, il primo giorno delle vacanze estive, seguimmo con fervore Sua Eccellenza su quell’isola deserta, calando già da tempo il sipario su quella bizzarra e precipitosa esperienza estiva. Anche se avesse improvvisato qualcosa, non ci sarebbe stata una seconda ‘escursione con pernottamento’. Per lei avrebbe già dovuto essere abbastanza il ricordo di quell’estate.

“Ciononostante…”

Mentre parlavo fra me e me, per qualche ragione sconosciuta, accadde improvvisamente qualcosa al mio silenzioso cellulare - decisamente all’improvviso – proprio nel momento stesso in cui agganciai col dito il laccetto del cellulare e lo tirai verso di me, tanto che sospettai che qualcuno stesse facendo una candid camera a casa mia. Proprio in quel momento, spaccato il secondo, iniziò a squillare. Forse ho la capacità di predire il futuro! Questo pensiero mi balenò in mente, ma fu immediatamente dissolto mentre scrollavo la testa in un gesto di diniego - troppo stupido.

“Cosa vuole?”

Il numero sul display era quello di Suzumiya Haruhi. Dopo aver lasciato squillare il cellulare per tre volte, schiacciai con eleganza il tasto verde. Dato che immaginai ciò che mi avrebbe detto, mi sorpresi alquanto di me stesso.

“Sei libero oggi?”

Questa fu la sua prima frase pronunciata.

“Esattamente alle due in punto ci incontreremo tutti di fronte alla stazione, devi assolutamente venire anche tu.”

Interruppe la chiamata subito dopo. Non una chiacchierata su come fossero trascorse le vacanze e nemmeno un comune saluto e addirittura alcuna conferma o meno della mia presenza, come oggetto della conversazione. Ancor più importante, come sapeva che quel giorno non avevo nulla da fare? A dispetto di come può sembrare, ancora… oh, pazienza, in effetti oggi non avevo molto da fare.

Il cellulare squillò di nuovo.

“Che c’è?”

“Ho dimenticato di dirti cosa devi portare.”

Dopodiché mi lesse rapidamente la lista come una mitraglietta.

“Ricorda anche di venire in bici e di portarti denaro a sufficienza, passo~!”

Mi appese il telefono in faccia. Gettai il cellulare da parte e feci alcune profonde elucubrazioni. Ma che diavolo succede? Perché ho la sensazione di trovarmi in un sogno?

Un fischio nitido provenne dalla tv. Proprio mentre guardai, il punteggio della squadra avversaria - o almeno lo era dal mio punto di vista - era raddoppiato. Il suono di una mazza d’alluminio che colpiva la palla da baseball mi annunciò questo fatto senza alcuna riserva.

L’estate stava finendo.

Il coro di cicale riversato sui muri della casa, zittito dal condizionatore.

From Baka-TsukiJump to: navigation,search“E’ davvero impossibile.”

Haruhi. Quella ragazza… fare quella gita in una bizzarra isola deserta subito all’inizio delle vacanze estive non era abbastanza per te? Quest’estate è calda come l’inferno… ma che diavolo vuole? Non ho la ben che minima intenzione di abbandonare la mia camera con aria condizionata. Con il muso lungo più che mai, mi diressi umilmente verso il mio armadio e presi gli oggetti richiesti.


“Kyon sei proprio lento! Potresti metterci un pò più di energia?”

Una borsa di plastica le era quasi partita di mano, mentre mi indicò con l’indice sprezzante. La solita ragazza di sempre.

“Mikuru, Yuki e Koizumi sono arrivati tutti prima di me. Tu, invece, ti sei fatto attendere dal Comandante… sai cosa significa? Ti meriti una punizione! Punizione!”

Fui l’ultimo a presentarsi al nostro appuntamento. Ed ero anche in anticipo di un quarto d’ora. Sembrava che tutti già sapessero che Haruhi avrebbe fatto l’appello, il che significava radunarsi alla velocità della luce. Grazie a questi guru, dovevo sempre offrire a tutti. Ci ero già abituato e da molto avevo rinunciato a lamentarmi. Il fatto è che, non ero altro che un semplice profano e arrivare prima di uni di quei tre dagli straordinari poteri era una missione impossibile.

Non prestai attenzione ad Haruhi e, imperterrito, mi girai a salutare gli altri.

“Dunque scusatemi se vi ho fatto aspettare.”

Salutare due di loro non era molto importante, lo era invece per quest’altra persona di cui non potevo ignorare alcun particolare. Sotto un elegante cappello con nastrini, Asahina Mikuru mostrò il suo sorriso solare e mi fece cenno col capo.

“Non ti preoccupare anch’io sono appena arrivata.”

Teneva in mano un cestino. Il cui contenuto sembrava pieno di cose che destavano una sorta di anticipazione, il che me le fece desiderare ardentemente. Quanto sperai di poter restare per sempre immerso in quell’atmosfera così piacevole, ma arrivò un demone a rovinare tutto.

“Da quanto non ci vediamo. Sei andato da qualche parte dopo il nostro ultimo incontro?”

Koizumi Itsuki mostrò i suoi denti bianchissimi e splendenti ed alzò il pollice verso di me. Anche se buona parte delle vacanze estive se n’era andata, il suo volto sorridente sembrava nascondere un complotto segreto.

Perché non potevi farti un giro? Perché ti precipiti da Haruhi appena chiama? Più ci penso e più questo, ed il fatto che tu ti sia presentato così presto ti rende ancor più sospetto… dire di no a quella ragazza significa forse la morte?!

Il mio campo visivo andò oltre quella facciata fasulla e fece una panoramica orizzontale. Laggiù c’era il viso innaturale dell’inespressiva di Nagato, che sembrava essere l’ombra di Koizumi. Quella presenza, con indosso l’uniforme estiva e non una sola goccia di sudore, se ne stava diritta in piedi, era una a cui non mi sarei mai abituato. Iniziai a sospettare che non avesse le ghiandole sudorifere.

“...”

Alzò lo sguardo e mi guardò come si guarderebbe un immobile pupazzo di un topo ed annuì leggermente. Forse mi rivolse un saluto.

“Ci siamo tutti, andiamo!”

Chiesi senza alcun rispetto per il decreto di Haruhi: “Dove?”

“Dove se non alla piscina comunale?”

Diedi un occhio a ciò che tenevo con la mano destra: una borsa sportiva con asciugamano e l’occorrente per il nuoto. Oh, beh, l’avevo più o meno intuito.

“L’estate è l’estate, e quindi dobbiamo fare delle attività estive. Solo un pinguino o un cigno entrerebbero in acqua in pieno inverno.”

Con quegli esempi, stava diventando più una questione di consuetudine, che non un progetto ricreativo. Non sono il genere di persona che si può rabbonire con pochi ed inappropriati esempi di quel che fanno gli animali.

“Il tempo vola, dunque dobbiamo agire nel momento stesso in cui pensiamo di fare qualcosa! Questa è la sola ed unica vacanza estiva da matricola di quest’anno alla North High!”

Come al solito, Haruhi non aveva la ben che minima intenzione di ascoltare i consigli altrui. L’unica verità fu pronunciata e, a parte me, gli altri membri non si preoccuparono di darle alcun suggerimento, dunque gli unici che le entrarono in un orecchio ed uscirono dall’altro, furono solo i miei. Razionalmente parlando, Haruhi non era che una mocciosa irragionevole… ma il mio destino come unico membro della SOS Dan con un pò di buon senso era segnato. Che sorte avversa…

Mentre analizzavo la differenza tra Fato e Destino – “Adesso, andiamo in piscina in bicicletta!”

Il proclama reale fu pronunciato. Anche senza consenso, sarebbe stato applicato con la forza.

Dopo che lo chiesi, scoprii che persino Koizumi ricevette l’ordine di portarsi una bicicletta. Il trio delle ragazze venne a piedi. E’ fondamentale dire che c’erano solo due biciclette e noi eravamo in cinque. Ma che diavolo passava per la testa a questa ragazza?

Haruhi ce lo spiegò piuttosto felicemente.

“Due persone su una bici e tre sull’altra, et voilà, problema risolto. Koizumi, tu porti Mikuru. Kyon porterà me e Yuki.”

E dunque, mi accinsi a pedalare come se stessi per morire. Riuscivo appena a sopportare il caldo torrido che mi faceva sudare come un maiale, ma quel rumore che sembrava il sibilo di quando cerchi di sintonizzare un altoparlante rotto, continuò a tormentarmi all’infinito da dietro la testa, facendomi impazzire.

“Kyon, non vedi? Koizumi ti ha superato! Pedala più veloce e raggiungilo!”

Il sudore mi offuscava la vista. Vedevo a malapena la figura di Asahina seduta di lato sul portapacchi della bici di Koizumi, mentre lui mi faceva timidamente cenno.

Perché Koizumi porta la bella ed io la bestia? Sono quasi tentato di concludere che la parola ‘ingiusto’ abbia origine dalla mia attuale situazione!

Sia le mie gambe che la bici stavano lottando per sopportare questo sovrappeso sciancante. Nagato sedeva sul portapacchi, mentre in piedi sull’appoggio posteriore aggrappata alle mie spalle c’era Haruhi. Sembrava piuttosto un esercizio equestre a tre persone. La SOS Dan si sta forse apprestando a diventare un circo?

Oh si, prima di incamminarci, Haruhi accennò questo “Yuki è minuta, il suo è un peso piuma.” Quella frase ebbe il suo merito. Non ero certo se Nagato avesse regolato il suo peso a zero o se stesse utilizzando un sistema antigravitazionale, ma potei dire che sembrava stessi portando solo Suzumiya Haruhi. Sigh, non mi sorprenderebbe se Nagato potesse regolare la gravità. Piuttosto mi piacerebbe scoprire cosa non è in grado di fare.

Tuttavia se potesse fare qualcosa anche per il peso di Haruhi sarebbe fantastico, dato che la mia schiena e le mie spalle sentivano forte e chiara la potenza distruttiva di quella ragazza.

Koizumi, che sbirciava dietro guardando intorno alla testa di Asahina, mostrò quel suo odioso sorriso da Monna Lisa, che mi fece apprezzare le ingiustizie di questo mondo, facendomi iniziare a prendermi in giro da solo come faceva Balzac.

Dannazione! Sulla strada del ritorno, di sicuro mi batterò per avere la possibilità di portare Asahina e godere della gioia di essere in bici in due! Non ho alcun dubbio che anche la mia bici da donna la pensasse come me.


Gli onori della piscina comunale erano alquanto grezzi. Le si addiceva di più l’appellativo “Piscina del Ghetto”. Il motivo era che l’impianto disponeva solo di una vasca larga 50 metri ed una pozza d’acqua profonda 15 centimetri per i bambini.

Gli unici liceali che sarebbero andati in un simile posto, potevano solo essere annoiati e fuori di testa, come lo eravamo noi. Altrimenti, c’erano solo bambini piccoli con i loro genitori - prevalentemente con le madri. Persi ogni interesse quando vidi che in vasca c’erano solo delle piccole pesti con i loro salvagenti. Sembra che l’unica cosa rimasta di stimolante per la mia vista fosse Asahina…

“Hmm, questo disinfettante puzza davvero un sacco.”

Sotto il sole, Haruhi, che indossava un tankini rosso scuro [costume da bagno femminile che comprende lo slip del bikini e una camicetta senza maniche] continuò ad annusare con gli occhi chiusi. Uscì dallo spogliatoio tenendo per mano Asahina. Quest’ultima, che con l’altra mano teneva il cestino, indossava un costume intero con volant simile a quello dei bambini, mentre Nagato aveva un costume sportivo intero a tinta unita e senza fronzoli. Entrambi i costumi sembrarono esser stati scelti con cura dalla stessa Haruhi, che aveva dato poca importanza al suo look, ma che si era dimostrata meticolosa con quello delle altre (specialmente per Asahina).

“Salta in acqua non appena avrai trovato un posto per lasciare la nostra roba. Faremo una gara! Una gara! Per vedere chi è il più veloce a nuotare dall’altra parte della piscina.”

Feci spallucce e (dopo essermi scambiato un’occhiata fugace con Asahina) mi diressi verso l’ombra per stendere l’asciugamano e lasciar giù le borse.


I mocciosi sguazzavano in superficie come su degli anomali acqua scooter, rendendo impossibile per gli altri nuotare in linea retta. Il risultato di questo stile libero in vasca da 50 mt della SOS Dan, in questo scenario selvaggio non fu altro che un prevedibile successo per Nagato.

Quella ragazza, che sembrava non aver bisogno di respirare, si tuffò subito in acqua e procedette uniformemente. Lasciò che l’acqua le sgocciolasse dai suoi capelli corti sulle guance, mentre attendeva paziente che arrivassimo al traguardo dall’altra parte. Come ci si poteva aspettare Asahina arrivò ultima e stanca morta. Si dovette fermare a prender fiato e in più rilanciò una palla finita dietro la sua schiena, per questo le ci vollero dieci volte in più di Nagato per raggiungere l’altro lato. Quando ci arrivò riuscì a malapena a respirare.

“E’ una bugia bella e buona dire che lo sport allevia lo stress! Il corpo è il corpo e la mente è la mente. Il corpo si può muovere senza pensare mentre il cervello non può lavorare se non pensa.” Haruhi mostrò l’espressione di chi è consapevole di aver pienamente ragione e continuò, dicendo: “Dunque, rifacciamolo. Yuki, questa volta non mi batterai!”

Nessuno ti ha insegnato che non si usa ‘dunque’, un avverbio, in questo modo? Ma che assurdità è mai questa? Non sei che una triste perdente che cerca di vincere almeno una volta ai tempi supplementari.

Dunque, anticipai con ansia Nagato prima che potesse notare quest’atmosfera tesa ed uscii dalla piscina.

Lascerò che vi fronteggiate fra di voi mentre io me ne starò sul bordo come spettatore. Io scommetto su Nagato, chi vuole scommettere su Haruhi?

Quelle due fecero cinque volte avanti e indietro per la vasca. Successivamente la situazione si trasformò nel trio delle ragazze della SOS Dan che giocavano a palla con la banda di bambini delle elementari.

Koizumi ed io, incapaci di intrometterci, decidemmo di sederci sul bordo e guardarli giocare, dato che non c’era molto altro da vedere.

“Ci stanno mettendo l’anima.” Koizumi li guardò. “Sembra l’Eden, il mondo è tranquillo. Non pensi anche tu che Suzumiya abbia imparato a godersi dei passatempi più normali?”

Sembra che mi stia parlando, dunque dovrei rispondergli.

“Ti chiama all’improvviso e ti appende in faccia appena finito di riversarti addosso tutto in un fiato, quale parte di questo genere d’invito pensi sia normale?”

“Non c’è un detto che dice: ‘meglio agire adesso che aspettare’?”

“Comunque il problema è perché ‘l’adesso’ che sceglie quella ragazza, non è mai il momento giusto?”

Mi sovvennero il torneo di baseball e quel ridicolo grillo gigante.

Koizumi prosegui con un sorriso: “Sì, è vero, ma penso sia più propriamente tranquillo. Vedere Suzumiya che ride così di cuore, mi fa supporre che non verrà scatenato alcun evento di alterazione di questo mondo.”

Spero sia davvero così.

Respirai profondamente di proposito e aggiunsi un freddo sospirone alla fine…Proprio allora, Koizumi mostrò un’espressione particolare. Un’espressione che mi era molto familiare. Cioè, a parte il suo ghigno.

“Hmm?”

Improvvisamente le sopracciglia di Koizumi si inarcarono.

“Che c’è?” chiesi.

“Niente…”

Il solito Koizumi preciso sembrò aver perso la lingua, nonostante avesse qualcosa da dire… ma il suo sorriso gli ricomparve sul viso piuttosto in fretta.

“Forse mi preoccupo troppo. Da questa primavera abbiamo affrontato uno dopo l’altro un mare di eventi, il che mi ha reso un pò schizofrenico. Ah! Eccoli.”

Guardai dove stava indicando. Haruhi si avvicinava camminando a grandi passi come un pinguino imperiale che si accingeva a nutrire i suoi piccoli, con un sorrisone stampato in volto. Asahina e Nagato le facevano seguito come se stessero seguendo la sfilata della principessa.

“E’ quasi ora di pranzo. Il menù di oggi sono i panini fatti da Asahina. Prezzo speciale ed equo, a non meno di cinquemila yen. Se fossero messi all’asta on-line, non mi sorprenderei se li vendessimo per cinquecentomila yen. Sul serio dovreste ringraziarmi visto che vi permetto di mangiare queste prelibatezze.”

“Grazie mille.” dissi dal profondo del cuore, anche se rivolto ad Asahina.

Koizumi seguì il mio esempio: “Siamo davvero fortunati.”

“No, no, non è niente di che.”

Asahina chinò la testa all’improvviso scuotendo nervosamente le mani.

“Non so come son venuti… Non vi meravigliate se non saranno buoni.”

Era impossibile che non fossero buoni. Qualsiasi cosa preparata dalle sue mani d’oro, a dispetto di quando e dove fosse stata fatta e quali fossero gli ingredienti, sarebbe comunque una prelibatezza reale. Dopotutto, a quel punto, lo si poteva riassumere nella prima delle cinque W e una H (chi, cosa, quando, perché, dove, come). [in inglese ( who, what, when, why, where, how)]

Così, fui davvero commosso di avere la possibilità di godere dei panini preparati da Asahina per il club, per questo non riuscii a capire se fossero buoni o cattivi. Fondamentalmente, qualsiasi cosa lei faccesse era fantastico. Per questo motivo, anche il caldo thé giapponese che versò dal suo thermos, anche se non molto appropriato con i panini, era davvero celestiale. Persino le dolci gocce di rugiada sul suo corpo mi rinfrescarono.

Haruhi divorò via la sua parte in un secondo, come fosse presa dalla disperazione di dissipare il calore corporeo accumulato.

“Nuoto un pò. Venite anche voi appena avete finito.”

Dopo quest’ordine, saltò subito dentro la vasca. Quella ragazza era degna di nota, si muoveva come se non ci fosse nessuno in acqua anche se in realtà gli ostacoli si nascondevano dietro ogni angolo. Guardandola, sembrò che la teoria dell’evoluzione umana sottomarina non fosse proprio senza alcun merito. Credo che anche se gli antenati di Haruhi fossero stati lanciati sulla luna solo con i loro vestiti, in qualche modo sarebbero sopravvissuti.

Più tardi, a parte Nagato che rifiutò candidamente, noi tre rimasti ci precipitammo dietro ad Haruhi come se fossimo delle foche desiderose di ricongiungersi ai compagni. Questa volta Haruhi ed il gruppo di bambine delle elementari giocarono insieme a pallavolo in acqua.

“Mikuru! Sbrigati e vieni qui!”

“Sì.”

Pochi secondi dopo aver annuito, Asahina fu colpita dal velocissimo lancio d’acciaio di Haruhi e sprofondò in acqua.


Koizumi ed io emergemmo solo dopo un ora e ci stendemmo sul bordo della piscina, distrutti dalla vivacità dei bambini.

Non importa quanto mi guardi attorno, semplicemente qui non c’entriamo niente. Ma che cos’ha in testa Haruhi, fra tutti i posti, andare a scegliere la piscina comunale con le sue scarsissime attrattive? Non pretendo degli scivoli, ma ci sono senz’altro degli impianti migliori dove potremmo andare.

So che la pelle accumula velocemente melanina sotto il sole cocente; appena pensai se Nagato stesse o meno andando in cerca di un posto dove abbronzarsi, vidi la piccola ragazza silenziosa dai capelli corti seduta perfettamente immobile all’ombra vicino alle nostre cose, che guardava il cielo con occhi attenti. Un immagine immutata: la visione di Nagato seduta immobile come una bambola, costantemente indifferente ovunque si trovasse.

“Hmm?”

Un leggero senso di perplessità raggiunse il mio cuore e svanì in un attimo. La strana sensazione ritornò. Solo per un breve istante, mi sembrò che Nagato fosse annoiata ed ebbi l’impressione di un déjà-vu. Inoltre sembrò avere qualcosa a che vedere con quel che successe poi.

Oh sì, Haruhi dirà senz’altro qualcosa del tipo- “Questi due sono membri della mia Brigata. Se dico est non oseranno dire ovest. Rivolgetevi a loro per qualsiasi cosa.”

Guardai indietro verso la piscina e vidi apparire Haruhi davanti a noi con un orda di bambine. Asahina posò il mento sulla superficie dell’acqua e chiuse gli occhi, probabilmente esausta dopo aver giocato con quegli iperattivi bambini delle elementari. La spumeggiante Haruhi, più spensierata di loro, guardò verso l’infinito e disse a me e Koizumi: “Unitevi al divertimento! Adesso giochiamo a pallanuoto e abbiamo bisogno di due portieri.”

Proprio mentre pensai di chiedere come si giocasse e quali fossero le regole, quel senso di familiarità scomparve.

“…Umm.”

Farfugliai qualcosa e mi alzai. Koizumi si unì ai bambini con un sorriso stampato in volto. Quella sensazione scomparve del tutto.

Umm, non importa. Capita a volte. Spesso mi sembra di aver già visto alcune scene in sogno, in più da bambino ero già venuto in questa piscina. Può essere che le mie memorie si stiano sovrapponendo con quelle di allora. Oppure, nel programma di trasmissione dati del mio cervello si potrebbe essere verificato un errore secondario.

Spostai a lato un salvagente a forma di delfino, mentre mi affrettavo a recuperare la palla che volò via dopo un colpo di testa.


Lasciammo la piscina comunale stanchi morti. Anche sulla strada del ritorno, dovetti ripetere il viaggio a tre, mentre Koizumi poté conservare per ben due volte quel ricordo di gioventù. Indubbiamente avrebbe fatto palpitare il cuore di chiunque all’infinito.

Asahina sedette di dietro con l’eleganza di una signora, la pelle bianca metteva in risalto il viso arrossato. Il mio cuore inesperto rimbombò ancor più quando una delle sue braccia avvolse la vita del ciclista. Se avessi teso le orecchie verso di loro, avrei potuto sentire il fischio del vento che soffia su un terreno arido fendendo l’aria.

Seguendo le indicazioni di Haruhi, girai a sinistra e poi a destra con la mia bici, fino ad arrivare alla stazione dove ci eravamo incontrati.

Ahh, già. Dovevo offrire a tutti di tasca mia.

Appena ci sedemmo al bar, mi misi un piccolo asciugamano freddo in testa e crollai sulla sedia. Nel frattempo- “Ho stabilito un programma per le nostre prossime attività, dunque guardiamolo un attimo.”

Haruhi posò giù un foglio di carta con cautela e ce lo indicò con l’indice. Era un A4 strappato da un block notes.

“Cos’è questo?”

Haruhi rispose con una punta d’orgoglio: “Questo è il programma di come trascorrere i pochi giorni di vacanze estive rimasti.”

“Di chi sarebbe?”

“Il nostro, è la versione speciale delle attività estive della SOS Dan!”

Bevve tutto d’un fiato la sua bibita fredda e proseguì dopo averne chiesta un’altra: “Improvvisamente mi sono resa conto che mancano solo due settimane alla fine dell’estate, il che mi ha scioccato. E’ terribile! Ci sono ancora un sacco di cose che dovremmo fare e adesso ci resta così poco tempo. Dunque bisogna organizzarci all’istante.”

Quanto segue era scritto sulla proposta scritta a mano da Haruhi.


○ Cose da fare durante le vacanze estive

▪ Gita.

▪ Piscina.

▪ O-bon.

▪ Spettacolo di fuochi d’artificio.

▪ Lavoretti part-time.

▪ Guardare le stelle.

▪ Pratica di tirassegno.

▪ Dare la caccia agli insetti.

▪ Prova di coraggio.

▪ Altro.


Febbre estiva. Quasi certamente, una specie di malattia tropicale si stava diffondendo da una giungla sconosciuta ed aveva iniziato ad infettare gli esseri umani attraverso qualche zanzara. Mi sentii triste per la zanzara che aveva punto Haruhi. Forse era morta per avvelenamento.

La ‘gita’ e la ‘piscina’ erano già state depennate, probabilmente perché le avevamo già fatte da tempo. Naturalmente, inoltre questo significava che Suzumiya Haruhi avrebbe fatto tutte queste cose nel giro di due settimane. Poi c’era il campo “Altro”. Mi chiedevo se ciò volesse dire che aveva già da tempo pianificato il tutto?

“Ho pensato solo a queste. Se mi verrà in mente altro lo aggiungerò. Mikuru, c’è qualcosa che vorresti fare?”

“Umm…”

Guardai Asahina, persa in profonde elucubrazioni, cercando di suggerire un “NULLA”.

Oh, per favore non venirtene fuori con qualcosa di estremo.

“Vorrei andare a pescare i pesciolini rossi.”

“OK!” Haruhi estrasse la sua penna e lo appuntò sulla lista. Successivamente, chiese sia a Koizumi che a Nagato. Quest’ultima scosse un poco la testa, mentre Koizumi rifiutò con un sorriso. Fecero la cosa giusta.

“Scusa posso darci un’occhiata?” Koizumi finì in fretta il suo caffèlatte freddo, e diede una scorsa alla lista. Sembrò stesse pensando a qualcosa, ma ci si stava lentamente perdendo… mi chiedo cosa stia pensando. Nagato sorseggiava la sua cola con la cannuccia già da un pò – “Grazie.”

Koizumi ripose il cosiddetto programma sul tavolo e continuò a seguire il corso dei suoi pensieri. Che diavolo ha in mente?

“Incominceremo domani. Incontriamoci di fronte alla stazione! Qualcuno sa se nei dintorni ci sarà una festa per l’O-bon? Anche uno spettacolo di fuochi d’artificio andrebbe bene.”

Non potresti perlomeno informarti prima di agire?

“Farò delle ricerche.” Solo Koizumi poteva rimediare per lei. “Contatterò Suzumiya non appena avrò delle informzioni. Per il momento ci interessano l’O-bon ed i fuochi, giusto?”

“Non dimenticarti della pesca dei pesciolini rossi, Koizumi. Questa è l’unica richiesta di Mikuru.” “Dunque farò il possibile per trovare un posto in cui si svolgano insieme sia l’O-bon che un festival estivo.”

“Umm, si per favore. Conto su di te Koizumi.” Haruhi finì il gelato che galleggiava nella sua tazza di caffè freddo e chiuse con cura il suo blocco come se ci fosse stata una mappa del tesoro. Proprio mentre stavo pagando il conto, Haruhi si precipitò fuori dal bar come una maratoneta poco prima della gara. Forse stava solo mettendo da parte le energie e aspettava l’indomani per utilizzarle. Sperai che le bruciasse tutte subito e che non le durassero, in modo da risparmiare a tutti noi la briga di rimettere in ordine dopo. I quattro membri si congedarono da soli e, mentre ognuno stava per andarsene per la sua strada, chiamai quella che somigliava di più a un’ombra.

“Nagato.” L’androide organico dotato d’intelligenza, vestita con l’uniforme estiva alla marinaretta, si volse per rispondere alla mia chiamata.

“…”

Mi guardò inespressiva. Non si poteva capire se fosse d’accordo o meno da quegli occhi innaturali e spalancati sul suo candido visino. C’era qualcosa di strano. Anche se Nagato da sempre era inespressiva, oggi avevo la netta sensazione che ci fosse qualcosa di strano in lei, ma ancora non potevo dire esattamente cosa.

“Niente…”

Fu piuttosto imbarazzante chiamarla, e rendermi conto che dopotutto non avevo poi molto da dirle. “Niente. Come te la passi ultimamente? Tutto bene?”

Non mi veniva proprio in mente niente da dire, dunque non mi rimaneva che far quattro chiacchiere per rompere il ghiaccio. Gli occhi di Nagato si illuminarono e leggermente, ma così leggermente da rendere necessario l’uso di un goniometro per misurare l’angolo di spostamento, annuì.

“Tutto bene.”

“Bene.”

“Davvero.”

Il suo viso, che sembrò un pò più vivo, in un certo senso era più concreto… No, al contrario, sembrò si fosse ammorbidito… perché avevo simili pensieri contradditori? Non capivo. La percezione umana era forse così scarsa? Meglio sorvolare. Infine dato che non mi venne in mente nulla da dire, me ne uscii con qualche parola di commiato e me ne andai come se stessi scappando da lei. Per qualche motivo pensai che fosse la cosa migliore da fare. Tornai a casa in bici, mi feci la doccia subito dopo cena ed accesi la TV. Uscito dal bagno, mi addormentai mentre la guardavo.

Il mattino seguente la telefonata di Haruhi mi fece emergere di nuovo dal mio sonno tranquillo.

Il posto dove si svolgeva l’O-bon fu trovato. Ci sarebbe stato quella notte, nello stadio civico della città… secondo lei. Com’era che tutto funzionava così bene?

Proprio mentre ero sorpreso di tutte queste coincidenze favorevoli, Haruhi continuò, dicendo: “Andremo tutti insieme a comprare uno yukata.”

Sembra che sia arrivato il momento della classe di esercizi mattutini.

“All’inizio volevo che li indossassimo tutti per il Tanabata, ma me ne sono dimenticata. Non so davvero come sia potuto accadere. Fortunatamente, sono salva, visto che in Giappone c’è la tradizione di indossare lo yukata per due mesi.”

Chi sarebbe salvo?

In più, era mattina. Stavo giusto pensando che sarebbe andato bene incontrarci all’imbrunire, ma mi aveva svegliato così presto solo per dirmi questo. Così, come il giorno prima, la maestosa Haruhi, la lacrimevole Asahina, la silenziosa Nagato ed il gaio Koizumi si diressero al luogo d’incontro alla stazione.

“Sia Mikuru che Yuki non hanno lo yukata, ed io ho dimenticato il mio. Ho visto un posto mentre camminavo nel centro commerciale dove vendono il set completo con gli zoccoli, quindi più tardi andremo là a comprarli.” Guardai Asahina e Nagato, chiedendomi come starebbero in yukata.

Sigh, è estate.

Koizumi ed io non avremo problemi a vestirci casual. Siamo ragazzi, per noi è sufficiente indossare lo yukata in hotel. Dopotutto, sugli uomini non è affatto attraente.

“Si, a Koizumi lo yukata starà benissimo, invece a te…” Haruhi mi guardò da testa a piedi con una smorfia.

“Ok, è tutto, andiamo.”

Dopodiché comandò con il suo ventaglio artigianale della SOS Dan. “Destinazione: negozio di yukata!”


Haruhi si precipitò a capofitto nel negozio e scelse arbitrariamente i modelli per Asahina e Nagato, dopodiché corse nei camerini. Le ragazze (a parte Nagato) non avevano idea di come indossare lo yukata, dunque chiesero aiuto alla commessa, che si preoccupò di assisterle un sacco di volte. Koizumi ed io oziammo a lungo fuori di fronte alla vetrina piena di abiti alla moda da donna, prima che il trio si mostrasse di fronte allo specchio del camerino. La fantasia dello yukata di Haruhi consisteva in delicati Fuso, [Ibisco cinese, arbusto sempreverde originario del’Asia dell’est, è un fiore ornamentale tipico dei tropici, rosso, compatto, dai grossi petali e privo di profumo] Asahina aveva dei pesciolini colorati e Nagato una comune fantasia geometrica. Non sapevo chi guardare per prima, dato che tutte e tre mi abbagliarono a modo loro.

Le commesse lanciarono un’occhiata a me e Koizumi, forse cercando di indovinare “chi sarà il ragazzo di quale delle tre fanciulle?”.

Peccato, nessuna coppia. Ignorando la presenza di Koizumi, semplicemente ero un accompagnatore. Forse avrei dovuto provare un pò di rimpianto per quel motivo.

Non importa. Fin quando posso vedere Asahina in yukata, non avrò altri rimpianti per tutta la vita. Anche Haruhi e Nagato stavano bene ed avevano il loro fascino, ma non renderei loro giustizia se cercassi di descriverle.

“Mikuru, tu…”

L’euforia di Haruhi dopo aver visto Asahina in yukata non fu inferiore alla mia.

“Sei davvero carina! Sono impressionata di me stessa, ho occhio per gli abiti! Tu in yukata faresti perdere la testa al 95% degli uomini!”

Ed il restante 5%?

“Perché un gay vero non perderebbe mai la testa, per quanto una ragazza sia carina. Per favore ricorda: su cento uomini cinque sono gay.”

Non vedo il motivo di ricordarlo.

Asahina non sembrò negare la propria grazia, dato che continuava a girarsi di fronte allo specchio, esaminando i suoi abiti.

“Dunque questi sono gli abiti tradizionali di questo paese. Anche se stringono un pò il petto, non sono male…”

Era senz’altro l’indumento più formale ed appropriato fra tutti quelli che era stata obbligata ad indossare da Haruhi. Non lasciava intravedere nulla come il vestito da coniglietta, e non era nemmeno provocante come quello da cameriera, era un semplice capo tipico di questo periodo, un simbolo dell’estate, che nessuno avrebbe guardato con malizia. Quel completo le si addiceva alla perfezione. Mi sembrava di guardare mia sorella in yukata, a parte il sensualissimo seno.

Comunque, finché è carino va bene.

Asahina irradiava una luce divina in grado di purificare i peccati del mondo.

La difenderei anche se fosse la mente dietro una rapina in banca, mentre se si trattasse di Haruhi, non ne sarei tanto sicuro…


Grazie ad Haruhi che ci aveva convocato presto (quella ragazza non sapeva come gestire il tempo), c’era ancora un sacco di tempo prima che iniziasse il festival. Dunque finimmo per ammazzare il tempo passeggiando nel parco fuori dalla stazione. Haruhi “aiutò” Nagato e Asahina a legarsi i capelli. Le acconciature in continuo cambiamento delle due ragazze sedute immobili come delle marionette erano talmente impressionanti, che avrei voluto fare degli scatti sequenziali con una macchina fotografica, per ricordo. Solo al tramonto ci mettemmo in fila allo stadio.

Il campo del festival O-bon, già abbastanza affollato fin dell’imbrunire, all’improvviso si riempì a ondate di persone provenienti dal nulla. Incredibile come si fosse potuta riunire una simile folla.

“Waa!” esclamò Asahina senza alcuna riserva.

“…”

Nagato rimase impassibile di fronte all’evento.

Quella sensazione si fece nuovamente strada in me, ma non avevo mai visto dal vivo questo tipo di evento.

Perché mi sembra di aver già visto prima tutto ciò… oltretutto questa è la danza O-bon!

“Hmm?”

Ancora una volta, questo déjà vu ritornava come il mal di testa. Continuai a pensare di essere già stato lì recentemente, anche se ripetevo a me stesso che era da un sacco che non ci andavo.

E’ tutto così familiare… il palco al centro dello stadio, lì fuori il festival che inizia…

Ma proprio mentre stavo per districare la tela del ragno penzolante, quella sensazione svanì.

Sentii la voce di Haruhi: “Ecco la bancarella dei pesciolini che volevi tanto provare. Continuate a pescare. Guadagnate duecento punti in più se riuscite a prendere quello con gli occhi neri sporgenti.”

Haruhi tirò la mano di Asahina verso la vasca sopra la bancarella, dopo essersi inventata al momento delle false regole.

“Venite. Vediamo chi riesce a pescare più pesciolini!”

Respinsi la proposta di Koizumi, che era dipendente ai giochi. Anche se mi fossi portato il pesciolino a casa, non avevo la vaschetta per tenercelo. Ero più interessato ai cibi da leccarsi le dita delle bancarelle gastronomiche che ci circondavano, da cui provenivano degli alettanti profumini.

“Nagato vuoi prendere qualcosa da mangiare?”

I suoi occhi inespressivi si concentrarono su di me per un tempo infinito e poco alla volta cambiarono obiettivo. La linea del suo sguardo era rivolta verso la bancarella delle maschere. E’ difficile capire cosa piace alle ragazze.

“Non importa, diamo solo un’occhiata in giro.”

Gli altoparlanti trasmettevano come una cantilena le canzoncine tipiche dei festival. Attratto dalla musica, portai Nagato alla bancarella delle maschere mentre avvertii lievemente l’imperioso “sguardo” di Koizumi.


“Anche se sono un bel po’, non me ne servono così tanti, va bene prenderne uno. Mikuru non ne ha preso nessuno, quindi questo è suo.”

In una mano Asahina teneva per il laccetto un sacchetto di plastica penzolante. Dentro il sacchetto c’era un comune pesciolino rosso, che nuotava su è giù spensierato. Ogni suo gesto, anche tenere la cordicella del sacchetto, era davvero adorabile. Quando vidi che con l’altra mano stringeva forte una mela caramellata, decisi di prenderne una anche per la mia sorellina. Non c’era niente di male nel farla felice una volta ogni tanto.

Haruhi, invece, continuò a giocherellare con una palla piena d’acqua nella mano sinistra, parlandoci, mentre con la destra teneva un piatto pieno di Takoyaki. [spiedino di polipo fritto o cotto al forno coperto con salsa, tipico di Osaka]

“Uno solo a testa.”

Quanta generosità… e che stile.

Mentre mi stavo gustando il Takoyaki immerso nella salsa: “Eh? Yuki, dove hai preso quella maschera?”

“E’ stata comprata.” bisbigliò Nagato mentre fissava lo stecchino col Takoyaki.

Da un lato della sua testa c’era la maschera di Ultraman d’argento del Regno della Luce. Non avevo idea di quante generazioni precedenti alla mia fosse, ma immaginai che probabilmente il nostro alieno fosse sulla stessa lunghezza d’onda, visto che tra tutte le maschere, proprio quella le aveva fatto tirare fuori il portafoglio a forma di bocca di rana dalla manica.

Con tutto quello che Nagato aveva fatto per me, sentivo che per lo meno avrei dovuto comprarle io una simile sciocchezza, ma Nagato rifiutò e pagò di tasca sua. Hmm… quale sarà la sua fonte di reddito?

I quattro angoli del palco erano circondati da donne e bambini che ballavano al ritmo delle Tanko-Bushi. [Danze folkloristiche.] Sembrava fossero membri dell’associazione donne e bambini, i classici profani che venivano solo per le feste e che non c’entravano niente e, di certo, era lo stesso anche per noi.


Gli occhi di Asahina erano incollati al gruppo che ballava. Sembrava che stesse assistendo alla danza degli aborigeni che le davano il benvenuto in angolo remoto del nuovo mondo.

“Wa…aah” esclamò dolcemente. La tradizione dell’O-bon era andata persa nel futuro?

Sotto la guida di Haruhi, il nostro gruppetto variopinto girò insieme per il festival. Ci fece suoi sottoposti, dicendo: “Andiamo a mangiare,” poi, “Proviamo questo.” Si stava divertendo e così anche Asahina, il che mi rese felice. Non potei dire se fosse lo stesso anche per Nagato e non me ne importava niente di Koizumi. Quest’ultimo, di tanto in tanto, cadeva nel suo solito silenzio mostrando il suo sorriso senza preoccupazioni… non c’era dubbio che ultimamente le sue emozioni fossero tutt’altro che stabili. Forse questo è il destino che tutti i membri della SOS Dan devono affrontare.


Quando si parla di vacanze estive, si tratta delle vacanze migliori.

Il mio biglietto fu ampiamente ripagato semplicemente dalla vista del trio in yukata.

Ecco perché nel momento in cui Haruhi propose: “Andiamo a fare qualche fuoco d’artificio, fuochi d’artificio! E’ raro per noi uscire in yukata dunque oggi dobbiamo divertirci al massimo!”, questa proposta ricevette il consenso di tutta la SOS Dan. Comprammo quei semplicissimi fuochi d’artificio che si danno ai bambini e ci dirigemmo verso la sponda del fiume sotto un cielo notturno talmente buio da poter distinguere solo la Luna e Marte. Seguimmo Haruhi, che si prese un accendino da poco ed una Polaroid usa e getta. Sembrava più euforica del solito. Per qualche motivo mi venne in mente l’espressione “ognuno è quello che indossa”.

Nessuno avrebbe fatto caso all’orribile camminata a grandi passi di Haruhi, vedendole i capelli svolazzanti raccolti dietro la nuca. Evidentemente essere testarda era un suo punto di forza.

Un’ora dopo, avevo fatto un infinità di foto. C’era Asahina che teneva il bastoncino con l’angelo con i suoi occhioni marmorei sbarrati, Haruhi accovacciata mentre con entrambe le mani reggeva il cannone del drago e Nagato che fissava il serpente sinuoso. [nomi di fuochi d’artificio] L’attività estiva della SOS Dan giunse al termine con questo finale.

Koizumi prese alcuni frammenti di fuochi esplosi caduti nel fiume e li mise in un sacchetto di plastica del discount. Haruhi lo guardò e si portò un dito verso le labbra: “Poi domani andremo a caccia d’insetti.”

Era determinata ad esaurire ogni punto della lista di cose da fare.

“Haruhi, non sono contrario, ma hai finito i tuoi compiti delle vacanze?”

Non avevo proprio alcun diritto di dirlo, dato che non avevo ancora nemmeno preso in mano la penna.

Improvvisamente sembrò sbalordita.

“Di che diavolo stai parlando? Mi bastano solo tre giorni per finirli, un gioco da ragazzi. Infatti li ho già fatti a luglio. Sbarazzati delle cose noiose, così da poterti divertire sul serio, è questo il modo per godersi davvero le vacanze estive!”

Se faceva sul serio, quella piccola montagna di lavoro non era nulla. Perché Dio le aveva dato un cervello così geniale? Questo dimostra che Dio non è leale.

Haruhi ci inflisse l’ordine con un inesorabile sguardo truce: “Sentito? Domani, ognuno porterà un retino per catturare gli insetti ed una gabbietta. Oh si, vedremo chi ne catturerà di più. Il vincitore sarà il capo per un giorno.”

Non mi importa di quel riconoscimento. Aspetta. Va bene qualsiasi tipo di insetto?

“Hmm… solo le cicale! Ok. Questa è la caccia alle cicale della SOS Dan. Riguardo le regole… nessun tipo di restrizione, ognuna vale un punto e vince chi ne trova di più.”

Haruhi, che aveva bisogno solo della sua personale approvazione, iniziò a fare la stupida con il ventaglio della SOS Dan, usandolo come un retino.

Retino e gabbietta… Dovrei averli da qualche parte nello sgabuzzino a casa.

Con questo pensiero per la testa, quando finalmente tornai a casa, mi resi conto di essermi dimenticato di prendere una mela caramellata.


Senza un motivo in particolare, anche se avrei inchiodato un Teru teru bozu [Bambola tradizionale giapponese, fatta di carta o stoffa di colore bianco, veniva appesa dai contadini fuori dalla finestra, come amuleto per allontanare la pioggia e richiamare il bel tempo. La parola giapponese Teru è un verbo che significa risplendere e bōzu è il monaco buddista.] pur di far venire un acquazzone, il giorno dopo avrebbe sicuramente fatto bel tempo. Non c’erano dubbi che le cicale sarebbero state agitate vista l’elevata temperatura estiva.

“Le cicale sono commestibili vero? Devono essere veramente buone se fritte nella tempura [è un piatto giapponese a base di verdure e pesce, impastellati separatamente e fritti.] Ahh, mi è venuto in mente subito, la tempura non è forse fantastica per la farina che la ricopre? Se è così, allora la tempura di cicale dev’essere deliziosa.”

Assaggiala tu!

La scena di cinque studenti liceali di diverse altezze che si accingevano tutti insieme con in mano un retino ed una gabbietta ad andare a caccia d’insetti non poteva che essere descritta come qualcosa di bizzarro.

Ci radunammo prima di mezzogiorno. Alla ricerca di un’area verde, ci trovammo alla North High, dato che la scuola era in cima alla collina e non c’era molto altro se non degli alberi. Un buon posto per cercare degli insetti, visto che per lo più si trovano nei vari boschi e boschetti. All’apparenza, anche se vivo in una città piuttosto trafficata, non è che proprio mi dispiaccia non sentire le cicale che cantano.

Gabbietta su gabbietta impacchettammo gli insetti che frinivano chiassosi quasi ci fosse stata un’infestazione di cicale. Iniziammo ad acchiapparne fin da subito. Asahina semplicemente con un paio di colpi repentini ne catturò un sacco. Ciò dimostrava che le cicale non si rendono conto che gli animali verso cui più di tutti dovrebbero stare in guardia sono gli esseri umani.

Bene, oggi dunque è arrivato il momento di una terapia d’urto.

Mi chinai per guardare le cicale silenziose imprigionate nelle gabbiette riempite in men che non si dica. Non avevo idea di quanti anni avessero trascorso sottoterra, ma non c’era dubbio che non avessero faticato tanto per giungere alla maturità solo per essere fritte da Haruhi. Mi prese la malinconia a sentire il canto delle cicale estive che si affievoliva sempre più, ed il senso di colpa per quel che facevamo iniziò ad insinuarsi.

Mi dispiace di aver distrutto le vostre casette costruendo strade di cemento. Spero che in qualche modo possiate perdonare l’insolenza degli esseri umani.

Sapevo che era impossibile che Haruhi sentisse il mio monologo mentale, ma questa ragazza disse quanto segue: “Lo spirito del cattura e libera è indispensabile. Liberiamole. Forse in futuro ricambieranno il favore.”

Mi sentii mancare nel momento in cui mi immaginai delle cicale ad altezza uomo che bussavano alle nostre porte. Se ci fossero degli insetti che ricambiano il favore dopo esser stati testimoni della cattura dei loro compagni e della loro successiva liberazione, sarebbero proprio degli stupidi insetti. Sarebbe più sensato se tornassero per vendicarsi.

Haruhi aprì la gabbietta e la scosse a destra e sinistra. “Andate! Tornate sulla collina!”

Jijiji- le cicale ammassate e chiuse a forza nella gabbia scattarono in una mischia per volare via. Asahina emise un grazioso gridolino mentre cadde sulle ginocchia. Lo sciame le ruotò intorno per un pò e passò velocemente davanti agli occhi di Nagato che rimase immobile, seguendo una spirale o una linea retta mentre sparivano nel cielo dipinto di rosso dal sole che tramontava. Aprii la gabbia, come Haruhi. Mi sentii come Pandora, che aprì accidentalmente il vaso consegnato da Ermete. Mi venne in mente che avrei potuto tenere almeno una cicala solo dopo che svanirono nel nulla.


L’evento del giorno seguente era il lavoro part-time. In qualche modo Haruhi trovò un lavoretto e si assicurò di avere qualcosa da far fare a tutti.

Quell’impiego per un giorno fu: “B…Benvenuti!”

Sembrò che Asahina si sforzasse di salutare: “Avanti mettevi tutti in fila! Ahhahh… Non spingete!” Il lavoro che Haruhi ci cacciò giù in gola era di attirare clienti per i saldi annuali al supermercato del quartiere.

Ci incontrammo senza avere la più pallida idea del perché ci trovassimo là vestiti con le uniformi che ci aveva dato. Dopodiché svolgemmo delle attività promozionali fin dalle 10 di mattina. A proposito, ci eravamo infilati tutti dei costumi.

Perché sta succedendo tutto questo… Perché devo sentirmi tanto imbarazzato? Il compito di Asahina era di allietare le persone con centinaia di vestiti… Koizumi, Nagato, che vi prende? Se sollevaste anche la minima obiezione, verreste forse uccisi? Semplicemente, perché sopportate ogni piccolo capriccio di quella ragazza?

“P-per favore mettetevi in fila~ Grazie per la vostra collaborazione!”

Sentire la voce farfugliante di Asahina provenire da dietro un uniforme verde che avvolgeva il suo corpo mi faceva sudare come un maiale Eravamo tutti vestiti da rana. Per essere più precisi, rane che davano i palloncini ai bambini. Questo supermercato faceva questo genere di cose ogni anno in occasione del suo anniversario – dando dei palloncini gratis ai bambini dei clienti.

I bambini sono pure sempre dei bambini. Non stanno più nella pelle per la gioia quando ricevono questo tipo di regalino insignificante, progettato per ingannarli.

Hey, tu stupido bambino, prendi un palloncino. E’ rosso, prendilo e basta.

Asahina si rivelò essere fra le tre, la rana più popolare. Per inciso, Koizumi era una rana dorata ed io un rospo (e che altro potevo essere?). Nagato la rana amazzonica dal corno era l’addetta alla pompa per gonfiare i palloncini, che noi tre distribuivamo. Haruhi, comunque, sedeva all’ombra vestita casual. Se avessero dato a tutti lo stesso compenso, avrei iniziato subito ad imprecare. Sembrava che il proprietario del supermercato fosse un conoscente di Haruhi. Quell’individuo la salutava con un sorriso ogni volta che lei lo chiamava “zio~" in modo tanto dolce.

I palloncini furono dati via tutti in meno di due ore. A parte Haruhi, tutti noi ci liberammo dei nostri esoscheletri nello spogliatoio che sembrava uno sgabuzzino, per fargli prendere un pò d’aria. In quel momento capii come si sentivano i serpenti che si liberavano della loro pelle. Era raro per me sperimentare quel tipo di sollievo.

Nagato si tolse velocemente il costume da rana, mentre Asahina e Koizumi erano completamente sudati e letteralmente si scrollarono di dosso i vestiti. Rimasero a lungo in silenzio.

"Fuu~"

Non avevo nemmeno la forza di godermi Asahina che indossava una maglietta sportiva leggera e una gonna corta, mentre era seduta.

“Buon lavoro!-”

Ebbi un impulso improvviso di seppellire Haruhi da testa a piedi in un torrido deserto quando ci apparve con un gelato in mano.

Evidentemente, i nostri compensi erano stati trattenuti come cauzione per i costumi da rana. Mi resi conto che fin dall’inizio il fine di Haruhi era aggiudicarsi i costumi quando con tranquillità ci diede questa notizia. Avrei dovuto capirlo quando li stringeva sotto braccio con l’espressione di un cavaliere ricompensato con migliaia di dobloni d’oro. I compensi non erano mai esistiti.

“Che c’è di male? Lo desideravo tanto. Ed ora il sogno è diventato realtà. Lo zietto dice che me lo consegnerà per la paga di Mikuru. Mikuru, ti preparerò uno stemma fatto a mano. Però dovrai aspettare un pò visto che devo ancora farlo.”

Così, un’altra cianfrusaglia si aggiungerà agli averi di Asahina. Immagino che quella schifezza sarà un polsino con uno stemma scarabocchiato sopra.

Comunque- “Questa rana sarà un ricordo da conservare nell’aula della SOS Dan. Mikuru, puoi indossarlo quando vuoi. Ti concedo questo privilegio!”

Non potei mostrare la mia rabbia perché in quel momento ne ero già semplicemente pervaso dopo aver visto l’espressione Haruhi.


Ero esausto. Attività nonstop, prima il nuoto, poi la caccia alle cavallette, ed infine una sauna nei costumi, stenderebbero anche il più energico fra gli studenti.

Ecco perché non chiedevo altro che una bella dormita stanotte. Ero in uno stato di pace arcadica quando squillò il cellulare. Non c’è nulla di più irritante che una futile chiamata a mezzanotte a disturbarti il sonno. Chiunque chiami nel cuore della notte non ha senz’altro buon senso e, fra tutti quelli che conoscevo, solo Haruhi non ne aveva nemmeno un pochino. Volevo davvero mettermi ad urlarle contro per avermi svegliato dal mio sonno profondo.

Con mia sorpresa, quando risposi, la voce che sentii apparteneva a :“… Uuu (pianto)… Uuu (pianto sommesso)…”

Il pianto di una donna mi faceva venire la pelle d’oca. Ritornai improvvisamente alla realtà.

Errore, numero sbagliato.

Appena prima che appendessi: “Kyon…”

Anche se la voce era incrinata dal pianto, la riconobbi come quella di Asahina. Di nuovo un brivido mi fece venire la pelle d’oca, ma questa volta il significato era diverso.

“Pronto, sei Asahina?” Mi stava forse per dire addio con questa chiamata? La principessa Kaguya doveva forse far ritorno al palazzo della Luna? [Racconto popolare giapponese del X secolo. Il tagliatore di bambù Okina trova una canna di bambù che risplende nella notte; tagliandolo trova al suo interno una bambina, grande come un pollice. L'uomo, che non ha figli, porta la bambina a casa dalla moglie, e i due la crescono come fosso loro figlia, dandole il nome Kaguya-hime ("principessa splendente"). Da questo momento in poi ogni volta che l'uomo taglierà un bambù vi troverà all'interno una piccola pepita d'oro. Kaguya-hime crescendo diventa una bellissima donna, e la famiglia, arricchitasi grazie a tutto l'oro trovato da Okina, cerca di tenerla al riparo da occhi indiscreti. La bellezza della donna tuttavia viaggia di bocca in bocca, e presto cinque principi si presentano alla loro porta, chiedendo alla principessa di scegliere uno di loro. Kaguya-hime escogita per loro cinque prove impossibili e tutti falliscono. Persino l’imperatore del giappone se ne innamora ma viene rifiutato. Sopraggiunta l'estate, la principessa sospira spesso alla luna e infine confessa di provenire da lì; a metà della stagione aspettava la visita dei suoi concittadini di Tsuki no Miyako ("Capitale della luna") che l'avrebbero ricondotta a casa. L'imperatore invia molte guardie a impedirlo, ma queste sono accecate dalla luce emanata dagli esseri celestiali; la principessa lascia una lettera di scuse, la sua veste per il padre e una goccia di elisir della vita per l'imperatore. Quando sulle sue spalle viene posta una veste di piume, dimentica il tempo trascorso sulla terra e torna sulla luna. Subito dopo la partenza di Kaguya-hime, i genitori si ammalano, mentre l'imperatore, ricevuti i lasciti della principessa, si reca sulla montagna più alta del suo impero per bruciare lettera e elisir della vita; secondo la storia il nome della montagna, Fuji, deriva dalla parola "immortalità", mentre i kanji, che si leggono "montagna ricca di guerrieri", si riferiscono all'esercito dell'imperatore che scala la montagna; inoltre il fumo che sale dalla cima del monte (all'epoca più vulcanicamente attiva di oggi) deriva dall'elisir che brucia ancora oggi.]

Ero consapevole che ‘qui’ non era altro che una sistemazione temporanea per Asahina e che un giorno sarebbe tornata nel futuro. Era giunto il momento? Non avrei mai accettato un semplice addio prima della partenza. Sebbene la ragazza dall’altro capo del telefono stesse: “Sono io… Uwaaa, è terribile… Uuu… Ugu… se continua così… Io… Uwaaa…”

Non riuscivo a capire una parola. Farfugliava come una bambina delle elementari, mentre mescolava alle parole il pianto, quindi non riuscii a decifrare nulla.

Ero a corto di parole quando: “Pronto, sono Koizumi.”

La voce nitida sostituì il pianto di Asahina.

Cosa? Quei due sono insieme a quell’ora della notte? Perché non sono lì anch’io? Koizumi, hai cinque secondi, se vuoi ancora avere la testa attaccata al collo, per darmi una risposta soddisfacente e comprensibile a queste domande.

“E’ successo qualcosa. E’ piuttosto serio, per questo Asahina mi ha contattato urgentemente per primo.”

Contattare te al posto mio?

Mi aveva lasciato l’amaro in bocca.

“Il fatto è che anche se ti avesse contattato per primo non avresti potuto risolvere il problema… No, scusami. A dire il vero nemmeno io posso fare niente dato che la situazione è alquanto pericolosa.”

Mi strofinai la testa.

“Haruhi ha scatenato l’Armageddon?”

“A dire il vero no, piuttosto il contrario. Ci siamo messi in una condizione per cui la fine del mondo non averrà mai.”

Huh? Sto forse sognando? Cosa stai cercando di dire?

Koizumi continuò, nonostante il mio sconcerto.

“Ho appena contattato Nagato. Come avevo previsto, sembra ben consapevole della situazione. Capirai i dettagli chiedendo direttamente a lei. Eccoti riassunta la situazione. Potremmo incontrarci adesso? Certo non informerò Suzumiya.”

Certo che potevo. Chiunque lasciasse da sola Asahina che piange, meriterebbe di peggio che essere messo al rogo. Koizumi mi indicò il luogo, che era proprio di fronte alla stazione. Sembrava fosse il punto di ritrovo riservato per la SOS Dan.


Dunque, giusto il tempo di cambiarmi, uscire con passo malfermo in cortile, saltare sulla mia bici e poi precipitarmi sul posto, tre ombre già attendevano il mio arrivo. Le strade non erano del tutto deserte, infatti vidi alcune persone a piedi che mi sembrarono degli studenti. Grazie a loro, ci potevamo confondere fra la gente e dirigerci a qualche rave party. Ero solo molto stanco.

Asahina era accovacciata quando arrivai alla stazione. Koizumi le stava di fianco, vestito casual, mentre Nagato indossava l’uniforme alla marinaretta. Gli abiti di Asahina non erano per niente abbinati, probabilmente si era messa la prima cosa che aveva trovato. Non c’era dubbio che fosse nel panico più completo e non se ne fosse accorta, oppure la situazione era talmente grave che gli abiti erano l’ultima cosa a cui pensare.

Il più alto fra i piloti di seconda notò il mio arrivo e mi fece un cenno di saluto alzando la mano. [Wingmen = Piloti che supportano un altro pilota in manovre potenzialmente pericolose, un termine che si riferisce agli aerei che stanno di fianco e leggermente dietro al leader nelle formazioni aeree.]

“Che diavolo è successo?”

La tenue luce del lampione illuminò il mite volto di Koizumi.

“Mi scuso ancora per averti chiesto di venire a quest’ora. Comunque, Asahina è in questo stato a causa di tutto ciò.”

Asahina che si era accovacciata come fosse in una sfera, piangeva come un pupazzo di neve che si scioglie al sole. Il volto bagnato dalle lacrime, con la bocca chiusa si sollevò per guardarmi, così da mostrarmi quelle bellissime guance umide. Avrei fatto qualsiasi cosa per lei in quell’atteggiamento così attraente.

“Uuu… Kyon-kun, io…” singhiozzava a farfugliava fra sé e sé: “Non posso più ritornare nel futuro…”


“Parlandoci chiaro, ecco quanto è successo: ci siamo ritrovati in un’infinita ricorsione di spazio temporale.”

Sembrava che la chiarezza di Koizumi fosse molto ristretta.

Mi chiedo se davvero capisca ciò che dice?

“Capisco. Non c’è una chiara spiegazione per questa faccenda. Ne ho già parlato con Asahina…”

Non potevi aspettare che arrivassi per iniziare quella conversazione?

“Abbiamo scoperto che lo scorrere del tempo nel mondo recentemente è irregolare. Questo per merito di Asahina; non fosse stato per lei, non ne sarei del tutto certo.”

Certo di che cosa?

“Continueremo a ripercorrere gli avvenimenti accaduti nello stesso lasso di tempo.”

Lo hai già detto.

“Più precisamente, dal 17 al 31 agosto.”

Le parole di Koizumi mi suonarono alquanto assurde.

“In altre parole, saremo intrappolati per sempre in un’infinita vacanza estiva.”

“Ma adesso siamo in vacanza estiva.”

“Si tratta di un’ESTATE INFINITA che non finirà mai. In questo mondo, né l’autunno, né tanto meno settembre, arriveranno. In altre parole, questo mondo non ha altro futuro oltre l’agosto. Per questo Asahina non potrà ritornare nel futuro, e questo ha senso. Uno non può mettersi in contatto con il futuro se questo non esiste, il che è evidente.”

Nella fisica non ha senso pensare che NON ESISTA FUTURO. Il tempo dovrebbe scorrere da sé anche se lo ignoriamo.

Dissi quanto segue, guardando la testa di Asahina: “Chi crederebbe mai a una cosa simile?” “Almeno tu devi, dato che non possiamo dire niente di tutto ciò a Suzumiya.”

Anche Koizumi guardò verso di lei. Dopo, Asahina mi spiegò meglio la questione. Certo, alla spiegazione intervallò dei singhiozzi. “Uuu… lasciami pensare… ho continuato ad utilizzare delle informazioni segrete per mettermi in contatto con il futuro o per fare delle informazioni segrete… Urr. Mi sarei dovuta accorgere che c’era qualcosa che non andava dato che non avevo ricevuto informazioni segrete da più di una settimana. E poi le informazioni segrete… mi fanno stare in pena, dunque ho cercato di utilizzare delle informazioni segrete e la risposta è stata informazioni segrete… Uuu… Waa! Cosa devo fare…”

Cosa devi fare? Non ne ho idea. Dunque informazioni segrete è una parola tanto spinosa da dover essere censurata?

“Per caso siamo intrappolati in uno di quei bizzarri mondi creati da Haruhi? Come una versione più concreta degli spazi sigillati o roba simile?”

Koizumi incrociò le braccia, mentre si appoggiava al distributore automatico, contraddicendo lentamente la mia argomentazione.

“Questa volta, Suzumiya non ha ricreato un nuovo mondo, ma ha invece interrotto il tempo, dal 17 al 31 agosto. Dunque attualmente questo mondo non ha che una durata di due settimane. Non c’è tempo prima del 17 e nemmeno ce n’è dal primo di settembre in poi. In altre parole, in questo mondo non arriverà mai settembre.”


Fece un lungo sospiro, come rassegnato alla sconfitta.

“Il tempo si azzererà quando arriveremo alle ore 24 del 31 agosto, e ritorneremo al 17. Non ne conosco i dettagli, ma sembra ci sia un PUNTO DI SALVATAGGIO all’alba del 17.”

E allora che ne sarà dei nostri… No, dei ricordi di tutta l’umanità?

“Saranno tutti riadattati. La memoria collettiva di tutta l’umanità sarà completamente azzerata in queste due settimane e fatta ripartire daccapo.”

A questo mondo piace davvero molto far andare avanti e indietro il tempo. Non ci si può fare nulla, anche se con una viaggiatrice del tempo qui fra noi.

“No, Asahina non c’entra. Non è poi così semplice come pensi.”

Come fai a saperlo?

“Solo Suzumiya ha i requisiti per risolvere la situazione. Chi altri avevi in mente a parte lei?” Coloro che pensano a chi sia il responsabile di queste cose tanto per ammazzare il tempo, sono o distratti oppure sognano ad occhi aperti tutto il giorno.

“Vieni al dunque e dimmi cosa dovremmo fare.”

“Sarebbe molto più facile se avessi una soluzione al problema.”

Per qualche ragione, pensai che Koizumi fosse piuttosto allegro, e per nulla preoccupato.

Perché?

“Perché ho finalmente compreso il senso di incoerenza che mi stava disorientando già da un pò.”

Il che significa che solo tu sei fuori pericolo.

“Anche tu, presumo? Non hai come una sensazione di déjà vu, dal giorno in cui siamo andati alla piscina comunale fino ad oggi? Guardandoti indietro, questi flashback sono delle reminescenze di una precedente incarnazione, non c’è altra spiegazione. Adesso, affronteremo tutto quanto. Le anomalie che abbiamo sperimentato sono i rimasugli del reset.”

E tutti gli altri esseri umani non se ne sono accorti?

“Suppongo di no. Tu ed io siamo delle eccezioni. Sambra che solo coloro che sono vicini a Suzumiya siano in grado di percepire i cambiamenti del mondo.”

“E Haruhi? Quella ragazza non si è accorta di nulla?”

“Sembra di no. Se fosse così, le cose si complicherebbero ulteriormente…”

Koizumi lanciò uno sgurado a Nagato, chiedendo il parere dell’alieno. Lei rispose con un’espressione tranquilla.

“Questa sarebbe la quindicimilaquattrocentonovantottesima volta.”

Un incantesimo che dava le vertigini. Quindicimilaquattrocentonovantotto. Ci vogliono trentanove lettere. In numeri arabi è 15.498, che sembra molto di meno. I numeri arabi sono geniali. Chiunque li abbia inventati si merita i miei più sentiti ringraziamenti. Sei stato grande ad elaborare questa comoda, non essenziale e completamente illogica soluzione.

“Le stesse due settimane si sono ripetute per più di diecimila volte. Supponendo che ogni persona si accorga di essere intrappolata in questo loop e possa ricordarsi quello che succede, prima o poi impazzirebbe. Per quanto riguarda i ricordi di Suzumiya, ho il sospetto che siano stati resettati molto più minuziosamente rispetto ai nostri.”

In questi momenti bisognava consultare l’oracolo, chiesi conferma a Nagato: “E’ così?”

“Sì.” annuì.

“Dunque abbiamo già fatto quello che faremo domani? Vale lo stesso anche per l’O-bon ed i pesciolini rossi?”

“Non necessariamente.”

Nagato non mostrò un briciolo di turbamento.

“Ci sono delle discrepanze nelle azioni di Suzumiya nelle ultime quindicimilaquattrocentonovantasette volte.”

Guardò leggermente verso di me e continuò. “Nelle ultime quindicimilaquattrocentonovantasette volte, l’O-bon è stato omesso due volte. L’O-bon senza la pesca dei pesciolini rossi si è verificato per un totale di quattrocentotrentasette volte. La gita in piscina ha avuto luogo regolarmente. Il lavoretto part-time è stato svolto per un totale di novecentoventicinque volte con sei varianti nella tipologia degli incarichi. Oltre a distribuire palloncini, abbiamo anche fatto scarico merci, registro di cassa, volantinaggio, i centralinisti ed anche una sfilata. Si sono verificate seimilaundici distribuzioni di palloncini, con trecentosessanta sovrapposizioni in due o più varianti. Le varie ripetizioni divise in ordine di combinazione sono...”

“E’ sufficiente, non c’è bisogno che continui.”

Iniziai a pensare fra me e me, dopo che l’alieno dalle sembianze umane si fu calmato. Le ultime due settimane di Agosto si sono ripetute per quindicimila e … quante altre centinaia di volte? Argh… che seccatura. 15.498 volte, ecco. Il ciclo ricomincia dopo il 31 agosto e riparte dal 17. Di tutto ciò io non ho alcuna memoria, invece Nagato ricorda tutto nei minimi dettagli, come mai?

“Nagato, o più precisamente l’Entità di Dati Integrata, esiste al di fuori dei confini spazio temporali.”

Il sorriso alquanto fiero di Koizumi sembrò un pò sostenuto forse a causa dell’illuminazione.

Non importa, niente di che, lasciamo stare per il momento.

Sapevo che il cervello di Nagato poteva sopportare una cosa simile, ma questo non mi preoccupava. Ciò che mi preoccupava era…

“Nagato, anche tu hai vissuto gli eventi di queste due settimane per 15.498 volte?”

“Sì.” annuì come se nulla fosse.

Non potresti svelarci qualcos’altro oltre ad un semplice sì?

Anche se non potevo figurarmi cosa avrebbe potuto dire oltre quella parola.

Ma: “Hmm.”

Aspetta. 15.498 per due settimane. Il totale sarebbero 216.972 giorni. A occhio e croce 594 anni. Questa ragazza è andata avanti attraverso il passare di ognuno di questi giorni, per ogni singola volta. Ed è stata testimone di tutto ciò che succedeva con indifferenza. Anche il più paziente fra gli esseri umani avrebbe perso le staffe. Se non mi credete, provate a fare 15.498 bagni nella piscina comunale.

“Tu…”

Mi zittii nel momento stesso in cui pronunciai quella parola. Nagato piegò di lato la testa come un uccellino mentre mi fissava. Mi sovvenne improvvisamente un indizio lanciato da Nagato quando eravamo in piscina. Sembrava alquanto annoiata in quel momento e suppongo che non fosse per colpa mia. Anche per Nagato, rivivere gli stessi momenti per così tante volte dev’essere stata di sicuro una bella faticaccia. Anche se apparentemente non aveva pronunciato alcuna parola di lamentela, si sarà senz’altro tormentata in silenzio… questo pensiero mi attraversò in un baleno. Finalmente avevo capito cosa stava succedendo, ma il motivo che stava alla base era ancora da verificare.

“Perché Haruhi farebbe una cosa simile?”

“Ho un vago presentimento.”

Dopo la sua tipica frase ad effetto, Koizumi continuò: “Forse Suzumiya non desidera che le vacanze estive finiscano. Poichè lo pensa dentro di sé, le vacanze estive sono diventate una ripetizione infinita.”

Non è lo stesso motivo per cui i mocciosi rifiutano di andare a scuola?

Inconsciamente Koizumi toccò il bordo della sua lattina di caffè.

“Sospetto che si stesse preparando con scarso entusiasmo per il nuovo semestre, dato che non aveva ancora finito di fare le cose che avrebbe voluto nelle ultime due settimane di vacanza. In altre parole, aveva molti rimorsi. Perciò, affronta la sera del 31 col cuore pesante…”

E appena si sveglia, ci sono ad aspettarla ancora due settimane di vacanza, giusto? Come dire… suppongo che la malinconia più che la frustrazione descrivano il mio stato attuale. So che è capace di tutto pur di ottenere ciò che vuole, ma non avrei mai immaginato che la sua stupidità raggiungesse questi livelli.

“Se le cose stanno così, cosa dovremmo fare per accontentare quella ragazza?”

“Non lo so. Nagato, tu lo sai?”

“No.” La risposta venne fuori chiara e tonda.

Fra tutti noi, tu sei la più affidabile!

Non potei trattenermi dall’esprimere i miei pensieri. “Perché non ci hai detto niente? Siamo finiti a ballare questo walzer lungo due settimane migliaia di volte.”

Dopo un lungo silenzio, Nagato disse delicatamente: “Il mio compito è quello di osservare.”

“… Capisco.”

Questa fu la fine del discorso. Fino ad oggi Nagato non era mai stata coinvolta in prima persona in nessuna fra le nostre attività, ma in pratica in ogni cosa la sua presenza era la chiave di tutto. Oserei dire che l’unica volta in cui questa ragazza si fosse occupata d’altro, fu quando mi portò a casa sua. A parte quell’unica eccezione, partecipava insieme a noi occupando una posizione vitale senza aprir bocca.

Non avevo dimenticato che Nagato Yuki era un interfaccia umanoide costruita dall’Entità Integrata di Dati per comunicare, oltre ad essere stata creata come androide biologico per osservare Suzumiya Haruhi. Mi chiesi se nel suo libretto di istruzioni ci fosse un dispositivo di sicurezza che potesse mostrare le sue emozioni.

“Non farci caso, non importa.”

Prima di tutto ai miei occhi Nagato Yuki era un’avida lettrice, una di poche parole, di corporatura minuta, ma completamente affidabile come amica. Di tutti i membri della SOS Dan, Nagato aveva la più vasta conoscenza, nonché la mente più sveglia. Tenendo presente tutto ciò, decisi di chiedere alla saputella: “Quante volte lo abbiamo scoperto?”

Sembrò che Nagato avesse previsto la mia domanda improvvisa, dato che rispose con tranquillità: “Ottomila settecento sessantanove volte. La frequenza di rilevazione aumenta con ogni iterazione.” “Ecco forse spiegato questo senso di incoerenza e déjà-vu.”

Koizumi lo disse come un dato di fatto.

“Ma attraverso tutti questi cicli ripetitivi, anche se siamo al corrente della nostra situazione, abbiamo sempre fallito nel tentare di risolverla e ripristinare il normale scorrere del tempo?” “Corretto.” rispose Nagato.

Non c’era da meravigliarsi che Asahina fosse così abbattuta. Piangeva tanto proprio perché ne era consapevole. Nel momento in cui si rendeva di nuovo conto di aver perso due settimane di vita e di ricordi a causa del reset… era di nuovo sconvolta dalla scoperta di essere intrappolata in questo circolo vizioso. Lo avevo già pensato un’infinità di volte. Fin dal primo incontro con Haruhi all’inizio della primavera, mi ritrovavo a pensare in questo modo ogniqualvolta ci capitava una disgrazia per colpa sua, sia che fosse adesso o in passato. Non andava per niente bene. Nessun dubbio che fosse la 8.769esima volta che lo pensavo nelle ultime due settimane. E’ davvero troppo…Ancora un'altra favola.


Il giorno dopo era in programma l’osservazione delle stelle. Il posto era il tetto del condominio di Nagato. L’ingombrante e datato telescopio fu una cortesia di Koizumi. Lo montò su un tre piedi. Iniziammo alle 8 di sera. Il cielo notturno era piuttosto scuro, tanto quanto il volto di Asahina. La sua espressione era sia stupita che confusa allo stesso tempo. Anche i miei sentimenti erano in subbuglio, non era proprio il momento di starsene a guardare le stelle.

Koizumi mostrò un sorrisone quando finì di mettere a fuoco il telescopio.

“Questo era il mio hobby quando ero bambino. Ero così commosso quando vidi per la prima volta le lune di Giove.”

Nagato come al solito, fissava immobile il soffitto come una sentinella.

Volsi lo sguardo verso il cielo, ma vidi solo due o tre stelle. L’aria della città era troppo inquinata e non ci permetteva di vedere più di tanto. Dire che “non ci fosse il cielo” sarebbe stato appropriato, in quel momento. Vieni inverno che pulisci l’atmosfera, Orione si mostrerà da solo.

Il telescopio fu puntato verso i dintorni della Terra. Haruhi, che scrutava guardandoci attraverso, disse: “No.”

“No, che cosa?”

“Nessun Marziano?”

Spero che i Marziani non esistano. Pensateci, una coppia di mostri dalle sembianze di una piovra che si agitano discutendo il piano per invadere la Terra. Poco importa quanto siano dolci le loro boccucce, non potrei mai definirli “interessanti”.

“Perché? Potrebbero essere molto socievoli. Guarda, non c’è nessuno in superficie, dunque devono essere una razza che si nasconde sottoterra. Questa è la prova che hanno paura di far spaventare noi umani, visto che sono tanto carini e gentili.”

Haruhi sembrava immaginarsi i Marziani come abitanti del sottosuolo. Per favore almeno dimmi di quale tipo. Forse dei Pellucidar [E’ una storia d’avventura basata sulla teoria della Terra Cava secondo cui il pianeta Terra sarebbe cavo al proprio interno e avrebbe altre superfici concentriche, che potrebbero a loro volta essere abitate o abitabili, scritta da Edgar Rice Burroughs (Tarzan delle scimmie)] O forse quelli di Mars Attacks? [famosa serie di carte di fantascienza] Se fosse un mix fra i due, le cose peggiorerebbero. Non complicarti la vita; più semplice è meglio è.

“Forse stanno facendo dei preparativi, così quando i primi pionieri finalmente atterreranno su Marte, potranno uscire e dare un benvenuto a sorpresa agli umani! Potrebbero persino dire, ‘Benvenuti su Marte, vicini! Vi diamo il benvenuto!’”

Questo sarebbe anche più terrificante. Se ci fosse un incidente, si trasformerebbe da sorpresa a paura. Non ho idea di chi metterà per primo piede su Marte, ma forse prima sarebbe meglio avvisarlo, così che si prepari psicologicamente. Andrebbe bene spedire una lettera alla NASA? Facemmo a turno ad osservare i contorni di Marte e dei crateri lunari mentre il tempo passava. Proprio mentre iniziai a chiedermi perché avessimo perso una persona, trovai Asahina con gli occhi chiusi, e la testa inclinata come se si stesse abbracciando le ginocchia, appoggiata alla recinzione che impediva di cadere giù dal tetto causando una morte prematura.

Ieri non dev’essere riuscita a chiudere occhio, la lascerò stare.

Haruhi, in apparenza stanca di osservare l’immutato cielo notturno, rimarcò: “Diamo la caccia agli UFO! Stanno senz’altro puntando verso la Terra, chi sa se ci sono degli esploratori in avanscoperta nelle orbite qui vicine proprio mentre parliamo.”

Haruhi girò felice il telescopio, ma si stancò presto. Si sedette vicino ad Asahina, e si addormentò appoggiandosi alla sua piccola spalla.

Koizumi sospirò: “Stanco?”

“Difficile immaginare che lei sia addirittura più esausta di noi.”

Haruhi dormiva profondamente. Ebbi l’impulso di scarabocchiarle la faccia. Comunque, il suo viso addormentato, non era fra quelli che volevo deturpare. Quella ragazza era abbastanza carina se stava zitta. Sarebbe meglio se lei e Nagato si fossero scambiate il cervello. Una Haruhi del tutto inespressiva sarebbe stata comunque difficile da capire, mentre una Nagato agitata ed espressiva sarebbe stata oltre le mie aspettative.

Con la brezza notturna che soffiava, guardai Asahina e Haruhi, che dormivano l’una affianco all’altra. In quel momento, quelle due si facevano concorrenza. Forse qualcuno avrebbe potuto trovare Haruhi più carina. Hmm… Decisamente.

“Che cosa vorrà mai fare?”

Mi lasciai sfuggire in un sospiro.

“Forse divertirsi con gli amici e spassarsela alla grande?”

“Forse. Riguardo gli amici di Suzumiya, saremmo noi.”

Koizumi guardò verso l’altra parte dell’universo.

“Se fosse così, la cosa più importante è scoprire cosa possa soddisfarla. Se fallissimo, questo circolo non avrà mai fine. Possiamo solo accompagnarla finché non riuscirà a realizzare ciò che vuole. Per fortuna e nostro sollievo, esistono degli adattamenti di memoria, o altrimenti ci verrebbe un esaurimento nervoso considerando la situazione”

Ripetuto per quindicimilaquattrocentonovantotto volte.

Davvero? Non era semplicemente che Nagato volesse spaventarci?

A dirla tutta, sentendo una cosa simile era impossibile da credere, ma se era Haruhi ad averlo originato, non lo si poteva negare. Lo sconosciuto potere misterioso di quella ragazza inconsciamente ci metteva sempre con l’acqua alla gola. Poco importa se dipendesse dalla sua natura sconsiderata o dalla sua psiche, ci saremmo trovati sempre nello stesso tipo di guai. Era proprio quel genere di persona, quella che da problemi e basta.

Prima di tutto questo, pensavo che chi avesse sempre assecondato quella sconsiderata di Haruhi, potesse avere le caratteristiche per essere nominato ambasciatore di buona volontà. Ogni membro della SOS Dan aveva un carattere l’uno migliore dell’altro. E pensare che mi era anche successo di essere la figura chiave per decidere il destino del mondo. Questo mi faceva sospettare che il mondo fosse sempre stato anormale sin dall’inizio.

Per meglio rimarcare questo punto, l’ingenua credenza che il mondo che salvaguardiamo debba essere giusto così com’è, è semplicemente una stupidaggine creata e prodotta in massa dagli esseri umani sotto l’influsso di ideologie e dottrine. Ci sono un sacco di bigotti che pubblicizzano ciecamente questa egocentrica calunnia e la impongono agli altri. Dico loro che dovrebbero per lo meno pensare a cosa penseranno le generazioni dei millenni a venire.

Mentre ero perso in profonde elucubrazioni riguardo queste futili questioni, Koizumi apri bocca senza preavviso: “Anche se non conosciamo i più profondi desideri di Suzumiya, dovremmo forse curiosare nella sua testa? Per esempio, abbracciarla da dietro all’improvviso e sussurrarle “TI AMO”, o qualcosa del genere.”

“Chi vorrebbe intraprendere una simile missione suicida?”

“Nessuno meglio di te.”

“Mi avvalgo del diritto di veto. PASSO!”

“In tal caso, ci proverò io.”

Ovviamente mi persi l’espressione del mio volto in quel momento. Non avevo uno specchio con me al momento. Anche se Koizumi sembrava leggermi nel pensiero: “Sto scherzando. Non ho le carte per farlo. Se veramente ci provassi, metterei solo Suzumiya in un inutile stato confusionale.”

La risata stridula che provenne dalla sua bocca pose fine alle sue parole.

Caddi di nuovo nel silenzio, fissando la luna che brillava inesorabile nel malinconico cielo estivo nella notte. La via lattea che decorava la tela oscura luccicava sotto il riflesso del sole, quasi invitandomi a giocare. Dove? Solo Dio lo sa. Pensai tutto ciò, mentre guardavo l’ombra di una Nagato pietrificata, che guardava il cielo nottuno.

L’estate non era ancora finita, ma le vacanze estive stavano per concludersi anche se non ne ero del tutto sicuro, dato che non sapevo se la pausa estiva sarebbe davvero finita o meno. Per favore risparmiatemi. Davvero.

Potremmo davvero ritornare al 17 Agosto. Cosa dovremmo fare per far capire ad Haruhi che diavolo fosse “questa cosa che non era ancora stata fatta”?

Che cosa non aveva fatto in tempo a fare? Avevo una montagna di compiti delle vacanze che non erano nemmeno stati toccati da quando li avevo portati a casa. Non poteva essere quella la sua preoccupazione, dato che li aveva già fatti con largo anticipo.

Qual è la prossima cosa da fare?

“Andiamo al campo di addestramento.”


Haruhi ci mostrò una mazza d’alluminio, proprio quella rovinata presa un giorno da un qualche club di baseball. Mai avrei pensato che avesse conservato quella mazza logora, più utile a prendere qualcuno a randellate che a colpire delle palle.

Il capo scosse i capelli mentre agitava la sua mazza con un sorriso raggiante, e ci conduceva giù al club di baseball. Scommetto che la federazione delle scuole superiori le avesse inviato qualche strana vibrazione.

Lo spettro della malinconia cambiò. Ora era tempo di depressione, il viso minuto di Asahina della SOS Dan, affondava sempre più nel suo malessere. Ad essere onesti, era un pò riprovevole, da parte sua, desiderare ardentemente di ritornare nel suo mondo.

Per poi tornare all’atteggiamento incurante di Koizumi e Nagato, che erano il ritratto di un viso sorridente e di una stoica.

Perché non vi comportate seriamente e la smettete di agire in modo tanto spensierato?!

“Hu~” mi lasciai sfuggire un sospiro e la mia vista fu oscurata dai capelli neri svolazzanti di Haruhi. Non avevo idea di chi avesse deciso che proteggere Haruhi sarebbe stato compito mio, a partire dal primo giorno di vita della SOS Dan.

Mi tratterrò l’impulso di palesare la mia frustrazione, dato che non posso individuare il colpevole. Detto questo, ho una dichiarazione da fare: Non elogiatemi troppo per questo lavoro. Sono solo un dilettante. Anche se un simile monologo non fa altro che mostrare la mia profonda inutilità. Asahina era frustrata. Koizumi sorrideva e basta, mentre Nagato osservava silenziosa i dintorni.

In qualche modo devo assolutamente far fare qualcosa ad Haruhi. Ad ogni modo, farle fare cosa? La risposta si trovava dentro Haruhi, ma nemmeno lei aveva idea di quale fosse la fonte del problema.

“Mikuru non c’è bisogno che tu ti alleni a battere! Esercitati a colpire delicatamente le palle, tanto per quanto tu ci possa provare, non riuscirai mai a prenderne una. Colpisci in modo da farla rimbalzare per terra. Ahh- non colpire verso l’alto!”

Il campo di battaglia dell’ultimo torneo di baseball emanava ancora l’odore di polvere da sparo. Aveva forse intenzione di gareggiare anche l’anno prossimo?

Haruhi prese possesso della rete per gli allenamenti delle battute a 130km/h.

Bang! Bang!

Ed ecco i sibili. Mi sentii meglio vedendola così felice. Quella ragazza era davvero un prodigio. Chissà forse era nata con più mitocondri, degli altri; quale altra spiegazione per tutta la sua energia? Sarebbe fantastico se ne desse un po’ in beneficenza…


Continuammo, visto che nessuno poté premere il pulsante ‘stop’ del piano di esaurimento calorico di Haruhi.

Andammo persino allo spettacolo locale di fuochi d’artificio. I fuochi erano delle Shaku-dama lanciati dalla spiaggia. [sistema metrico giapponese per classificare i serbatoi per dimensione con l’unità di misura “sun”. 1 sun sono circa 3.3 cm. Ci sono Qsun shell (circa 6 cm) da 3 a 8. Poi 10 sun = 1 shaku. E 30 cm shell sono uno shaku-dama]

Il trio indossò di nuovo lo yukata, ma solo Haruhi si divertiva davvero ad assistere al lancio dei fuochi che facevano “boom, boom!” mentre venivano sparati in aria e “boom, boom!” mentre si aprivano in cielo. Beh solo lei poteva ridere di cuore mentre indicava le mediocri caricature che apparivano in cielo allo scoppio dei fuochi. Semplicemente amava l’eccesso di splendore. In momenti come questo, potevamo vedere solo il suo sorriso infantile genuino ed incontaminato, tuttavia distolsi lo sguardo da lei abbastanza in fretta, perché se avessi continuato a guardarla, chissà cosa mi sarebbe venuto in mente. Riguardo ciò che avrei potuto pensare, non ne sono certo nemmeno io. Tutto questo, comunque, mi sia di lezione: bisogna sapersi vestire per ogni occasione.

Un paio di giorni dopo, per un capriccio improvviso, partecipammo alla competizione municipale giapponese di pesca delle Gobiidae [La famiglia Gobiidae è una delle più numerose famiglie di pesci, con oltre 2000 specie divise in 200 generi diversi, appartenenti all'ordine dei pesci persici, diffusi in acque dolci, salate e salmastre] e tornammo a mani vuote. Le nostre esche attiravano solo dei pescetti, che non avevamo mai visto prima, dunque non potemmo registrare le loro dimensioni - tuttavia Haruhi era assorta nel piacere di mettere l’esca e riavvolgere il mulinello, non nella pesca. Ciò fu una benedizione e certo più rassicurante di non aver preso erroneamente un Celecanto [Il celacanto (dal [bword://!!Z9J5VWW4XJ,lingua%20greca/ greco] coelia , "vuoto", e acanthos , "spina") è un rappresentante della più antica linea evolutiva di [bword://!!Z9J5VWW4XJ,pesce/ pesci] che si conosca.] sbucato dal nulla, poiché potei gustarmi il bento preparato da Asahina che ora era giù di corda e che scappava alla vista dei vermicelli usati come esca.

Quella volta, Haruhi ed io eravamo belli abbronzati e creavamo un netto contrasto con gli altri due, che si misero la protezione solare. Nagato era un’eccezione, dato che in ogni caso non si sarebbe abbronzata. Grande! Dato che una Nagato abbrustolita sarebbe del tutto fuori dal mondo.

Detto questo, sapevo benissimo che non era proprio il momento di scherzare.


Il tempo scorreva come un treno che accelerava correndo sempre sullo stesso binario. Haruhi sprizzava energia da tutti i pori mentre io continuai a provare avversione.

Asahina che era già precedentemente abbattuta, era diventata l’ombra oscura della malinconia, mentre Koizumi risplendeva col suo sorriso come se avesse tutto sottocontrollo. Solo Nagato mostrava qualche impercettibile differenza.

Ripensandoci, quelle due settimane erano state piene di emozioni.

Comunque arrivò l’ultimo giorno. Era il 31 agosto, rimaneva solo un giorno di vacanza estiva. Sarebbe finita se non avessimo pensato a qualcosa nei prossimi due giorni, ma non avevo assolutamente idea di cosa tentare. La luce estiva, il canto delle higurashi… [una specie di cicala]

Tutti gli ingredienti dell’estate erano fonte di ansia. L’associazione di baseball della scuola superiore aveva creato un nuovo campione. Perché, oh perché non potevamo avere più tempo!? Almeno, finché Haruhi potesse essere del tutto soddisfatta.


La ragazza sbarrò ogni singola riga della lista.

La sera precedente, andammo in un cimitero nel cuore della notte portando al termine le attività estive con la “prova di coraggio”. Nessun fuoco fatuo e nemmeno un fantasma. L’unica cosa che valeva la pena menzionare fu l’espressione terrorizzata di Asahina.

“E con questo, abbiamo fatto tutto.”

Era il primo pomeriggio del 31 di Agosto e proprio in quel momento ci trovavamo nel bar ben noto a tutti. Haruhi fissava i punti della lista sbarrati come se fosse a conoscenza di dove si trovasse il tesoro perduto di Tokugawa [Lo shogunato Tokugawa o Edo bakufu (shogunato di Edo) è una dinastia di shōgun che governarono il Giappone dal 1603, anno in cui Matsudaira Kurandonosuke Motoyasu (che nel 1567, dichiarandosi discendente del clan Minamoto come i precedenti shōgun, si era rinominato Tokugawa Ieyasu) ricevette dall'imperatore il titolo di shōgun, al 1868, quando l'ultimo shōgun della storia, al termine della guerra Boshin, fu costretto a dimettersi dagli incarichi di governo.] con un espressione impassibile di una penna che incideva dei segni sulla pagina. Era in un certo senso soddisfatta, ma non disposta a mollare. Riuscivo a mettermi nei suoi panni, davvero. Rimaneva un solo giorno di vacanza estiva.

L’estate finirà davvero?

A quel punto ero davvero scettico; ma forse sono troppo scettico di mio. In ogni caso, impazzirebbe chiunque, se passasse un paio mesi in questa associazione di ritardati con a capo una persona tanto emotiva. Speravo di cuore che si moderasse, preferibilmente come quando ero solo con Asahina, quella si che avrebbe reso la vita… No no no, devo farla finita, visto che questo discorso potrebbe continuare all’infinito(ogni gioco di parole è voluto).

“Hmm, così è tutto?”

Haruhi continuò a infilzare la pallina di gelato alla vaniglia che galleggiava sulla sua cola. Non era molto convinta. Nagato era silenziosa e osservava tranquilla la fettina di limone che galleggiava nel suo thé freddo. Asahina teneva le mani strette forte appoggiate alle ginocchia; era completamente abbattuta, come un cucciolo che veniva sgridato. Koizumi sorseggiava il suo caffè viennese spensierato come al solito. Mentre io, non avevo nulla da dire mentre con le braccia conserte, cercavo di capire cosa fare.

“Non importa. Abbiamo fatto abbastanza per quest’estate. Siamo stati in ogni genere di posto, abbiamo indossato lo yukata, e acchiappato un bel pò di cicale.”

In un flash pensai che Haruhi si stesse dando un colpetto sulle spalle da sola.

Non può essere! Anche se, abbiamo già fatto abbastanza.

Sentii dal profondo del cuore che Haruhi non era ancora pronta a chiudere questo capitolo estivo. Poco importa quanto cercasse di nasconderlo, stava semplicemente mentendo a sé stessa. Dentro, Haruhi, in fondo al cuore, desiderava ardentemente qualcosa in più.

“Per oggi.” mi porse il conto: “Finisce qui. Domani prendiamoci un giorno libero; va bene se volete stare a casa a riposare. Incontriamoci nell’aula del club fra due giorni.”

Ero molto agitato quando la vidi scendere dalla sedia e lasciare il tavolo in grande stile. Non potevamo lasciare che se ne tornasse a casa così. Per una volta doveva esserci una conclusione. Altrimenti, il lasso di tempo di due settimane, scoperto da Koizumi e confermato da Nagato, si sarebbe ripetuto per la quindicimilaquattrocentonovantanovesima volta. Ma, cosa fare?

La sua figura si allontanava da me come in slow motion.

Proprio in quel momento! All’improvviso, a ciel sereno, semplicemente inaspettata, arrivò.

Questa indecifrabile sensazione del “dove l’ho già visto?” ricomparve. Quell’onda arrivò con degli attacchi di vertigini di una forza inimmaginabile rispetto alle volte scorse. Fu un senso di déjà vu diverso dagli altri. Sapevo cosa fosse perché lo avevo vissuto migliaia di volte. 31 Agosto. Un solo giorno rimasto.

Dev’esserci qualcosa nelle parole di Haruhi che aveva colpito il mio subconscio. Ma cosa, cosa, cosa?

“Tutto bene?”

Qualcuno mi stava dicendo qualcosa. Anche le parole di Koizumi avrebbero dovuto fornirmi qualche indizio.

Qualcosa che veniva rimandato in continuazione e che mi preoccupava…

Haruhi era in piedi pronta a precipitarsi a casa come un uragano. Non poteva andarsene, o la situazione non sarebbe cambiata.

Avevo fatto qualcosa in precedenza per modificare lo scenario?

Scena dopo scena mi scorsero davanti come delle diapositive. Tutto ciò che avevamo fatto nelle ultime due settimane…

E le cose che non avevamo fatto.

Non c’era tempo per pensare. Dovevo dire qualcosa.

Non importa se banale, ma di qualcosa!

“I miei problemi non sono finiti!”

Devo chiarirlo: non urlai. Ripensandoci poi a mente fredda, tanto sarebbe stato un momento bruciato e cancellato dai ricordi. Il personale ed i clienti li vicino, così come Haruhi, che era già alla porta automatica, girarono la testa e mi guardarono.

Le parole si riversarono dalla mia bocca direttamente dal cervello.

“Già, ci sono i compiti!”

Tutti nel bar rimasero di nuovo scioccati dalla mia dichiarazione ad alta voce.

“Di che diavolo stai parlando?”

Haruhi camminò verso di me come se stesse guardando un pazzo.

“I tuoi problemi? I compiti?”

“Non ho ancora fatto niente dei compiti delle vacanze che ci hanno dato. Se non li faccio, non posso lasciare che l’estate finisca.”

“Sei matto?”

Mostrò un’espressione di totale disgusto verso gli idioti.

Ma a chi importa, a chi importa?!

“Oi! Koizumi!”

“Si, cosa?”

Sembrò che Koizumi si fosse preso un bello spavento.

“E tu?”

“Non del tutto, visto che abbiamo corso qua e là per tutta l’estate. Me ne mancano circa metà.” “Facciamoli insieme, allora. Anche tu Nagato, non li avrai finiti tutti!”

Prima che Nagato potesse rispondere, allungai la mano verso Asahina, la cui bocca era spalancata come una marionetta in uno spettacolo di burattini.

“Asahina, perché non ti unisci a noi anche tu? Lasciamoci i compiti alle spalle una volta per tutte.” “Ehh…”

Asahina, era una studentessa del secondo anno, dunque i suoi compiti erano diversi dai nostri, anche se adesso non aveva alcuna importanza.

“Ma… Ma… Do… Dove?”

“Venite da me. Portate i vostri quaderni ed i vostri libri e potremo chiacchierare mentre li facciamo. Nagato, Koizumi, mi farete copiare quello che avete fatto.”

Koizumi annuì.

“Nagato sei dei nostri?”

“Sì.”

Con la testa mezza inclinata annuì, poi mi fissò.

“Bene! A domani! Inizieremo dal mattino. Dovremmo farcela in un giorno.”

Proprio mentre sollevavo il pugno con aria di scommessa…

“Fermo lì!”

Haruhi, fiera e con le mani sui fianchi, tornò verso il tavolo.

“Non puoi decidere tu! Io sono il capo! Dovresti chiedere a me se va bene fare qualcosa! Kyon, ogni membro che prende decisioni da solo commette una grave infrazione delle regole della SOS Dan!”

Mi lanciò uno sguardo ed urlò a squarcia gola: “Ci sto!”


Era il mattino del giorno dopo.

Penso di averla azzeccata.

Quando mi alzai dal letto, avevo la certezza di essere fuori pericolo. Lo sapevo perché ricordavo di essere tornato dalla campagna alla fine dell’O-bon e mi vennero in mente persino i ricordi di Agosto dalla piscina alla caccia alle cicale e così via. Di tutti questi ricordi che avrei dovuto dimenticare, il migliore era quello della giornata precedente, che ora ricordavo chiaramente.

Era il 31 agosto, e oggi il primo di settembre. Me lo confermarono i miei ricordi più recenti, l’ultimo giorno delle vacanze, ospitai nella mia camera la festa della resa dei conti della SOS Dan. Ricordavo molto bene quella sconvolgente stanchezza. Fu comunque molto estenuante ricopiare tutti i compiti, dunque potei solo immaginare la gravosità dello sforzo che mi ero risparmiato. Quando mi misi a letto la sera, ero certo di una cosa, che le mie barre HP, MP e Limite erano talmente basse che solo un piccolo colpo sarebbe stato sufficiente a stendermi a letto privo di sensi.

Il giorno precedente, Haruhi aveva portato la sua pila di compiti delle vacanze nella mia stanza, e dopo avermi lanciato un’occhiataccia glaciale, si era immersa nel lavoro con la mia portamina. Koizumi, Nagato e Asahina giocarono con la mia sorellina.

“Non copiare e basta.” continuò, mentre premeva i tasti del joystick e giocava con mia sorella: “Cambia qualcosa, dai dei passaggi in più nelle equazioni. Gli insegnanti non sono tutti scemi. In particolare all’insegnante di matematica Yoshizaki piace ricercare i dettagli più minuti. Detto questo, le soluzioni di Yoshizaki non sono esattamente dei colpi di genio.”

Avere cinque persone più mia sorella in camera mia che era già piccola, senza contare mia madre, che continuava a servirci degli spuntini, dei dolci e succhi di frutta, aggiunse benzina sul mio fuoco. Al contrario di molti di noi, a cui stava per venire la sindrome del tunnel carpale, visti tutti quei movimenti ai polsi, Haruhi si stava divertendo moltissimo.

Guardatela! Un superiore guarderebbeil suo subordinato con lo stesso sorriso dipinto in faccia. Chissà cosa le passa per la testa.

In effetti Haruhi decise di dare dei suggerimenti anche ad Asahina per il suo saggio breve.

Se Asahina prenderà una “C”, potremo dare la colpa completamente ad Haruhi…

Quando l’excursus dei ricordi giunse al termine, strisciai fuori dal letto.

Quel giorno aveva di nuovo inizio un nuovo trimestre, credo.

Fu la prima volta in vita mia, in cui non vedevo l’ora che iniziasse la scuola.


Le lezioni finirono. La conferenza del preside terminata, come la breve riunione di classe.

Era il primo settembre. Lo chiesi in classe, “Che giorno è?” con Taniguchi e Kunosaki che mi guardarono con commiserazione.

Penso che sia proprio il primo di settembre.

Dato che il bar ed il supermarket dovevano ancora aprire, Haruhi si diresse al ristorante fuori dal cortile della scuola per pranzare. L’aula del club era occupata da me e Koizumi.

“Suzumiya è un maestro del Rinascimento. Non c’è dubbio che sia stata eccezionale sin dall’infanzia, dunque compiti delle vacanze non le saranno stati per niente di peso. Una personalità tanto notevole non si darebbe pena a dividersi il lavoro con gli amici, sarebbe inutile data la sua capacità di finire da sola tutto quando a mano.”

Dopo aver sentito la spiegazione di Koizumi, appoggiai la sedia pieghevole contro il vetro della finestra. Eravamo nell’aula del club di letteratura. Era giorno d’orientamento, dunque avremmo potuto prendere la cartella e andarcene, ma mi venne voglia di fare una deviazione nella stanza del club, solo per ritrovarmi appresso Koizumi.

La cosa più spaventosa ed importante fu che Nagato non era lì con noi. Anche se non lo dette a vedere, la pausa estiva doveva essere stata incredibilmente estenuante per lei.

Ci fu un cambio di consegne sul controllo del territorio delle cicale. Le Higurashi stavano prendendo il comando sulle cicale marroni.

L’estate finiva lì, di questo ne ero certo.

Comunque: “E’ come in un sogno! Abbiamo vissuto la fine di agosto per quindicimila e passa volte.”

“Non sarebbe del tutto infondato pensarla così.”

Koizumi iniziò a mescolare le carte in tavola con il suo sorriso smagliante.

“Non esiste memoria comune fra i nostri io vissuti in quel periodo di due settimane ripetutosi per quindicimila quattrocento e novantasette volte. Non esistono sulla stessa asse temporale. Solo noi che abbiamo proseguito per la quindicimilaquattrocentonovantottesima iterazione siamo tornati al normale scorrere del tempo.”

Può anche essere così, ma avevo ricevuto degli indizi inequivocabili, quelli che mi diedero quella forte sensazione di déjà vu, specialmente l’ultima volta. Forse i doni dai nostri ‘io’ delle precedenti iterazioni si erano bloccati in quei momenti. Sarebbe strano dire in passato? Sia che fosse all’inizio o alla fine, il tempo era come una pelliccia di tigre che si scioglie come burro mentre gira e rigira.

Beh, fu grazie al me stesso delle varie migliaia di iterazioni se il mio attuale me stesso era riuscito a rientrare in carreggiata. Se non la pensassi così, allora le migliaia e migliaia di giornate estive, gentile concessione di Haruhi, sembrerebbero andate sprecate.

Senza contare gli ottomilasettecentosessantanovesimi me stesso che avevano subito questo “reset”.

“Vuoi giocare a poker?”

Koizumi iniziò a dare le carte come un mago alle prime armi. Non c’era niente di male a farlo divertire.

“Bene, a quale? Purché non si giochi a soldi.”

“Allora niente soldi.”

Vinco sempre quando vincere non fa alcuna differenza. Scala reale! Per la prima volta.


Giurai fra me e me che se questo giorno si fosse ripetuto, avrei senz’altro scommesso dei soldi