Suzumiya Haruhi ~ Italian Version:Volume 6 Dov'è andato il gatto?

From Baka-Tsuki
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La fine dell'anno incombeva lentamente su di noi, nel bel mezzo delle vacanze invernali. Inizialmente pensavamo di non vedere l'ora di prendere parte al divertente gioco investigativo ideato da Koizumi, ma, il giorno stesso in cui eravamo arrivati alla villa di Tsuruya-san, eravamo finiti col perderci in una strana abitazione, che sembrava frutto di un sogno ad occhi aperti. Quell'evento ha poi condotto ad un vero stato di emergenza, con Nagato svenuta sulle piste da sci, con Haruhi che strillava e si agitava preoccupata per lei.

Fortunatamente la salute di Nagato si era completamente ristabilita una volta tornati al mondo normale. Comunque io la racconti, quella era stata senza dubbio una giornata movimentata.

La data segnata sul calendario era sempre quella del trenta Dicembre, un giorno prima della Notte di Capodanno.

Poi giunse l'indomani...l'Ultimo dell'Anno.

Il piano, organizzato da tempo, stava andando esattamente come previsto. Quel progetto non era altro che l'attività che quell'intrigante di Koizumi, in modo del tutto superfluo, avrebbe dovuto organizzare quel giorno: la versione invernale di quella specie di gioco da detective da quattro soldi. L'unica differenza era che stavolta sapevamo fin dall'inizio che si trattava solamente di una finzione e che era l'evento centrale in quella nostra esperienza extra-didattica mista, con sia maschi che femmine.

Per quanto invece riguarda l'incidente avvenuto sulle montagne, l'apparizione della villa misteriosa, la falsa Asahina-san tutta nuda, un certo teorema del Signor Eulero e Nagato in preda a febbre alta, tutto quanto non era stato altro che un preludio del tutto inaspettato. Quel che era successo non era nello stile di Haruhi e vorrei tanto poter dire due paroline al misterioso responsabile. Nonostante Nagato fosse fuori combattimento, Koizumi ed io - ci sarebbe da discutere se anche Asahina-san avesse dato un (piccolo) contributo o meno - eravamo in qualche modo riusciti a scoprire come uscire da quel labirinto.

Ora avevamo inoltre là con noi Tsuruya-san, la quale non rientrava esattamente nel concetto di “persona comune”, e i compagni di Koizumi, il che avrebbe potuto rappresentare un'ennesima stranezza da tener d'occhio con attenzione.

E finalmente, in modo molto “SOS Danesco”...anzi no, dovrei dire “Haruhiesco” eravamo riusciti a procedere coi programmi circa le nostre attività extra-curricolari.

Nella mia mente gravavano preoccupazioni su come quell'anno sarebbe terminato, e non c'era verso di scacciarle. Sembra che solo io mi ponessi certi problemi, quindi avrei fatto bene a tenere la bocca chiusa dato che mi trovavo in netta minoranza.

Facciamo un attimo il punto degli attori presenti per questo nuovo atto: c'eravamo io, Haruhi, Nagato, Asahina-san, Koizumi, Tsuruya-san, mia sorella, Shamisen, Mori-san, Arakawa-san e anche Tamaru Keiichi-san, assieme a suo fratello Yutaka.

Haruhi propose che la seconda puntata del Tour del Mistero iniziasse il più presto possibile.

L'Ultimo dell'Anno, dopo aver terminato la colazione preparata da Mori-san ed Arakawa-san, iniziammo col riunirci tutti in un'ampia zona comune, rialzata rispetto al livello del pavimento, in una sala al pian terreno della residenza di Tsuruya-san. Quell'area era larga quanto 20 tatami ed era ricoperta da una pavimentazione in legno di cipresso, in modo simile ad un palco allestito per una recita o un comizio. C’erano otto Ro abbastanza grandi da permettere a ciascuno di sedirsi comodamente al loro interno. [un Ro è una buca quadrata ricavata nei tatami o nella pavimentazione di una sala giapponese in cui si può accendere un fuoco per preparare il tè] Ovviamente il pavimento era anche riscaldato e un caldo tepore scaturiva da un'efficiente stufa, tutte cose che permettevano alla gente nella sala comune e nel corridoio di starsene comodi e al caldo.

Guardando fuori dalla finestra, il cielo al di sopra delle piste da sci era limpido quasi quanto la tonalità omogenea di azzurro intenso che potreste ottenere spruzzando vernice blu chiara sopra un pannello in poliestere, ma quel giorno era proibito sciare:“Sono ancora un pò preoccupata per Yuki, quindi oggi resteremo in casa.”

Dicendo così, Haruhi annunciò che lo sci quel giorno era bandito. Nagato continuava ad usare la sua aria inespressiva per convincere Haruhi, che voleva trascinarla a farsi visitare da un dottore, che lei stava bene, ma non esiste nessuno che potesse ribaltare la decisione presa dal nostro stesso capo.

“Ascoltate! Niente uscite all'aperto, almeno per oggi! Prima che io abbia la certezza che vi siate tutti completamente ristabiliti, ogni sport che implichi contatto fisico o qualsiasi altra cosa che possa farvi pompare adrenalina non è roba per voi, chiaro?”

Nagato fissò gli occhi di Haruhi, grandi quanto la Luna, e quindi spostò lo sguardo sul resto di noi, allineati a fianco. Era come se stesse chiedendo “A me sta bene, voi che ne dite?”.

Sembrava che ci fosse più di una persona a condividere lo stato d'animo di Haruhi:

“Approvo totalmente. Sarebbe per noi motivo di preoccupazione uscire fuori lasciando Nagato da sola. Uno per tutti e tutti per uno... ci si potrebbe costruire una storia niente male con uno spunto del genere!” [allusione al celebre motto de “I Tre Moschettieri” di Dumas] rispose Koizumi, con decisione. Entrambi i “membri non a pieno titolo” della Brigata, che erano mia sorella e Tsuruya-san, acconsentirono prontamente. Non ero del tutto sicuro riguardo all'opinione di Shamisen, che mia sorella stava tenendo in braccio, ma dato che non emise nemmeno un suono, supposi che non avesse obiezioni.

“Perché allora non ci portiamo avanti col programma?” Lo sguardo di Koizumi si volse a guardare fuori dalla finestra. “C'è qualche problema nel far cominciare in anticipo il gioco d'investigazione, anche se in origine doveva iniziare questa sera e finire a mezzanotte?”

Possiamo cominciare subito? Per favore, fatelo prima che gli occhi ardenti di Haruhi, che brillavano a quella prospettiva, comincino ad arrostire i miei neuroni!

“Mi dispiace, ma sarà meglio aspettare fino a quando non la neve non inizierà a cadere di nuovo. Le previsioni del tempo sostengono che nevicherà nel pomeriggio, quindi attendete fino ad allora.”

Mi sono trascinato dietro quella dannatamente pesante palla di lardo di Shamisen, solo perchè avevi detto che sarebbe stata necessaria la presenza di un gatto, e ora dici che tutto quel di cui hai bisogno è una nevicata. Che significa? Se hai bisogno di neve, guarda che di quella roba là fuori ce n'è a mucchi.

“Mi occorre una nevicata continua, senza soste...ahh, non posso dire altro, perché tutto questo fa parte della messinscena.”

Dicendo questo, Koizumi sorrise al vispo gatto calico tra le braccia di mia sorella e trasportò lo zaino da campeggio vicino alla stufa.

“Prevedendo una situazione simile, ho portato con me molti giochi, che dovrebbero essere sufficienti a tenerci tutti occupati per l'intera giornata.”

Avevo immaginato qualcosa del genere, ma vedendolo tirar fuori un gioco da tavolo dopo l'altro, mi venne da chiedermi se per caso Koizumi semplicemente non odiasse i videogiochi.

Noi ci potremo anche divertire un mondo, ma Mori-san ed Arakawa-san?

Sia Arakawa-san, il maggiordomo che ricopriva anche un secondo ruolo in qualità di capo cuoco, che la sempre indaffarata Mori-san, costantemente dedita ad occuparsi di ogni nostra necessità, erano entrambi membri dell'“Organizzazione” di cui faceva parte anche Koizumi, incaricata di tenere d'occhio Haruhi.Il comportamento dei due era così riservato e diligente da farmi sentire un po' in colpa per la loro mole di lavoro. Ma proprio quando mi stavo offrendo di dare una mano a cucinare e a fare le pulizie...

“Non è necessario. Ti ringrazio sinceramente per la tua gentilezza.”

La schiva coppia rifiutò educatamente la mia proposta.

“Si tratta di mansioni che fanno parte delle nostre competenze e sono di nostra responsabilità.”

Eh? Voi due nella vita reale siete veramente un maggiordomo e una domestica? Che siano stati assunti da Koizumi e dai suoi accoliti solo per venire qua e fare la commedia?

Notando forse la mia preoccupazione, Arakawa-san si tolse la sua seriosa maschera professionale e si stampò sul volto un largo sorriso.

“I nostri modi di fare sono tutti dovuti all'aver effettuato un apposito addestramento.” mi rivelò.

In quel preciso momento però, quei due non si vedevano da nessuna parte della sala comune e probabilmente si trovavano in cucina.

Per quanto riguarda gli altri due attori -Tamaru Keiichi-san, che si era costruito una grossa fortuna nel settore delle biotecnologie da permettergli di disporre di un'intera isola deserta come residenza estiva, e suo fratello Yutaka-san, dovevano ancora far la loro apparizione.

Il loro arrivo avrebbe segnato la fine del climax della carriera di Haruhi nel campo dei giochi da tavolo. La snervante consuetudine che doveva svolgersi dopo pranzo e che usava giochi con punizioni come scommesse, sarebbe dovuta iniziare a partire dalle due in punto del pomeriggio.

Nel frattempo Haruhi stava diventando miliardaria, mentre il resto di noi giocatori era immerso nei debiti fino al collo.


I due ospiti furono condotti nella sala comune da Arakawa-san, che era andato ad accoglierli, e parlarono con noi per un pò.

“Se non fosse stato per il treno in ritardo a causa della neve, saremmo potuti arrivare questa mattina.”

Tamaru Keiichi-san, il cui aspetto, per quanto ci si sforzasse di esaminarlo, era quello di un comune uomo di mezz’età, mostrava un sorriso altrettanto caldo come quello esibito durante l'estate.

“Ahh, ciao a tutti, è passato un pò di tempo.”

Tamaru Yutaka-san, l'allegro e solare ragazzo, esibiva un esagerato sorriso verso Koizumi mentre ci salutava agitando la mano, poi si rivolse a Tsuruya-san:

“Salve, il mio nome è Tamaru, piacere di conoscerti. Ti ringrazio per la tua ospitalità, è un onore essere invitato nella residenza della famiglia Tsuruya.”

“E' una cosa da nulla, non sia così modesto!”

Tsuruya-san continuò allegramente: “Siete tutti amici di Koizumi e coi divertimenti che avete preparato, sono decisamente più che felice di avervi qui! Mi piacciono i belli spettacoli!”

Non importa con chi si ritrovi a parlare: Tsuruya-san sembra avere la capacità di trasformare l'altra persona in un proprio amico nel giro di quindici secondi. Probabilmente deve comportarsi così anche nella classe si Asahina. Sono piuttosto invidioso degli studenti maschi di quella classe...

Mori-san e Arakawa-san accolsero ancora una volta i fratelli Tamaru: “Vi diamo il benvenuto per il vostro arrivo, cari ospiti.”

“Mi dispiace causarvi tanto disturbo anche in pieno inverno.”

Keiichi-san fece un sorriso impacciato. “Grazie di tutto, Arakawa-san.”

“Avete già pranzato tutti?” indagò Mori-san sorridendo.

Yutaka-san rispose: “Abbiamo mangiato sul treno. Per piacere, porta i bagagli nelle nostre camere."

“Sicuro, lasciate che me ne occupi io.” Arakawa-san rispose con un profondo inchino, lanciando improvvisamente un'occhiata a Koizumi.

“Bene allora, ascoltatemi.”

Koizumi si alzò in piedi come un prete durante la cerimonia di un matrimonio:

“Dato che tutti sono così ansiosi di cominciare, iniziamo dunque il nostro il gioco. Ovviamente questo potrebbe arrecare qualche problema ai fratelli Tamaru, che sono appena arrivati.”

Il suo sorriso sembrava un pò rigido. Era forse perché Koizumi non sembrava convinto riguardo al cominciare i preparativi per il gioco, oppure perché ci stava aspettando qualche situazione spiacevole?

“Lasciate che vi dica che l'unica vittima sarà Keiichi-san e che questo non sarà un caso di omicidi seriali. E al tempo stesso ci sarà un solo assassino, quindi scartate subito la possibilità che ci sia più di un autore sospettabile. Per quanto riguarda il movente...potete anche ignorarlo, dato che questo omicidio non avrà alcun senso o scopo. Per ultima cosa, una volta che avremo iniziato ad allestire la scena – indicò l’orologio appeso al muro - il che dovrebbe avvenire tra le due e le tre del pomeriggio, a parte Arakawa-san e Mori-san nessun altro dovrà lasciare questa sala per tutta la durata del gioco. Anche Yutaka-san dovrà restare qui. Se per caso avete qualche faccenda da sbrigare prima che si cominci, per favore occupatevene ora. Pensate di essere in grado di rispettare tutte queste regole?”

Tutti quanti annuirono.

“Mancano ancora sette minuti alle due in punto, ma non importa. Cominciamo.”

Koizumi fece un cenno d'assenso a Tamaru Keiichi-san.

“Bene allora...”

Keiichi si grattò il capo con aria imbarazzata, poiché si trovò ancora una volta ad essere al centro dell'attenzione, riprendendo il ruolo della vittima proprio come durante l'estate. Si alzò e parlò come se ci stesse gettando un esca: “Suppongo che la mia stanza sia nella piccola baita all'esterno dell'edificio principale.”

“Sì, vogliate cortesemente seguirmi.” disse Mori-san.

“Gradirei fare un riposino. Essendomi alzato così presto stamani, sento un pò di mancanza di sonno. Potrei essermi addirittura preso un raffreddore, sento prudermi il naso.”

“Ah già, Keiichi-san è allergico ai gatti. Potrebbe essere per colpa di Shamisen.”

Anche per un recita, qui si sta un pò esagerando.

“Sì, forse. Ahh, non preoccupatevene troppo: la mia allergia non è poi così grave. Sarebbe piuttosto fastidiosa se dovessi trovarmi in una piccola stanza, ma se staremo in uno spazio aperto come questo, non sarà tanto un problema.”

Dopodiché, diede un appunto: “Ah sì, potresti venire a svegliarmi verso le quattro e mezza? Va bene così? Alle quattro e mezza?”

“Certo.”

Mori-san fece un inchino, poi si sollevò dritta e aggraziata mentre si allontanava camminando.

“Prego, vogliate seguirmi. Da questa parte.”

Affrettandosi per raggiungere Mori-san, Keiichi-san scomparve nel corridoio dopo aver blaterato un mucchio di frasi assai verbose.Quest'intera scena d'intermezzo recitava a gran voce: Tutto è in pace con il mondo!

“Mi assenterò anch'io, allora. Yutaka-san, vi aiuterò coi vostri bagagli.”

Arakawa-san, il maggiordomo, si produsse in un completo inchino a novanta gradi e rapidamente se ne andò portando con sè la borsa e il cappotto.

Avendoli visti tutti andar via coi propri occhi, Koizumi finse di schiarirsi la voce: “E con questo, la prima scena è terminata. Prego, divertitevi pure, basta che rimaniate su questo piano.”

“Aspetta un momento.” obiettò Haruhi.

“Cos'è questa storia della baita? E se esiste, dove sta?”

“Oh sì,” rispose Tsuruya: “non è stata costruita assieme al resto della casa; è solo una piccola aggiunta. Eh? Nessuno di voi l'aveva notata?”

“Per niente. Koizumi-kun, nascondere indizi è contro le regole. Non avercelo detto non è stato leale. Andiamo a dare un'occhiata.”

“Avevo in programma di condurvi tutti lì più tardi...”

Il sorriso di Koizumi stava diventando sempre più forzato, con lo scorrere degli eventi improvvisamente troppo rapido. Dopo che ebbe dato un'occhiata all'orologio, sembrava tuttavia che ci fosse modo di salvare la situazione: “Capisco. In fondo non c'è nessun problema ad andare a controllare anche adesso.”

“Per di qua!”

Tsuruya-san si incamminò alla guida e tutti quanti la seguirono spontaneamente. Pure mia sorella era venuta dietro stringendo in braccio Shamisen, anche se non credevo proprio che la ragazzina e il gatto sarebbero potuti esserci di qualche utilità nel giungere deduttivamente alla soluzione del caso.

Subito oltre la sala comune c'era un passaggio che terminava dando sul cortile centrale. La parete esterna era di vetro, e così la vista del cortile era perfettamente chiara.

Non sapevo esattamente quando era successo, ma aveva ricominciato a nevicare. La neve accumulatasi in precedenza era già alta fino al ginocchio. Il paesaggio era in pieno stile giapponese ed era solo per via della nevicata se tutto quanto attorno sembrava completamente bianco. Nel mezzo di quella candida scena, si ergeva isolato un piccolo edificio che pareva essere un capanno di legno.

Dopo una breve camminata, Tsuruya-san aprì la porta che dava all'esterno e indicò la costruzione:

“Quella è la baita che mio nonno usa per meditare. Odia il rumore, così per sfuggire al chiasso della villa, si chiude là dentro quando viene qui in vacanza. E allora non dovrebbe venire del tutto, se il rumore gli dà così fastidio! Però non sarebbe giusto non invitarlo. E' un vecchio stravagante, difficile da accontentare.”

Tsuruya-san poteva anche lamentarsi, ma il tono della sua voce era al tempo stesso colmo di un senso di nostalgia.

Osservai attentamente ogni singolo dettaglio, senza tralasciare nulla. Non c'erano muri di nessun genere lungo tutto il passaggio dalla porta della villa fino al capanno. Solo la tettoia che lo copriva permetteva di tenere lontana la neve. Grazie a ciò, il sentiero di pietra dalla casa alla piccola baita era coperto solo da pochi fiocchi di neve. Per fortuna, quel giorno c'era solo una leggera nevicata, le cose non sarebbero andate così lisce se ci fosse stata una bufera.

L'aria sottozero che soffiava all'interno della porta, una volta spalancata, ci fece morire di freddo, dato che non indossavamo giacche, specialmente per quanto riguarda Shamisen, che si agitava di cattivo umore perché voleva tornarsene al suo caldo e comodo giaciglio. Mi sorella trovava che fosse decisamente buffo in quello stato e, prima che la potessi fermare, uscì dal corridoio, dopo aver indossato le sue ciabatte, spingendolo vicino ai mucchi di neve.

“Ehi Shami, questa è neve. Vuoi provare a mangiarla?”

Shamisen si agitò come una carpa che stesse tentando di liberarsi da una lenza, e nel momento in cui riuscì a divincolarsi dalle braccia di mia sorella, fece un “umeow~” per mostrare il suo malcontento e si fiondò dritto in casa, scomparendo senza lasciare traccia. Nessun dubbio che stesse tornando alla zona col pavimento riscaldato per continuare la sua dormita.

“Ara.”

Mori-san, dopo aver condotto Keiichi-san al suo alloggio, venne verso di noi camminando sulla pavimentazione di pietra con movimenti tanto lievi ed aggraziati da far sembrare che non avesse peso. Quella bellezza dall'età sconosciuta ci rivolse un incantevole sorriso:

“C'è qualcosa che posso fare per voi? Se state cercando Keeichi-sama, lo troverete all'interno del capanno.”

“Sicura?” domandò Haruhi, mostrando sul volto un'aria piuttosto scettica.

“Ne sono convinto.” fu invece Koizumi a rispondere: “Perché è quanto prevede ora il copione.”

Quando ritornammo alla sala comune, l'orologio segnava esattamente le due in punto. Koizumi sospirò, apparentemente sollevato. “Consentitemi di ricordarvi che nessuno dovrò andarsene per conto suo prima delle tre. Se proprio doveste farlo, vi pregherei di permettervi di venire con voi.”

Camminò verso lo zaino posto nell'angolo e iniziò ad estrarre degli oggetti. Perché non tira fuori tutto in una volta sola?

Mmm?”

Notai una cosa: Shamisen non si vedeva da nessuna parte.

Koizumi aveva piazzato alcune cose sulla la stufa e il cuscino che era situato sopra l'apertura di fuoriuscita dell'aria calda era il giaciglio preferito del gatto. Pensavo che fosse sdraiato lì anche in quel momento.

Tuttavia l'interesse per quel fatto -

“Giochiamo a questo per passare il tempo. Ti va bene, Suzumiya-san?”

- svanì senza lasciar traccia grazie ai commenti di Koizumi.

“Certo.”

Per qualche ragione Haruhi sembrava parecchio di buon umore.

“Forse è un pó presto, ma ci avremmo comunque giocato in seguito, quindi andrà bene ugualmente. Koizumi-kun, passamelo.”

Haruhi afferrò un sacchetto di carta dalle sue mani e tirò fuori da lì diverse cose strane, alcuni pezzi di carta che forse servivano per disegnare e un ugual numero di buste.

Avvertii improvvisamente un senso di ansia difficile da descrivere...

“Questo è il Fukuwarai.” [gioco giapponese tipico del periodo di Capodanno dove i giocatori, bendati, devono ricomporre correttamente dei volti attaccando a sagome bianche occhi, labbra, capelli ecc messi alla rinfusa, come pezzi di un puzzle] disse Haruhi: “Ci avete giocato tutti quando eravate piccoli? Era pensato per domani, ma sarebbe uno spreco di tempo non giocarci adesso.”

Di cosa si trattasse era già ovvio dall'aspetto dei vari oggetti estratti. Sia le caratteristiche facciali che le pettinature disponibili erano tutte graziose versioni dei nostri ritratti. Le sagome poi erano effettivamente molto fedeli agli originali in carne ed ossa, rendendole facilmente identificabili anche senza tratti del volto come il naso o gli occhi. Poteva forse essere quello il motivo per cui Haruhi era tanto compiaciuta.

“E' opera mia. L'ho realizzato io ed è tutto fatto a mano. Ce n'è uno anche per Tsuruya-san. Ne ho fatto uno anche per tua sorella, sapendo che sarebbe venuta. Mi dispiace per Yutaka-san...non avevo un ricordo ben preciso della tua faccia..."

“Nessun problema.” sembrò essere piuttosto rilassato al riguardo: “E' naturale che tu non abbia una particolare impressione in merito al mio aspetto.”

“Immagino di sì.”

Haruhi guardò noi membri della Brigata con un sorriso.

“Niente male eh? Ma lasciate che vi avverta che non ci sarà modo di fare marcia indietro: una volta che i volti saranno completati, verranno incollati e poi affissi in bella mostra nella stanza del Club, quindi fareste meglio a prendere la cosa seriamente o i ritratti che per generazioni resteranno esposti saranno opere d'espressionismo cubista.”

La sua mente pensa sempre alle cose più stupide. Bhè, in fondo Haruhi possiede una certa abilità artistica, essendo riuscita a realizzare veramente bene le nostre fisionomie. Per cui, se riuscissimo a mettere assieme i pezzi nel modo corretto, dovrebbe poi essere facile identificare questi ritratti come nostre caricature. Già solo per questo motivo non possiamo deluderla.

Però, esattamente, come trovava il tempo per fare queste cose?

“Chi vuole iniziare?”

Tsuruya-san alzò coraggiosamente la mano nell'attimo in cui Haruhi fece la domanda.


Per quanto non sembrasse una persona comune, non possedeva comunque una vista a raggi-x: dopo essere stata bendata con un panno, ricompose “splendidamente” i pezzi, creando un ritratto capace di suscitare un'esplosione di risate, causando un'epidemia di ilarità per la stanza, il che ovviamente finì col contagiarla a sua volta quando, lasciata cadere la benda, ebbe modo di osservare gli esiti del suo lavoroNemmeno con dei “sacchetti di risate” potreste produrre tante risa. [ gadgets a forma di sacchetti con su dipinta una faccia sorridente e che, se premuti, emettono appunto forti risate]

Il secondo a cimentarsi fu Koizumi e il suo bel viso vene rovinato in un attimo. Dopo essersi tolto la fascia e aver dato un'occhiata alla sua opera compiuta, scosse la testa producendo parecchi cupi lamenti, ma la consapevolezza che subito dopo sarebbe stato il mio turno mi impediva di riderne.

Che razza di gioco, capace di farmi sentire lo stomaco sottosopra! Mentre mi stavo preparando psicologicamente-

“Scusami un secondo.” mi sussurrò Koizumi: “Ho bisogno di parlare con Arakawa-san e gli altri in merito ai preparativi per domani, quindi ti chiedo il permesso di assentarmi per un attimo.”

Detto ciò, lasciò la sala.

Non avevo idea di cosa avesse bisogno di discutere , ma non era una questione di vitale importanza.

Quale sarebbe stato l'aspetto del mio ritratto una volta conservato come una reliquia all'interno della stanza del nostro Club, dipendeva ora unicamente dalla mia abilità di orientamento spaziale...

Il mio autoritratto si concluse con uno scoppio di fragorose risate. Bhè, sempre meglio che fare una faccia assolutamente inespressiva e far precipitare la stanza in un gelido silenzio, no? Peró Tsuruya-san, non ci stai ridendo sopra un pó troppo?

Mentre mi toglievo la benda ascoltando gli acuti strilli di Tsuruya-san, notai che Koizumi era tornato. Guardai istintivamente l’orologio.

Erano da poco passate le due e mezza.

“Scusatemi.”

Senza che nessuno sapesse cosa stava macchinando, Koizumi ritornò portando con sé Shamisen, che era svanito nel nulla giusto poco prima. Cosa sta combinando Koizumi con quel gatto?

“Assolutamente nulla. Non voleva scrollarsi di dosso da Mori-san, in cucina.”

Mise direttamente Shamisen sul cuscino sopra la stufa e lui, venendo immerso nel tepore irradiato dall'impianto di riscaldamento, si raggomitolò formando una sorta di palla. Piazzare un gatto con lo stomaco pieno in qualche posto caldo è un sicuro metodo per renderlo docile.

“Allora, come sono i risultati?”

Koizumi si sedette esattamente al mio fianco e guardò verso i Ro. Il mio ritratto, il suo e quello Tsuruya-san erano già stati vandalizzati da mia sorella ed ora erano incollati e pronti ad essere esposti nella stanza del nostro Club.

Anziché affiggere quelli, suggerirei di appendere qualcos'altro, tipo dei primi piani a grandezza naturale presi dalle foto cosplay di Asahina.

Il tempo scorreva e le prossime a dover giocare erano Asahina-san e Nagato. Asahina-san sembrava così carina mentre non faceva praticamente nulla, sforzandosi di trovare i giusti lineamenti facciali con le sue manine tremanti e alla fine produsse un ritratto buffo, ma al tempo stesso molto grazioso, mentre Nagato sorprendentemente realizzò una figura dallo stile ultra-moderno. Intanto che Nagato contemplava quel che le pareva un “bel” lavoro, di sicuro, a giudicare dalla sua espressione, non aveva la minima idea di perché il suo autoritratto suscitasse così tanta ilarità.

Proprio quando stavamo lottando fino alla fine con le immagini del Fukuwarai...

“Ehi gente, sono quasi le tre in punto.”

Annunciò improvvisamente Koizumi.

“Vorrei ora concedere a tutti una pausa. Per favore, restate qui dalle tre fino alle quattro in punto. Se qualcuno ha bisogno di andare in bagno nel locale lavanderia, lo prego di farlo ora.”

Eccetto Nagato, Yutaka-san, Koizumi e me, tutti gli altri avevano lasciato il piano rialzato. Nagato stava studiando il suo ritratto, mentre Yutaka-san osservava con interesse il profilo della ragazza.

Chiesi a Koizumi:

“Quando avverrà il delitto?”

“Non parliamone, per il momento. Date invece un'occhiata dalla finestra, ok?”

E indicò la finestra.

“Potete notare che fuori sta nevicando, giusto? Bene, vi prego di tenerlo a mente. Anche se non stesse nevicando, vi inviterei a far finta del contrario, ma a quanto pare le cose stanno andando per il verso giusto e non ce ne sarà bisogno.”

Proprio mentre stavo iniziando ad esaminare il sorriso rassicurante di Koizumi, era ritornato il gruppo delle quattro ragazze. Yutaka-san sembrava essere il principale indiziato. Non c'era nessun altro che si adattasse meglio di lui al mio profilo mentale del colpevole, anche se in realtà dovevo ancora scoprire qualcosa di strano nel suo comportamento.

Haruhi si infilò direttamente in uno dei Ro.

“Koizumi, ora giochiamo a quell'altro. Me lo prenderesti?”

“Certo. Questo qui?”

Koizumi si diresse verso la borsa e io lo seguii giusto per vedere che razza di strumenti da gioco realizzati a mano stava per tirar fuori. Proprio mentre lo osservavo rovistare nello zaino stando dietro di lui, si voltò rapidamente e mi fissò e, come se stesse eseguendo un gioco di prestigio, estrasse dalla borsa un grosso e largo foglio di carta.

“Per piacere, passa questo a Suzumiya, grazie.”

Il pezzo di carta ripiegato sventolava leggermente per via del soffio di calore proveniente dalla stufa. Dopo averlo aperto, avvertii all'improvviso una strana sensazione, che però non riguardava quell'enorme foglio.

Davanti a me si ti trovava Koizumi, che stava riponendo la borsa sul pavimento, e al mio fianco c'era invece la stufa. Shamisen ronfava sonoramente sul cuscino alle mie spalle. La scena non era in realtà particolarmente bizzarra, ma continuavo a sentire che ci fosse sotto qualcosa... La cosa più curiosa era che Koizumi sembrava agitato quando restavo con lui.

“Kyon, vieni qui! Smettila di startene lì come un idiota!”

Tornai piuttosto riluttante al mio posto e Koizumi ci raggiunse poco dopo.

La lancetta delle ore segnava esattamente le tre in punto.


“Questo l'ho fatto con Koizumi.”

Haruhi era così gonfia di orgoglio che stava per sollevarsi da terra e prendere il volo. Le si poteva quasi leggere in faccia quanto fosse fiera.

“Questa è la versione personalizzata del Sugoroku [gioco da tavolo giapponese piuttosto simile al Gioco dell’Oca] per la SOS Dan! L'ho fatto io casella per casella, quindi siatemi riconoscenti mentre ci giocate.”

A proposito, la prima casella in cui mi fermai dopo il lancio di dadi iniziale riportava le seguenti parole: Solo per Kyon: fai trenta piegamenti.

C'erano anche Gioca a strip Jan-Ken-Pon [sasso-carta-forbici] con la prima persona che deve fermarsi in una casella', Dì cinque cose diverse che rendano felice il Comandante, Rispondi sinceramente alle domande di ciascuno (in merito a cose che mettano la gente in imbarazzo!)' e così via.

Questa personale versione del gioco realizzata da Haruhi aveva regole che recitavano a chiare lettere: “Questo è il Gioco delle Penitenze”.

Con regole del genere, i giocatori non potevano far altro che obbedire passivamente. Asahina-san e Yutaka-san si fermarono alla casella del 'Jan-Ken-Pon', ma Asahina non aveva idea di che gioco corrispondesse a quel nome, così rimase completamente paralizzata non sapendo cosa fare e dovetti prendere io il suo posto. Per quanto riguarda le altre cose scritte sulle varie caselle, sembravano quasi essere un'unica serie di torture nei miei confronti. Un'ora dopo che il gioco era iniziato e Tsuruya-san raggiungeva finalmente il traguardo finale, stavo per crollare a terra morto.

Sono sicuro che Koizumi non fosse intervenuto per pietà nei miei confronti, ma vederlo alzare la mano per richiamare l'attenzione generale fu per me un enorme sollievo.

“Ascoltatemi tutti, ora sono esattamente le quattro in punto.” annunciò come se fosse un presentatore televisivo.

“Ora inizia il periodo di attività libere. Per favore, vedete di tornare tutti qui tra mezz'ora. Ah, tra parentesi, da questo momento evitate di uscire all'aperto. Ovviamente, questo vale solo per chi tra voi non è l'assassino.”

“Bene allora, vogliate scusarmi.”

Mentre stava lasciando il proprio posto, Tamaru Yutaka-san fece un sorriso che celava implicitamente diversi doppi sensi. “Vado nella mia stanza a disfare la valigia. Mmm~ Dovrei tornare tra circa cinque minuti.”

Dopodiche, lasciò il pian terreno.

“Noi andiamo in cucina.”

Ed anche Haruhi e Tsuruya-san se ne andarono.

Dopo alcuni minuti tornarono con dolci e del succo di frutta. Nessuno di noi, eccetto loro due, aveva lasciato i Ro: nessuno infatti voleva finire ingiustamente accusato di essere l'autore del delitto, dato che quella era l’eventualità peggiore che potesse capitarci.

Notate che Yutaka era in effetti tornato entro cinque minuti...


Erano appena passate le quattro e mezza.

Mori-san venne nella sala comune ci informò: “Keiichi-sama non risponde alle mie chiamate.” Recitò mostrando un atteggiamento preoccupato: “Ho tentato di svegliarlo nella piccola baita, ma non ho ottenuto alcuna risposta e la porta è chiusa dall'interno.”

Il momento era finalmente giunto.

Haruhi si alzò piena di energia.

“Andiamo sul posto a controllare la situazione.”

Marciò alla nostra testa verso il corridoio, con noi che ci trascinavamo seguendola alle spalle, come se fosse la guida di una comitiva turistica.

Quando arrivammo al cortile e aprimmo la porta, trovammo abbastanza scarpe da esterno per tutti. Arakawa-san si trovava già fuori dalla porta della baita quando mettemmo piede sul passaggio pavimentato che conduceva là.

“Allora, che è successo?”

“Vedo che Mori-san vi ha informato. E' esattamente come ha detto lei: la porta chiusa dall'interno. La chiave e Keiichi-san sono entrambi nella stessa stanza. E per inciso, non ci sono copie della chiave. Questo è il riassunto completo della situazione.”

“E' così.” iniziò a spiegare Koizumi: “Non ci sarà bisogno di abbattere la porta. Dovete tutti far finta che non esista una chiave di scorta. Ora, Arakawa-san, passami la chiave, per favore.”

Il maggiordomo allungò la mano con una chiave appoggiata sul suo palmo.

“Non prestate alcuna attenzione a questa chiave, che dovrete considerare come mai esistita.”

Haruhi entrò nel momento stesso in cui Koizumi aprì la porta.

“Ciao.”

Keiichi-san ci salutò facendoci cenno con una mano. Il maggiore dei fratelli Tamaru, che giaceva sulle lenzuola, indicò il suo torace e disse: “Sono stato pugnalato di nuovo.”

Dal petto gli spuntava il manico di un pugnale. Era uno di quei comuni giocattoli di plastica che si possono acquistare ovunque per spaventarci le persone.

“Chi è stato?” chiese Haruhi.

“Questo non te lo posso dire. Io ora sono un cadavere. I morti non parlano.”

Una volta dette queste parole, Keeichi-san allargò le braccia e si mise a giacere sdraiato sul tatami.

“Ora ascoltatemi tutti quanti, per cortesia.” cominciò nuovamente Koizumi: “Vogliate gentilmente dare un'occhiata a quel che ci circonda. La chiave del capanno è sulla scrivania e si tratta di quella che è stata data a Keiichi-san quando è arrivato. In altri termini, l'assassino non se ne è andato passando dalla porta.”

Koizumi si avvicinò poi alla finestra che dava sulla veranda.

“Questa finestra è chiusa, ma non bloccata. Il che significa che l'assassino è fuggito da lì. Ora notate anche la spessa coltre di neve che c'è fuori.”

Koizumi aprì la finestra e tutti noi demmo un'occhiata all'esterno, verso il cortile.

“Lasciate che vi spieghi ora il percorso di fuga dell'autore del delitto. Per esclusione l'assassino deve essere di sicuro scappato da qui, dato che non è passato dalla porta. Camminare sulla neve implica necessariamente che si lascino delle impronte, ma qui non è visibile alcun segno del genere. Ora, guardate fuori sopra la finestra. Questo capanno ha su tutti e quattro i lati un tetto spiovente, al di sotto del quale si è accumulato un sottile strato nevoso. Sembra quindi che l'assassino debba essersi allontanato passando sul terreno al di sotto delle falde del tetto o quello lungo le pareti esterne, per poi tornare alla strada.”

Fissai i punti indicati da Koizumi, poi alzai lo sguardo al cielo. Fiocchi di neve cadevano lentamente portati dal vento.

“Le impronte dell'assassino sono state coperte dalla neve. A giudicare dal tasso di caduta e dalla velocità di accumulo...mmm, sì, consentitemi pure di affermare che le orme non possono scomparire se non dopo almeno mezz'ora di nevicata.”

In merito a quell'osservazione, Koizumi sembrava voler cercare il consenso generale: “Questo è il quadro della situazione così come l'ho concepito, quindi vogliate perdonare l'eventuale arbitrarietà delle mie affermazioni. I morti non parlano e al tempo stesso io, in qualità di pianificatore di questo gioco, vi assicuro che non ho mentito riguardo a nessuna delle indicazioni date.”

“Oh~”

Haruhi osservò lo strato di neve e poi Koizumi, e chinò la testa incrociando le braccia sul petto.

“Dunque è così?”

Koizumi non diede alcuna risposta e si limitò ad indicare le lenzuola. Al di sotto della soffice coperta, c'era qualcosa che sembrava muoversi. Poteva forse essere...

Fu Haruhi a scostare la coperta, e a dire quanto segue a ciò che vi trovò: “Shamisen?”

La cosa che stava ora socchiudendo gli occhi per l'improvvisa esposizione alla luce diretta, non era altro che il mio gatto.


Tornammo ancora una volta ai nostri posti, nella sala comune.

Mori-san e Arakawa-san stavano in piedi alle nostre spalle, perfettamente immobili. Solo Keiichi-san, la vittima, aveva ormai compiuto il suo dovere e probabilmente ora si stava spensieratamente godendo un caffè caldo in quale locale della zona.

“Lasciate che riassuma i punti salienti. Keeichi-san è andato nel capanno per fare un pisolino più o meno verso le due e mezza. Il cadavere è stato rinvenuto solo di recente, circa alle quattro e mezza. L'autore del delitto deve quindi aver commesso il crimine entro le ultime due ore e mezzo. L'entrata del capanno è chiusa dall'interno e la chiave è in quella stanza. Lasciate inoltre che vi ricordi che non esistono chiavi di scorta. La finestra laterale non è bloccata, il che implica che l'omicida ci sia scappato attraverso.”

Quanto scritto sopra era la spiegazione fornita da Koizumi.

“E' impossibile raggiungere il corridoio, partendo da quella finestra, senza lasciare alcuna traccia. E dato che non ci sono impronte, significa che le tracce originali sono state ricoperte dalla nevicata.”

Koizumi fissò il calico che mia sorella stava abbracciando.

“E ultima cosa, Shamisen era presente sulla scena del crimine assieme alla vittima. Ora per favore ripensate all’ultima volta che avete visto il gatto prima che scoprissimo lui e il cadavere.”

L’ultima volta che l’avevo notato era quando Koizumi aveva annunciato che avremmo potuto andare in bagno. Shamisen sembrava stesse dormendo, russando appallottolato, quando Koizumi tirò fuori il “Sugoroku delle Penitenze” realizzato da Haruhi.

“Eh? Davvero?”

Haruhi si picchiettò sulla fronte con un dita.

“Nelle scorse tre ore non ho visto Shamisen. Era davvero lì?”

“Io..Io l’ho visto...” Asahina-san mostrava un pò di esitazione nelle sue parole. “Sì, l’ho visto mentre giocavamo al Fukuwarai. Era sdraiato sul cuscino e dormiva.”

“Dormiva anche quando l’ultima volta che l’ho visto io!” disse Tsuruya-san. “Mentre andavo in bagno, ho notato il micio appallottolato là sopra, ma non ricordo di averlo notato quando abbiamo cominciato il Fukuwarai.”

In base alla testimonianza di ciascuno, sembravo essere stato l'ultima persona ad aver visto Shamisen. In pratica, quel gatto non aveva alcun alibi tra le tre e le quattro e mezza di pomeriggio.

Non poteva darsi che Shamisen si fosse alzato nel bel mezzo del nostro gioco e fosse andato a farsi un giro? Poi dopo aver gironzolato un pò dappertutto avrebbe potuto essersi diretto alla baita di Keiichi-san ed essersi infilato nel letto per farsi una dormita...

Nah, impossibile.

“Non penso che il gatto possa essersene andato per conto suo ed essersi diretto verso il capanno.” suggerii.

“Si moriva dal freddo anche solo stando all’esterno per poco tempo e lui è terrorizzato dalla neve. Inoltre non è possibile che abbia potuto aprire da solo la porta che dà sul cortile.”

“Questo è vero.”

Koizumi annuì.

“Quindi qualcuno deve averlo portato là. Potrebbe essere stato sia Keeichi-san che l’assassino.”

“Non può essere stato Keiichi.”

Haruhi allungò il collo.

“Aveva accennato di essere allergico ai gatti e, sebbene possa essere terribilmente ovvio, risponde alla domanda, come se fosse stato detto intenzionalmente.”

“Certo, quella frase faceva parte dell’allestimento del nostro caso. Se non fosse stata fornita un’indicazione del genere, le cose sarebbero state problematiche. Tutto questo significa in pratica che a portare il gatto nella baita è stato il colpevole, il che costituisce di per sé un indizio.”

Tenendo presente il discorso fatto da Koizumi, Haruhi alzò la mano:

“Aspettate un attimo. Che ne dite di quest’ipotesi? Shamisen era qui alle tre e se ne deve essere andato subito dopo. L’assassino deve aver lasciato la baita prima delle quattro e mezza, al massimo. Considerando che ci vogliono trenta minuti perché le tracce scompaiano, l’ora del delitto deve essere anticipata attorno alle quattro. Il che significa che il colpevole deve aver portato il gatto nel capanno tra le tre e le quattro, ossia il lasso di tempo in cui Keiichi-san è stato ucciso.”

“Giusto, è un ragionamento piuttosto logico.”

“Come se qui la logica spiegasse qualcosa! Solo Tsuruya-san ed io ci siamo allontanate alle quattro, ma siccome sono stata con lei tutto il tempo, non posso essere io il colpevole. E anche se Yutaka-san è sospetto, non avrebbe comunque potuto farcela nei trenta minuti necessari a nascondere le impronte sulla neve.”

“Vero.”

“Vero un accidente! Questo vuol dire che qui ognuno ha un alibi, dato che in quell’ora siamo rimasti tutti confinati qui.”

C’erano otto di noi che alle tre stavano giocando al Fukuwarai: io, Haruhi, Asahina, Nagato, Koizumi, mia sorella, Tsuruya e Yutaka. Tra la pausa prima delle tre e l’inizio del tempo libero verso le quattro nessuno di noi se n’era andato. L’unico che era misteriosamente sparito era stato il gatto.

“Non potrebbe darsi l'assassino sia stato Arakawa-san o Mori-san?”

Decidemmo di chiamare i due della servitù per un interrogatorio. Haruhi, come se fosse un pubblico ministero, domandò: “Bene allora, Arakawa-san, cosa stava facendo alle tre in punto?”

Il maggiordomo rispose con un educato inchino.

“Sono rimasto in cucina fin dalle due in punto, lavando i piatti del pranzo, preparando la cena di stasera e gli snacks e gli ingredienti per la colazione di domattina.”

“C'erano dei testimoni?”

“Se posso intromettermi...”Mori, in tenuta da domestica, mostrò un'incantevole sorriso sul suo bel volto. “...ero assieme ad Arakawa-san mentre preparavamo da mangiare. Non l'ho perso di vista fino alle quattro e mezza, quando sono andata a svegliare Keiichi-sama.”

“Posso dire la stessa cosa." cisse Arakawa-san: “Se volete prestar fede alla mia testimonianza, sono sicuro che fino ad almeno le quattro e mezza Mori non abbia mai lasciato la cucina.”

“Il che significa che voi due vi state fornendo un alibi a vicenda.”

Haruhi annuì col capo.

“Ma ciò non toglie la possibilità che voi due siate complici del crimine. E' del tutto plausibile che ciascuno di voi stia coprendo l'altro.”

Gli occhi scintillanti di Haruhi si spostarono su Koizumi, come se desiderasse un'altra conferma.

“Questo è impossibile. Le premesse di questo caso di omicidio sono che vi è un solo aggressore e che sia Arakawa-san che Mori-san non dichiareranno mai il falso. E comunque, non sono stati loro due a commettere il delitto. Lo garantisce il fatto che la mia parola, in qualità di sceneggiatore, è assolutamente vera.” disse Koizumi.

“Se è così, chi potrebbe essere l'assassino?”

Haruhi sembrava contenta.

“Ognuno ha un alibi perfetto, il che non significherebbe forse che non sia stato nessuno ad uccidere Keiichi-san?”

Koizumi sembrò leggermente compiaciuto: Haruhi aveva davvero toccato il tasto giusto con lui. Fece un sorriso: “Questo è il motivo per cui ho chiesto a tutti di ragionarci sopra e risolvere l'enigma, altrimenti questo gioco non sarebbe un vero mistero poliziesco.”

“Il primo passo è pensare alla ragione per cui il colpevole abbia usato Shamisen.”

Haruhi, che aveva assunto il comando della riunione investigativa picchiettò sul naso del pigro calico che mia sorella stava abbracciando.

“Altrimenti non avrebbe senso. Cosa avrebbe potuto tramare l'assassino per aver bisogno dell'aiuto di un gatto?”

Se il gatto potesse ancora una volta parlare, avremmo a disposizione la testimonianza migliore, dato che era presente sulla scena del delitto.

“Sicuramente. Sento che ci deve essere un motivo per il fatto che Shamisen si trovasse lì.”

Questo lo sapevo già anche senza che tu me lo dicessi. Il vero rompicapo è proprio scoprire la ragione che vi sta dietro.

“Micio, micio, umm~” disse Asahina-san parlando tra sé in modo così adorabile, mentre appoggiava la mano sopra le testa del gatto. “Micio, calico, miao. Umm~ umm, micino, mangia cibo per gatti.”

Tutto ciò non ha poi molto senso...

Tsuruya-san, che sembrava possedere uno spirito d'osservazione molto acuto, tirò fuori la lingua e spostò lo sguardo verso l’alto, proprio come la mascotte di una marca di dolciumi. [riferimento alla mascotte della ditta giapponese Fujiya] Forse quella era la sua tipica espressione quando era intenta a riflettere. Assunse quella posa molto curiosa e si strinse le braccia al petto senza aprire bocca.

Nagato era praticamente sinonimo di silenzio. Nonostante io sia convinto che, data l'attuale situazione, farebbe meglio a starsene tranquilla, oserei dire che abbia già scoperto tutto riguardo allo stupido complotto ordito da Koizumi. Speriamo solo che entri in scena quando tutti gli altri avranno ormai gettato la spugna...

“La vera chiave del mistero è la scomparsa di Shamisen. Supponendo che non si trovava là fin dall'inizio...si tratterebbe allora di un tipico caso di mistero della camera chiusa? Una situazione con una stanza temporaneamente chiusa a chiave, resa possibile dalla nevicata...hmm?”Haruhi, che stava riflettendo ad alta voce, sollevò la testa all'improvviso, osservò il sorriso di Koizumi, poi scoccò un'occhiata più in là, rivolta prima all'espressione tranquilla di Yutaka-san ed infine al muso addormentato di Shamisen.

“Una stanza temporaneamente chiusa ...un alibi...ahhh, ci sono! Ho capito!”

Haruhi si voltò fulminea verso di me.

“Kyon, a cosa pensi quando parliamo di 'alibi'?”

“Ad un programma poliziesco.” Iniziai a pentirmene nel momento stesso in cui lo dissi. “Ehm..ad un film giallo della durata di due ore.” Il commento successivo non aveva fatto altro che imbarazzarmi ancora di più.

Mentre pensavo a cosa aggiungere dopo, l'orologio scandiva lentamente un secondo alla volta.

“E' una montatura!”

Fu Haruhi a rispondere alla sua stessa domanda.

“Di che altro si sarebbe potuto trattare se non di un inganno, per fornire un alibi adeguato? Shamisen è stato il requisito necessario per fornire un alibi al colpevole.”

Che genere di requisito?

“Usa il cervello, una volta tanto! Ascolta, a che ora è cominciato l'alibi di Shamisen?”

Dalle tre in punto fino a circa le quattro e mezza. L'ultima volta che l'ho visto era stato verso le tre, ed era poi stato in qualche modo portato sulla scena del delitto entro le quattro e mezza.

“Ora smetti di riflettere su questo intervallo di tempo. Ripensa a cosa è successo prima di allora.”

Prima delle tre? Non era quando gironzolavamo per la villa? Ehi, aspetta un momento...

“Koizumi, che ora era quando hai riportato qui il gatto?”

Il sorriso tranquillo dipinto sul suo bel volto sembrò assumere un inclinazione più accentuata:

“Erano passate le due e mezza.”

“E dove l'hai recuperato?”

“In cucina."”

Koizumi fece un sorriso a Mori-san.

“E' vero?”

“Sì.”

Mori-san fissò Shamisen sorridendo.

“Mentre mi stavo occupando di fare le pulizie in cucina, quel gatto non ne voleva sapere di lasciare il fianco della mia gamba. Non sono riuscita a resistere alle sue preghiere, così gli ho dato da mangiare gli avanzi, ma l'unico risultato è stato che si è messo ancora di più a starmi trai piedi... Koizumi-san è arrivato giusto in tempo e così gli ho chiesto di riportare qui il gatto.”

Ora ricordo. Koizumi aveva detto che aveva bisogno di parlare dei piani per domani e si era assentato per un attimo.

“Questo è successo alle due e mezza?”

Mori, la domestica, mostrò un sorriso così splendente che sarebbe stato capace di far indietreggiare la gente di alcuni passi per via del suo intenso bagliore.

“Err... credo di sì. Non ho guardato l'ora quindi non posso essere sicura del momento preciso, però deve essere stato verso le due e mezza o giù di lì.”

“Da quando Shamisen è stato lì in cucina?”

“Dalle due circa. Quando sono tornata dalla baita si stava lisciando il pelo.”

I suoi spostamenti erano praticamente stati i seguenti: dopo esser sfuggito alle grinfie di mia sorella, il calico era andato a reclamare del cibo da Mori ed era poi stato riportato indietro da Koizumi verso le due e mezza, il che spiegherebbe perché si era messo subito a dormire non appena piazzato al futon vicino alla stufa.

“E con questo, abbiamo una spiegazione riguardo a dove si trovava Shamisen tra le due e le tre.”

Un alibi per un'ora intera? Cosa aveva visto Shamisen andando da qui fino al capanno?

“Qui c’è sotto un imbroglio.”

Haruhi strinse gli occhi e si toccò la gola, come se facendo così potesse far saltar fuori nuovi altri indizi.“Le uniche cose di cui siamo certi sono gli spostamenti di ciascuno in quell’ora di tempo, mentre tutto il resto è frammentario e confuso, specialmente riguardo a dove si trovava il gatto dopo le tre. Uhm, la spiegazione per l’assenza del gatto e di come Shamisen sia finito nelle grinfie del colpevole...”

Haruhi mostrò un’aria assorta e io la imitai. Mia sorella ci fissò stupita, mentre Yutaka-san si limitò a rivolgerci un sorriso. Probabilmente conosce già la verità, essendo l’indiziato numero uno.

“Hai bisogno di altri indizi?”

“Un momento.”

Bloccai l’intervento di Koizumi mentre iniziavo a riordinare i miei pensieri.

Keiichi-san si era diretto alla baita verso le due del pomeriggio.

Il gatto invece era stato visto per l’ultima volta attorno alle tre, e nessuno l’aveva più notato fino alle quattro e mezza, quando l’abbiamo trovato nella stanza di Keiichi-san.

Se l’assassino era sgusciato fuori dall’edificio principale attraverso una finestra, doveva essere accaduto con sufficiente anticipo da permettere alla neve di cadere e coprire completamente le tracce. Quindi si poteva dedurre che il delitto fosse stato commesso tra le tre e le quattro.

Però, in quel lasso di tempo, tutti noi, compreso Yutaka-san, eravamo in salotto e non ne siamo usciti. Era stato solo dopo le quattro che Yutaka-san, Haruhi e Tsuruya-san si sono temporaneamente allontanati.

Hmm, e va bene.

Annuii meccanicamente.

“Dammi qualche indicazione.”

Koizumi fece spallucce.

“Pensavo che il primo ad accorgersene saresti stato tu o tua sorella.”

Detto questo, si ammutolì.

“Che hai detto?”

Che razza di indizio è? Guarda che sia io che mia sorella non siamo neanche lontanamente svegli ed intelligenti quanto Haruhi o Tsuruya-san!

“Ahh, ho capito!”

Subito dopo quella di Haruhi, si levò anche la voce di una Tsuruya-san che aveva appena ricevuto un’illuminazione: “Ora ci sono! Haruhi-nyan! La prova del fatto che il gatto non si trovasse là è l'alibi per l'assenza del colpevole.”

Con l’espressione di chi avesse improvvisamente capito ogni cosa, Tsuruya-san continuò:

“Ma certo, è così! Ecco perché il micio non poteva essere da un’altra parte che non fosse la sala comune dove ci trovavamo tutti!”

Non avevo capito una sola parola di tutto quel che era uscito dalla bocca di Tsuruya-san.

Mentre Asahina ed io eravamo rimasti completamente interdetti, Haruhi sembrava invece aver seguito l’intero ragionamento e strillò, ad un alto livello di decibel: “Esatto! Esatto! Esatto! Ben fatto, Tsuruya-san! In pratica, all’interno di quell’ora, il gatto doveva necessariamente trovarsi in un luogo in cui potesse venir visto da tutti perché, se il colpevole non avesse fatto in modo che ciò accadesse, l’alibi per giustificare la sua assenza sarebbe saltato.”

“Bingo!”

Tsuruya-san schioccò rumorosamente le dita:

“Shami non è scomparso verso le tre, bensì alle tre e mezzo…no anzi…nella mezzora intercorsa tra le due mezza e le tre in punto…in altre parole, l’ora del delitto dovrebbe essere fissata verso le due e mezza, ho ragione?”

“Già!”

Fermatevi ed aspettate un attimo, ok? Se non vi è di troppo disturbo, potreste spiegare quel che avete capito anche a chi di noi nel frattempo si è perso qualcosa? Dal mio punto di vista la situazione attuale è totalmente senza capo né coda... “Sei lento di comprendonio. Kyon, il fatto che Shamisen sia sparito a partire dalle tre e mezza per poi ricomparire sulla scena del crimine, chi credi che abbia mandato in confusione?”

Bhè, noi.

“Bene, e chi ci avrebbe guadagnato da tutto questo?”

Nessuno.

“Macchè nessuno! E' stato l'assassino ad attirare Shamisen, farlo sparire e chiuderlo nel capanno! Ci deve essere una ragione precisa perché un assassino si comporti così, quindi lascia che te lo chieda di nuovo: per l'autore del delitto, quale sarebbe il maggior vantaggio di un'azione del genere?”

Gli occhi di Haruhi mi fissavano minacciosi, proprio come lo sguardo che un colpevole rivolgerebbe all'investigatore di turno.

“Ahh-” dissi. “Shamisen si trovava all'interno della baita...perché il colpevole ce lo ha portato, quindi il momento stesso i cui il gatto è scomparso rappresenta anche l'ora in cui è avvenuto il delitto....”

“E' davvero così?”

Ehh? Che c'è?

“Ancora non ci arrivi! Il fatto che tutti la pensassero così era esattamente la maniera in cui doveva iniziare il copione di questa indagine: l'omicida voleva farci credere che il periodo di tempo in cui Shamisen non aveva un alibi per giustificare la propria assenza, fosse anche quello in cui è stato commesso il crimine!”

“Ognuno ha un alibi dalle tre alle quattro di pomeriggio.” intervenne Tsuruya, proseguendo la spiegazione: “Però, da dopo le due invece? Il fatto che ci sia stato chiesto di non lasciare la sala, implica anche che nessuno se ne sia effettivamente andato?”

“Questo perché l'assassino doveva assicurarsi di avere un alibi dalle due alle tre.” continuò Haruhi:

“Quindi, doveva far sembrare in modo che Shamisen non si sia mai mosso da qui. Il motivo? In questo modo Shamisen, sparendo dalle tre fino alle quattro e mezza, avrebbe fornito al colpevole il proprio alibi. Siccome il gatto non poteva certo essere contemporaneamente sia qui che sulla scena del crimine, sapendo fino a quando Shamisen è stato qui, si sarebbe naturalmente portati a credere che l'assassino non può certo averlo condotto all'interno della baita alla stessa ora. Il colpevole voleva farci concludere che lui avesse portato il gatto nel capanno solamente verso le tre, e così siamo caduti nella sua trappola psicologica.”

“Detto questo, dovrebbe ormai essere piuttosto ovvio chi sia il colpevole: si tratta della stessa persona che non possiede un alibi certo verso le due e mezza e che si è trovato vicino al micio prima delle tre del pomeriggio!”

Tsuruya ridacchiò: “Kyon, ci stai seguendo? Pensa fuori dai limiti. Dobbiamo solo scoprire qual è la persona che possa aver approfittato del lasso di tempo intercorso da quando Keeichi-san è entrato nel capanno, alle due, fino alle quattro e mezza, quando abbiamo fatto irruzione nella stanza. Se ci rifletti su, c'è una sola persona che può averlo fatto. Se però assumi che l'omicidio sia avvenuto dopo le tre, allora questa stessa persona vedrebbe automaticamente dimostrata la sua assenza dalla scena del crimine. In sintesi, fin dall'inizio abbiamo tratto la conclusione sbagliata riguardo all'ora del delitto!”

Haruhi, per non essere da meno, fece un radioso sorriso e aggiunse: “Giusto. Keiichi-san è stato ucciso prima delle tre, inoltre anche Shamisen è stato portato nel capanno in quel lasso di tempo.”

“Un momento." iniziai a chiedere: “Come spiegate allora lo Shamisen che ho visto alle tre? E lo Shamisen che stava facendo un sonnellino, visto da Asahina prima delle tre? Shamisen è forse capace di sdoppiarsi?”

“Kyon, non l'hai ancora capito?” Haruhi sfoggiò un radioso sorriso di vittoria: “Ora vi illustrerò tutte le mosse dell'assassino. Per prima cosa, notate che l'organizzatore del gioco ci ha garantito né che Mori nè Arakawa sono i colpevoli o che avrebbero fornito dei falsi alibi, quindi la loro testimonianza non è importante.”

Sembrava che gli unici che non capissero fossimo io, Asahina e mia sorella.

“L’assassino ha lasciato questa stanza tra le due e le tre, ha preso Shamisen dalla cucina e l’ha rapidamente portato all’interno del capanno dove si trovava Keiichi-san. Non ha importanza se allora la porta fosse chiusa o meno: in un modo o nell’altro il colpevole è entrato, ha ucciso Keiichi-san, chiuso la porta dall’interno lasciando lì il gatto e se l’è svignata a mani vuote verso la casa, attraversando il camminamento.”

“Aspetta.” chiesi ancora. “E lo Shamisen che ho visto? Da dove sarebbe venuto allora lo Shamisen che stava dormendo vicino al futon, sopra la stufa?”

“Per farla breve, quel gatto non era Shamisen.”

Haruhi scoccò un’occhiata a Tsuruya-san e, una volta assicuratisi che la sua espressione fosse di completo accordo con quanto già detto, proseguì: “Per concludere faccio notare che, in base al copione, c’è un solo assassino e che quindi può essere riuscito a compiere da solo il delitto unicamente agendo in una ristretta finestra temporale di pochi minuti attorno alle due e mezza, quando nessun altro avrebbe avuto la possibilità di andare e tornare dalla baita. A dispetto di qualsiasi alibi, quella persona è indubbiamente l’autore del delitto. Ma ho già avuto modo di smontare il suo alibi: dando per assodato che Shamisen è veramente scomparso verso le due e mezza, non c’è altra spiegazione se non che il gatto che hai visto è in realtà un impostore.”

Tsuruya-san si stirò il collo.

“Mettiamola in questi termini, Kyon. Lascia che te lo chieda: il gatto che hai visto dalle due e mezza alle tre, era il vero Shamisen?”

Rimasi sconcertato per quello che Tsuruya mi aveva appena chiesto.

E’ vero, ho visto solo la schiena del gatto, sia quando è stato riportato in salotto che quando si è messo a dormire sul futon. Non l’ho osservato da vicino... Ma...un sosia? E da dove sarebbe venuto? Non è che da qualche parte vengono segretamente prodotti dei cloni di Shamisen?

“Come potrei saperlo?” rispose Haruhi con tono compiaciuto: “Queste sono solo speculazioni del tutto irrilevanti. L’unica cosa sicura, e che conta veramente, è che il calico che stava dormendo sul futon tra le due e mezza e le tre non era Shamisen e non poteva comunque essere lui. Sia che si trattasse di un clone, di un pupazzo o di un gatto simile…in ogni caso quello non era il tuo calico.”

“Haruhi-nyan, ormai tutti dovrebbero aver capito chi sia l’assassino, quindi non ci resta che fare il suo nome. Non possiamo proseguire oltre se prima non lo facciamo.”

Tsuruya-san offrì allegramente la sua opinione. E Haruhi annuì leggermente, in segno d’assenso.

“Già, e soprattutto lo dobbiamo fare per Kyon perché, se dovessimo trattenerci ancora a lungo dal rivelarlo, finirebbe probabilmente per rimuginarci sopra per tutta la durata delle vacanze infernali. Pronta- lo diciamo assieme?”

“Certo. L'autore di questo delitto è-”

Le due sorrisero ad una certa persone e, come partner che si stessero esibendo assieme, pronunciarono tutto d'un fiato il nome dell'omicida, perfettamente sincronizzate...


“Koizumi!”

Koizumi alzò le mani come un ricercato che stesse venendo arrestato da due famosi cacciatori di taglie armate di Whinchester.

“E' vero.”

Proseguì con un sorriso lievemente amareggiato, come se fosse stato sconfitto:“Sono io l'assassino. Avrei voluto che tutti quanti ci riflettessero su ancora un pó, ma sono caduto vittima delle menti congiunte di Suzumiya-san e Tsuruya-san.”

La bocca di Haruhi continuava a prorompersi in risate:

“Perchè non ci hai concesso del tempo libero verso le tre anziché alle quattro? In questo modo ci sarebbe voluto di più per scoprire chi fosse il colpevole.”

“E' vero, sarebbe stato più difficile stabilirlo.” iniziò a spiegare Koizumi: “Ma se uno di voi fosse uscito dalla stanza e fosse rimasto via per più di cinque minuti sarebbe stato poi arduo eliminare quella persona dalla lista dei colpevoli, dato che cinque minuti è esattamente il tempo necessario per raggiungere la baita partendo dalla casa. In altre parole, sarebbe così stato facile che il colpevole venisse erroneamente identificato. Per non rischiare che succedesse, ho fatto in modo che nessun altro potesse essere sospettato. Altrimenti il gioco sarebbe stato fin troppo complicato.”

Non è che in realtà, vedendo come ti stai arrampicando sugli specchi, il pensiero non ti ha nemmeno sfiorato?

“Dove hai nascosto la copia di Shamisen?”

“In camera mia. Ho fatto sì che Arakawa-san ce lo portasse in precedenza e a vostra insaputa, in modo che non venisse considerato un complice dell’assassino. Dal punto di vista della finzione scenica, sono invece stato io a portarlo lì.”

L’espressione facciale di Koizumi sembrava quella di uno studente che lavori part-time come uno schiavo, una volta terminato il lavoro.

“Ho fatto uscire il gatto dalla mia stanza dopo aver commesso l'omicidio. Tutto quel che è successo in seguito dovreste conoscerlo perfettamente.”

E così Koizumi aveva portato in salotto un sosia, verso le due e mezza.

Ma-?


“Dov'era prima il gatto?” chiesi di nuovo. “Dove può essere andato? E dov'è finito anche il falso Shamisen, che non ho ancora avuto modo di osservare da vicino? Sarebbe di certo ben più di una semplice coincidenza se per caso fosse scomparso anche lui...”

Koizumi scoccò una rapida occhiata ad Haruhi, come se stesse riconoscendo la propria sconfitta, e il vero ed unico Comandante si alzò in piedi e camminò fino all’altra estremità del pavimento, dove si trovava la stufa.

“Kyon, ripensa con attenzione alla scena. Quando li hai visti, Koizumi non era forse esattamente accanto al gatto mentre questi dormiva sul futon? Koizumi ha estratto il Sugoroku dallo zaino e te lo ha passato, giusto? Così facendo, hai portato da noi il gioco, che ha subito attirato tutta la nostra attenzione. Koizumi ne ha allora approfittato per infilare il gatto nello zaino, quindi...”

Haruhi afferrò il borsone appoggiato al muro, con la stufa che emetteva getti d’aria calda nelle sue vicinanze.

“Dovrebbe essere qui dentro.”

Dicendo quelle parole, afferrò al contrario lo zaino aperto e ne cadde fuori una sagoma simile ad una palla.

“Shamisen?”

Quel gatto somigliava molto a Shamisen, al punto che non potei trattenermi dal dirlo anche ad alta voce. Sia che si consideri l’espressione oppure la corporatura, quella era senza dubbio una copia esatta di Shamisen. La principale differenza era però che si trattava di una femmina. I gatti calico maschi sono rari, e se volete potete andare a chiederne il motivo ai vostri insegnanti di biologia. [per particolari motivi di trasmissione di informazioni genetiche solo 1 su circa 3.000 gatti calico è maschio, sebbene solo 1 su 10.000 sia anche fertile.]


All’inizio, la falsa Shamisen stette immobile sul pavimento. Poi, sollevata la coda, si diresse ad annusare il naso di Shamisen, che mia sorella stava ancora tenendo in braccio. Il mio gatto fissò la femmina coi suoi occhi tondi, quindi si divincolò dalla stretta di mia sorella. I nasi di ciascuno dei due gatti puntarono al posteriore dell’altro, poi iniziarono a correre in cerchio cercando di prendersi la coda a vicenda. Dopo circa dieci secondi, la femmina finì col fare uno scontro frontale con Shamisen.

“Oy! Shami!”

Shamisen, che ora si stava lamentando, fu raccolto da mia sorella; dopo aver osservato i dintorni un po più a lungo, la femmina saltò in grembo a Nagato senza nessun motivo apparente, e si sedette lì.

“...”

Nagato abbassò il suo sguardo privo d'espressione, finendo faccia a faccia con la gattina, che la fissava di rimando. Alla fine lei allungò cautamente la mano.

La sosia sembrava essere molto soddisfatta dalle sue carezze, dato che chiuse gli occhi e si appallottolò. I due gatti erano molto simili, anche se vie erano alcune piccole differenze. Essendo uno che aveva passato due mesi a vivere con Shamisen, era piuttosto facile per me distinguere il mio gatto dall'altro.

“Quindi è questo il motivo per cui presumevi che io o mia sorella saremmo stati i primi a notare che qualcosa non andava?”

“Proprio così. Ho sudato freddo quando sei venuto da me. Se in quel momento tu avessi già scoperto la verità, ti avrei raccontato tutta la storia e fatto in modo che collaborassi con me. Tuttavia, dopo aver esaminato la tua espressione, mi é sembrato che non ti fossi accorto assolutamente di nulla.”

Mi dispiace. Le mie scuse sono rivolte a Shamisen, ovviamente.

“La parte più difficile è stata trovare il gatto.”

Quanto segue è l’ulteriore spiegazione fornita da Koizumi, l’organizzatore capo: “Andando di persona a cercare un gatto identico a Shamisen, mi sono reso conto che non ne esiste nessun altro. Pensavo che tutti i gatti calico si somigliassero, ma ho scoperto di essere stato troppo ottimista. Dopo aver girato l'intero paese, ero riuscito solamente a trovare una gatta randagia vagamente simile, ma la somiglianza non era nemmeno dell'uno per cento. L'unica soluzione é stata tingere parti del pelo della gatta. Ma anche così, i preparativi non erano finiti perché occorreva addestrarla.”

Cos’ha dovuto imparare?

“La cosa più semplice che viene insegnata ai cani: 'stare a cuccia'. Sarebbe stato tutto vano se avesse iniziato ad andarsene in giro per conto suo, perciò ho dovuto insegnarle a starsene buona e a dormire fino a quando non le avessi dato altre istruzioni. Se si fosse mossa dal suo posto durante i trenta minuti passati sul futon o nell'ora in cui era nascosta nello zaino, sarebbe stato un grosso problema.”

Koizumi scosse la testa, come se stesse seriamente pensando a tali eventualità. Quella gatta potrebbe avere le capacità per partecipare a qualche spettacolo di animali, visto quanto è stata in gamba ad imparare quei trucchi. Avrebbe potuto essere piú semplice insegnare a Koizumi come ipnotizzare i gatti.

“Ho chiamato la gatta Shamisen Due, Shami-Ni in breve, perché non sono riuscito a trovarne uno migliore.”

Dopo questa scusa un pó imbarazzata, Koizumi si schiarì la voce: “L’indagine simulata è giunta al termine. Sia Suzumiya che Tsuruya-san sono giunte entrambe alla deduzione corretta, quindi meritano entrambe il premio, che consegnerò tra breve.”

Koizumi fece un'elegante inchino.

“Questo conclude la nostra attività. Ringrazio ciascuno di voi per il suo contributo, specialmente Tsuruya-san per averci prestato la casa che ora ci ospita, Tamaru Keiichi-san per aver recitato la parte del morto e Yutaka-san per la sua opera di depistaggio, e ovviamente anche Mori-san ed Arakawa-san per il loro grande aiuto. Avete la mia più completa gratitudine. Grazie a tutti per aver sostenuto i vostri ruoli dall’inizio sino alla fine.”

Haruhi e Tsuruya-san iniziarono ad applaudire come scimmie, poi si unirono a loro mia sorella ed anche Asahina-san, che sembrava essere rimasta completamente esterrefatta dagli ultimi avvenimenti. Vedendo Nagato, con una gatta in grembo, applaudire a sua volta senza far rumore, iniziai anch’io a battere le mani.

Bel lavoro, Koizumi.


Il premio era un piccolo trofeo placcato su cui era inciso un gatto a gambe all’aria e appoggiato al suolo con la testa, realizzato in stile manga. Osservandolo, somigliava un pó a Shamisen. Dato che Haruhi e Tsuruya-san avevano già assunto la posa della vittoria, spalla a spalla tendo il trofeo sollevato, non potei far altro che scattare una foto per celebrare l’evento. Ovviamente anche Shamisen Uno e Due erano inclusi nella scena.

Poco dopo, Mori-san e Arakawa-san portarono in tavola il Toshikoshi-soba [spaghetti di grano in brodo che vengono tradizionalmente mangiati la viglia di Capodanno] prima di quanto ci si aspettasse. Haruhi e Tsuruya-san iniziarono immediatamente ad ingozzarsi, mentre Koizumi, di fianco a loro, non aveva neppure alzato una sola bacchetta. Oh già, non l’avevo mai visto interessarsi troppo al cibo.

“Ti è piaciuta la commedia?”

Era indubbiamente un evento insolito, dato che, nemmeno nella dimensione immaginaria del giorno prima, Koizumi mi aveva mai chiesto un’opinione con un’aria così insicura. Sebbene non volessi compiacerlo lodando l’opera che lui stesso ideato e contribuito ad inscenare…

“Mi pare sia andato tutto bene, no?”

Bevvi la salsa di condimento degli spaghetti, con brodo e cipolle.

“L'umore di Haruhi è buono come sempre. Dovresti esserne felice.”

“Sentirti dire una cosa simile mi riempie d’orgoglio: il mio duro lavoro ha dato finalmente i suoi frutti, dato che questa recita poliziesca è stata concepita al solo scopo di far contenta Suzumiya-san.”

Con lei ci sei perfettamente riuscito, ma io in questa storia mi sono completamente perso per strada. Asahina, confusa quanto prima, stava ancora tentando di capirci qualcosa schematizzando sul suo quaderno degli appunti: “Questo è il gatto che c’era alle due, e questo quello delle tre. Il gatto è arrivato tra le due e le tre...o era alle due mezza? Uhm...”

Tornai a masticare il mio soba con un’espressione seriamente preoccupata. La persona che sarebbe dovuta essere più confusa di tutti era mia sorella, ma se ne stava sdraiata sul pavimento a mangiare come se niente fosse, non curandosi minimamente di risolvere l’enigma.

Tirai un sospiro di sollievo nel veder tornare alla normalità l’appetito di Nagato, seduta col calico femmina in grembo.

Quando in una storia si arriva al punto in cui ognuno si comporta normalmente si è ormai arrivati alla conclusione, ma un Koizumi stranamente a corto di battute cercava ancora di strapparmi un pó di amichevole comprensione nei suoi confronti:

“Mi sono completamente immerso nella realizzazione di questo evento sin da quando era stata annunciata la nostra attività extrascolastica invernale. Grazie a tutti voi, ora sono finalmente libero. Non amo impersonare il colpevole e non sono esattamente il tipo adatto per la parte dell’assassino. Sono altrettanto disposto a cedere ad altri il ruolo di detective. La parte che più mi si addice è quella di narratore.” Ritengo che questo ruolo andrebbe abolito: potrei sopportarlo solo finchè non dovesse accadere qualcosa che ti faccia iniziare a blaterare senza sosta…

…un’idea folgorante mi attraversò il cervello!

“Non era necessario mettere in scena quest’indagine simulata, giusto? In fondo seguiva semplicemente un tuo copione, quindi non andrebbe altrettanto bene limitarsi a dare alla gente delle sceneggiature stampate con la descrizione di scenari predeterminati?”

L’espressione sconcertata dipinta sul volto di Koizumi dava l’impressione che si stesse strozzando con degli spaghetti rimastigli in gola, poi mormorò qualcosa, come un pugile dei pesi massimi che fosse stato appena colpito alla testa, con continua perdita di sangue e il dottore che gli diceva di gettare a terra l’asciugamano per porre termine all’incontro:

“...Suppongo che tu abbia ragione.” Non sembrava aver intenzione di farsene una ragione.

“Ah già, Koizumi.” disse Haruhi, mentre chiedeva a Mori-san un’altra porzione.

“Ti affido anche i preparativi per le attività della prossima estate. Siamo già stati su un’isola solitaria e su una montagna innevata, quindi per la prossima volta l’ambientazione dovrà essere qualcosa di più misterioso e ricco di suspance, ad esempio un posto dal nome strano. Va bene ovunque, anche all’estero. Ehi, che ne dici di un castello? Un’antica fortezza in pietra sarebbe lo scenario ideale.”

Con questo Haruhi era pienamente riuscita a demolire sia Koizumi che la mia proposta, mentre muoveva le sue bacchette come una direttrice d’orchestra.

“Conosco io un gran bel posto! Mio padre ha un amico che possiede un castello all'estero!”

Tsuruya-san aveva sganciato la bomba e fatto centro, assecondando Haruhi e mettendosi dalla sua parte.

Ah bhè,...grandioso! Così ora Haruhi era ancora più esaltata di prima: “Sentito? Perfetto, sarà meglio che facciate tutti il passaporto prima delle vacanze estive!”

Guardai Koizumi e sospirammo all’unisono in segno di sconfitta. Non potevamo certo tener testa all’assalto congiunto delle forze di Haruhi e di Tsuruya-san in coppia. Io, in fin dei conti, in questa storia non ero stato altro che un personaggio secondario con il compito di cercare di convincere Haruhi a lasciar perdere i suoi piani per la conquista del mondo e Koizumi era semplicemente il consumato sceneggiatore e regista della SOS Dan. Sarebbe stato più facile avere a che fare con vari avversari sbucati dal nulla, piuttosto che con le Sorelle d’Acciaio.

A quanto pare, se non escogiterò qualcosa, l’SOS Dan prima o poi finirà col dare alla luce una Seconda Divisione all’estero. Spero che la situazione non diventi incontrollabile, pensai tra me e me con le mie carenti doti linguistiche, nei meandri del mio cervello.

Quella sarebbe stata la prima volta che avrei trascorso la notte di Capodanno senza televisione.

Mori-san e gli altri stavano tutti prendendo parte al secondo turno di Sugoroku. Per Haruhi sarà stato anche un passatempo leggero ma per me era una vera tortura e, prima che ce ne rendessimo conto, eravamo già entrati in tarda serata. La nostra cena luculliana e tutte le allegre chiacchiere che avevamo fatto erano ormai cose passate da un pezzo e la mezzanotte si avvicinava rapidamente, mentre perdevamo tempo come se niente fosse. Quando ci accorgemmo di che ora fosse, l’anno volgeva ormai al termine.

“Quando ci alzeremo domattina, potremo dare inizio ai tornei di Fude Hajime e Hanetsuki” [il Fude Hajime è una pratica di scrittura che celebra il primo messaggio scritto a mano con un pennello il giorno di Capodanno, mentre l’Hanetsuki è una sorta di versione giapponese del badminton]

Non è che per caso avresti anche intenzione di farci assaggiare un pó di Zouni, prima di farci fare tutto il resto? [zuppa caratteristica di Capodanno con riso, pollo, verdure ed erbe varie]“Ma certo, al Primo dell’Anno è assolutamente d’ obbligo. In fondo, non possiamo certo ritenercisoddisfatti dall’aver giocato solo al Fukuwarai.”Haruhi fissò l’orologio appeso al muro.

“Sarebbe un peccato se non visitassimo il tempio.”

Non è poi tanto grave. Per quanto i buddha possano essere indulgenti, senza dubbio non vorranno mai vederti rivolgerti a loro. Il tempio che abbiamo usato come ambientazione quando stavamo girando il film per l’SOS Dan probabilmente deve aver affisso cartelli d’avviso in cui ci vietano di andare a visitarlo di nuovo…

“Ma che dici? Per essere così fortunati da vivere in una nazione in cui si praticano tutte le religioni, sarebbe una vera disdetta non sperimentare un pó di tutto. Eppoi abbiamo già celebrato il Natale, quindi perché non festeggiare anche il Capodanno? Pensare di non farlo sarebbe come aver prenotato per una cena al ristorante e poi andarsene subito dopo aver dato un’occhiata alle posate! Ecco perché dobbiamo assolutamente andare a visitare il tempio!”

Bene, perchè allora non scavare una piccola caverna nella neve, metterci un offertorio e un altarino? Al suo interno, un’Asahina-san vestita da sacerdotessa Miko impersonerebbe la divinità del posto. In questo modo non dovremo correre a pregare in qualche tempio, io pregherei devotamente giorno e notte e inoltre, senza dubbio, seguaci si affretteranno a visitarlo. Con un simile flusso di visitatori, le casse per le offerte non resterebbero certo vuote…

“Idiota!”

Haruhi afferrò e strinse le dolci spalle di Asahina-san.

“Nonostante sia una vera tentazione far vestire Mikuru-chan da Miko, prima la voglio vedere con indosso un kimono a maniche lunghe! Anche se c’è da dire che potremmo rimediare una volta tornati a casa... Avanti, andiamo tutti a qualche tempio o santuario nei paraggi!Ah, ovviamente quando verrà il momento, anche Yuki dovrà mettersi in costume! Ed io pure.”

Il lobo dell’orecchio di Asahina-san era diventato rossastro per via del fatto che Haruhi continuava a mordicchiarlo. Haruhi poi fece un cenno di assenso col capo, una volta guardato l’orologio.

“Avanti, è il momento!”

Dietro suo ordine, noi cinque membri della SOS Dan e Tsuruya-san, ci sedemmo in cerchio e mia sorella, coi due gatti, si mise seduta dietro quest’ultima. Anche il provvisorio quartetto costituito dai fratelli Tamaru, dalla domestica e dal maggiordomo furono invitati ad unirsi a noi. Sicuri che vi stia bene? Se le cose dovessero andare storte, Haruhi potrebbe d’ora in avanti finire col considerarvi Membri Onorari della Brigata e tiranneggiarvi come già fa già con noi.

Comunque sia, nessuno sembrava prestare attenzione alle mie preoccupazioni, dato che tutti mostravano sorrisi smaglianti. Ovviamente una persona che, giunta questo punto, continuasse a rimanere così accigliata finirebbe poi col dover affrontare tempi molto duri, quindi gettai da parte le mie lamentale.

Ricevuto il comando di Haruhi, ci inchinammo tutti e pronunciammo all’unisono la solita, fin troppo comunissima frase di circostanza.

Si tratta di una frase che si pronuncia ogni anno, perché siamo troppo a corto d’idee per pensarne ad una nuova e comunque sarebbe strano sostituirla con qualcos’altro. Una frase costituita da tre parole di cinque sillabe. [Akemashite Omedetou Gozaiimasu = Buon anno nuovo]